Eugenie Bouchard, l'eclissi di una stella

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Eugenie Bouchard, l’eclissi di una stella

Dopo un 2014 scintillante la giovane canadese Eugenie Bouchard ha inanellato una serie di sconfitte inaspettate nell’ultima stagione, chiusa appena dentro le prime 50 del mondo. Chissà se il 2016 potrà restituirle risultati e fiducia

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(Tratto da un articolo di Nina Pantic, tennista professionista e giornalista)

Passo indietro, crollo verticale, declino, crisi: ci sono tanti modi per esprimere quello che sta succedendo al tennis di Eugenie Bouchard. È un periodo che può capitare agli atleti di tutti gli sport, dagli aspiranti professionisti alle star affermate: ostacoli e difficoltà sopraggiungono inaspettatamente dopo un anno nel quale si erano raggiunti risultati stratosferici. È la stessa sindrome che colpisce molti musicisti: dopo un primo album di successo, il secondo non è all’altezza del primo (cosa che accade quasi sempre). O quello che succede con i film seriali quando il secondo può servire a fare botteghino ma mai arte o successo. E non c’è niente da fare: dopo un anno di relativa felicità, quando si profila un anno “sabbatico” non c’è altra scelta che procedere con la massima cautela, con circospezione, e sperare di passare indenne.

In questo momento la giocatrice che sembra più vicina ad un periodo del genere è senza dubbio la giovane canadese Eugenie Bouchard. Nel 2014 ha vissuto il suo anno magico con due semifinali Slam, con la finale a Wimbledon e raggiungendo il top ranking al n. 5 (partendo da fuori la top 30). A soli 21 anni è diventata la migliore giocatrice canadese di sempre e le stelle si allineavano nell’universo Bouchard mentre la giovane percorreva la strada del successo. Com’era prevedibile l’interesse intorno alla stellina canadese esplode in una miriade di contatti e contratti, copertine, riviste platinate, interviste, gruppi di tifosi, social network impazziti, proposte di matrimonio e regali. Ma, come in una favola, la polvere magica finisce, l’incantesimo si spezza, si intravedono le prime crepe in una giocatrice-fenomeno fino allora quasi perfetta: al Master di fine anno Eugenie rimedia tre brutte sconfitte e – cosa peggiore – dà l’impressione di non divertirsi più giocando a tennis.

All’inizio del 2015 sembra ripartire di slancio raggiungendo i quarti di finale agli Australian Open. Ma da allora ha accumulato solo 2 vittorie a fronte di ben 6 sconfitte (3 delle quali nei match di esordio e 2 contro giocatrici al di fuori delle prime 100). Viene sopraffatta in entrambi i suoi incontri di Federation Cup, per non parlare dell’episodio della mancata stretta di mano; . a Wimbledon perde da Ying Ying Duan al primo turno. L’unico acuto, se così può essere definito, è stato l’ottavo di finale raggiunto agli US Open, poi mai disputato contro Roberta Vinci a causa della ormai strafamosa commozione cerebrale rimediata in spogliatoio.
Ma non c’è motivo per credere che la Bouchard non possa scrollarsi di dosso questo incubo con determinazione e pazienza, senza dare credito ai suoi critici, più veloci ad abbandonarla di quanto non siano stati i suoi tifosi a salire sul carro della vincitrice. Non dimentichiamo che la canadese ha già dimostrato più volte di poter arrivare in fondo agli Slam. Molti non si sono ripresi dopo un crollo verticale, un declino, una crisi: le cose non sembrano andare per il verso giusto ma per una giocatrice professionista del calibro della Bouchard questo momento potrebbe servirle da lezione e spingerla a migliorare ulteriormente. La aspettiamo.

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