Contro le top ten. Statistiche WTA - prima parte

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Contro le top ten. Statistiche WTA – prima parte

Da Serena Williams a Belinda Bencic, da Lesia Tsurenko a Garbiñe Muguruza, conferme e sorprese del 2015 quando in campo si affronta una top ten

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Lesia Tsurenko
 

Fine anno, tempo di bilanci. Oggi è la volta delle statistiche che riguardano il rendimento delle tenniste quando affrontano le migliori avversarie del circuito, cioè le giocatrici classificate tra le prime dieci del mondo.
Personalmente ho sempre trovato questa informazione particolarmente interessante, perché sono convinto che il confronto con le top ten restituisca la capacità di una giocatrice di misurarsi con il livello di gioco più alto del circuito, e quindi anche le sue potenzialità massime.

Trovate in coda all’articolo l’elenco completo delle partite che ciascuna giocatrice nel 2015 ha vinto contro una avversaria classificata tra le prime dieci. A partire da questi dati “grezzi” è però possibile elaborare alcune statistiche, che ho costruito dopo aver eliminato le giocatrici capaci di ottenere una sola vittoria, un numero a mio avviso troppo piccolo per essere ritenuto significativo.

1. Numero di vittorie: Spagna ai vertici
Il primo dato è il più semplice e diretto: chi nel 2015 ha raggiunto il maggior numero di vittorie. Conducono le spagnole: Muguruza con 10 e Suarez Navarro con 9, affiancata da Sharapova, anche lei a 9. Ricordo che Sharapova ha raggiunto questa cifra pur avendo saltato una consistente parte di stagione, tra Wimbledon e il Masters.

 

WTA 2015 Numero di vittorie contro le top ten
Colpisce anche l’enorme differenza di rendimento di Suarez Navarro: in grande forma sino a Roma, ma zero vittorie da maggio in poi (il dato è verificabile nell’elenco a fine articolo). E sarebbe sbagliato collegare il tracollo al cambio di superfici, visto che dei suoi 9 successi 5 sono stati ottenuti sul cemento e solo 4 sulla terra.
Ma credo meritino una segnalazione anche le 8 vittorie di Bencic e le 7 di Venus Williams, che ha vinto perfino più della sorella Serena. Un dato che conferma come il suo ritorno in top ten nasca anche da una recuperata capacità di essere competitiva ai massimi livelli.
L’alto numero di vittorie di Bencic non può che fare pensare che l’ingresso di Belinda in top ten sia imminente, se anche l’anno prossimo saprà mantenere la stessa consistenza mostrata nel 2015.

2. Percentuale di vittorie: Serena e Bencic
Il numero di successi è un dato che colpisce, ma non pondera la diverse possibilità che ciascuna giocatrice ha avuto durante l’anno, perché è chiaro che se le occasioni di affrontare una top ten sono tante aumentano anche le possibilità di vincere. Per questo risulta un dato più significativo la percentuale di vittorie, vale a dire il valore che tiene conto del rapporto con i match complessivamente disputati.
In questo caso la gerarchia cambia. A sorpresa, con addirittura il 100%, comanda la rumena Anreea Mitu, grazie però a due sole partite in tutta la stagione: un numero ridottissimo, il minimo da me ritenuto necessario per entrare nel conteggio. Quando però le partite aumentano e i numeri diventano più consistenti (e attendibili), ecco che ai vertici ritroviamo Serena Williams, che nel 2015 ha vinto tutti i suoi match contro le top ten, a parte il confronto di Madrid contro Kvitova in giornata di grazia.

WTA 2015 - Percentuale rendimento contro le top ten

Ma forse ancora più del primato di Serena, di nuovo colpisce il rendimento di Belinda Bencic, con uno straordinario 80%. Le otto vittorie le trovate elencate a fine articolo; le due sole sconfitte sono arrivate contro Suarez Navarro a Stoccarda e contro Safarova a Cincinnati, peraltro per ritiro dopo la striscia vincente di Toronto. Segnalo anche che il successo nel torneo di Toronto è l’unico in un evento del 2015 (Slam e Masters inclusi) che per essere raggiunto abbia richiesto di sconfiggere addirittura quattro top ten: Wozniacki, Ivanovic, Serena Williams e Halep.

