Impresa della Vinci in Russia Batte in finale la Bencic e sale al 13 posto nel ranking (Crivelli), Vinci un 10 e Iode per continuare a sognare (Azzolini), Vinci, le sorprese non sono finite ora sogna la Top 10 (Rossi), Vinci zarina di San Pietroburgo Prossima tappa: la top ten (Mancuso), La Vinci inizia bene il 2016 Trionfa a San Pietroburgo (Giorni), Tennis, la guerra tra Uisp e federazione "Vogliono tutto". "Cercano contributi" (Cosimo)

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Impresa della Vinci in Russia Batte in finale la Bencic e sale al 13 posto nel ranking (Crivelli), Vinci un 10 e Iode per continuare a sognare (Azzolini), Vinci, le sorprese non sono finite ora sogna la Top 10 (Rossi), Vinci zarina di San Pietroburgo Prossima tappa: la top ten (Mancuso), La Vinci inizia bene il 2016 Trionfa a San Pietroburgo (Giorni), Tennis, la guerra tra Uisp e federazione “Vogliono tutto”. “Cercano contributi” (Cosimo)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Impresa della Vinci in Russia Batte in finale la Bencic e sale al 13 posto nel ranking

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 15.02.2016

 

Che brava scolara. Più cresce, e più dà e si prende soddisfazioni. Adesso sì, che meriterebbe la laurea, cioè l’ingresso tra le prime dieci del mondo, solo sfiorato quasi tre anni fa. Intanto, Robertina Vinci si goda un altro dieci con lode accanto al nome, quello dei tornei vinti in carriera: nel tennis tutto muscoli e potenza di oggi, arrivare in doppia cifra è un risultato destinato solo alle grandi. E festeggiare il compleanno incombente (giovedì saranno 33, auguri) con il primo Premier di sempre (e 128.450 euro di premio), rende ancor più magica la settimana di San Pietroburgo. SPETTACOLO Giusto, perciò, ricevere il trofeo ringraziando in russo con un semplice ma simpatico e liberatorio «Spasibo», prima dell’ormai immancabile tweet del presidente del Consiglio Renzi. Perché la nuova dimensione di Robertina, nostante la precoce eliminazione in Australia, è quella di una giocatrice in grado di vincere, o comunque provarci, ovunque, con qualsiasi avversaria e su ogni superficie. Perché, a onor di classifica, la tarantina mica era favorita contro la stella emergente Bencic, allieva prediletta nonché erede tecnica della divina Martina Hingis (a proposito, ha vinto di nuovo il doppio insieme alla Mirza, e sono 40 partite di fila): la svizzera, che da oggi sarà numero 9 del mondo e in pratica aveva vinto da sola il turno di Fed Cup contro la Germania della Kerber, è già la più forte teenager del circuito e una predestinata agli Slam, addirittura già da quest’anno, pronostica più d’uno. Eppure il rovescio slice della Vinci è ancora un rompicapo insormontabile per la giovane Belinda, le discese a rete (17 punti su 25) sorrette dall’aggressività al servizio (solo 8 punti concessi con la prima) scavano solchi profondi nel punteggio e nelle certezze della rivale, in capo a una partita finalmente lontana dai noiosi binari del corri e tira odierno, perché anche la Bencic, nonostante il fisico, predilige la ricerca degli angoli e le traiettorie velenose alle bordate fini a se stesse, anche se una volée come quella con cui Roberta chiude il primo set forse non le apparterrà mai. DUBBI Un’altra vittoria di braccio e di testa, con i complimenti della sconfitta («Roberta ha giocato meravigliosamente per tutta la settimana, è stata molto più brava di me») e la gioia per un’altra piccola impresa…

 

 

Vinci un 10 e Iode per continuare a sognare

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 15.02.2016

 

