Angelo Binaghi: “Caso Giorgi da telefono azzurro. Sergio Giorgi? Pace all'anima sua”

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Angelo Binaghi: “Caso Giorgi da telefono azzurro. Sergio Giorgi? Pace all’anima sua”

A margine della presentazione ufficiale degli Internazionali d’Italia, il presidente della Fit Angelo Binaghi torna sul Caso Camila Giorgi criticando aspramente il padre Sergio e reclamando la restituzione del denaro investito su Camila. Pena? L’esclusione dalle Olimpiadi

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Dopo le dure condanne del direttore degli Internazionali d’Italia Sergio Palmieri e quelle della leggenda del tennis azzurro Nicola Pietrangeli verso il clan Giorgi per non aver risposto alla convocazione nel playoff di FedCup contro la Spagna, ci ha pensato direttamente Angelo Binaghi, Presidente della Fit, a rincarare la dose. A seguito della conferenza stampa di presentazione dei prossimi Internazionali BNL d’Italia, Binaghi ha infatti detto la sua sulla vicenda, lanciando gravi accuse personali a Sergio Giorgi e rivendicando un rimborso degli investimenti compiuti su Camila, per una cifra stimata di 160mila euro. Se tale somma non sarà restituita, stando alle parole del n.1 della Fit, la presenza della tennista marchigiana ai Giochi Olimpici di Rio sembra impossibile.

Di seguito le affermazioni di Binaghi:

Ci sono margini per rivedere Camila in nazionale?

“Noi abbiamo regole abbastanza precise, questa domanda credo che non debba farla neanche a lei ma al padre. Questo caso è più da telefono azzurro. Da parte mia c’è la più grande serenità rispetto a casi analoghi del passato, dove talvolta succedeva che il coach spingeva il ragazzo a non giocare perché aveva ricevuto un rifiuto circa sue ambizioni per entrare nello staff della nostra Federazione. Quindi erano sostanzialmente ritorsioni strumentalizzando il ragazzo. Chiaramente il nostro stato d’animo era ben diverso. In questo caso assolutamente no, perché fin da quando il padre della Giorgi è venuto qui con la ragazzina giovane per chiedermi 300.000 euro di prestito noi abbiamo capito sin dall’inizio di che persona si trattasse. Credo non ci voglia un luminare della scienza per capire chi avessimo di fronte. Avevamo messo tutto nel conto, avevamo fatto bene tutti gli accordi e contratti e anche calcolato che questo potesse succedere. Pensiamo di aver fatto tutto quel che andava fatto, cioè il massimo possibile: dalle cure per rimetterla in sesto alla casa a Tirrenia nella quale allenarsi. Le abbiamo dato tutti i soldi che chiedeva perché ci diceva di essere in condizioni economicamente disagiate, di non essere in grado di avere il livello di assistenza necessario per una giocatrice del  suo genere. Il padre ha preso questa decisione e pace all’anima sua. Noi giochiamo con la Vinci e l’Errani che mi sembra che abbiano un palmares ben differente. Il padre può dire quel che vuole. La FIT anche grazie a quel che hanno fatto le ragazze, credo abbia raggiunto un livello tale da non essere messo a confronto in un ribatti e ribatti con il padre della Giorgi. Lui ha fatto la guerra della Malvinas e l’ha persa, noi abbiamo fatto tante altre battaglie in questi 15 anni a cominciare da quella per il rispetto della maglia azzurra e le abbiamo vinte tutte”.

Non pensa che questa situazione possa condizionare la carriera della ragazza?
“Non lo so, francamente. Dico che da un punto di vista tecnico, ma stiamo dicendo cose pleonastiche e ovvie, è un grandissimo limite che una ragazza con così grande potenzialità non possa avere un coach all’altezza. 15 anni fa lo dicevo per Filippo Volandri che sarebbe stato giusto e che avremmo fatto tutti sforzi possibili per mettergli a fianco Tony Roche perché imparasse il servizio. Senza arrivare a Tony, nel mondo ci saranno qualche migliaio di persone che possono aiutare Camila meglio del padre. Ad esempio nel servizio, che in questo momento è il suo aspetto più delicato. Detto questo le potenzialità della ragazza sono tante, anche con un handicap di questo genere è possibile che in futuro faccia ottimi risultati”.

Se le incomprensioni si risolveranno, la Giorgi all’Olimpiade potrebbe ancora esserci?
“Incomprensioni? È tutto chiaro e scritto. Olimpiadi? Vanno alle Olimpiadi, per normativa ITF, i giocatori che sono in “good standing” con la nostra Federazione. Noi abbiamo appena inviato ieri una lettera alla Giorgi nella quale richiamiamo gli impegni presi in ben 4-5 contratti che se volete dopo vi do. Perché noi gestiamo soldi non nostri ma delle società, che dobbiamo ridare a giocatori giovani come lo era lei 5 anni fa per stimolarne la crescita. Diciamo di renderci 160 mila euro più o meno, poi vi dico la cifra esatta. Aspettiamo che ce li renda, anche se penso non ce li renderà di sicuro. Spero di essere smentito naturalmente. A quel punto è difficile stare in good standing con chi ti ha chiesto aiuto perché era in condizioni critiche e non appena vince due incontri si dimentica di te, della sua famiglia. Perché noi rappresentiamo la sua famiglia, i suoi amici, il nostro Paese, tutto il contesto che l’ha coccolata e fatta crescere. Oggi la Giorgi non è in good standing”.

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