3. La sorpresa Tsurenko
Il primato di Andreea Mitu appare relativamente significativo, visto che manca un numero sufficiente di confronti per rendere la statistica del tutto attendibile.
Diverso è il caso di Lesia Tsurenko (ucraina, nata il 30 maggio 1989), che in stagione ha giocato sette volte contro una top ten e in cinque casi ha saputo vincere, per una eccezionale percentuale complessiva del 71,4%. In qualche occasione contro avversarie non al massimo della forma (Safarova agli US Open aveva un problema ai muscoli addominali, Bouchard a Indian Wells era in piena crisi), ma alla fine nessuno di questi match lo si può definire un regalo, e quindi penso sia giusto riconoscere a Tsurenko il merito di questo exploit. Due sole le sconfitte subite da Lesia nel 2015: da Kerber a Sydney e da Safarova a New Haven. Non solo per questi successi, ma anche grazie a questi, Tsurenko è salita in dodici mesi dal numero 90 al numero 33 del mondo (classifiche riferite a novembre 2014 e 2015), con un progresso di quasi 60 posti.

4. Strycova e gli infortuni al polso sinistro
Barbora Strycova, la protagonista del doppio ceco vincente nella finale di Fed Cup, ha una percentuale positiva (60%), ma due dei tre successi del 2015 sono arrivati per ritiro: Wozniacki a Sydney e Sharapova a Wuhan si sono fermate nel corso del match per problemi al polso sinistro. Nel caso di Strycova si può dire che qualche volta anche la fortuna gioca una parte importante.

5. Il rendimento delle Top 20
Nelle statistica di rendimento basata sulla percentuale non compaiono tutte le giocatrici classificate tra le prime venti, perché due di loro (Ivanovic e Keys) non hanno raggiunto il requisito minimo delle due vittorie a stagione. Ecco invece la tabella che le include (ranking del novembre 2015). L’ordine non è quello di classifica, ma quello basato sulla percentuale di match vinti contro una top ten:

WTA 2015 - Rendimento prime 20 contro le top ten

Si nota un certo scarto tra il ranking e la capacità di superare le migliori: ancora una volta colpisce il secondo posto di Bencic (a fronte di una classifica WTA che la colloca al quattordicesimo), mentre al contrario Pennetta, Radwanksa e Halep si ritrovano più indietro di quanto stabilito dal ranking ufficiale. Sorprende in particolare che la numero 2 del mondo Halep non vada oltre un 33% di rendimento contro le top ten.

6. La forbice tra le giovani
Sempre ragionando sulle prime venti in classifica, spicca il divario fra le cinque più giovani: ai vertici Bencic (80%) e Muguruza (66%), in fondo Pliskova, Svitolina e Keys.
Keys e Svitolina chiudono la classifica con appena il 20% di vittorie: Keys dopo gli ottimi Australian Open (dove ha sconfitto la numero 4 Kvitova), non ha mantenuto quelle aspettative, con tanto di divorzio da Lindsay Davenport; Svitolina conferma una tendenza abbastanza consolidata che la vede faticare contro le migliori, come se oltre un certo livello di gioco non riuscisse ad andare.
Pliskova ha una percentuale migliore (33%) ma un po’ troppo spesso in questa stagione ha mancato le occasioni importanti.

7. Pennetta: record positivi e negativi
Flavia Pennetta vanta due primati opposti. Quello positivo è che insieme a Serena Williams è l’unica che abbia ottenuto almeno tre successi contro top ten negli Slam (due a New York, uno a Parigi). Si potrebbe dire nemmeno troppo sorprendentemente, visto che solo loro due hanno scritto il loro nome negli albi d’oro dei Major.
Ma Pennetta ha raggiunto anche un record in negativo: è stata la top ten che ha perso dalla giocatrice con la classifica peggiore, vale a dire la numero 414 Lyudmyla Kichenok (ucraina). Non so se sia un record assoluto nella storia della WTA ma credo che precedenti del genere ce ne siano pochi. Per trovare una classifica peggiore credo si debba tornare ai tempi del ritorno di Kim Clijsters nel 2009, quando seppe vincere gli US Open (sconfiggendo anche Serena Williams) da wild card, senza avere nemmeno un ranking (non aveva ancora disputato il numero minimo di tornei per avere la classifica); ma è evidente che il suo caso era molto differente rispetto a Kichenok.

