Vika Azarenka in una lettera su Sports Illustrated: "Non mi pongo limiti!"

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Vika Azarenka in una lettera su Sports Illustrated: “Non mi pongo limiti!”

Anche Vika Azarenka ha voluto aprirsi con il mondo attraverso una lettera pubblicata da Sports Illustrated in cui ammette che spesso non si è sentita a suo agio in campo, ma che è intenzionata a migliorare senza porsi limiti

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Sembra essere diventata una moda per i tennisti, scrivere lettere dirette al mondo intero, per liberarsi di pensieri, ansie, gioie, emozioni e dolori. Sempre meglio di uno scarno Tweet o di un insensibile post su Facebook, verrebbe da dire.

Anche i tennisti sono esseri umani e ci tiene a farlo sapere al mondo Victoria “Vika” Azarenka, che in una lunga lettera pubblicata su Sports Illustrated rivela i particolari di quest’ultima stagione, fra stravolgimenti, delusioni, miglioramenti e un’ambizione gigantesca.

Noi tutti le auguriamo di ritrovare le sue sensazioni sul campo di una volta e di farci divertire come in quel quarto di finale a Wimbledon contro Serena che lei stessa definisce “di incredibile livello per il tennis femminile”.

Di seguito la traduzione.

Alla fine dell’anno, provo sempre a fare una valutazione della mia stagione finché il ricordo di questa è ancora fresco nella mia mente. Purtroppo, questo momento, è arrivato prima di quanto avessi voluto: a Wuhan, quando mi sono dovuta ritirare durante il mio incontro di secondo turno.

Ammettere che questo infortunio abbia messo fine alla mia stagione in questo 2015 è un po’ scoraggiante. Vika, non ne hai più! Non ho potuto giocare a Hong Kong, qualcosa che non vedevo l’ora di fare. L’unica cosa che posso fare in questo momento è concentrarmi sul presente, sull’adesso, e cercare di scoprire cosa mi aspetta. Sono delusa, amareggiata, triste, ma…è così e basta. La cosa più bella del nostro sport è che c’è sempre una nuova stagione, un nuovo torneo, una nuova occasione.

Sono arrivata a Wuhan mentalmente positiva, pronta. O così credevo. Quello che ignoravo era il dolore che avevo avuto al piede per tutto l’anno. Sono riuscita a giocare con il dolore per la maggior parte della stagione e ho provato a concentrarmi sulle mie prestazioni negli slam. Ma per quanto possa provare a ignorarlo, il dolore c’è e non riesco a non pensarci.

Quelli che mi conoscono davvero sanno che non mi piace parlare dei miei infortuni. Mi sforzo di non ammetterli fin quando proprio non posso farne a meno. Cerco di gestire il dolore e la sofferenza come meglio posso; gioco e mi alleno fingendo che non sia lì. Una cosa che ho imparato è che a volte questo non è l’approccio più saggio. L’ho imparato nel modo più duro. In alcune situazioni non esiste una cura magica e talvolta devi semplicemente ascoltare il tuo dolore e trovare altre opzioni. Prendersi del tempo per riposare è sempre una di queste. Magari vi starete chiedendo per quale motivo ho giocato a Wuhan. Ve lo spiego subito.

L’inizio di ogni stagione è sempre molto emozionante per me, soprattutto perché io adoro l’Australia. Non solo perché ho vinto due Slam là, ma perché tra me e l’Australia è stato da subito amore a prima vista.  L’atmosfera è fantastica, i fan hanno una passione incredibile e si respira così tanta storia e stima verso gli atleti. La lista dei motivi per cui amo questo paese è infinita. Lo amo anche quando è veramente molto, ma molto caldo!

Quando arrivai in Australia a gennaio, tutti pensavano che io fossi pronta a dare il via il mio Comeback. Ma io non lo ero. Ogni volta che scendevo in campo affrontavo qualche nuova e sconosciuta sensazione. Se ero nervosa? Certo, sono umana, ma ero anche emozionata al pensiero di vedere cosa avrebbe voluto dire giocare l’incontro successivo e se me la sentissi di provare a tornare quella di una volta.

Beh, devo ammetterlo: il mio ego ha avuto la meglio sulle sensazioni di nervosismo (e se qualcuno venisse da me e mi dicesse che i grandi atleti non hanno un ego, non gli crederei!). Avere un ego – un senso di orgoglio – è quello che rende grande un atleta. L’ego ti ricorda che tu sei il migliore e che nessuno può batterti. Avere un sano ego è assolutamente necessario per raggiungere il top. Quando sono diventata numero 1 del mondo ovviamente non avevo un grosso margine di errore. Il fatto che abbia dovuto fare un passo indietro e combattere con me stessa all’inizio di ogni match, rappresentava una sensazione insolita per me. Ho cercato di lottare contro queste sensazioni, facendo tutto il necessario per sentirmi di nuovo a mio agio in campo, ma per qualche ragione non riuscivo a ricongiungermi con la vecchia me. È stata certamente una nuova esperienza per me.

