Tra il serio e il faceto: perché Djokovic non vincerà nessun altro torneo in questo 2016

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Tra il serio e il faceto: perché Djokovic non vincerà nessun altro torneo in questo 2016

Certo l’inizio di 2016 è stato più che buono, ma i segnali del calo di Novak Djokovic sono sotto gli occhi di tutti. Voi pensate pure che non potrà far altro che dominare, noi nel frattempo vi spieghiamo come farà a fallire tutti gli appuntamenti

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Ci eravamo già espressi durante l’Australian Open, ma una serie di congiunture sfavorevoli ha incredibilmente vanificato il nostro pronostico fino a permettere al serbo di vincere il suo sesto Slam australe su dodici partecipazioni. Adesso però è impossibile sbagliare: Novak Djokovic sicuramente perderà un incontro in questo 2016, anche se non è dato sapere quando. Noi però vi spieghiamo quali sono i motivi per cui rimedierà una sconfitta in ognuno dei tornei che ha in programma di disputare.

ATP 500 Dubai: l’ultimo torneo vi stava per ingannare eh? La vittoria apparentemente agevole ottenuta contro l’esperto Robredo, quella contro il povero Jaziri… Ma l’assenza di colui che nelle ultime due edizioni del ricco torneo degli Emirati ha impedito a Nole di aggiudicarsi il titolo si è trasformato in un pericoloso boomerang: la convinzione di avere il trofeo già in tasca gli è stata fatale. La rapidità della superficie e la presenza in tabellone di quel diavolo di Feliciano Lopez sono stati gli altri due fattori che hanno azzerato quasi le chance del serbo di riuscire a brandire la coppa d’Arabia per la quinta volta. Come dite? L’occhio? Che ingenui!

Masters 1000 Indian Wells: c’è da ammettere che qui sembrava più difficile pronosticare una sconfitta, specie alla luce dei due titoli conquistati nelle ultime due edizioni. I dubbi si sono però dissipati una volta ricordato il nome dell’ultimo tennista in grado di infliggere al n.1 una lezione sui campi californiani: si tratta di Juan Martin Del Potro, assente per infortunio nel 2014 e nel 2015 e appena ritornato in campo a Delray Beach. La provvidenziale wild card che gli organizzatori del “quinto Slam” gli hanno assegnato non lascerà scampo al serbo, a cui consigliamo di prenotare il volo di ritorno con largo anticipo per ammortizzare il mancato introito del prize-money.

Masters 1000 Miami: le due sconfitte stagionali a questo punto sarebbero già un fattore destabilizzante per il povero Nole, ma in realtà non hanno fatto altro che peggiorare una situazione già pericolante di suo. In Florida il vero nemico del belgradese sarà rappresentato dalle condizioni atmosferiche: se il sole cocente e l’alto tasso di umidità sono gestiti con difficoltà dagli altri tennisti, per il serbo infatti sono una vera kryptonite. Le statistiche non lasciano spazio a interpretazioni: il “Nole col cappellino” ha raccolto in carriera troppe delusioni per essere considerato al pari del suo nobile fratello senza copricapo.

Masters 1000 Montecarlo: aria di casa, ritorno alla vittoria? Neanche per sogno. Il 1000 di Montecarlo sarà per Djokovic il peggiore degli incubi: non solo il tabellone per curioso scherzo del destino gli riserverà tutti gli avversari più ostici, e la circostanza meriterà una segreta capatina al casinò monegasco per essere dimenticata, ma sarà il suo stesso – fidato – staff a incidere negativamente sull’esito del torneo. Giunto in finale nonostante l’impervio percorso, il giorno della vigilia un involontario scambio di vivande costringerà Nole a un’inattesa ingestione di glutine: galeotto sarà il panino di Boris, responsabile di una secca sconfitta in due set.

Masters 1000 Madrid: alcune indiscrezioni danno già per certa la presenza del serbo nel torneo saltato nelle ultime due stagioni, ma la nefasta evoluzione del suo 2016 certo imporrà al serbo di darsi una chance anche nel torneo iberico. Sarà un po’ un aggiungere confusione su confusione: il conflittuale rapporto con il pubblico spagnolo, la desuetudine ai campi madrileni e il probabile ritorno in grande stile del sopito Nadal. Certo i punti saranno utili per rintuzzare una leadership sempre meno solida, ma il serbo non si avvicinerà mai alla conquista del titolo.

