L'increscioso caso di Bob Hewitt, dalla Hall of Fame alla galera

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L’increscioso caso di Bob Hewitt, dalla Hall of Fame alla galera

La International Tennis Hall of Fame ha disposto l’espulsione definitiva di Bob Hewitt in seguito alla condanna definitiva per due stupri ed un abuso sessuale

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Con un semplice comunicato stampa l’International Tennis Hall of Fame ha annunciato l’espulsione definitiva di Bob Hewitt. Il tennista australiano, naturalizzato sudafricano, era stato incluso nel 1992 tra le leggende del tennis celebrate nel Casinò di Newport sia per i loro risultati sia come ambasciatori dei valori dello sport. Meriti tennistici indiscussi quelli di Hewitt, soprattutto in doppio, specialità nella quale aveva realizzato il Career Grande Slam, vincendo nove trofei Major, quattro con  il connazionale australiano Fred Stolle e cinque, una volta diventato sudafricano nel 1967, con il nuovo connazionale Frew Mc Millan. A questi si aggiungono 6 successi Slam in doppio misto, di cui uno con Billie Jean King.  Nel 1974 riuscì a far conquistare alla sua nazione di adozione la sua prima e ad oggi unica Coppa Davis. Meno prestigiosa la carriera in singolare, con sette titoli, tutti di livello minore. Noi italiani lo ricordiamo per la finale a Roma nel 1968 quando perse in finale al quinto set contro l’olandese volante Tom Okker e per la non fortunata esperienza da allenatore con Andrea Gaudenzi che, al suo primo anno da professionista, stava quasi meditando di lasciare il tennis. Ma la carriera da allenatore alla fine ha dato a Hewitt grattacapi ben più seri del semplice fallimento sportivo di qualche suo allievo, mettendo in dubbio il suo ruolo di ambasciatore del tennis.

Nel 2012 ne  era stato sospeso a tempo indeterminato, con rimozione immediata della placca col suo nome e di ogni suo riferimento dagli elenchi, a seguito delle accuse, da lui sempre respinte, per episodi di abusi sessuali su sue allieve minorenni. Non il primo e nemmeno l’ultimo coinvolto in un caso del genere. L’inizio delle indagini su Bob Hewitt e sulla sua doppia vita era stato sollevato dal Boston Globe che aveva portato alla luce il caso di Heather Crowe Conner, ex-allieva di Hewitt in Massachussets e sua presunta vittima di abusi sessuali a metà degli anni 70, all’epoca quattordicenne. Come un vaso di Pandora sono arrivati altri casi, avvenuti tra gli anni 80 e 90 in Sudafrica.

Il Tribunale del Massachussets a fine 2015 lo ha condannato a risarcire 1,2 milioni di dollari a Heather Conner, non ammettendo alcun rinvio in favore di Hewitt i cui legali, lamentando una scarsa conoscenza del diritto americano, avevano chiesto una tardiva costituzione in giudizio. La sentenza americana non espleta però automaticamente la sua efficacia entro i confini sudafricani e pertanto la sua esecutività è subordinata ad un ulteriore giudizio del tribunale sudafricano.

Tribunale sudafricano che però nel frattempo si è pronunciato sui casi di sua competenza nel marzo 2015, con condanna di Hewitt per due stupri ed una violenza e, in seguito, emettendo la sentenza che disponeva otto anni di carcereridotti a sei con la condizionale. Il tribunale sudafricano ha successivamente negato la possibilità di fare appello contro la condanna di colpevolezza e ha ammesso esclusivamente appello contro la sentenza, che verrà discusso il prossimo 3 maggio. Per Hewitt a questo punto diventa definitiva la condanna per i reati di stupro e violenza e per tale motivo la International Tennis Hall of Fame ha deciso per la sua espulsione definitiva.

All’ex-tennista, che in attesa dell’esito dell’appello è stato sottoposto ad arresti domiciliari, resta dunque la possibilità che ci sia una revisione della sentenza, e quindi della pena da scontare, con la quale eviterebbe il carcere laddove si ravvisi che “la commissione dei reati non sia stata crudele, insensibile ed estremamente brutale“. Questa infatti la linea seguita dalla difesa dell’ex-tennista, argomentata altresì dal non ravvisare necessaria la custodia in carcere dal momento che “è troppo vecchio e non in buona salute per ritenersi ancora pericoloso“. Dal versante opposto l’accusa sostiene che “le vittime hanno riportato traumi in seguito agli atroci  ed odiosi crimini commessi da Hewitt, il quale non ha mostrato alcun pentimento” e che, inoltre, nel prevedere i sei anni di prigione, “la sentenza avrebbe già tenuto conto dello stato di salute del condannato, tra l’altro non così grave da impedirgli di gestire la sua azienda di agrumi nella Provincia Orientale”.

Carcere o non carcere, trionfi o insuccessi, una parentesi che il mondo dello sport non vorrebbe mai raccontare.

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