Rassegna stampa
Serena non vince più. Trionfa la Kerber, regina nell’ombra (Crivelli). Lo Slam, che incubo per Serena. A Melbourne fa festa la Kerber (Clerici). Kerber come Graf, crollo Williams (Giorni). “Djokovic è imbattibile? Murray troverà la soluzione” (Crivelli)

Serena non vince più. Trionfa la Kerber, regina nell’ombra (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Angelique ha trovato il paradiso, quello che si trova dopo la riga di fondo, là dove cade l’ultima volée sballata della dea caduta, la Serena fenice che stavolta non risorge e si inchina riverente e sorridente alla Kerber che non ti aspetti, mai in affanno mentalmente seppur alla prima finale Slam e di fronte al monumento. Coraggiosa, mobilissima, velenosa con quei cross strettissimi, dritto o rovescio non fa differenza, fantastica in un paio di palle corte e sempre reattiva alla risposta: una favola che finisce in gloria. E in lacrime. La Williams ha perso perché l’altra ha giocato meglio e non ha mai tremato; e la regina sconfitta, con enorme e squisito rispetto, lo riconosce: «E’ stata migliore di me. E ha un atteggiamento da cui tutte dovrebbero imparare: restare sempre positivi e non arrendersi mai. È stata d’ispirazione anche per me. E onestamente, è davvero una brava ragazza. Se non sono riuscita a vincere io, allora sono contenta che ci sia riuscita lei. Quanto a me, mi piacerebbe essere un robot, ma non lo sono». E pensare che Angelique, nella tavola rotonda pre-torneo delle top ten, non venne degnata neppure di una domanda e rimase seduta da sola. Poi, nel primo turno, ha annullato un match point alla Doi, confortando le tesi di chi la considerava semplicemente una top-ten di passaggio. Ma quella partita, quel match point salvato, hanno cambiato tutto: «Dopo quella partita ho pensato che non avevo davvero più niente da perdere. Mi è stata data una seconda opportunità e me la sono presa. Sono state due settimane pazze». Nata a Brema da genitori polacchi, ha deciso di abitare nell’impronunciabile Puszczykowo, dove ci sono i nonni. Tedesca, ma con il cuore più a Est: «Quando a calcio giocano contro Germania e Polonia, tifo per la Polonia». Del resto, tutta la new generation teutonica ha radici fuori dalla Prussia: la Lisicki è pure lei polacca, la Petkovic serba. A lungo, fin troppo a lungo, le altre due vengono considerate più adatte al vertice, o solo più forti, ma intanto lei è la più costante, fin da quando, da numero 92, batte la Pennetta nei quarti agli Us Open 2011 e a tutti sembra invece che Flavia abbia perso l’occasione della vita. Semplicemente, Angelique matura tardi. A 23 anni. E con un fisico che combatte le leggi della fisica del suo gioco: ti aspetteresti una picchiatrice, e invece in campo corre come un ghepardo e non c’è un colpo avversario sul quale non provi a difendere. Una top ten sotto traccia, fino alla crisi di inizio 2015: cinque eliminazioni precoci. Può uscirne solo affidandosi alla leggenda, il mito per chi gioca a tennis in Germania: prima di Indian Wells, vola a Las Vegas dalla Graf, che per otto giorni la segue come una sorella maggiore, e la Kerber che spesso non crede in se stessa («E’ un mio difetto, non sono una persona facile») svanisce d’improvviso, fino alla magia australiana. In fondo, pure un premio per la Graf: i suoi 22 Slam per adesso restano al sicuro dall’attacco di Serena, ferma a 21. Fine del cono d’ombra: «Il mio telefono esplode, sicuramente c’è anche un messaggio di Steffi. Comincia un’altra vita. Cosa mi aspetto? Di vincere altri Slam». Beata Angelique.
