Roger Federer e Rafael Nadal: ancora voi?

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Roger Federer e Rafael Nadal: ancora voi?

Alla (vana) ricerca di qualcosa che non sia ancora stato detto né scritto sulla più grande rivalità tennistica del terzo millennio

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“Ancora tu? Non mi sorprende lo sai. Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?”

La strofa della canzone di Lucio Battisti sarà certo risuonata nelle orecchie dei finalisti di Basilea. Il Fedal (sorta di crasi orrenda) giunto all’ennesimo atto di una lotta che non accenna a finire nonostante gli scricchiolii del fisico di Rafa e l’anagrafe galoppante di Federer. Anche in Svizzera è stata battaglia e Re Roger ha dovuto dare tutto per impedire la razzìa nel proprio giardino di casa.

Non intendiamo soffermarci troppo sui numeri di una rivalità che ha segnato i nostri tempi, e che a prima vista non lascia scampo a Federer. Segnaliamo però sommessamente che le statistiche vanno interpretate e lette in profondità perché contribuiscano a fornire un quadro esatto della realtà. Insomma, chi è più forte? Roger ha vinto più Slam ma Rafa è avanti in modo schiacciante nei confronti diretti. Non c’è risposta perché i due non appartengono alla stessa disciplina. Non c’è un singolo aspetto della rivalità che non sia stato sviscerato in questi anni dalle penne più argute del giornalismo mondiale ma noi proponiamo qui una lettura di tipo semantico lessicale che forse potrà offrire un altro punto di vista sulla questione. Innanzitutto il tennis è uno sport complesso e articolato, nel quale sono necessari anni di duro lavoro sia per imparare gesti tecnici, tempo e movimenti ma anche per comprendere come gestire dal punto di vista mentale i mille trabocchetti che una partita sempre riserva. E arriviamo al punto, esiste un “gioco del tennis” e uno “sport del tennis”. Stupiti? Pensateci, è così.

Il tennis-gioco è quello delle origini, racchette di legno e palline d’antan, superfici ora veloci ora lente e irregolari dove era necessario possedere un bagaglio tecnico completo per primeggiare. Colpi piatti o tagliati per Wimbledon ma anche padronanza del top spin e resistenza atletica per le battaglie sulla terra rossa di Parigi. Un misto delle due cose per le superfici dure o indoor. La potenza contava eccome ma l’attrezzo in legno e il piatto corde ridotto ne limitavano l’importanza. Il tennista-giocatore vuole vincere ma vuole farlo in un certo modo, il suo.Il tennis-sport nasce dopo, quando racchette e palline passano da occupazione d’élite a spettacolo globale con tutte le conseguenze del caso. Nascono e si affermano attrezzi in metallo o leghe disparate, il piatto corde cresce e le palline si uniformano. Per favorire lo spettacolo anche le superfici di gioco sono state adeguate privilegiando la regolarità del rimbalzo e questo ha rapidamente ristretto il solco scavato dal talento. Il tennista-sportivo vuole vincere e basta. Letta in questo modo la rivalità Federer-Nadal smette di essere tale, non si possono sommare le mele con le banane, come ci dicevano alle elementari. Indossando per un momento i panni del dottor Frankenstein proviamo comunque a vedere che caratteristiche avrebbe un Roger Nadal o un Rafael Federer.

I colpi. Non si discute, qui Roger domina. Dritto, servizio, gioco a rete, padronanza degli effetti e varietà di soluzioni parlano svizzero. Scegliamo solo il rovescio di Rafa perché ne privilegiamo la regolarità, ma un Roger in giornata non ha problemi a dominare anche da quel lato. La testa. Risultati alla mano Rafa si fa preferire indubbiamente. Il killer instinct, le doti di lottatore, la forza di non mollare mai lo hanno portato lontano, ma Federer? Non è molto sotto. Non si vincono 17 Slam se non si ha una testa granitica, in questo caso la differenza è più sottile che non a livello tecnico e lo svizzero ha pagato in carriera una certa presuntuosa testardaggine nel voler sempre sfidare, e battere, l’avversario sul suo terreno. Vincere in un certo modo, appunto.

Grazie al cielo queste ipotesi di genetica sono pure dissertazioni, quel che rimane è uno scontro costante di volontà, una “Guerra dei Mondi” che va in scena ogniqualvolta i due incrociano le racchette, sia che ci si trovi sul Centre Court che al Borgorosso Tennis Club. C’è una barzelletta che evidenzia l’inutilità di questi tentativi di commistione e, in ultima analisi anche di questo articolo.
Ad una cena di gala si trovano seduti vicini una donna splendida ma oca ed un uomo colto e intelligente ma molto brutto. “Signor mio, che figlio eccezionale avremmo con la mia bellezza e la sua mente!” Dice lei con fare civettuolo al commensale. “Certamente, ma pensi se accadesse il contrario”, risponde lui.

Grazie Roger, grazie Rafa. Fin quando ne avrete saremo con voi.

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