8. Le italiane
Flavia Pennetta ha chiuso la stagione con 5 vittorie e 7 sconfitte. È la giocatrice italiana che ha affrontato più partite contro le top ten (anche per per la sua partecipazione al Masters di fine anno); ma Roberta Vinci l’ha superata come rendimento con il 50% di vittorie (come anche Francesca Schiavone).
Questo il dettaglio relativo a tutte le giocatrici italiane:

WTA 2015 - Italiane contro le top ten

9. Wozniacki con due bestie nere
Non è infrequente che una giocatrice riesca a battere più volte in stagione la stessa avversaria, ma quando questo capita quattro volte viene quasi da pensare che si tratti di un accanimento. Wozniacki nel 2015 ha addirittura trovato due avversarie che l’hanno “presa di mira”, e anche per questo ha finito per uscire dalla top ten. Azarenka ha giocato 12 match nel 2015 contro top ten; sette li ha persi, mentre dei cinque che ha vinto ben quattro sono stati contro Caroline: otto set vinti a zero.
Ma anche Bencic ha sconfitto quattro volte Wozniacki nel 2015. Nel caso di Belinda si potrebbe parlare di vendetta sportiva, visto che l’anno scorso nel torneo di Istanbul aveva perso da Caroline con un durissimo 6-0, 6-0. Per il momento quel doppio 6-0 rimane l’unico in carriera subito da Bencic, che però poi si è rifatta con gli interessi: anche lei come Azarenka, otto set a zero. Le avversarie di Belinda che hanno intenzione di provare a rifilarle un doppio bagel sono avvertite.

Appendice
Elenco completo vittorie contro le top ten
I dati sono stati ricavati da me “artigianalmente”, prendendo nota nel corso della stagione delle sconfitte subite dalle top ten, per cui mi auguro non ci siano errori o dimenticanze. Sono considerati i ritiri a partita in corso, ma non i walkover (i forfait prima del match).

WTA 2015 - Vittorie contro le top ten

WTA 2015 – Vittorie contro le top ten

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US Open: Trevisan vince una sfida di nervi interminabile contro Putintseva e si trascina al secondo turno, Giorgi dominata da Pegula

I crampi non fermano Martina Trevisan che in 3 ore e 20 minuti di gioco conquista il primo turno degli US Open. Camila raccoglie 4 giochi contro la N.3 del seeding

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M. Trevisan b. Y. Putintseva 0-6 7-6(0) 7-6(8)

Martina Trevisan vince il primo turno degli US Open contro Yulia Putintseva in 3 ore e 20 minuti al tiebreak del terzo set: 0-6 7-6(0) 7-6(8).