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Lo Slam, che incubo per Serena. A Melbourne fa festa la Kerber (Gianni Clerici, La Repubblica)
Dopo aver smarrito un Grande Slam 2015 già quasi concluso, Serena è riuscita ad allontanare il rischio di vivere un altr’anno sommersa di richieste e incubi di uno Slam nuovo. Lo ha fatto aiutando – certo involontariamente- la sua avversaria Angelique Kerber. Non poteva turbarla più che tanto l’iniziale immagi della tedesca, e la sua quasi eliminazione nel primo turno del torneo, sopravvivendo a un match point dell’ignota giapponese Misaki Doi. Dopo lo storico omaggio alla meritevole Roberta Vinci, complice nel liberarla dall’angoscia-Slam, Serena ha insistito nel suo masochismo, offrendo la finale dell’Australian Open ad un’altra inattesa fruitrice. Una ragazza di 28 anni, peraltro preparata atleticamente e psicologicamente per affrontare una vicenda che, dopo i sogni adolescenziali, pareva esserle inibita. Angelica è mancina, ottima battuta esterna, diritto liftato sicurissimo e controllato, rovescio appena utile a non commettere errori gratuiti, spesso corto, attaccabilissimo. Ai tempi si sarebbe suggerito a una tennista completa quanto Serena: “spostala sul diritto per aprire il campo. Poi insisti sul rovescio sinché non lo accorcia, e attaccala andando a rete, o gioca un drop alla sua sinistra”. Oggi una grande tennista è assistita da team di 5 o 6 esperti, nel caso specifico da un coach chiamato Mouratoglou, il quale ci affascina in tv, mostrandoci addirittura quanti tiri finiscono a un metro dalla linea di fondo, quali percentuali di battute sono dirette in centro, e cosi via. Può anche darsi che simili saggi suggerimenti statistici si siano infranti con tro l’inconscio desiderio di Serena di essere battuta. Un complesso che l’ha abbandonata sul palco, dopo il match, visitata da lacrime sorridenti, mentre l’aveva spinta, in campo, a furori connotati da smorfie teatrali. Passando a una breve narrazione cronistica, la partenza di Serena è stata erratica pareggiando un break negativo sul 3 pari, per poi subirne un secondo, causa un doppio fallo e due errori gratuiti. Set concluso da Kerber grazie a quattro errori di Serena. Nel secondo due doppi falli della tedesca condurranno al break nel quarto gioco, che rimarrà a stabilire le distanze, in un set nel quale tutti gli altri parziali terminano 40 a 30. Quando appare logico immaginare una Williams ormai rasserenata e consapevole della modestia del rovescio bimane avversario, un aggrovigliato game di 14 punti la vede di nuovo smarrire la battuta dopo 4 vantaggi. Da 5 a 2 Kerber si ritroverà a 2 punti dal match sul 5-3, e chiuderà 6-4 su una delle 17 volée out di Serena.
