I favolosi anni '80 dell'Australian Open

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I favolosi anni ’80 dell’Australian Open

Declino e risalita dello Slam down under. Come fu che si passò da Brian Teacher e Johan Kriek a Ivan Lendl e Stefan Edberg, passando da Mats Wilander e Pat Cash

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Sono edizioni difficili quelle dei primi anni ottanta per lo slam australiano. La causa del torneo non è aiutata dalla collocazione temporale nel mese di dicembre. La decisione del 1977 di spostarlo a fine anno, confidando di trasformare gli Australian Open in un appuntamento irrinunciabile per chi avesse la possibilità di vincere lo slam, penalizza fortemente la qualità del campo di partecipazione.

Bjorn Borg non vincerà mai gli US Open rinunciando così sistematicamente alla trasferta australiana. L’assenza del campione svedese e dell’americano di nascita tedesca John McEnroe, dominatori della scena mondiale a cavallo degli anni 70 e 80, contribuiscono a fare dello slam di Melbourne, un torneo due spanne inferiore rispetto a Wimbledon, Roland Garros e US Open. Il carneade Brian Teacher (1980) e Johan Kriek (1981/82) vincono il torneo in edizioni orfane delle grandi personalità del tennis. Quelle personalità che hanno definitivamente sdoganato il nostro sport come fenomeno di massa a partire dalla fine degli anni 70.

I primi segnali di rilancio giungono nel 1983 quando le prime due teste di serie sono il già affermato ma ancora a digiuno di titoli major, Ivan Lendl, e John McEnroe. Nella prima semifinale il ventitreenne di Ostrava regola come da pronostico in 3 set l’americano Tim Mayotte. La grande sorpresa arriva però dalla seconda semifinale. L’erba di Kooyong non è quella di Wimbledon e Mats Wilander, il giovane ragazzo di Vaxjo che un anno e mezzo prima aveva stupito il mondo a Parigi diventando il più giovane vincitore di un major della storia, ha la meglio 4-6 6-3 6-4 6-3 sul maestro del serve and volley John McEnroe. Lo stato di forma eccezionale dello svedese si conferma in finale dove contro pronostico vince un match mai in discussione 6-1 6-4 6-4 contro Ivan Lendl. Wilander dopo aver fatto la storia un anno prima in Francia, diventa il più giovane vincitore degli Australian Open dalla vittoria di Ken Rosewall del 1953.

 

Il 1984 vede un ulteriore segnale di rilancio. L’aumentato interesse internazionale per il torneo è testimoniato dalla copertura televisiva per il pubblico americano da parte della ESPN. Il torneo perde però prima dell’inizio John McEnroe che si ritira a causa di un infortunio al polso. Wilander ha così strada spianata, in semifinale regolerà il due volte campione Johan Kriek con un umiliante 6-1 6-0 6-2 e in finale replicherà il successo dell’anno precedente battendo questa volta in 4 set Kevin Curren, giustiziere di Lendl nei quarti di finale.

È una edizione importante quella del 1985 perché sarà finalmente l’ultima ad essere disputata nel mese di dicembre ponendo così le basi per il definitivo rilancio del torneo che per troppi anni è stato una slam quasi abusivo. Siamo ormai alla metà degli anni 80 e la tecnologia che ha iniziato a cambiare le nostre abitudini cambia anche il tennis in cui il legno ha ormai definitivamente ceduto il passo alla fibra.

Pochi mesi prima dell’edizione 1985 un diciassettenne di nome Boris Becker infrangeva tutti i record vincendo Wimbledon. Ma come già detto l’erba di Melbourne non è evidentemente l’erba di Church Road e il giovane tedesco alla sua prima partecipazione in Australia esce malamente al secondo turno battuto dall’olandese Schapers in 5 set. La bandiera della Svezia può così continuare a sventolare sull’impianto di Kooyong ma questa volta a vincere il titolo sarà un diciannovenne dal rovescio sublime e un gioco votato tutto all’attacco, Stefan Edberg da Vastervik. Nella prima delle due semifinali il giovane svedese si impone su un mai domo Lendl 9-7 al quinto. Partita ricca di colpi di scena con continui capovolgimenti di fronte e un meraviglioso confronto di stili. Nella seconda semifinale il già due volte vincitore Wilander ha la meglio in tre set sul bombardiere yugoslavo Slobodan Zivojinovic, giocatore già allora capace di servire oltre i 200 km/h. La finale tutta svedese vede l’affermazione di Edberg in tre set condotti sempre al comando.