Quante volte può cambiare una partita di tennis non smetteremo mai di chiedercelo. Quella di oggi, tra Martina Trevisan e Yulia Putintseva è stata l’ennesima dimostrazione che niente può essere prevedibile, tanto meno sui campi di Flashing Meadows. C’era stato un solo precedente tra le due giocatrici, al torneo di Abu Dhabi 2021, dove la kazaka aveva vinto con un doppio 6-3. Difficile quindi dire, a inizio partita, chi fosse la favorita tra due giocatrici separate solo da 20 posizioni in classifica e 1 anno di età. L’azzurra di 29 anni, numero 58 del mondo, è partita malissimo. Demoralizzata, nervosa e notevolmente fallosa. Il primo parziale si è concluso con 24 punti a favore della kazaka numero 78 del ranking, contro i soli 5 punti di Trevisan e nient’altro da aggiungere. Ma nel secondo parziale è entrata in campo la lottatrice che conosciamo ed è iniziata un’altra partita. La giocatrice toscana ha iniziato a mettere in gioco dei cambi di ritmo, alternando colpi in cui respirare a sfiammate di dritto imprendibili. Non a caso per due volte nel set è stata avanti di due game. E nonostante la kazaka sia riuscita a recuperarla entrambe le volte, Trevisan, con le idee decisamente più chiare è arrivata a prendersi un tie-break vinto a 0. Ma nonostante i precedenti 7 punti consecutivi dell’azzurra e il recupero di un set, Putintseva è rimasta lucida nel terzo parziale, dove gli errori sono aumentati da entrambe le parti. A metà del terzo set la partita sembrava di nuovo finita: Trevisan ha iniziato a non reggersi più in piedi per via dei crampi, e il match, dopo il turno di servizio perso a 0 dell’azzurra, sembrava scritto. Ma proprio in quel momento la partita è cambiata ancora. Trevisan ha iniziato a correre di nuovo, trovando l’energia chissà dove, e da sotto 4-2 è riuscita a rimontare 4 giochi pari. Da lì è stata una lotta punto dopo punto, scambi perfetti seguiti da errori non forzati sul finale di scambi strazianti. La partita non ha preso una direzione precisa fino alla fine del tiebreak decisivo dove con soli due punti di distanza, la giocatrice Toscana ha chiuso 10 punti a 8 mettendo a segni i due punti più belli dell’intero match. Al secondo turno l’aspetta la testa di serie numero 9, Marketa Vondrousova.

 

IL MATCH

Primo set: Dominio totale di Putintseva e prestazione inesistente di Trevisan

Trevisan inizia al servizio e si ritrova subito costretta a salvare tre palle break. Annulla la prima con uno schema servizio e dritto vincente. Ma Putintseva risponde aggressiva sul secondo servizio e segue con una palla corta insidiosa che costringe Trevisan a rispondere male, buttando largamente fuori la palla. Il primo vantaggio è della Kazaka: 1-0.  Inizia la serie infinita di errori gravi da parte di Trevisan che nei primi due game porta a casa un punto soltanto: 2 a 0 Putintseva. Anche nel terzo gioco l’azzurra si ritrova in svantaggio e la kazaka continua ad avere le idee molto più chiare. Grazie ad un dropshot sotto rete e un passante preciso Putintseva si aggiudica anche il terzo game: 3-0. Completamente fuori dalla partita, Trevisan lascia poco spazio alle parole e concede anche il 4 gioco alla kazaka. Prende anche il triplo break a sfavore e si ritrova sotto 5 game a 0 con 21 punti a 4 a favore di Putintseva. Proprio sul finale, Trevisan sembra risvegliarsi, annulla molto bene i primi due set point risalendo da sotto 40-0 a 40-30. Ma Putintseva sfrutta la terza chance per chiudere il primo parziale totalmente dominato.   

Secondo set: La rivincita di Trevisan premiata da un tie-break perfetto, agevolato dagli errori di Putintseva

 Per la prima volta dall’inizio del match Trevisan prende tre punti di vantaggio consecutivi nel primo game e tiene a 0 il turno di servizio:1 a 0. Entra finalmente in campo un’altra giocatrice italiana che va a prendersi le prime due palle break del match per chiudere avanti 2-0. Nel terzo gioco ritornano gli errori non forzati dell’azzurra e Putintseva si riprende il game di svantaggio. La kazaka regala qualcosa a Trevisan nel quarto gioco trascinandosi fino ai vantaggi. Putintseva inizia ad avere le idee più confuse ma l’italiana è ancora troppo fallosa e non sfrutta le occasioni fino in fondo: 2 giochi pari. Arriva un altro calo di Trevisan al servizio che regala alla kazaka tre palle break consecutive. Ma l’italiana riesce ad arrampicarsi con le unghie fino a vantaggi per poi chiudere un game complicatissimo: 3-2. Con quel carico di fiducia, Trevisan strappa il servizio all’avversaria per ritornare sopra 4-2. Ottima reazione della kazaka che dimostra di essere ancora nettamente in partita e va a prendersi subito due occasioni per chiudere il game sul servizio di Trevisan: 4-3. Nell’ottavo gioco arriva lo scambio più lungo del match dove Trevisan non vuole mollare, ma è lei la prima a sbagliare: 4 pari. L’azzurra non si fa demoralizzare dalla seconda rimonta del set di Putintseva e tiene dignitosamente il turno di servizio per restare avanti 5-4. Per sei volte, Trevisan si ritrova a due punti dal set ma la kazaka non molla la presa e con un lob imprendibile conquista il decimo e più lungo game del match: 5 pari. Dopo tanta fatica, Trevisan gioca due brutti punti e Putintseva vede uno spiraglio dove attaccare di prepotenza. Con coraggio, Trevisan annulla tre palle break, di cui due consecutive, per guadagnarsi la prima chance di 6-5. E grazie al servizio si tira fuori da un fosso profondo. La kazaka tiene bene il turno di servizio successivo che la porta al tiebreak decisivo.