Ora che le chiedono tutti di restare, di trattenersi ancora per un po’ con noi, che tanta paura abbiamo di ritrovarci soli e senza tennis, Roberta Vinci ha un motivo in più per riflettere su quel filo al tungsteno, appena visibile ma robustissimo, che ha stretto in un unico tracciato la sua carriera e quella di Flavia Pennetta, quasi due distinte corsie di una strada comune. Riceve in omaggio le stesse parole che hanno tentato di far recedere l’amica, dopo l’annuncio del ritiro, con l’unica differenza che lei, donna di tattica e pianificazione, avrà più tempo per ascoltarle e, se le andrà, prenderle in considerazione. Forse si, se è vero che nel frastuono della lunga festa per la sua decima vittoria, il primo Premier, fra le ballerine di una San Pietroburgo sfrontata e terribilmente “disco” (per chi ama ricordare gli algidi svolazzi delle etoiles del Bolscioi), una parola in più se la lascia sfuggire. «Certo non giocherò ancora per due o ire anni, di questo potete stame certi», che per sottrazione può significare che un anno ancora di tennis comincia a trovare spazio fra le sue riflessioni, fino a ieri incernierate sull’ipotesi più svelta, quella di un addio appena scaduto il tempo dei Giochi. Il fatto è che Roberta propone, oggi, un tennis che solo nel mondo dei sogni è dato immaginare. Lei come Francesca Schiavone, come Venus, come Serena, come Pennetta, e come Federer se avete voglia di scusarci l’arditissimo connubio, tutti naturalmente diversi eppure tutti connessi da quel dna che rende il tennis felice (oltre che da una comune carta d’identità). Edite, perderli tutti assieme, non vi indurrebbe a riflettere su un tennis dimezzato, quanto meno nel talento? Difficile dire se la giovane Belinda Bencic si sia lasciata intenerire da simili considerazioni; a conoscerla (quel poco) non crediamo. Ma siccome l’abbiamo vista turbata (lei e anche il chiassoso padre, là in tribuna), allora siamo costretti a immaginare che siano stati proprio i colpi messi in campo da Roberta a costernarla e a farle desiderare una rapida via d’uscita verso lo spogliatoio (poi negata dall’imprevedibile cerimonia finale a base di musica e cuoricini ispirati al San Valentino). Solo nei primi tre game della finale, la quindicesima per la Vinci, la sesta per Belinda, Roberta nostra le ha mostrato due o tre cose che “voi umani non potreste immaginarvi”, due contropiede affondati con chirurgica perfidia, una volée in rapido avanzamento toccata con la punta della racchetta il giusto da trasformarla in una morbida planata sul lungolinea, e una dorsale di rovescio che era moneta comune ai tempi del Panattone, ma oggi – credeteci – è da anni fuori corso. Immagini che la gente di San Pietroburgo porterà con sé. Eppure, Belinda Ben-cic non è stata lì a guardare. Scossa dalla tonante voce del padre, ha molto sbracciato per recuperare una corretta linea di galleggiamento, e ha inizialmente rimesso in parità la finale che le stava sfuggendo. Ma di forza e disperazione, da lottatrice, quale sappiamo essere, sotto quell’espressione da giovane predestinata. Senza mai dare, però, l’impressione di aver capito dove la Vinci stesse andando a parare, con le sue forzature in lungo linea con il dritto alternate a scivolosissime saponette di rovescio, sulle quali la nostra decideva se attaccare (e lo ha fatto più spesso che nel match di semi con la Ivanovic) o, semplicemente, vedere l’effetto che avrebbero fatto. È bastato un ulteriore, aggressivo scossone al match da parte della ispirata Roberta di queste giomate russe, a rifondare la voragine dei game d’avvio. Dal 4 pari, la Vinci è scalata rapida al 6-4 e si è portata avanti 4-1. E addio Belinda, 6-4 6-3 in poco più di un’ora «Sei così giovane e brava, non te la prendere», le ha mandato a dire una mammosa Roberta, quando le ballerine si sono fatte da parte e finalmente le hanno concesso il microfono. E poi ha osservato: «Ho servito alla grande. E’ stata questa la chiave del sucesso»….

 

Paolo Rossi, la repubblica del 15.02.2016

 

Vinci, le sorprese non sono finite ora sogna la Top 10

 