Con i lavori di costruzione del nuovo “Tennis National Centre” già ben avviati, nel gennaio 1987 si disputa un’edizione storica del torneo che ritorna ad essere la prima delle quattro prove slam. Tutti i top players partecipano a quella che sarà l’ultima edizione sull’erba di Kooyong. Ivan Lendl e Boris Becker, le prime due teste di serie, vedranno il loro cammino entrambi fermato da un avversario di casa. Wally Masur estromette Becker, a cui l’erba australiana deve andare evidentemente indigesta, negli ottavi di finale. Pat Cash ha la meglio in 4 set su Lendl in un’ avvincente semifinale caratterizzata dal gioco d’attacco dell’australiano e dalla solidità del campione ceco. Per il quarto anno consecutivo però la croce gialla su sfondo blu sventolerà per un’ultima volta nell’impianto di Kooyong. Stefan Edberg infrange il sogno dell’idolo di casa Pat Cash in una finale tiratissima tutta serve and volley vinta con il punteggio di 6-3 6-4 3-6 5-7 6-3.

Con il nuovo impianto di Flinders Park, il primo al mondo ad avere un tetto retrattile che consente il gioco in tutte le condizioni atmosferiche, nel 1988 si ha il definitivo rilancio del torneo. L’impianto è meraviglioso e la prima edizione qui disputata non è da meno. Le ultime tre partite sono tutte indimenticabili battaglie che si concludono al 5 set. Stessa città, stadio e superficie diverse, stessa semifinale di 12 mesi prima. Anche questa volta il numero 1 del mondo Lendl non può nulla contro l’idolo di casa Pat Cash, sostenuto dal pubblico e alla fine vincitore come un anno prima, questa volta però in una partita ancora più dura e conclusasi solo al 5 set.
La seconda semifinale è l’ennesimo capitolo di una rivalità tutta “made in Sweden” con i 2 giovani campioni, Wilander ed Edberg che si sfidano con il loro confronto di stile. Ha la meglio il giocatore di Vaxjo che batte il connazionale 6-1 al quinto set. La finale rimane nella storia del torneo. Perché è la prima a Flinders Park e perché un australiano prova a riportare in patria il titolo di casa che da troppi anni manca al grande continente nazione. Pat Cash mai domo domina a tratti la partita. Sospinto dal calore del pubblico incanta gli spettatori con il suo gioco di volo. Quando però sembra aver preso il sopravvento il giocatore di casa, il ventitreenne scandinavo opponendo strenua resistenza con un gioco regolare ma che si va via via trasformando in gioco più offensivo con variazioni in back di rovescio, riesce a ribaltare le sorti del match vincendo con il punteggio di 6-3 6-7 3-6 6-1 8-6. Con questa vittoria Wilander pone le basi per quello che diventerà l’anno più vincente della sua carriera e che lo porterà a vincere tre titoli major e ad issarsi al primo posto del ranking mondiale 8 mesi dopo a New York.

Siamo ormai alla fine degli eighties e l’ex gamba zoppa del grande slam è ormai un torneo che non teme il confronto con i 2 major europei e con quello a stelle e strisce. L’edizione dell’89 verrà ricordata per le temperature torride , per il primo successo in terra d’Australia di Lendl e per l’esordio di un giovane di belle speranze di nome Pete Sampras. Riavvolgiamo però per un attimo il nastro. Il campione uscente, dominatore della stagione 1988 e numero 1 al mondo Wilander, viene eliminato al secondo turno. Già in difficoltà all’esordio contro il modesto connazionale Svantesson, viene eliminato alla seconda partita 6-3 6-2 7-6 dall’indiano Krishnan. La carriera dello svedese ha intrapreso ormai la discesa e, a soli 24 anni, non sarà più in grado di eguagliare i successi dei 7 anni precedenti.
Le semifinali dell’ultima edizione del decennio sono partite mai in equilibrio. Lendl batte in 4 set un volenteroso Thomas Muster, il cui gioco però mal si adatta alle superfici diverse dalla terra rossa. Miloslav “gattone” Mecir regola facilmente in tre set Jan Gunnarson, buon giocatore della foltissima pattuglia svedese di quegli anni. In finale, partita giocata in condizioni di calore estreme, Lendl domina gattone Mecir le cui variazioni di gioco nulla possono contro la solidità del campione ceco dal passaporto ormai americano. Triplo 6-2 il punteggio eloquente del capitolo finale del decennio dello slam degli antipodi, torneo dal fascino e dall’atmosfera unica dove si respira la passione delle persone per il tennis.

Davide Amigo

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Match fixing, in Belgio riprende il processo alla rete criminale internazionale: sospetti su centinaia di match

Sull’Equipe le cifre impressionanti che risulterebbero dalle indagini degli inquirenti: complessivamente oltre otto milioni di euro

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Sull’Equipe di lunedì 21 marzo Alban Traquet è ritornato sulla vicenda dei match truccati e del processo all’organizzazione che avrebbe gestito scommesse e pagamenti. Una rete che vede accusato principale in un processo in corso in Belgio Grigor Sargsyan, detto “il Maestro”, personaggio a capo di una rete criminale armena che avrebbe approfittato delle falle del circuito internazionale per avvicinare e corrompere giocatori francesi e non.