 Tiebreak: Inizia con un vincente di dritto Trevisan e tiene il turno di servizio: 1-0. L’italiana fa correre in avanti la kazaka due volte di fila con due drop-shot efficaci e conquista due mini-break consecutivi: 3-0. Continua il tiebreak perfetto di Trevisan che tiene il servizio e avanza: 5 a 0. Putintseva ormai sembra senza idee, sbaglia di rovescio e concede un altro punto importante: 6-0. E dopo un ‘ora e 45 minuti, Trevisan vince il tiebreak senza concedere neanche un punto.

Terzo set: Una sfida di nervi interminabile dove non c’è spazio per nessun vantaggio netto, ma il tiebreak decisivo lo vince Trevisan

Ora la partita sembra davvero essere girata: Trevisan attacca fin dal primo punto e come nel secondo parziale parte in vantaggio: 2-0. Nel quarto game, l’italiana avanti 2-1 commette un doppio fallo e perde il turno di servizio a 0. Putintsova rientra nel terzo set: 2 pari. Insiste con la palla corta la kazaka, Trevisan corre ma inizia a far fatica a stare in piedi per i crampi dopo quasi 2 ore e mezza di gioco. Si arrende a Putintseva che chiude il terzo game di fila e va in vantaggio: 3-2. L’azzurra può finalmente chiamare il fisioterapista anche se sa bene che per i crampi non può farsi trattare. Torna a servire Trevisan, ma senza forze, e regala di nuovo a 0 il suo turno di servizio alla kazaka che ora conduce 4-2. Difficile immaginare che la numero 58 del mondo possa rientrare in partita. Ma questo match è totalmente imprevedibile: l’azzurra ricomincia a correre e recupera con grande personalità il break di svantaggio: 4-3 Putintseva. Continua a muoversi meglio Trevisan che riesce a guadagnarsi due chance del 4 pari. Il primo dritto finisce in corridoio, ma il secondo prende un angolo maledetto e la 29enne toscana resta aggrappata: 4 pari. Putintseva sale nuovamente in cattedra con un rovescio incrociato perfetto: 5-4 per la kazaka. Il decimo game è il momento più importante fino a qui per l’italiana che è costretta a tenere un turno di servizio determinante ai vantaggi. Trevisan tiene la battuta: 5 giochi pari e quasi 3 ore di gioco. Da quel momento in avanti inizia una lotta infinita, straziante: parità e vantaggi; break e contro-break. L’ultima parola va al tie-break decisivo.

Tiebreak: Trevisan parte di nuovo bene anche nel secondo tiebreak del match e si prende il vantaggio avanti 2-0. Chiude con un schiaffo al volo la kazaka che si prende il primo punto dei due tiebreak giocati: 3-1 per la toscana. Con un dritto scarico a metà rete e un doppio fallo Trevisan deve ricominciare da capo: 3 pari. Senza mini-break di vantaggio Trevisan va a servire sotto 5-4. Chiude di rovescio lungolinea il primo punto ma la volée successiva la tradisce: 6-5 per la kazaka che le restituisce in fretta il favore con una pallonetto fuori dalla riga di fondo: 6 pari. Doppio fallo di Putintseva: 7-6. Ma finalmente, da sotto 7-8, la giocatrice toscana si aggiudica due punti consecutivi uno più bello dell’altro che le regalano il primo match-point di questa sfida. Senza forze, quasi in lacrime, Martina Trevisan si aggiudica il secondo turno degli US Open in 3 ore e venti minuti.