Masters 1000 Roma: torneo che ama, paese che adora, lingua che parla con grande applicazione. Primi turni agevoli, fanta-tennis espresso fino alla semifinali, sembra tutto fatto. Ma la scelta a sorpresa di Roger di presentarsi ai nastri di partenza scriverà l’esito della finale prima ch’essa venga disputata: a questo punto le sconfitte in stagione saranno le stesse dell’intero 2015.

Roland Garros: dai, davvero?

Wimbledon: troppa carne al fuoco nel torneo più prestigioso del circuito per lasciare possibilità di rivincita a un Djokovic sempre più in crisi: Kyrgios ormai maturo per una grande vittoria, Federer lanciato verso il 18esimo sigillo, Murray che torna a essere come ogni anno l’orgoglio del Regno Unito, il tanto auspicato salto di qualità di Alejandro Falla divenuto improvvisamente realtà. Il ruolo di comprimario che il n.1 del mondo (per quanto ancora?) recita nel Major londinese è ormai emblematico: il rapporto con la rete è ormai conflittuale, laddove uno ci fa i ricamini e l’altro ci pesca persino le trote.

Masters 1000 Toronto: questa è addirittura grottesca. Il torneo si disputa a Toronto ma il serbo dimentica che si tratta di un anno pari e vola a Montreal. Risultato? 6-1 6-0 alla Vesnina.

Olimpiadi: arrivano i giochi olimpici, fondamentali per staccare un po’ la spina dalle delusioni del circuito ATP. Qui le chance di vittoria potrebbero anche essere consistenti per il nostro, se non fosse che Fabio Fognini, convinto si tratti del Rio Open, decide di vestire i panni dell’imbattibile tennista che diventa quando si gioca un 500 sul rosso e non lascia scampo a nessuno.

Masters 1000 Cincinnati: pensare che Djokovic possa vincere un torneo che in carriera non ha mai vinto in una delle sue peggiori stagioni da quando è al top sfiora l’utopia. Il cemento americano è da sempre troppo rapido per il gioco del serbo, fino a impedirgli di coprire il campo con la consueta disinvoltura. I tennisti in grado di batterlo in queste condizioni di gioco sono diventati ormai troppi ora che il mito della sua imbattibilità è stato definitivamente sfatato.

Us Open: ultimo Slam dell’anno, Nole è comunque un campione assoluto e tutti si attendono da lui un colpo di coda; i rumours sul suo ritiro prematuro già si rincorrono ma l’andamento del torneo sorprende tutti. Il serbo gioca con un agio mai visto sui campi americani e giunge alla semifinale con Federer, a questo punto da favorito: quando è ormai a un passo dall’accesso in finale si concretizza l’atroce vendetta dello svizzero, che annulla due match-point con altrettante risposte vincenti e si prende la rivincita per il rocambolesco incontro perso nel 2011. Buio, crisi, sconfitta stagionale numero 12.

ATP 500 Pechino: la medicina giusta potrebbe essere quella di abbassare le pretese e accontentarsi di portare a casa un torneo di rango inferiore per ritrovare il gusto per la vittoria che manca ormai da troppi mesi. Appunto, potrebbe…

Masters 1000 Shanghai: quando non si vincono i 500 perché si dovrebbero vincere i 1000? La deduzione è puramente matematica e in quanto tale non opinabile: Raonic, quarti di finale, tre set ma la lotta non basta.

Masters 1000 Parigi-Bercy: varrebbe già il discorso fatto per Shanghai, si aggiunge l’aggravante per Nole di voler provare a risparmiarsi per le Finals alle quale comunque non parteciperà come testa di serie n.1. Chi troppo vuole…

ATP Finals: …nulla stringe.

Si conclude così una stagione devastante per il campione serbo, che pur avendo iniziato nel migliore dei modi cala drasticamente alla distanza. Poi non dite che non ve lo avevamo detto…

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