Una piaga che si è propagata al di sotto dei radar e dei media (la maggior parte di questi tornei non sono ripresi dalla televisione) e grazie anche all’anonimato dei gradi più bassi del tennis professionistico. L’inchiesta avrebbe permesso di identificare, secondo l’accusa, 376 incontri sospetti tra il febbraio e il 2014 e il giugno del 2018, in una rete di corruttela che implicherebbe 182 giocatori di più paesi (alcune audizioni hanno avuto luogo in Belgio, in Francia, in Germania, in Slovacchia, Bulgaria e Stati Uniti) e l’apertura di 1671 conti per l’organizzazione criminale.

Presente all’apertura del processo, il 17 marzo presso il tribunale di Audenarde, in Belgio, Sargsyan, che ha scontato 8 mesi di carcerazione preventiva dopo l’arresto, continua a negare i fatti attribuitigli. Interrogato all’uscita del Palazzo di Giustizia, ha rotto brevemente il silenzio dichiarando: “i miei demoni per i soldi facili sono morti e sepolti. Mi rimetto alla giustizia”. La ripresa del dibattito è prevista per il giorno 24 marzo.

 

La vicenda ha avuto inizio nel 2015 dopo un segnale dato da più operatori all’interno della Commissione per i giochi d’azzardo, in Belgio. Gli attori principali sono tennisti dai bassissimi guadagni, in generale sotto la duecentesima posizione del ranking.

La vita di chi bazzica i tornei Challenger o Futures costa cara (alberghi, trasporti, pranzi) e non è granché redditizia. In queste condizioni può essere forte la tentazione di perdere un set o un game in cambio di qualche centinaia o migliaia di euro. Il pubblico ministero belga nelle sue conclusioni evoca “un esercito di soldati facilmente avvicinabili proprio per motivi di premi bassi e alti costi di partecipazione ai tornei”.

Tra questi soldati deboli ci sarebbero parecchi giocatori francesi. Alcuni sono già stati puniti come Mick Lescure e Jules Okala, sospesi a vita da dicembre. La testimonianza di uno di questi, interrogato nell’ambito dell’inchiesta francese sullo stesso argomento, ben figura nel dossier battezzato “Oryan”.

Il giocatore in questione ha spiegato di aver partecipato a dei match truccati su richiesta del “Maestro”, e che sarebbe ugualmente servito come intermediario tra Sargsyan e altri giocatori, servigio per il quale avrebbe ricevuto una somma di denaro. Avrebbe infine riconosciuto di avere ugualmente truccato dei match di doppio all’insaputa del suo compagno di squadra.

Ha poi raccontato dei pagamenti In banconote alla Gare du Nord a Parigi, all’aeroporto di Roissy o a Forest, a sud di Bruxelles. Ha parlato dei messaggi attraverso Telegram, dei codici utilizzati e delle tariffe: 400 euro per un game perduto in ogni set per il singolare, 2.000 euro per un match di doppio perduto in due set.

Gli inquirenti hanno analizzato minuziosamente le entrate sospette sul suo conto, e hanno trovato 40.000 euro da aprile 2016 a giugno 2018, soldi provenienti da 9 conti correnti diversi.

Il Parquet Federal ha concluso che più di 560000 euro “sporchi” sono stati redistribuiti ai giocatori coinvolti, in cambio dei loro favori “racchetta in mano”. Se la combine per qualche motivo non poteva essere effettuata, il giocatore implicato dichiarava forfait, annullando così la scommessa. In totale più di 8 milioni di euro sono transitati tra giugno 2016 e il marzo 2018 su un conto numerico utilizzato dell’accusato numero 2 nel dossier belga, Andranik M. , presunto responsabile finanziario della rete criminale.

Secondo le conclusioni dell’inchiesta Sargsyan utilizzava diversi metodi per evitare di essere smascherato. Tra marzo e agosto 2017 avrebbe utilizzato 18 numeri di telefono e 8 cellulari diversi, consegnando ai giocatori con cui comunicava diverse schede SIM.

Si sono costituite parte civile la ITF, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e la FFT. “E’ un grosso affare, dentro il quale si possono trovare parecchie prove; ben organizzato e con tantissimo denaro circolante” – commenta il rappresentante dell’ITIA – “la punta di un iceberg, dalla quale si ha una buona vista d’assieme del fenomeno”.

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ATP

Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania

I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

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John McEnroe - Commissioner Eurosport

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.

“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.

John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.

 

Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.

Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.

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ATP

ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese

Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

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Omar Camporese - Rotterdam 1991

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinnercome abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.

All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.

 

In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.

Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.

(match completo con commento lo trovate nel video in basso)

I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.

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