[3] J. Pegula b. C. Giorgi 6-2 6-2 (Federico Martegani)

Si sapeva che sarebbe stata dura per Camila Giorgi, che non aveva certo goduto di un sorteggio fortunato pescando al primo turno la testa di serie n° 3, nonché n° 3 del mondo, Jessica Pegula, e il pronostico è stato in tutto e per tutto rispettato, con un punteggio, 6-2 6-2 in un’ora e 24 minuti, forse anche troppo severo per quanto visto sul campo. Fatto sta che era l’undicesima volta che le due si affrontavano e solo in due circostanze l’italiana aveva avuto la meglio. Chiaro segnale che la solidità dell’americana, per di più sospinta dal pubblico ovviamente di parte, è per la marchigiana quasi sempre inscalfibile.

Giorgi ha mostrato un buon tennis soprattutto verso la metà di entrambi i parziali, ma è andata sotto troppo presto di un break sia nel primo che nel secondo, non riuscendo poi a rimontare. Il game chiave è forse stato proprio quello che ha offerto l’allungo decisivo a Pegula, avvenuto sul 2-2 del secondo set. Un gioco in cui Camila ha avuto cinque palle per rimanere con il naso avanti, ma che alla fine le è costato il break, decisivo per spezzare anche quei pochi appigli rimasti. Pegula avanza dunque al secondo turno e dovrà ora affrontare, in ogni caso da netta favorita, o Patricia Maria Tig o Rebecca Marino.

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US Open, Pegula: “Accordo tra WTA e Arabia Saudita? Se ci pagano abbastanza…”

Jessica Pegula parla anche del rapporto straordinario con Gauff: “Coco favorita, io vivrò alla giornata”

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Jessica Pegula - Montreal 2023 (foto Twitter @OBNmontreal)

C’è grande fermento e attesa negli Stati Uniti per l’edizione 2023 dell’US Open. In campo femminile le speranze sono riposte in Coco Gauff e Jessica Pegula. Le due sono pronte a riportare la propria nazione sul gradino più alto, spolverando i grandi fasti delle sorelle Williams. Gauff e Pegula sono state protagoniste nella stagione sul cemento che ha condotto le atleti all’ultimo Slam dell’anno: “Sono molto felice di essere qui – spiega Jessica – da americana poi si sente una responsabilità differente”.

La n. 3 del mondo debutterà contro Camila Giorgi lunedì 28 agosto e ha motivato la presenza di Ace, il cane che fa parte del suo team: “Esce sempre con me! Sto raccogliendo fondi anche per la fondazione di Elina (Svitolina) ed è molto divertente farlo. Mercoledì sera abbiamo contribuito a questa causa facendo un bel match di esibizione. Mi è servito per respirare l’aria pre torneo alla presenza di tanti tifosi. Mi sono adoperata anche per l’evento promosso dalla WTA. È stato davvero carino”.

Che effetto le fa arrivare all’US Open da atleta n. 3 del ranking: “Anche l’anno scorso ero in una posizione simile e so cosa si prova. Quest’anno sarà molto più impegnativo. In generale mi sento come se rappresentassi il tennis americano”. Pegula ha anche parlato del suo splendido rapporto con Coco Gauff: “La sconfitta subita a Wimbledon l’ha spinta a migliorare. E’ venuta fuori molto affamata da una situazione negativa ed è bello vedere che una tennista così giovane abbia già vinto tanto. Ho giocato a Montreal contro di lei, io poi ho vinto con Iga e lei ha fatto la stesa cosa a Cincinnati. Ha detto che la mia vittoria l’ha spronata a far bene. Succede spesso che le vittorie delle tue amiche o colleghe ti siano da stimolo, ti aiutano ad avere più fiducia. Sono felice che anche lei abbia acquisito sicurezza da quella settimana e sia riuscita a portarla a Cincinnati. Penso che sia davvero in fiducia. Quando un giocatore è in questo stato è più difficile da battere. So che adora giocare con il pubblico. Penso che ci siano molti favoriti, ma il pubblico potrebbe aiutarla molto. Sono felice che stia migliorando e imparando. Lei è il futuro di questo sport, quindi… è bello da vedere”.

