Masters 1000, oligarchia Fab Four: 46 successi su 49!

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Masters 1000, oligarchia Fab Four: 46 successi su 49!

Dominio assoluto di Novak Djokovic, Rafa Nadal, Roger Federer e Andy Murray in questa categoria di tornei. Ma dopo un 2015 avaro di sorprese, il 2016 ha proposto tre outsider in finale. Roma confermerà la tendenza?

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Ispirandoci al grande scrittore Raymond Carver, “Di cosa parliamo quando parliamo… di Masters 1000?”.

La risposta è piuttosto scontata: parliamo dei famigerati Fab Four. Mentre sono in corso di svolgimento, nella suggestiva location del Foro Italico, gli Internazionali di Roma, c’è tempo per riflettere su cosa abbiano detto i Masters 1000 negli ultimi cinque anni.

A ogni torneo ATP importante, tra addetti ai lavori e appassionati scattano i soliti tormentoni: sarà la volta in cui vedremo sbocciare una delle tante promesse del circuito? Assisteremo alla prova d’orgoglio di un top ten finora mai troppo vincente? In molti attendono con trepidazione un volto nuovo, un giocatore finalmente capace di imporsi in una competizione di un certo livello. Non siamo ad altezza Slam, ma le nove tappe di questa categoria di eventi ATP (Indian Wells, Miami, Montecarlo, Madrid, Roma, Cincinnati, Open del Canada, Shanghai, Parigi-Bercy) rappresentano qualcosa che può cambiare il corso di una carriera.

Eppure le ultime cinque stagioni, dal 2011 al 2015, comprendendo le quattro tappe disputate nel 2016, non hanno portato grandi notizie in questo senso. Si è assistito piuttosto a un dominio clamoroso, a livello statistico, da parte di Novak Djokovic, Andy Murray, Roger Federer e Rafael Nadal, i cosiddetti “Fab Four”, i primi quattro su cinque dell’attuale ranking.

Questo dicono gli albi d’oro, nonostante a una prima riflessione si possa pensare che Federer sia da tempo oltre i trent’anni, o che Nadal abbia avuto in questo periodo grandi alti e bassi. Il protagonista assoluto, certamente, è Novak Djokovic che dal 2011 in poi è salito a un livello altissimo, ma non solo. Quando non ha vinto lui, hanno vinto (quasi sempre) gli altri tre.

Snoccioliamo dunque le cifre, che sanno raccontare meglio di qualsiasi parola. Dei 49 Masters 1000 disputati da Indian Wells 2011 a Madrid 2016, i Fab Four ne hanno vinti 46! Una percentuale monstre, il 93,9%. Gli unici “intrusi” negli albi d’oro sono David Ferrer a Bercy 2012, Stan Wawrinka a Montecarlo 2014, Jo-Wilfried Tsonga a Toronto 2014.

Qualcosa di straordinario, che forse fotografa meglio di qualsiasi altro dato la valenza di questi quattro giocatori nell’era recente (nello stesso periodo, i Fab Four hanno vinto tutti gli Slam tranne tre, due appannaggio di Wawrinka e uno di Marin Cilic: 17 su 20, dunque l’85%).

Negli ultimi cinque anni, il protagonista principe di questa categoria di tornei è anche il primatista in numero di vittorie assolute (29), il numero uno al mondo Novak Djokovic: 24 successi, poco meno della metà (48%). Segue Nadal con 10 vittorie, Federer con 7, Murray con 5. Come già scritto, un acuto per Ferrer, Wawrinka e Tsonga.

Altro dato che descrive bene il suddetto dominio, ma soprattutto il poco spazio concesso agli altri giocatori, è il numero complessivo di volte in cui i quattro sono giunti in finale. Su 49 tornei, e dunque 98 posti disponibili per disputare l’ultimo incontro, i “Fab” ne hanno occupati 71, oltre il 72%. Ferrer, come spesso gli è capitato in carriera, è stato “il primo degli altri” con sei finali e un successo; Tsonga vanta tre finali con una vittoria; Raonic tre finali, Wawrinka due (un successo), Berdych, Isner, Nishikori e Del Potro due; una finale ciascuno per Fish, Gasquet, Janowicz, Simon e Monfils.

I finalisti del 2016, però, lasciano aperta una porta a un piccolo cambiamento. Niente di eclatante, in realtà, ma va pur detto che nei primi tre Masters 1000 di questa stagione sono giunti in finale tre “outsider” (termine un po’ forzato, ma proprio per il discorso che stiamo sostenendo), cosa che non era mai accaduta (la striscia consecutiva più lunga è invece di cinque, da Madrid a Bercy 2014). Raonic, Nishikori e Monfils sono stati battuti rispettivamente da Djokovic in California e Florida e da Nadal nel Principato, ma hanno comunque consentito di assistere a finali diverse dal recente passato (e da quella freschissima di Madrid, la sesta Djokovic-Murray della saga). Basti pensare che il 2015 era appena stata la stagione con il minor numero di finalisti non Fab Four, soltanto due, Berdych a Montecarlo e Tsonga a Shanghai.

Una piccola inversione di tendenza meritevole di interesse: forse non nei tifosi dei grandi campioni, ma in chi vorrebbe avere maggiore equilibrio, rotazione e sorprese. Con il passare del tempo, toccherà sempre più ai giovani dimostrare di poter infastidire l’oligarchia degli ultimi dieci anni. Già a Roma? Difficile, ma mai dire mai.

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