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Kerber come Graf, crollo Williams (Alberto Giorni, Il Giorno)
Appena l’ultima volée di dritto della vincitrice annunciata finisce lunga, la regina a sorpresa getta la racchetta, sdraiandosi sulla linea di fondo e scoppiando a piangere, incredula. Angelique Kerber non fa in tempo ad andare a rete per la classica stretta di mano: Serena Williams, fuoriclasse anche di sportività, si precipita da lei e la abbraccia con un gran sorriso. Quanto accaduto sulla Rod Laver Arena ha del clamoroso. La numero 1 del mondo, superfavorita, inciampa a un passo dal traguardo, e la sua monarchia assoluta inizia a scricchiolare: sfuma il settimo titolo agli Australian Open. La Kerber, 28 anni, è la seconda tedesca di sempre a laurearsi campionessa Slam e il 6-4, 3-6, 6-4 finale è anche un favore a Steffi Graf, leggendaria connazionale e fonte di ispirazione, che rimane davanti alla Williams (22 Major a 21); il suo sms di incoraggiamento, inviato alla vigilia, ha fatto effetto. Un’impresa storica e una favola ancor più bella se si pensa che la Kerber è stata vicinissima a perdere al primo turno come l’anno scorso con la giapponese Misaki Doi, alla quale ha annullato un matchpoint («Avevo già un piede sull’aereo per la Germania!»). Gli dei del tennis hanno premiato questa mancina bionda esplosa tardi, che non si è mai arresa. Cinque anni fa vagava intorno al n.100 del mondo, prima di cambiare marcia eliminando Flavia Pennetta ai quarti degli US Open; adesso, da n.6, salirà al secondo posto. La Williams è stata al di sotto del suo standard (46 errori gratuiti e solo 7 ace) ma la tedesca, sconfitta in cinque dei sei precedenti, si è superata esibendo anche una grande lucidità. Avanti 5-2 nel terzo set, le è venuto un po’ di «braccino»; sul 5-4 molte sarebbero crollate, invece lei non ha perso la testa. «E’ un sogno che si avvera — ha detto commossa mentre riceveva il trofeo dalle mani della Goolagong, quattro volte regina qui —. Non riesco a crederci. Il momento più duro è stato nel 2011 quando ho perso 11 volte al primo turno. Poi ho battuto la Pennetta a New York e da lì è iniziato tutto». Straordinario il fair play di Serena, che non ha smesso un attimo di sorridere e di applaudire l’avversaria: «Angie, sei stata la migliore e ti meriti questo successo. Tutti si aspettano che io vinca sempre, ma non sono un robot». Ispirato dall’impresa della Kerber e dal fratello Jamie campione nel doppio insieme al brasiliano Soares, oggi Andy Murray proverà a sovvertire il pronostico contro Novak Djokovic. Nonostante le tre finali perse a Melbourne con il serbo, e il giorno di riposo in meno, lo scozzese darà il massimo per ottenere il terzo Slam in carriera. Djokovic non ha punti deboli, ma anche la Williams sembrava imbattibile…
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“Djokovic è imbattibile? Murray troverà la soluzione” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Sarebbe bello poter festeggiare il decimo anniversario del trionfo da giocatrice in Australia con il primo Slam conquistato da allenatrice. Amélie Mauresmo, vincitrice nel 2006, dall’angolo proverà a guidare Murray nella missione impossibile di fermare il marziano, Novak Djokovic. E intanto, durante le due settimane di torneo, ha messo a disposizione il piccolo Aaron per le prime prove pannolino di Andy. Amélie, Djokovic si può battere?
Sta facendo qualcosa di enorme, non c’è dubbio che sia il favorito per la finale. Ma la partita con Simon dimostra che anche lui si può battere; Andy è qui per provare vincere e tutti abbiamo una grande voglia di giocare questa partita. Vedremo in campo quali saranno le armi a nostra disposizione. Abbiamo studiato tutti i dettagli, occorrerà una partita perfetta, con ogni cosa al suo posto.
Cosa la impressiona in particolare di Novak?
La regolarità ad altissimo livello, soprattutto nell’ultimo anno. Non solo gioca benissimo, ma raramente scende di intensità. E quando ha un calo, riesce a non perdere il controllo della partita. Soprattutto, quando poi va avanti nel torneo, il suo livello si eleva e diventa ingiocabile»
Però Murray è uno dei quattro giocatori che sono riusciti a batterlo nell’ultimo anno.
Sicuramente il successo di Montreal ad agosto è stato confortante per Andy, perché gli ha fatto capire che anche Novak ha dei punti deboli. E pure al Roland Garros, nonostante la sconfitta, era stata una partita equilibrata. Sicuramente i precedenti non ci sono favorevoli, però le ultime partite contro Novak ci danno fiducia
E poi c’è il problema del giorno in meno di riposo e delle quattro ore contro Raonic in semifinale.