Tanti auguri, Roberta. Quale regalo migliore per celebrare i 33 anni? Cosa poteva mai esserci di meglio, se non un bel torneo, categoria Premier, uno di quelli dal montepremi ricco ( quasi 700mila dollari) che mai aveva vinto? A San Pietroburgo, citta d’arte e cultura, trionfa Roberta Vinci, che più elegante nel tennis non potrebbe essere. L’azzurra si gode il suo decimo torneo (su quindici finali disputate) con pennellate di volte, rovesci tagliati e accelerazioni di dritto che confondono Belinda Bencic, annunciata star del futuro. La diciottenne svizzera deve arrendersi al gioco creativo della tarantina, che chiude in due set: 64, 6-3. Il tempo di una cerimonia di premiazione che sembrava olimpica, con un balletto che ha ricordato i tempi di Djagilev, e un omaggio inconscio (forse inconsapevole) a Suzanne Lenglen, e l’italiana s’è trovata a rispondere, in pubblica diretta, alla solita domanda: Sta ripensando all’idea di ritirarsi? E lei, ormai con consumata abilità mediatica ( si prega, tra l’altro, di rivedere la sua esibizione in sumo tennis da Cattelan), è stata al gioco: Non giocherò sicuramente altre due o tre stagioni ma magari una in più sì. Sarebbe bello difendere il titolo l’anno prossimo,,. Chissà. Forse, per comprendere, sarebbe sufficiente salire e affacciarsi dal sesto piano di via Dante, a Taranto: la casa dolce casa, e da quell’orizzonte forse si potrebbe avere la prospettiva giusta per capire le radici di questa ragazza pardon donna, di un metro e sessantatrè, tutta tecnica, eleganza e ricamo, ma anche forza e determinazione. Aveva chiesto di saltare la Fed Cup per questo, oggi sappiamo che ha saputo guardare più avanti. Sempre oggi Roberta Vinci diventa numero 13 del mondo, ma dalla prossima settimana- andiamo oltre le statistiche – potrebbe essere anche numero undici. E chissà, volando verso Dubai, dove è di scena questa settimana, sta pensando anche a scenari diversi, quell’entrata nelle Top Ten che è diventata un suo pallino, sebbene non lo sentiremo mai pronunciare dalle sue labbra. Ma non c’è solo il n. 10 alla portata: tra la Vinci, n. 13, e la Sharapova, n. 7, ci sono 347 punti di distacco. Un’inezia, in fondo. Ma Roberta Vinci, insieme a Francesco Cinà, coach e mentore, eviteranno sempre l’ostacolo mediatico e verbale. II carpe diem è la loro filosofia di vita, soprattutto oggi: cogli l’attimo. Ora c’è Dubai, ed il destino si diverte a provocare: il sorteggio malandrino ha previsto un possibile incrocio tra Vinci e Errani, al secondo turno, teoricamente mercoledì. Un altro segno, un altro appuntamento: Roberta Vinci lo affronterà come sa, cioè con quel suo naturale movimento di correre verso la palla senza aspettarla. Oggi più che mai….

LA CURIOSITÀ La Pennetta a Rio scala il Corcovado RIO DEJANEIRO. Eccola, Flavia Permetta a Rio de Janeiro. Ma non per giocare le Olimpiadi ( come tanto vorrebbero Coni e Fit ): è in Brasile con Fabio Fognini, impegnato nel torneo Atp. E, prima del match contro il britannico Bedene, un’arrampicata sul Monte Corcovado.

 

Vinci zarina di San Pietroburgo Prossima tappa: la top ten

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 15.02.2016

 