Dopo l’Australia ho dovuto fare i conti con una realtà ancora più nuova e inaspettata: un nuovo coach. Non voglio mentire e dire che sia stato semplice, ma ora che fa parte del passato, sono molto contenta per come sia andata. Dopo l’Australia, il mio mondo per come lo conoscevo, era finito. Dovevo trovare un nuovo coach. Questo fu solo l’inizio di una serie di cambiamenti e adattamenti che ho dovuto affrontare durante la mia stagione.

Ecco come tutto è iniziato. Per chiarirla una volta per tutte, io e Sascha Bajin abbiamo iniziato a lavorare insieme DOPO che lui aveva deciso di terminare la sua collaborazione con Serena Williams. Inoltre, prima di parlare con Sascha, contattai Serena per essere sicura che per lei non fosse un problema. Sinceramente credo che questo sia l’unico modo per fare affari. Wim Fissette è entrato a far parte del team a Doha e da subito abbiamo instaurato un ottimo rapporto a livello personale, un elemento che ritengo imperativo. Non sapevo molto riguardo a lui come coach, mentre lui mi conosceva solo come giocatrice.

Io e Wim abbiamo iniziato benissimo, una cosa molto diversa rispetto alla mia esperienza passata. Dopodiché anche Sascha si è unito a noi – un altro cambiamento. A parte essere lo sparring partner di Serena, oltre che un ragazzo molto simpatico che avevo visto sul tour per diversi anni, non sapevo molto altro. Anche lui sapeva solo che sono una ragazza simpatica (spero), nonché una delle avversarie più toste. Abbiamo iniziato a conoscerci gli uni con gli altri ed è stato veramente divertente!

Durante lo swing sul cemento americano a Indian Wells e Miami ci sono stati un po’ di problemi. Non ero sicuramente in grado di esprimermi al meglio. Con tutti i cambiamenti che avevo dovuto sopportare in un periodo di tempo così ristretto, non mi sono resa conto dell’impatto emotivo che tutto questo aveva avuto su di me. E questo per parlare solo di quello che succedeva in campo! Poco dopo l’Australia, mio padre era stato operato e questo mi condizionò moltissimo, aggiungendo un ulteriore macigno al mio stato di instabilità.

Durante periodi come questo, provo a ripetermi quanto io sia fortunata a giocare a tennis, la cosa che più mi piace al mondo. Sì, avevo un fastidioso dolore al piede; sì, il mio team era completamente nuovo e sì, ancora non mi sentivo a mio agio in campo. Ma avevo ancora questo dono per il quale mi sento grata. E ogni settimana avevo l’opportunità di metterlo alla prova in un nuovo torneo.

Ho cominciato a lavorare sul mio servizio, tentando di riportarlo ai tempi in cui era una delle mie armi principali. Tutto cominciava ad andare nel verso giusto! Attraversai il globo per volare in Giappone e giocare la Fed Cup dove mi sono divertita moltissimo. Sebbene sia sempre stata fiera di rappresentare la Bielorussia, questa volta è stato ancora più speciale. Ne ho amato ogni minuto. Trasudavo verde e rosso, i colori della mia bandiera.

La tappa successiva fu la Croazia, per allenarsi – un paese meraviglioso che Sascha conosce bene. Mi sono innamorata di questo posto magico e ho conosciuto diversi nuovi amici. Spero di tornarci presto.

Seguirono Madrid, Roma e il Roland Garros…terra uguale scivolare, scivolare e scivolare, tutto il giorno. Con Serena ebbi dei match point – ero davvero vicina, ma alla fine non ne avevo abbastanza per batterla. C’è un motivo per cui è la numero 1: ogni volta trova un modo per vincere. Ma quello fu un passo avanti e la mia pazienza per continuare a migliore era stata testata nuovamente. Sarei potuta uscire delusa da quell’incontro, ma ho scelto di vederla in una altro modo: un segno che c’era ancora tanta strada da fare per migliorare e ancora un sacco di cose da imparare. So che posso farcela se continuo a credere in me stessa e a lottare. Perché? Perché credo in me stessa e nessuno può mettere limiti a ciò che posso raggiungere.

Si presume che il verdi porti speranza, vero?! Beh…così è stato! Ho giocato bene a Wimbledon, con solidità e qualità. Ancora una volta mi sono imbattuta in Serena. Il nostro match nei quarti di finale ha mostrato un incredibile livello per il tennis femminile. La miglior giocatrice ha vinto quell’incontro e mi ha dimostrato che anche se posso avvicinarmi al suo livello, il mio non è ancora abbastanza alto. Serena ha fatto la storia – non solo nel tennis, ma per tutto lo sport femminile. Lei era ancora migliore. Capito. Muoviamoci!