Quello purtroppo non dipende da noi, il programma è così e tutti lo accettano. Andy, tra l’altro, ha giocato una partita dura anche contro Ferrer, quindi sicuramente arriva alla finale meno fresco del suo avversario. Anche dal punto di vista mentale non sono state due settimane facili per Andy, ma è stato bravo a gestire lo stress di tutte le situazioni che lo preoccupavano e adesso è molto più calmo, abbiamo avuto due giorni per ritrovare l’equilibrio giusto.
E se fosse arrivata la famosa telefonata da Londra?
Non lo so… Adesso, però, può pensare solo a giocare.
Rassegna stampa
Arnaldi incanta, Sonego saluta (Giammò). Sinner, una muraglia col tifo di Sharapova (Strocchi)
La rassegna stampa di venerdì 29 settembre 2023
Arnaldi incanta, Sonego saluta (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Una vittoria e una sconfitta. E’ questo il bilancio degli italiani impegnati nella prima giornata dell’Open di Pechino (Atp 500). Dopo essere approdato in tabellone dalle qualificazioni, Matteo Arnaldi ha vinto il suo match di primo turno contro l’altro qualificato J.J. Wolf (6-2, 6-2). L’azzurro, che aveva iniziato la sua stagione da n. 134 del mondo e che grazie a questo successo è già virtualmente il nuovo n. 42 del ranking – il più alto in carriera -, ha confermato i progressi messi in mostra negli ultimi mesi dominando il match dall’inizio alla fine. Non solo: velocità, colpi spettacolari, un gioco sempre più robusto e un servizio affidabile (ben 14 punti consecutivi messi a segno sulla sua battuta) hanno finito col surclassare l’americano fino al 4-0 del secondo parziale su cui di fatto si è concluso il match. Ora lo attende uno tra Stefanos Tsitsipas e Nicolas Jarry. Eliminato invece Lorenzo Sonego dal francese Ugo Humbert (7-5, 3-6, 6-0). Un match equilibrato, quello condotto dal piemontese, fotografia di una stagione in cui ancora stenta a trovare la giusta continuità di risultati. Dopo aver sciupato una palla break che lo avrebbe portato a servire per il primo set, Sonego ha perso il servizio consegnando il parziale al suo rivale. Ricevuto un massaggio al collo e ritrovata un minimo di affidabilità alla battuta, Sonny nel secondo set è riuscito a riportare il match in parità salvo poi rifinire preda delle sue incertezze al servizio e di un Humbert impeccabile. Il primo turno si chiuderà con Lorenzo Musetti opposto al russo Karen Khachanov, n.14 del mondo. Musetti segue gli incontri sullo stesso campo in cui dall’alba avrà iniziato Jannik Sinner, al suo rientro in campo dopo gli US Open e al debutto in Cina, opposto al britannico n. 33 del ranking Daniel Evans.
Sinner, una muraglia col tifo di Sharapova (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Far fruttare al massimo la sua prima volta in Cina, per mettere intanto in cassaforte il biglietto per Torino, contando anche sul sostegno di una tifosa speciale come Maria Sharapova. Sono le aspettative di Jannik Sinner, al ritorno in campo dopo la campagna statunitense chiusa agli ottavi degli Us Open e la rinuncia alla Coppa Davis. All’alba italiana l’esordio nell’Atp 500 di Pechino con l’inglese Daniel Evans, nella giornata in cui Lorenzo Musetti sfida il russo Karen Khachanov e Carlos Alcaraz affronta il qualificato tedesco Yannick Hanfmann. «È un’esperienza nuova per me giocare qui e a Shanghai – dichiarato il 22enne di Sesto Pusteria -. La cultura in Cina è diversa, mi piacciono le persone, sono rispettose e cercano sempre di aiutare. Le Finals