Inchiniamoci a Djokovic: è lui il Maestro, nulla da fare per Federer

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Inchiniamoci a Djokovic: è lui il Maestro, nulla da fare per Federer

Novak Djokovic vince il suo quinto titolo delle ATP Finals, il quarto consecutivo, il suo cinquantanovesimo in carriera, battendo Roger Federer con il punteggio di 6-3 6-4. Il serbo corona così una stagione perfetta, anche migliore di quella del 2011, dove non riuscì a vincere il Masters. Ed è senza dubbio una delle migliori stagioni dell’Era Open

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[1] N. Djokovic b. [3] R. Federer 6-3 6-4 (da Londra, Carlo Carnevale)

Alla fine vince il più forte. Novak Djokovic chiude in due set contro Roger Federer, per sollevare il suo quarto titolo consecutivo alle Finals di fine anno (primo nella storia a riuscirci), precludendo allo svizzero di vincere per la settima volta. Pulitissimo il gioco del serbo, che non permette mai a Federer di giocare con i piedi vicino alla riga di fondo, mettendo pressione già dalla risposta: Djokovic salva entrambe le palle break concesse, nel primo set, e in entrambi i parziali strappa il servizio nel gioco finale. Pareggiato a 22 il conto degli scontri diretti (la seconda rivalità più longeva di sempre, dopo Djokovic-Nadal, 23-23), e vendicato l’insuccesso di martedì (7-5 6-2 per Federer nel round robin), che aveva acceso il piccolo focolaio di polemiche dopo le affermazioni del serbo in conferenza stampa (Gli ho consegnato la partita). Vani gli incitamenti del pubblico, che oltre ai consueti “Let’s go, Roger” si sgola ad ogni occasione sprecata dall’elvetico: Federer si carica spesso guardando il proprio box (in cui anche oggi è presente Thierry Henry), ma nei punti cruciali soffre le ragnatele di Djokovic, che lo costringe a colpi non definitivi con rimbalzi alti sul rovescio a una mano. Il serbo esce vincitore da uno scambio infinito per lo 0-30 nel decimo game del secondo set, e approfitta del conseguente debito di ossigeno di Federer per andare a matchpoint: sul secondo di questi, il falco non salva Federer da un inglorioso doppio fallo, e Djokovic può stringere il pugno verso il suo team.

Pazzesca la performance al servizio di Djokovic, che chiude con l’84% di punti vinti con la seconda. L’inizio della finale (per la seconda volta consecutiva con gli stessi protagonisti, non accadeva dal 1985-86, quando Lendl battè per due volte Becker) è teso, già al secondo punto l’arbitro Steiner deve richiamare il pubblico, reo di essere troppo chiassoso durante lo scambio. Entrambi salvano una palla break nel proprio primo game di battuta, poi Djokovic pigia sull’acceleratore e strappa il servizio per andare 2-1, grazie ad un magnifico passante incrociato stretto con il rovescio, in situazione di parità. Federer non desiste e cerca di spingere quanto può, ricacciato indietro dalla spaventosa solidità dell’avversario: sul 3-2 lo svizzero ha una chance per rientrare in partita, ma è preda dello scambio sulla diagonale sinistra e alla fine cede mandando in rete. Pregevoli comunque alcune soluzioni in lungolinea con il rovescio (un autentico boato , ancor di più due volèe dorsali nel non gioco, che però non bastano per evitare il secondo break del parziale, che Djokovic mette in borsa per 6-3 dopo trentanove minuti.

Djokovic porta dunque a casa l’undicesimo titolo stagionale, e chiude l’anno con un allucinante bilancio di 82-6 (le uniche sconfitte arrivate prima di una finale sono state a Doha da Karlovic, e martedì nel girone contro Federer): con questa vittoria, inoltre, aumenta il proprio conto in banca di 2.061.000 dollari, risultato del gettone di presenza, delle due vittorie in round robin e del primo premio. Federer termina quindi l’anno come numero 3 ATP (Murray sarebbe comunque tornato al numero 2 in caso di vittoria nei due singolari di Davis, o una sola vittoria in singolare e comunque trionfo della Gran Bretagna); allo svizzero non basta ricorrere alla sua infinita classe per tirarsi fuori dal bunker sullo 0-40 nell’ottavo game di un secondo set equilibrato e divertente. Djokovic tiene a zero il turno di battuta successivo, prima di terminare in volata verso il bagno di coriandoli che lo attende a fine partita, e i cioccolatini da portare in sala stampa.

Difficile prevedere che qualcuno possa fermare Djokovic dal Grande Slam nel prossimo anno, sebbene all’inizio di questa stagione in pochi avrebbero scommesso su un Federer che a 34 anni raggiungesse undici finali, di cui due Slam, vincendone sei. Arrivederci al 2016.

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