Cemento…mi piaci! Prima che iniziasse la US Open Series ho avuto tre settimane per prepararmi. Ancora cambiamenti nella mia vita. Ho traslocato in una nuova casa. Anche se non è completamente arredata, la amo. Chiunque abbia costruito una casa da zero sa bene che l’ultimo passo è al contempo il più doloroso e il più piacevole. Successivamente una mia vecchia conoscenza si è unita al mio team: il mio fisioterapista Jean-Pierre Bruyere.

Abbiamo finito con i cambiamenti?! No!

Infatti ho cambiato l’agenzia che mi rappresenta, da Lagardère a IMG, una mossa importante per me. Voglio ringraziare Lagardere e John per la loro collaborazione. Mi avete messo sotto contratto quando avevo solo 14 anni: è stato un bel percorso.

Ci siamo spostati a Toronto dove Sascha ha sperato disperatamente di trovare Drake in ogni angolo della città. Qui ho giocato bene, ma ancora una volta ho imparato quanto testarda io possa essere, cosa che in sostanza mi è costata la sconfitta. Anche a Cincinnati ho giocato bene e il mio gioco cominciava a prendere forma. I miei occhi puntavano al bersaglio grosso. Lo US Open era una priorità ora.

Lo US Open è uno dei tornei che da sempre preferisco. Qui ho giocato delle ottime partite, ma ho lasciato New York sapendo che nonostante avessi fatto dei grandi progressi, avevo ancora bisogno di migliorare. Sono certa che nessuno si aspettasse una finale tutta italiana, ma sia Flavia che Roberta se lo meritavano davvero. Durante il torneo abbiamo fatto una riunione con il mio team in cui abbiamo parlato dei miei miglioramenti fatti fino a quel momento. La mia mente iniziava nuovamente a vacillare e cominciai a vedere il mio obbiettivo, un quadro un po’ più grande. Progetti, idee e pensieri attraversavano la mia mente. Cercavo di fermarli, di concentrarmi sull’adesso, perché ci sono così tante cose che posso fare oggi per essere migliore domani.

Ed eccomi a Wuhan, pronta a competere. Io e Sascha giocavamo un set in allenamento. Stavo giocando bene – ero sopra 4-2 e il campo si faceva scottante. Odiamo giocare l’uno contro l’altra perché siamo entrambi così competitivi e a nessuno dei due piace perdere. Ho continuato a prenderlo in giro e lui l’ha presa  male. Ha cominciato a spingere ogni palla e nel correre su una di queste ho sentito un improvviso dolore alla gamba. Era familiare, conoscevo quel dolore.

Avevo l’incontro il giorno dopo e volevo davvero giocare perché amo stare in campo. Ma non così. Non con questo dolore assillante. Dentro di me sapevo che non sarei dovuta scendere in campo. Sapevo cosa avrei dovuto fare. Ma ancora una volta, la testarda Vika riapparve e decisi di giocare. Perché? Semplice – per i fan. Amo i miei adorabili fan cinesi che vengono a vedermi a ogni singolo allenamento con i cartelloni #TeamVika. Aspettano con ansia che io finisca, mandandomi impulsi positivi, gridando il mio nome in un modo molto carino e buffo che suona più come Ouika invece che Vika. Ma a chi importa. È davvero adorabile, sincero e spettacolare. I fan sono un’altra delle ragioni per cui gioco a tennis! Gioco per loro in tutto il mondo. Stanno svegli tutta la notte per vedermi giocare, ma voglio che capiscano che voglio giocare al meglio delle mie possibilità ed essere pronta a competere.

A Wuhan ho preso una decisione difficile. Mi sono dovuta fermare e concludere il torneo e la mia stagione per dare la possibilità al mio fisico di guarire e mettermi in sesto per la prossima stagione. Dovrò lavorare molto per avvicinarmi alla mia migliore condizione, cosa che in realtà mi elettrizza. Non mi pongo limiti, ma dovrò essere pronta. Non vedo l’ora di ricominciare, ma come prima cosa devo essere completamente in salute così da poter lavorare!

Ho voluto scrivere questa lettera per me stessa, così che nessuno potesse stravolgerla. Questa sono io e questi sono i miei pensieri, nudi, crudi e onesti.

Vorrei ringraziare chi mi supporta ogni giorno: la mia famiglia, i miei amici, il mio team e ovviamente tutti i fan di tutto il mondo. E anche gli haters – anche voi siete importanti per la mia motivazione.

Grazie

Ps: Può darsi che questi pensieri si ripresentino con più regolarità…non si sa mai!

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