erano uno degli obiettivi a inizio stagione, sono in buona posizione anche se non sto guardando la classifica, ci sono altre priorità. Proveremo a sfruttare questo periodo per migliorare alcune cose in campo. Devo crescere anche fisicamente dove sento di avere tanto potenziale. È anche il motivo per cui ho giocato molti meno tornei rispetto al 2022, devo preparare il mio corpo per vincere i tornei più importanti». Proprio per tale atteggiamento la Volpe è il tennista preferito dalla russa ex n.1 del mondo, come confessato in una conversazione con il podcast di Rennae Stubbs: «L’ultimo coach della mia carriera, Riccardo Piatti, ha allenato Sinner per diversi anni, quindi ho potuto giocarci più volte. Faccio sempre il tifo per lui: mi piace l’approccio umile che ha verso questo sport». […]
Rassegna stampa
Djokovic e Sanz, che show sul green (Bertellino). Djokovic: “Sinner e Alcaraz il futuro” (Primavera)
La rassegna stampa di giovedì 28 settembre
Djokovic e Sanz, che show sul green (Roberto Bertellino, Tuttosport)
Non poteva iniziare in un modo migliore la Ryder Cup 2023, 44ª della storia e per la prima volta ospitata dall’Italia presso le splendide atmosfere del Marco Simone Golf e Country Club di Guidonia Montecelio (Roma) […]. I personaggi sono stati divisi in due formazioni, una capitanata dallo scozzese Colin Montgomerie e l’altra dall’americano Corey Pavin, a loro volta al comando del Team Europe e del Team USA alla Ryder Cup del 2010 […]. Nella squadra di Montgomerie, il “Team Monty”, sono scesi in gioco Novak Djokovic, il tennista numero 1 al mondo e il più vincente della storia a livello Slam, Gareth Bale, indimenticata stella del calcio e protagonista tra le altre di 5 vittorie in UEFA Champions League con i colori del Real Madrid, Leonardo Fioravanti, surfista azzurro già qualificato per le Olimpiadi di Parigi 2024 e schierato anche a Tokyo 2020, lo youtuber con milioni di follower sui social Garrett Hilbert e il numero 1 mondiale degli atleti paralimpici, l’inglese Kipp Popert. Del “Team Pavi” hanno fatto invece parte il pilota della Ferrari Carlos Sainz, arrivato a Roma direttamente dal lontano Giappone dove domenica è sceso in pista a Suzuka, l’ex milanista e già Pallone d’Oro nel 2004 Andriy Shevchenko, Victor Cruz, ex giocatore di football americano, l’attrice hollywoodiana Kathryn Newton, 26 anni e arrivata al golf quando ne aveva solo otto, e l’altro giocatore paralimpico, Tommaso Perrino, numero 6 del ranking e CT della Squadra Nazionale Paralimpica Maschile e Femminile della Federazione Italiana Golf.
Il primo colpo dal tee della buca 1, dopo due voluti e classici “tiri” a vuoto e un esordio con “racchetta”, lo ha scagliato Novak Djokovic che anche nell’occasione ha dimostrato la propensione alla vittoria: «È una grande occasione – ha detto il campione serbo – essere qui in questo fantastico contesto a fianco di tanti campioni di molti sport e dei “mostri” sacri della specialità […]. Dopo circa tre ore di agonismo e siparietti simpatici è stato proprio il Team Monty” ad imporsi per 7-4 e sollevare la Coppa, consegnata al capitano Montgomerie […]. Spettacolo di buon livello tecnico quello offerto dai protagonisti che hanno saputo ben interpretare il momento e lo spirito di questa particolare avventura sui green. La folla ha gradito, applaudito e fatto il tifo, proiettandosi già idealmente verso le prossime giornate di gara, da vivere per tutti gli appassionati, presenti e non, con il fiato sospeso.
