Roland Garros, una questione di tempo

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Roland Garros, una questione di tempo

Il tempo è grande protagonista in questi giorni a Porte d’Auteuil. Il meteo, i tempi lunghi dell’amministrazione, i tempi di attesa per i controlli di sicurezza… E il tempo che passa, anno dopo anno, sulla bella terra rossa parigina…

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Guy Forget: “Il Roland Garros diventerà il migliore degli slam ma ci serve più spazio”

DA PARIGI – Dalla calda e soleggiata Provenza a un Roland Garros plumbeo e bagnato. Sì, il meteo ha deciso di essere alquanto dispettoso in gran parte della terra di Francia. Unica eccezione il dolce Sud dalla Costa Azzurra a Perpignan. Partendo in treno da Aix-en-Provence, cittadina dal profumo di lavanda, patria di Cézanne e della maestosa montagna Sainte-Victoire, si attraversa a tutta velocità una Francia altrettanto bella ma, ahimé, sempre più uggiosa e dalle temperature per nulla primaverili. Certo, pas de regret (nessun rimpianto) come dicono da queste parti. Non c’è niente da fare, il fascino dell’ocra parigina attira sempre e comunque, che sia essa bollente dal sole di primavera o bagnata dall’acqua con cui Giove Pluvio ha deciso di rinfrescare in questi giorni la Ville Lumière.

Già, il tempo. In questi primi giorni di tennis parigino, il tempo è il grande protagonista a Porte d’Auteuil. Innanzitutto il meteo. Spettatori, organizzatori, personale tecnico, giocatori e giornalisti sono tutti con il naso all’insù intenti a scrutare speranzosi le nuvole grigie e minacciose che incombono sul Bois de Boulogne. Ieri è piovuto praticamente tutto il giorno e si sono conclusi solo pochi match di quelli in programma. Oggi le condizioni sono state nettamente migliori tant’è che nel primissimo pomeriggio i giocatori sono scesi finalmente in campo per dare il via al denso programma quotidiano. Sì, il tempo stringe. Sarebbe ora di provvedere al tanto agognato tetto, ormai installato perfino a Wimbledon, tempio del tennis e della tradizione british. Da quest’anno, inoltre, anche lo slam americano è riuscito in quella che sembrava una mission impossible e sarà quindi dotato di copertura.

E il Roland Garros? Guy Forget, neo direttore del torneo, ha spiegato oggi in conferenza stampa che “Quando si vivono due giorni come questi, si capisce l’importanza di un tetto sul campo. È una questione di rispetto per il pubblico, e anche per voi giornalisti; abbiamo più di 1000 testate qui. E anche per i giocatori che aspettano per ore nei salotti, negli spogliatoi. E ovviamente per i fan, che sono seduti davanti alla televisione e che adorano guardare il tennis“. È vero. Guy Forget, sempre equilibrato e di buon senso, non può che ammettere la necessità ormai pressoché “vitale” di un tetto per il major che lui ambisce a far diventare il più grande in assoluto. “Ormai Wimbledon, Melbourne o New York hanno tetti nuovi. Per quanto ci riguarda, dovremo aspettare fino al 2020 per avere il nostro. Abbiamo talmente bisogno di ingrandire lo spazio. Perché lo stadio non sia tanto congestionato come è oggi, dobbiamo rendere più moderne le nostre strutture“.

Ma il tetto sarà veramente pronto per il 2020? “Siamo fiduciosi perché i lavori sono già cominciati due anni fa nello stadio. Non si vede molto ma stiamo andando avanti. Il centro del tennis non è più qui. L’abbiamo ricostruito ad alcune centinaia di metri da qui, vicino alla stazione della metro; lo stadio Jean Bouin, che è il nostro Aorangi Park, come a Wimbledon, è operativo. Tutti i giocatori lo utilizzano e lo apprezzano. I campi 4 e 5 sono stati rifatti, così come è stato interamente rinnovato il ristorante della press“. In effetti, nel nuovo ristorante per i giornalisti  ampie sale, lounge bar, sedie di pelle comodissime e maxi schermi sono a disposizione per prendersi una pausa riposante nelle lunghe giornate di tennis.

Ma ecco, ancora, il problema del tempo. Il tetto è previsto per il 2020 mentre Melbourne ha già 3 coperture, ce ne saranno 2 o 3 allo US Open e anche a Wimbledon ci sarà un terzo tetto… “Welcome to France” risponde ironico Forget. Già, il tempo stringe e le procedure amministrative in Francia non sono sempre le più rapide. Anzi. “Tuttavia, noi siamo in regola avendo presentato nei tempi le domande per i permessi di costruire “.

Insomma, il tempo della meteo fa sospirare le migliaia di persone che gravitano intorno all’appuntamento sul rosso più importante del mondo. Piove, piove… e poi la tanto attesa schiarita nel pomeriggio ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti e la macchina del tennis si è rimessa in moto a Porte d’Auteuil.  E fa sospirare anche il tempo che ci vorrà ancora prima di poter vedere lo Chatrier con la sua bella copertura.

E poi c’è il tempo che ci vuole la mattina per accedere allo stadio. Dopo la tragedia degli attentati di Parigi nello scorso novembre, in effetti è assolutamente normale e comprensibile che i controlli siano così minuziosi. Già ad alcune centinaia di metri dal primo ingresso, gli addetti alla sicurezza controllano con i metal detector le persone che si dirigono allo stadio. I controlli continuano alle varie porte per accedere all’impianto, con il personale che controlla borse e zaini. Però, tutto sommato, forse oggi è andata bene, non avendo aspettato più di mezz’ora prima di aver potuto finalmente accedere ai campi.

Insomma tempus fugit ma, ahimé, non solo al Roland Garros. Lo si vede anche dai 51 over 30 in tabellone quest’anno allo slam francese e con Radek Stepanek che intanto strappa i primi due set a Andy Murray!  Tuttavia, durante la tanto attesa quinzaine sull’immancabile terra rossa, lasciamo che la magia del grande tennis ci avvolga e ci lasci così, sospesi nella sua atmosfera ovattata e nel mondo abitato dagli dei del tennis. Almeno per quindici giorni. Dopodiché sarà di nuovo tempo di svegliarsi…

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