 

Come membro del consiglio dei giocatori, come Pegula giudica l’impatto dell’Arabia Saudita sul tennis e sulla WTA che sta per stilare un accordo con i sauditi? “Parliamo di voci e non so se accadrà. Bisogna valutare i pro e i contro: di positivo c’è che entreranno più soldi nel nostro sport al femminile e lavoreremo per i diritti delle donne in Arabia Saudita per sperare in un cambiamento e sostenere le giuste cause. Se riusciamo a cambiare quei popoli sarebbe un grande successo. Sfortunatamente, molti posti non pagano abbastanza le donne e purtroppo non possiamo permetterci il lusso di dire no ad alcune cose. Credo che se i soldi fossero giusti e l’accordo fosse qualcosa per cui possiamo creare un cambiamento, andrebbe bene giocare là. Vediamo come andrà a finire”. Ma i soldi arabi hanno un attivo profumo, a sentire il direttore Scanagatta.

Ma come sta Pegula? “Non mi sento più in fiducia delle altre volte, a dire il vero. Ancora una volta, il tennis è così e cambiam di settimana in settimana. Ho vinto a Montreal, poi sono stata sconfitta e ho perso a Cincinnati. In un certo senso sono tornata al punto di partenza nell’analizzare le cose su cui lavorare. Prendo questo Slam come un’ulteriore sfida con me stessa”.

Per l’americana c’è il taboo semifinale e finale in uno Slam da abbattere. Sei quarti di finale negli ultimi suoi otto Major: “Mi manca solo vincere i quarti di finale (sorride). Questo mi aiuterebbe a superare i quarti di finale e arrivare in semifinale. Ci sono andata molto vicina a Wimbledon. Non so cos’altro dire. Cercherò sempre di vincere ogni singola partita, non importa in quale round sia. Il mio “must” è pensare una gara alla volta: penso che questo sia il modo migliore per giocare senza troppa pressione, affrontando una partita alla volta. Saranno due settimane lunghe. Ogni giorno mi sentirò diversa. Probabilmente ci saranno delle sfide mentali e fisiche da combattere o non mi sentirò al top. Dovrò vivere giorno dopo giorno”.

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Martina Navratilova sulle atlete trans: “Il tennis femminile non è per atleti maschi falliti”

L’ex campionessa statunitense torna nel mirino dei social: il commento sulle atlete trans che stona con la sua veste di icona Lgbtq+

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Martina Navratilova contro le atlete trans: un paradosso che sa di reazionarismo. L’ex campionessa di tennis e icona Lgbtq+ nel panorama sportivo mondiale, tuona sulla questione legata alla presenza di atlete trans nei tornei per donne over 55 organizzati dall’USTA (United States Tennis Association) la Federazione tennis a stelle e strisce. Prima atleta professionista a fare coming out nel 1981, la tennista ceca (naturalizzata statunitense) si butta a capofitto nel mezzo di una discussione su Twitter riguardante, nello specifico, la vittoria di una tennista nata uomo, Alicia Rowley che ora partecipa ad eventi per donne dopo il periodo di transizione: “Il tennis femminile non è per atleti maschi falliti” commenta Navratilova.

E continua ribadendo: “Hey, Usta: il tennis femminile non è per atleti maschi falliti, qualunque sia l’età. Questo sarà consentito allo US Open di questo mese? Solo con un documento d’identità? Non credo. […] È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne. Quanto è difficile da capire? È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nella categoria femminile nello sport“.

Per quanto sorprendente, la posizione presa da Navratilova non è tuttavia una completa novità: nel 2019 era stata espulsa da un’associazione che combatte battaglie in sostegno di atleti omosessuali, l’Athlete Ally, accusata di transfobia per aver pronunciato le seguenti parole (riportate dal Sunday Times): “È sicuramente ingiusto per le donne che devono competere contro persone che, biologicamente, sono ancora uomini. Sono felice di rivolgermi a una donna transgender in qualsiasi forma preferisca, ma non sarei felice di competere contro di lei”. A distanza di quattro anni, nulla è cambiato. Almeno per lei.

 

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