Djokovic: “Sinner e Alcaraz il futuro” (Erika Primavera, Corriere dello Sport)
Un tuffo nell’erba alta per cercare una pallina scappata via, l’esultanza alla Cristiano Ronaldo al par della buca 16, la domanda al pubblico assiepato ad altezza tiro: «Ce l’avete l’assicurazione? Io no». Sul green come sottorete, giullare e istrione, campione e trionfatore ovunque e comunque […]. È il Novak Djokovic versione golfista, che all’inizio si porta la sua racchetta e prova a colpire così, tra gli applausi, prima di rinunciare e prendere il più appropriato legno dal tee. Un rovescio per uno swing, e via con la metamorfosi. “Che esperienza meravigliosa”, il commento entusiasta dopo oltre due ore di gioco. Ma se gli nomini Jannik Sinner, addio relax ed è già clima ATP Finals. “Ha la mentalità del campione, è sicuramente un avversario da battere”.
Il n.1 al mondo ha data il via allo spettacolo dell’All Star Match, il prologo della Ryder Cup che ha visto protagonisti due team composti da celebrità dello sport e dello showbiz: dalla supereroina degli Avengers, Kathryn Newton, a Gareth Bale e Andriy Shevchenko, fino al surfista azzimo Leonardo Fioravanti. Punteggio finale 7-4 perla squadra di Nole, che ha battuto il pilota della Ferrari, Carlos Sainz. Ad affiancarli, due stelle del golf paralimpico italiano e internazionale, Tommaso Penino e Kipp Popert […]. “Ovviamente mi sento più a mio agio con la racchetta, ma non penso di essere andato male. Ho tirato fuori dei bei colpi, sorprendenti anche per me”. Il feeling con il golf è innegahile, soprattutto perché è lo sport individuale che si avvicina di più al tennis e la Ryder Cup è come una Davis o una Laver Cup. Spero di avere di nuovo un invito per fare ancora parte di tutto questo” […].
Ma il futuro più prossimo sarà di nuovo qui in Italia per le ATP Finals di novembre. Suo il titolo da “maestro” conquistato lo scorso anno a Torino, dove potrebbe ritrovare Sinner. E per il numero uno azzurro piovono complimenti. “Jannik gioca molto bene. È uno dei tennisti più importanti in questo momento e con Alcaraz rappresenta il futuro. In più, è una persona molto buona, lavora tanto e ha la mentalità del campione: è giovane e ha una grande strada davanti a sé, sarà senz’altro uno degli avversari da battere”. Sul green come sottorete, Nole a perdere non ci sta. “Come andrà alle Finals? Le sensazioni sono buone”. Intanto un altro trofeo è finito in bacheca.
Flash
Sinner con Alcaraz, lo vuole il destino (Strocchi). Per Jannik c’è subito il n. 27 Evans (Ercoli)
La rassegna stampa di mercoledì 27 settembre 2023
Sinner con Alcaraz, lo vuole il destino (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Chissà se il mancato incrocio-bis nei quarti degli US Open si materializzerà nelle semifinali del China Open, Atp 500 che scatta domani dopo l’antipasto delle qualificazioni già in corso sul cemento di Pechino. Il sorteggio ha infatti collocato Jannik Sinner (intervenuto alla cerimonia) nella metà superiore del tabellone, presidiata appunto da Carlos Alcaraz, primo favorito del torneo sui campi teatro delle Olimpiadi 2008. Jannik ha anche fissato un allenamento con Carlos, magari per prendere le misure… Prima però il 22enne di Sesto Pusteria deve fare i conti con il britannico Daniel Evans, avversario d’esordio mai affrontato in carriera, con eventuale secondo turno contro il vincente tra la wild card locale Juncheng e il giapponese Nishioka. Poi, dovesse centrare i quarti, l’altoatesino n. 7 del ranking troverebbe chi emergerà dallo spot che vede i match Rune-Auger Aliassime e Dimitrov-McDonald. Insomma, non proprio una passeggiata di salute per il numero uno azzurro al rientro nel tour dopo New York e la rinuncia alla Davis. In rotta di collisione