Nuova Sharapova cercasi (Valesio). Spunta pure un caso di omicidio! (Tuttosport)

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Nuova Sharapova cercasi (Valesio). Spunta pure un caso di omicidio! (Tuttosport)

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Nuova Sharapova cercasi (Piero Valesio, Tuttosport)

Non è per niente facile sostituire la Sharapova. Non tanto in campo dove, peraltro, ha sempre avuto un ruolo di primissimo piano essendo l’unica in grado di reggere il confronto con Serena e la Azarenka; le sue capacita tecniche, poi, si sono sempre accompagnate ad un indubitabile fascino, capace di catalizzare sul tennis femminile anche quella fetta di attenzione prettamente maschile che, magari, aveva sempre ritenuto tale disciplina decisamente al di sotto di quella maschile e per questo poco degna di attenzione. Quella fetta di pubblico che, anni addietro, aveva presente chi fosse Andrea Temesvari e non tanto per il gioco dell’avvenente ungherese ma unicamente per quanto non portava (almeno delle foto dell’epoca cosi testimoniavano) sotto il vestitino. Comunque, la sensazione è che fra le protagoniste del circus (Serena a parte: lei vive in un’altra dimensione e occupa un ruolo completamente diverso, del tutto poggiato sul suo strapotere fisico che nessuno potrà insidiarle chissà per quanti anni) si sia diffuso un malcelato desiderio di provare a occupare quel segmento di visibilità che Maria ha momentaneamente abbandonato. E come si può diventare una testimonial globale – almeno provando ad avvicinare ciò che è stata Maria fino a poco tempo fa – da un giorno all’altro? Senza dubbio ci vuole appeal; poi avvenenza fisica, soprattutto fuori dal campo, e capacità comunicativa non comune. Infine bisogna essere una super top player o almeno provare a diventarlo. Impresa titanica, insomma. Ma il tennis, nel suo complesso, ha assoluto bisogno che tale tentativo vada in qualche modo a buon fine. Perché senza un nome e una figura fisica che faccia da traino (stante il fatto che Serena, l’altro grande personaggio del tennis femminile, ha 35 anni) potrebbero sorgere problemi seri di visibilità. Cui non potrebbero porre rimedio nemmeno avventure strettamente sportive del tutto bellissime e straordinarie come quella di cui Roberta Vinci e Flavia Pennetta si sono rese protagoniste l’anno scorso a New York. Dunque chi può oggi ambire a quel ruolo? La domanda è facile, la risposta molto difficile. Prendete Garbine Muguruza, ad esempio: fisicità e sorriso tutti latini, perfetta per diventare simbolo fra i latinos, ma agli antipodi rispetto agli sguardi di sottecchi a e labbra strette di Maria che hanno conquistato mezzo mondo. Sul piano sportivo poi, nonostante una finale a Wimbledon, Garbine è ancora molto lontana dall’affermare sulle avversarie una netta superiorità. La Kerber, vincitrice a sorpresa a Melbourne? Simpatica, sicuro. Ma senza particolari capacità di “bucare” lo schermo televisivo. La Nike, in verità, una vice Sharapova l’ha identificata da tempo: trattasi di Eugenie Bouchard detta Genie, che invece le caratteristiche fisiche e di postura per diventare un simbolo (di marketing) globale le avrebbe tutte. Ma c’è da dire che, da quando è stata investita di tale peso, la Bouchard a malapena ha scagliatola palla al di là della rete e soprattutto ha perso il sorriso. La Sharapova ha sempre avuto la capacità di sorridere (fingendo magari) anche quando perdeva. La Bouchard è ormai da più di un anno preda di una crisi di sorriso, oltre che tecnica, piuttosto pesante. Il tennis femminile ha anche qualche certezza: Ana lvanovic e Caroline Wozniacki. Due che ultimamente sono balzate alle cronache più per i cambi di fidanzati e coach piuttosto che per meriti sportivi. Per loro si ha come la sensazione che entrambe abbiano un po’ perso il treno. Non certo perché l’età le penalizza: ma la loro prolungata fragilità alla fine è diventata un handicap (in campo e fuori) più che un vantaggio. E’ come se alla fine si rivelassero eterne incompiute: certamente bellissime ma non vincenti. E questo ai mercati (e non solo) è poco gradito. Sarà dura trovare una vice Maria. Una ricerca così potrebbe anche durare fino a quando la Sharapova, riposata e bella come il sole, avrà scontato la squalifica e tornerà in campo.

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Spunta pure un caso di omicidio! (Tuttosport)

Ci mancava il noir nel mondo delle racchette. Una storia che sembra davvero un romanzo. Non bastasse il caso doping di Maria Sharapova e la polemica sul sessismo legata ai premi per i tornei. Adesso il tennis mondiale registra anche un caso di omicidio, con il principale sospettato, anzi, accusato e arrestato, che è protagonista dei campi da tennis. Già, perché Mark de Jong, 29enne allenatore ed ex giocatore non di primo piano, è stato fermato ieri mattina all’aeroporto di Schiphol, ad Amsterdam, dalla polizia al rientro dagli Stati Uniti. Là il suo assistito Robin Haase, numero 59 del mondo, aveva rinunciato a disputare il Masters 1000 di Miami alla vigilia dell’inizio del torneo stesso, dopo aver perso al 2° turno di Indian Wells contro Dolgopolov. Arrestato per omicidio, o comunque per diretto coinvolgimento nella morte dell’uomo d’affari Koen Everink, accoltellato tre settimane fa nella sua casa di Bilthoven, nella notte tra il 3 e il 4 marzo scorso. Everink, noto imprenditore quarantaduenne, era un grande appassionato di tennis e altrettanto grande tifoso dell’attuale numero 59 Atp. Così appassionato dall’aver addirittura seguito Haase a Melbourne, durante gli scorsi Australian Open, viaggiando con il suo staff e dunque con De Jong. «Abbiamo molte domande da fare a De Jong», ha detto un portavoce della polizia. Haase era lui stesso grande amico di Everink e ha detto: «Sono scioccato. E’ tutto incredibile e terribile. Ho visto Everink l’ultima volta in Australia, mi parlava dei suoi tanti progetti». De Jong, 29 anni, aveva provato a diventare giocatore, esattamente come suo fratello minore Stefan, tuttora registrato nel ranking Atp. Papà Dirk, affarista e consulente di aziende, era presidente del circolo Krailinge. Una famiglia che vive nel mondo del tennis. Mark ha poi cominciato ad allenare, diventando in breve il coach di Haase, che conosceva dai tempi dei tornei giovanili: «Un ragazzo molto serio, bravo a motivarmi, era quello che cercavo», sosteneva Haase. Un pasticciaccio, a tinte noir, ancora senza spiegazione. Che pero colpisce ancora il mondo del tennis in questi giorni turbolenti.

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