Roberta Vinci a Ubitennis: "Oggi ero troppo nervosa ma rimango fiduciosa"

Interviste

Roberta Vinci a Ubitennis: “Oggi ero troppo nervosa ma rimango fiduciosa”

Al termine della partita persa contro Danka Kovinic, Roberta Vinci ha concesso un’intervista al nostro inviato. Qualche rammarico ma niente scuse, adesso l’obiettivo è Roma

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dal nostro inviato a Madrid

Lo score è un po’ bugiardo. Un 6-4 6-2 che suona come una sentenza senza appello (e in parte lo è) e invece si è consumato in oltre un’ora e mezza di giochi spesso equilibrati. Soprattutto quello che ha deciso il primo set. Roberta Vinci non perde il sorriso e nemmeno cerca scuse.

“Ero troppo nervosa oggi. Ci tenevo molto a ben figurare in questo torneo in cui ho spesso giocato bene ma vengo da qualche giorno di attività ridotta a causa del piede e non sono quasi mai riuscita a trovare il mio ritmo. Peccato perché ero una testa di serie importante e avrei voluto far meglio ma un insieme di fattori me lo ha impedito”.

Vorresti spiegarceli.
Premesso che non sono scuse, anzi, ma me la prendevo con tutto. Con la racchetta, con il campo mezzo al sole e mezzo all’ombra, con il freddo. In realtà questo succede quando fai fatica a trovare il feeling con il tuo gioco e se poi la tua avversaria ti concede poco o niente, diventa complicato portare a casa il risultato.

Ecco, spendiamo due parole su Danka Kovinic, protagonista di una prestazione con poche sbavature e molta consistenza.
Lei è in fiducia, non ci sono dubbi. Ha fatto finale la scorsa settimana a Istanbul e più in generale ha giocato molte più partite di me sulla terra. Qui, in particolare, ha sfruttato la velocità del campo e ha servito bene soprattutto nei momenti importanti. Io ho avuto le mie occasioni ma non le ho sfruttate.

Molti più meriti suoi che demeriti tuoi sulle otto palle break (1-9 il computo complessivo) che non hai convertito. Sei d’accordo?
Sulle palle break sì, sono d’accordo. Spesso ha messo dentro una prima robusta e chiuso con il colpo successivo oppure ha servito buone seconde cariche sulle quali non ho potuto essere aggressiva come avrei voluto. Per il resto, ripeto, devo recitare un mea culpa per non essere riuscita ad imprimere una svolta al match. Anche Francesco mi diceva che avrei dovuto restare attaccata alla partita perché lei è giovane e poteva avere un calo ma praticamente non è mai successo.

Quando finalmente, alla nona occasione, le hai strappato il servizio hai cacciato un urlo liberatorio. Poteva essere la svolta?
Avrei voluto, questo sì, ma si è trattato solo di un passaggio a vuoto perché poi ho perso subito la battuta; a quel punto lei ha ritrovato coraggio e io mi sono quasi rassegnata.

Proviamo a metterla sul ridere e le chiediamo se, dopo averla vista tirare qualche tracciante di rovescio a due mani a scambio terminato, non ha mai pensato di introdurre questa variante al suo gioco. Lei sorride e scuote la testa.
A 33 anni non è più il caso di cambiare. No, devo solo cercare di recuperare al più presto una forma ottimale perché stanno arrivando tornei importanti e vorrei comportarmi bene. Questo è un grosso torneo e tornarmene a casa subito mi dispiace ma devo mettermelo subito alle spalle e guardare avanti con fiducia.

Ringraziamo Roberta, come sempre estremamente disponibile anche dopo un risultato negativo e cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno: se non altro, avrà più tempo per preparare Roma.

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