già al secondo turno con il 20enne fenomeno di El Palmar (abbinato a un qualificato) c’è Lorenzo Musetti, che tuttavia ha un debutto complicato can il russo Karen Khachanov, che è tornato a conquistare un titolo dopo quasi 5 anni superando 7-6 (2) 6-1 il giapponese Nishioka nella finale di Zhuhai. […] E’ nella parte bassa del tabellone Lorenzo Sonego, destinato a uscire dalla Top 50 perdendo i punti del titolo di Metz l’anno scorso: il torinese deve vedersela con il francese Ugo Humbert per regalarsi, in caso di successo, la sfida con Andrey Rublev o Cameron Norrie nel quarto presidiato da Daniil Medvedev, già qualificato per le Finals. […] Gli azzurri in tabellone possono diventare 4 se Matteo Arnaldi, dopo la rimonta ai danni del colombiano Galan, piegato 4-6 6-3 7-6 (12) salvando 3 match-point nel tie-break decisivo, supererà l’australiano Aleksandar Vukic nel turno di qualificazione. […] Intanto Elena Rybakina ha accompagnato il suo ritiro dal Wta 500 di Tokyo con un post polemico e sarcastico emoji di applausi: «Performance bye, grazie di aver cambiato le regole all’ultimo momento. Grande decisione come sempre, Wta». La kazaka contesta la regola rispolverata dal tour femminile che restringe l’ammissione direttamente al 2° turno delle teste di serie, dando priorità a chi arriva nelle fasi finali del torneo precedente, in questo caso Maria Sakkari e Caroline Garcia, vincitrice e semifinalista a Guadalajara, penalizzando proprio Rybakina, più avanti nel ranking.
Per Jannik c’è subito il n. 27 Evans (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Risate, un goffo tentativo con la lingua cinese ed un po’ di genuino imbarazzo. Passata la tempesta post Davis, Jannik Sinner non sembra essere cambiato di una virgola. L’altoatesino ha preso parte alla cerimonia di sorteggio del tabellone dell’ATP 500 di Pechino, torneo che dopo tre anni di stop si appresta ad un ritorno in pompa magna. Dal 28 settembre al 4 ottobre saranno infatti ben otto i top ten impegnati nella capitale cinese. Assenti solo Taylor Fritz e Novak Djokovic, quest’ultimo salterà la tournée asiatica ed oggi sarà impegnato a Roma nell’All Star Match della Ryder Cup. Nessun evento di pari categoria ha potuto vantare un parterre simile nel corso della stagione; quello che è il preludio del Masters 1000 di Shanghai (4-15 ottobre) potrebbe regalare ancora più spettacolo della rassegna principale dello swing orientale. In un tabellone che vanta la presenza di Alcaraz, Medvedev, Rune, Tsitsipas, Rublev, Ruud e Zverev; il numero uno d’Italia ha scoperto in tempo reale il suo destino. Collocato nella parte alta come sesta testa di serie, Jannik esordirà contro Daniel Evans. Il match contro il britannico, per l’azzurro sarà il primo dall’eliminazione contro Zverev negli ottavi di finale degli US Open. Per caratteristiche il n. 27 del mondo dovrebbe soffrire il tennis di Sinner che in caso di vittoria avrà però un percorso in salita. Ai quarti di finale potrebbe arrivare la sfida contro Holger Rune, che esordirà nel big match contro Auger-Aliassime. Il confronto con Carlos Alcaraz sarebbe invece possibile in semifinale, con lo spagnolo che invece potrebbe essere avversario di Musetti già al secondo round. Il tennista di Carrara è pero atteso da un esordio ostico contro Karen Khachanov, avversario tutt’altro che ideale per mettere alle spalle le difficoltà degli ultimi mesi. La truppa azzurra vanta anche Lorenzo Sonego, che esordirà nella parte bassa contro Ugo Humbert. Nelle qualificazioni ha già debuttato con successo Matteo Arnaldi, capace di aggiudicarsi 2 ore e 54 minuti di maratona contro Daniel Galan per 4-6 6-3 7-6(12). Il ligure oggi affronterà l’australiano Aleksandar Vukic per un posto in main draw. […]