Italia: una giornata da incubo, resistono solo Knapp e Giorgi (Crivelli). La caduta di Fognini e compagni, Parigi è già senza italiani (Clerici). Knapp batte Azarenka per k.o. tecnico (Clemente). Ecatombe azzurra a Parigi, ma la Knapp batte la Azarenka (Ruggeri)

Rassegna stampa

Italia: una giornata da incubo, resistono solo Knapp e Giorgi (Crivelli). La caduta di Fognini e compagni, Parigi è già senza italiani (Clerici). Knapp batte Azarenka per k.o. tecnico (Clemente). Ecatombe azzurra a Parigi, ma la Knapp batte la Azarenka (Ruggeri)

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Italia: una giornata da incubo, resistono solo Knapp e Giorgi (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

La miracolata e la reproba. Eccola, la strana coppia che afferra per i capelli il tennis italiano e gli impedisce di affondare in un mare di lacrime e guai, in una giornata che assomiglia a un nuovo bollettino di guerra, con le ics accanto ad altri cinque nomi, ad altre dolorose eliminazioni: Fognini, Seppi, Fabbiano, Lorenzi (e così, come nel 2001, non ci saranno nostri uomini al secondo turno) e la Schiavone.

Un incubo. Da cui ci tengono svegli Karin Knapp, tre interventi al ginocchio destro e due al cuore in carriera, ferma per sei mesi da ottobre per un nuovo tagliando e prima del Roland Garros vittoriosa una sola volta su sei partite in cinque tornei; e poi Camila Giorgi, pure lei reduce da un infortunio alla schiena e soprattutto da un durissimo scontro con la Federazione, con strascichi in Fed Cup e probabilmente economici. Sono loro, unite dal carattere schivo e dall’incrollabile fiducia nelle proprie capacità di risorgere più forti dalle avversità, a tenere in piedi una casa scopertasi d’improvviso piena di crepe. L’altoatesina che si allena ad Anzio, come traspare ogni volta da quello strano accento lazial-teutonico, non aveva mai battuto una top ten in 18 confronti, e stavolta compie l’impresa contro la Azarenka, cinque del mondo che dopo un fantastico marzo americano si è ritrovata nuda di fronte a un fisico tornato a scricchiolare. Una rivincita sul destino, per la Knapp: la vittoria più bella arriva per un infortunio al ginocchio destro dell’avversaria, che si ritira sotto 4-0 nel terzo set. Per due set, però, è match vero, con Karin ben centrata da fondo e in spinta e l’altra che seppur con movimenti laterali ridotti picchia tutto quello che le capita a tiro, ma soprattutto piange, si lamenta, zoppica e fa le moine: «La conosciamo, sappiamo com’è – sorride sorniona l’azzurra – mi dispiace per lei ma credo che sul medical timeout nel sesto game del secondo set sia stata un po’ scorretta. Nonostante tutto, io ho giocato davvero bene». Con l’unica pecca di non aver messo in ghiaccio la sfida già nel secondo parziale, con due turni di servizio per chiudere e poi un match point nel tie break: «In quei frangenti non sono stata aggressiva, ma la cosa importante è che mi senta bene fisicamente. lo sono questa, io sono anche gli infortuni che ho avuto, non so dove sarei arrivata senza, però credo che guardarsi indietro non serva».

Non si volta la Giorgi, che dopo la rottura con la Fit «si sta allenando in un posto segreto» (parole di papà Sergio) e intanto travolge la Lim, numero 156 del mondo, di cui i più maliziosi fanno soprattutto notare l’esotica (e notevole) bellezza a giustificazione di una wild card altrimenti improba. Camila risolve la pratica in 72 minuti, vede la Bertens eliminare la Kerber (perciò addio al Grande Slam) e dunque offrirle un secondo turno molto più alla portata, e poi senza troppe elucubrazioni manifesta le sue idee sul famigerato piano B: «Non esiste, io gioco così punto e basta e non cambierò mai. Piuttosto, cerco di migliorare le qualità che già ho. Sono felice perché non era facile tornare così bene dopo lo stop». Come vorrebbe invece una via di fuga Fognini, al compleanno più nero della carriera: «Una giornata di m…, sono scarico e adesso mi fermo almeno fino a Wimbledon (…)