«Tornerai il prossimo anno a difendere il titolo?», le hanno chiesto durante la cerimonia di premiazione in grande stile con tanto di luci, coreografie e balletti. “Why not?” (perché no?), ha risposto Roberta Vinci con un sorriso grande così. La tarantina si è fatta in anticipo il regalo di compleanno: giovedì compirà 33 anni e ha conquistato a San Pietroburgo il decimo successo in carriera, il primo dal 2013 e nella categoria Premier. Anche l’emergente Belinda Bencic, 18 anni e fresca top ten (da oggi è n.9) si è arresa ai ricami della pugliese, che fa sembrare semplici i colpi più difficili. Compresi il rovescio fatato in back e i magistrali tocchi a rete, che hanno destabilizzato la giovane svizzera. Diventerà fortissima, ma ieri ci ha capito poco o nulla contro il tennis unico nel suo genere della Vinci, che in un’ora e 19 minuti le ha inflitto una severa lezione: 6-4 6-3. CLASSE E LUCIDITÀ Dopo il 7-5 6-4 della semifinale contro la Ivanovic, Roberta ha fatto ancora meglio contro l’erede della Hingis, con cui condivide le origini slovacche e gli 8 anni trascorsi sotto l’ala protettrice di Melanie Monitor, mamma, allenatrice e sergente di ferro proprio di Martina e ora occasionalmente parte del team della stessa Bencic. «Belinda ha il futuro assicurato— ha sottolineato la Vinci — è giovanissima e sbaglia pochissimo». E ha carattere e personalità, a giudicare dal piglio con il quale ha risposto al papà-coach Ivan (l’ennesimo), che ad un cambio di campo l’ha rimproverata alzando la voce per non aver sfruttato due palle break in avvio. «Io ho servito alla grande e sono stata più lucida nei momenti importanti. Questa è stata la chiave della sfida», ha aggiunto Roberta, che ha tramortito la rivale a suon di volée. POCHI FORZATI Non solo: ha sbagliato pochissimo come testimoniano i 12 errori gratuiti, praticamente un terzo dei colpi vincenti (32). La differenza l’ha fatta la sua partenza: 3-0 spingendo con coraggio con il diritto. La Bencic l’ha ripresa sul 4-4, ma ha ceduto di nuovo il servizio sotto 5-4. Nel secondo parziale è bastato il break sul 2-1 per tenere a distanza l’avversaria senza più concederle nessuna chance di rientrare. QUESTIONE DI STIMOLI Probabilmente il successo in Russia non la convincerà ad andare avanti 2, 3 anni. «Forse ancora uno, dipende da come mi sentirò e dagli stimoli che avrò», ha ribadito. Però in questo momento la Vinci, che più volte nei mesi scorsi ha ripetuto di volersi ritirare a fine 2016, sta giocando il miglior tennis della sua carriera. Prima la finale agli US Open con la clamorosa vittoria su Serena Williams, ora il primo titolo in un Premier a San Pietroburgo, torneo nuovissimo che l’ha accolta come una star. Ha rinunciato alla Fed Cup, continua a dire di non pensarci, ma da un paio di stagioni convive con la delusione della top ten mancata di un soffio nel 2013. LE MIGLIORI NEL MIRINO Ora può riprovare a centrare quello che sarebbe il premio ideale per chiudere con un sorriso: diventare la ll7esima top ten della Wta. Numeri alla mano sembra impossibile che non ce la faccia. E’ n.13 (lo sarebbe stata anche perdendo la finale), ma vincendo ha recuperato altri 165 punti alle tre giocatrici che la separano dal traguardo: nell’ordine Venus Williams, Carla Suarez Navarro e Lucie Safarova. Le basteranno poco più di 150 punti tra Dubai e Doha per tentare il sorpasso, visto che ha poco o nulla da difendere al contrario delle rivali attese da scadenze importanti. E potrebbe salire anche qualche gradino più su. La classifica è cortissima: tra lei e la sesta posizione della Sharapova ci sono appena 347 punti. Lo sprint è lanciato.

 

La Vinci inizia bene il 2016 Trionfa a San Pietroburgo

 

Alberto Giorni, il giorno del 15.02.2016

 

A San Pietroburgo batte La Bencic: dopo 4 finali, prima vittoria dal 2013 Ha detto di Roberta Vinci Ho servito alla grande e questa è stata la chiave del match Il mio ritiro? Potrei andare avanti ancora un anno IL PASSAGGIO di consegne può attendere. Giovedì soffierà su 33 can-deline e Roberta Vinci si è fatta un regalo impartendo una lezione di tennis a Belinda Bencic, 19 anni a marzo, uno dei talenti più cristallini del circuito. La svizzera di origini slovacche ha davanti a sé un futuro luminoso e da oggi sarà numero 9 in classifica, ma il presente è ancora della tarantina, che ha trionfato 6-4, 6-3 nella finale del Wta Premier di San Pietroburgo: il suo 10 titolo, il più importante. Roberta ci è mancata parecchio a Marsiglia in Fed Cup; ha preferito privilegiare gli appuntamenti individuali e i risultati sono arrivati subito. Non alzava un trofeo dal 2013, quando si impose a Palermo, e dopo quattro finali perse può finalmente sorridere, all’inizio dell’ultima stagione in carriera. Ma siamo proprio sicuri che sia l’ultima? Lei stessa, durante la premiazione, con una risata ha lasciato aperta una porticina quando le hanno chiesto se non fosse il caso di proseguire altri 2-3 anni: «Così a lungo no, magari ancora uno — ha sorriso —. Se tornerò l’anno prossimo a difendere il titolo? Perché no…». Raggiungere la top 10 è da sempre il suo obiettivo e il meritato traguardo è vicino; salirà al n.13 a pochi punti di distanza dall’agognata decima posizione. Il match è stato un manifesto programmatico del suo tennis: soluzioni di fino, attacchi in controtempo e pregevoli volée, ancora più efficaci sul veloce indoor. PREDILIGE il tocco anche la Ben-cic, che si ispira a Martina Hingis ma ha trovato pane per i suoi denti. La Vinci è partita forte con un 3-0, prima di subire il ritorno dell’avversaria che l’ha agganciata sul 4-4. Qui sono stati importanti i consigli di coach Francesco Cinà, che l’ha incoraggiata a essere più offensiva: poco dopo, un chirurgico passante di dritto e una delicata volée di rovescio hanno consegnato il primo set all’azzurra. Che nel secondo ha subito preso il largo e l’ace sul matchpoint si è rivelato la ciliegina su una dolcissima torta. «Ho servito alla grande e questa è stata la chiave del match — ha aggiunto Roberta —. Belinda è un’ottima giocatrice e si toglierà grandi soddisfazioni». Questa settimana si ritroveranno al torneo di Dubai e la tarantina non ha alcuna intenzione di fermarsi: l’appetito vien mangiando.

