La Azarenka senza limiti. Djokovic vuole altri record (Crivelli). Malagò: “Una ferita aperta, ma sto con la Fit” (Il Giornale)

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La Azarenka senza limiti. Djokovic vuole altri record (Crivelli). Malagò: “Una ferita aperta, ma sto con la Fit” (Il Giornale)

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La Azarenka senza limiti. Djokovic vuole altri record (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Quello di ieri è sembrato proprio un ritorno al passato, neanche troppo lontano, quando si prendeva d’imperio gli Slam australiani (2012 e 2013) e sembrava davvero l’erede al trono di Serena Williams. Poi sono arrivati gli infortuni, la depressione, la storia d’amore finita con il rapper Redfoo, il crollo in classifica e la difficile risalita. Ma in questo momento Vika Azarenka è la più forte giocatrice sul circuito, e non soltanto perché vincendo a Miami (la sua terza volta dopo il 2009 e il 2011) ha preso il comando della Race, la classifica stagionale: a impressionare, infatti, è il modo in cui sta giocando. Continua, agonisticamente cattiva («Io amo il tennis, starei in campo 10 ore di fila»), tatticamente perfetta: nella finale del torneo di Miami ha dominato la Kuznetsova 6-3 6-2 in un’ora e 18′ e ha chiuso il torneo senza perdere un set, diventando la terza donna a vincere l’accoppiata Indian Wells-Miami dopo Graf e Clijsters. In stagione, ha perso solo una partita sul campo, i quarti di Melbourne con la Kerber, poi battuta in rivincita proprio a Miami. Da domani sale al quinto posto del ranking, sua miglior classifica dal maggio 2014, con lo stesso orgoglio che la porta a girare per Minsk in Porsche quando torna in Bielorussia: «Non lo faccio per ostentare ricchezza, ma per dimostrare alla mia gente che, se ce l’ho fatta io, c’è speranza per tutti». Questa frase potrebbe fare da incitamento anche per Nishikori nella finale odierna contro Djokovic. Il giapponese ha dominato Kyrgios in semifinale, ma con Nole ha perso gli ultimi 5 scontri diretti successivi alla sua clamorosa vittoria nelle semifinali dello Us Open. Il numero uno ha sofferto tutta la settimana il caldo, l’umidità e il mal di schiena, ma come sempre ha piegato la volontà degli avversari alla sua forza mentale, senza perdere neppure un set. Insegue nuovi record, come il sesto successo nel torneo (eguaglierebbe Agassi), la doppietta Miami-Indian Wells per tre anni consecutivi, mai riuscita a nessuno e soprattutto il 28 Master 1000, uno in più di Nadal. Però il giapponese, uscito da cinque match point contro dalla sfida dei quarti con Monfils, mostra fiducia: «Contro di lui, devi sempre dare il 120%, ma io credo di meritare di stare in finale per come sto giocando. Nole ha un livello irraggiungibile, ma io devo pensare a un punto per volta se voglio batterlo». Novak, 27 vittorie e una sconfitta in stagione, quasi concorda: «Kei ha giocato decine di partite di questo livello, non avrà nessun motivo per essere nervoso. Dunque è pericoloso». Già, ma quanto?
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Malagò: “Una ferita aperta, ma sto con la FIT” (Giornale)

«Mi dispiace molto per la rottura tra Camila Giorgi e la FIT, non è una bella notizia, è una ferita. Non posso che stare dalla parte della FIT perché se viene meno il discorso della maglia azzurra, a prescindere dallo sport, salta tutto. Mi auguro che si trovi il sistema di risolvere la questione al più presto». Il presidente del Coni Giovanni Malagò commenta così la decisione della tennista marchigiana di non partecipare alla sfida di Fed Cup tra Italia e Spagna in programma a metà aprile, causando l’interruzione dei rapporti tra la tennista e la FIT. «Ci possono anche essere degli accordi tra l’atleta e il ct o dei casi in cui l’atleta ha un problema fisico – ha detto ancora Malagò -. Ma se invece la decisione è unilaterale, se c’è una presa di posizione di non essere disponibile, allora non è una bella cosa».

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