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La caduta di Fognini e compagni, Parigi è già senza italiani (Gianni Clerici, La Repubblica)

La mia incapacità per lo scoop – detto anche sgub da chi non lo ama – avrebbe stamane raggiunto livelli degni di un tardo licenziamento, se non fosse in qualche modo equilibrata dalla passione maniacale per i libri. Andavo infatti alla ricerca di un inesistente testo sui quadri del tennis, dopo aver notato la presenza di una racchetta nella Morte di Giacinto del Tiepolo, quando mi imbattevo in un fratello maniaco, il libraio di Wimbledon Richard Jones. «Vai anche tu al tennis, più tardi?». Gli dicevo, per poi magnificargli l’impresa romana di Andy Murray. Mentre mi diffondevo in dettagli tecnici, osservavo una crescente incredulità nei lineamenti di Richard. «Non l’hai visto iersera?» finiva per domandarmi. «Non l’hai visto contro Stepanek?» «No. Pensavo a un match facile, mi sono invece occupato delle mie povere italiane «Perde due set a uno, contro Stepanek. Mi pareva il caso di salutare, avviarmi di fretta al primo metrò e sbarcare al Centrate per assistere alla continuazione dello scoop mancato, o forse non divenuto tale. Murray doveva essere progredito durante il sonno, e lo vedevo nel suo ruolo involontario di attore drammatico mancato, nella sua capacità di aprire tra mascella e mandibola un varco di 180 , dal quale escono incomprensibili ruggiti, o lamenti. Nel mentre il match derivava verso il final set, non potevo non ammirare la capacità di Stepanek, un tennista al quale avevo domandato una volta, fuor di conferenza stampa, se il suo talento di seduttore fosse legato alla capacità di far ridere le sue prescelte, come diceva il mio amico Walter Chiari. Stepanek aveva ammesso di non conoscere quel suo predecessore, e non si era opposto al mio intento di tracciare un elenco di beneficate sorridenti da Hingis a Vaidisova, da Kvitova a un’ultima fortunata, una jr boema della quale non mi è lecito ricordare il nome.

Per ritornare al match, questo esempio di seduttore ignaro del tennis contemporaneo, capace di continuo serve and volley, di volée angolate, di slice, si portava due volte a due punti dal match. Un palleggio di 22 tiri, e una volée in rete, impedivano al vecchio seduttore di raggiungere il match point. Finiva così il mio scoop mancato, ed ero costretto a rivolgermi a PR, palle Roventi, per riassumere le scoraggianti vicende italiane.

Mladenovic b. Schiavone 6-2 6-4 Umile l’ex vincitrice di Parigi nell’accettare un campetto, sul quale una francese immigrata, f-glia di specialisti di altri sport, la sommerge di gioventù. Granollers b. Fognini 7-5 6-4 6-3 Dal giorno della preparazione matrimoniale Fognini non sembra più dedicare pensieri alla sua attuale attività. E’ sufficiente un pelotaro spagnolo, il n. 56 Granollers, per far sì che rivolga la sua attenzione al futuro. Giorgi b Lim 6-3 6-2 Di fronte a questa vittoria della Giorgi, sembra giusto chiedersi se sia vero che Camila si orienterà verso un altro passaporto. Knapp b Azarenka 6-3 6-7 4-0 ritiro. Alla fine di pianti, disperazione, dolori, interventi dell’infermeria la Azarenka si è decisa alfine a ritirarsi, per un infortunio che risale a Miami. Sarà stato per bontà che la Knapp non ha mai escogitato una smorzata? Berloq b. Lorenzi 6-3 6-0 6-2 Imbarazzante (…)