 

Tennis, la guerra tra Uisp e federazione “Vogliono tutto”. “Cercano contributi”

 

Cito Cosimo, la repubblica del 15.02.2016

 

Il caso La convivenza da anni non pacifica tra Federtennis e Uisp (l’Unione italiana sport per tutti, uno degli enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni) avrà nelle prossime settimane una plastica rappresentazione in Parlamento. Un gruppo di venti senatori, a maggioranza Pd, ha depositato un’ interrogazione parlamentare attraverso cui chiederà al Governo di riferire sui rapporti tra le due organizzazioni, in guerra per una questione di tariffe, doppie affiliazioni e doppia attività, una serie di tecnicismi che, secondo l’accusa dell’Uisp, proverebbe la volontà da parte della Fit di condensare nelle proprie mani tutto il tennis italiano, da quello di vertice a quello di base, quest’ultimo appannaggio tradizionale degli Enti di promozione sportiva. L’Uisp, che raduna oltre un milione di iscritti, raggiunge i quasi trentamila tesserati solo nel tennis. 11 punto nodale della questione risiede nella cosiddetta doppia affiliazione di alcuni circoli che, contemporaneamente, svolgono attività Uisp e attività federale. Legittimo, dice la Fit. Ma è la tassa di affiLa replica: “Problemi solo con loro”. Ma la vicenda finisce in parlamento liazione (come da prospetto rintracciabile sul sito della Fedetennis) a cambiare: 900 euro per i circoli Uisp che si affiliano alla Fit, 350 per gli altri. E lo stesso discorso vale per i tecnici, 730 euro per la tassa d’iscrizione annuale all’albo nazionale per gli Uisp, 220 per gli altri. «In realtà – spiega Angelo Binaghi, presidente della Federtennis dal 2001 – con la Uisp non abbiamo trovato la stessa piattaforma di dialogo mantenuta con altri Enti di promozione sportiva, con i quali, 11 su 15, abbiamo stipulato delle convenzioni. Questi enti possono organizzare tornei amatoriali con giocatori che non siamo mai stati classificati Fit. La Uisp perd, forse a causa del numero ingente dei propri iscritti, ha accampato la richiesta di una diversità di trattamento che non abbiamo compreso, probabilmente dovute alla necessità di assommare tessere e numeri, utili ad ottenere una migliore posizione dal punto di vista dell’accesso ai contributi da parte del Coni». Dall’altra parte la Uisp ha denunciato la vessazione di 28mila tesserati e 1100 circoli, costretti di fatto a una scelta di campo, o con la Federtennis o con noi. E’ un atteggiamento arrogante – spiega il presidente Uisp Vincenzo vuole assommare tessere per ottenere più contributi dal Coni Manco – di chi crede di essere il padrone di tutto e dimentica che invece lo sport deve essere di tutti. Ostacolando la doppia affiliazione, si fa il verso al Marchese del Grillo, “noi siamo noi, e voi…”, e questo atteggiamento non lo accettiamo». Resta sullo sfondo il problema dello stabilire un confine tra agonismo e amatorialità, guaio che lo sport italiano porta avanti da anni. L’esistenza di tornei Uisp aperti anche ai tesserati “classificati Fit”, ingarbuglia notevolmente la matassa. n primo firmatario dell’interrogazione parlamentare, il modenese Vaccari (Pd) chiede «una risposta in Parlamento del Coni per capire se ci sono gli estremi per la nomina di una commissione con il compito di accertare i fatti e considerare le ricadute economiche sull’Uisp e sugli altri enti controcui la Fit esercita questa azione vessatoria». La questione era già stata sollevata nel marzo scorso davanti all’Antitrust. «Non capiamo – prosegue Manco – perché questo problema debba sussistere solo con la Fit, da almeno otto anni ci battiamo affinché il tennis resti uno sport popolare, alla portata di tutti, ma non siamo ascoltati. Questa storia adesso deve finire..

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