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Knapp batte Azarenka per k.o. tecnico (Valentina Clemente, Corriere dello Sport)

Di ostacoli in carriera non ne ha incontrati pochi, eppure Karin Knapp a 28 anni non ha (mai) perso il suo sorriso, anzi, ama guardare avanti e proprio questa sua filosofia l’ha portata ieri a vincere la sua prima partita contro una Top Ten, impersonata nel caso da Victoria Azarenka, dopo 18 sconfitte. È vero che la bielorussa non era al massimo della forma, tanto trascinarsi e fermarsi più volte durante la partita fino ad abbandonare nel terzo set a causa di un problema al ginocchio, ma l’altoatesina da parte sua è tomata in campo da soli due mesi, dopo l’ennesima operazione al ginocchio, dimostrando nel confronto diretto d’avere le armi per metterla alle strette. Dal problema al cuore, e dai tre interventi chirurgici all’arto inferiore, la Knapp ha sempre cercato comunque di trarre qualcosa di positivo.

«Sono felice di questo successo e ora speriamo di continuare, se il ginocchio me lo permette: sarebbe la mia vittoria più grande. Bisogna accettare le difficoltà che s’incontrano in carriera, anche quando non sono semplici, e trame insegnamento. Sono delle sfide che ti aiutano a migliorare a livello interiore: ho avuto paure vere, perché non ho mai avuto la certezza di poter tomare in campo, ma alla fine con forza e pazienza sono tornata in pista». Eliminato dal suo percorso il pericolo più grande, per il momento, la Knapp si troverà ora ad affrontare Anastasija Sevastova (n. 87 Wta): “I lo giocato contro di lei alcuni anni fa, a New York nel 2012, ma onestamente non ricordo molto, dovrò sicuramente prepararmi visionando alcuni filmati (…)

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Ecatombe azzurra a Parigi, ma la Knapp batte la Azarenka (Miska Ruggeri, Libero)

Ci salvano le donne. O meglio, la donna. Non tanto Camila Giorgi, che pur al rientro dopo i problemi fisici proprio non poteva esimersi dal battere la wild card francese Lim (6-3 6-2), quanto Karin Knapp. L’altoatesina, al primo successo contro una top-ten, approfitta del ritiro della Azarenka per un problema al ginocchio destro, avvenuto comunque quando conduceva 6-3 6-7 4-0. Fortuna, certo, ma di quella che aiuta gli audaci, perché Karin ha sempre spinto cercando di comandare gli scambi, quando altre si sarebbero limitate a rimandare la palla di là. Il resto è stato un vero pianto. Come a Roma, se non peggio. La Schiavone, scesa al numero 95 del ranking Wta, dopo aver scritto qui a Parigi le pagine più incredibili della propria carriera (un trionfo e una finale), si arrende 6-2 6-4 alla Mladenovic, giocando troppo corto, troppo leggero e incappando persino in cinque falli di piede. Il lucky loser Fabbiano strappa un set a Feliciano Lopez (6-4 6-4 3-6 6-2), il primo vinto da un italiano in questa edizione del Roland Garros e il primo vinto da lui a livello Slam, e si può accontentare. Lorenzi viene spazzato via dall’argentino Berlocq (6-3 6-0 6-2).

Lo sciagurato Fognini, invece, nel giorno del suo 29esimo compleanno, cede senza nemmeno lottare («Sono molto scarico, ho bisogno di staccare e di riposare», dirà alla fine) allo spagnolo Granollers (7-5 6-4 6-3), in un festival degli errori non forzati (54 a 15). E Seppi lascia via libera al talentuoso lettone Gulbis (6-3 7-5 6-4), semifinalista nel 2014 e per una volta concentrato sino alla fine. Insomma, più batoste che sconfitte, e sulla superficie tradizionalmente più favorevole al nostro tennis. Il rischio è ripetere il tragico Wimbledon 1992 in cui perdemmo 11 partite su 11 al primo turno… Negli altri match di giornata, avanti in scioltezza Djokovic (…)

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