Nadal abbandona la sua Parigi (Crivelli). Nadal, polso ko: addio al decimo Roland Garros (Clemente). Il fisico di Rafa non ce la fa più (Azzolini)

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Nadal abbandona la sua Parigi (Crivelli). Nadal, polso ko: addio al decimo Roland Garros (Clemente). Il fisico di Rafa non ce la fa più (Azzolini)

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Nadal abbandona la sua Parigi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Non erano previsti temporali. E invece alle cinque meno un quarto di un pomeriggio sonnacchioso, sul Roland Garros si aprono le cateratte del cielo: il Dio è caduto. Nadal, nove volte vincitore a Bois de Boulogne, un record di 72 vittorie e due sole sconfitte sulla terra benedetta di Parigi, comunica il ritiro dal torneo alla vigilia della sfida contro Granollers (in programma oggi), perché ha il polso sinistro che urla di dolore. ROTTURA I mormorii si inseguono come le folate d’aria del pomeriggio non appena si scopre che Rafa parlerà, perché è insolito che un giocatore tenga conferenza nel giorno in cui non ha partita. Poi, basta vederlo entrare in sala stampa per comprendere la drammaticità del momento: cappellino calato sugli occhi, volto segnato, un tutore blu a comprimergli l’arto. E l’annuncio quasi in lacrime: «Purtroppo, non posso più giocare qui, per quest’anno. E’ il torneo cui tengo di più, il più importante della mia stagione, ma ho un’infiammazione all’inserzione della guaina del tendine del polso e i medici mi hanno detto che se non mi fermo corro il rischio di una rottura. Nella partita contro Bagnis (giovedì, ndr) — prosegue — sono sceso in campo con il polso completamente anestetizzato, ma quando mi sono svegliato al mattino faceva troppo male. Se non fosse stato il Roland Garros, non sarei neppure venuto». LA RICOSTRUZIONE E allora, bisogna tornare indietro di un mesetto. Non si tratta del problema avvertito a Montecarlo, e neppure dei dolori di due anni fa (allora era il destro). L’infiammazione compare a Madrid contro Sousa, e in semifinale contro Murray, Nadal gioca con un’infiltrazione. Tornato a Barcellona, la risonanza non dà particolari preoccupazioni e a Roma lo spagnolo disputa tre partite molto tirate, con pochi problemi: «Ho preso solo antinfiammatori». Ma quando si allena a Maiorca prima di partire per la Francia, il dolore peggiora di giorno in giorno, con l’aumento dei carichi di lavoro: «La verità è che non riuscivo neppure a tirare il dritto e dopo gli ultimi esami i dottori mi hanno detto che era impossibile pensare di giocare cinque partite (se fosse arrivato in finale, ndr), perché c’è davvero il rischio che il tendine si rompa». IL FUTURO Così, l’elenco degli infortuni del vincitore di 14 Slam si allunga di nuovo, dopo i problemi alle piante dei piedi, le vesciche, l’appendicite e le ginocchia con la sindrome di Hoffa, il più grave, che lo ha tenuto fermo sette mesi da luglio 2012: «Stavolta è diverso, sappiamo di cosa si tratta e come va curato, mentre per il ginocchio c’è stato un momento in cui davvero non si vedevano soluzioni. Terrò il polso immobilizzato per due settimane, l’infiammazione così dovrebbe rientrare e permettermi di preparare Wimbledon. Ma la medicina non è matematica, magari mi ci vorranno tre mesi». Federer prima di cominciare, Nadal a torneo in corso: un 2016 davvero bisestile per gli Open francesi. Era accaduto solo a Wimbledon 2013, negli ultimi 53 Slam, che Roger e Rafa non arrivassero insieme al terzo turno (persero da Stakhovsky e Darcis). E che dire invece di Granollers e della sua fortunatissima primavera? Lucky loser a Montecarlo (ed è arrivato ai quarti), lucky loser a Madrid con bye immediato per il ritiro di Federer, ottavi al Roland Garros giocando in pratica una partita e mezza (vittoria su Fognini, a proposito di occasioni sprecate, poi abbandono di Mahut a inizio terzo set e ritiro di Nadal). E se comprasse un biglietto della lotteria? . MCENROE NEL TEAM RAONIC: UNA MANO PER WIMBLEDON • Un nuovo arrivo nel team di Milos Raonic, e che arrivo: niente meno che John McEnroe. E’ stato lo stesso Mac ad annunciarlo in televisione durante la trasmissione The Commissioner su Eurosport dopo i match di giornata: Sarò nel team di Milos per preparare Wimbledon, ha detto. II canadese numero 9 al mondo è allenato da Riccardo Piatti e da circa un anno nel gruppo c’è anche Carlos Moya. Milos ha raggiunto la semifinale a Wimbledon nel 2014, e il contributo di McEnroe, che all’All England Club ha trionfato tre volta, sarà decisivo. Entusiasta coach Piatti, che conferma: E proprio vero, e io sono contentissimo – ha detto -, finito Parigi saremo a Londra io Milos e John, lavoreremo sull’erba e lui ci aiuterà a sviluppare il gioco di Raonic su quella superficie. John ama il tennis più di tutti gli altri e ci aiuterà moltissimo, lo conosco da anni e sarò felice di parlare di tennis con lui». LA GUIDA Murray e Wawrinka ritrovano il ritmo la Kvitova a casa. II ritiro di Nadal. almeno indirettamente, sembra risvegliare antiche sensazioni in Murray e Wawrinka, piuttosto fiacchi nei primi due turni e invece decisamente in palla nelle sfide di ieri. Muzza non concede neppure una palla break a Karlovic, non soffre mai il servizio del gigante croato grazie alla capacita di lettura in risposta (da 36 ace di media a partita a 14) e si limita addirittura a 4 gratuiti. Stan The Man, campione in carica, conferma la tradizione positiva contro Chardy, battuto per la quinta volta su cinque, ma i francesi possono consolarsi con gli ottavi raggiunti da Gasquet ai danni di Kyrgios, deludente e mai in partita (44 gratuiti) se non nel set point sprecato del tie break del secondo parziale. Tra le donne, fa rumore la caduta della Kvitova (che si becca due 6-0 intervallati dal successo nel tiebreak del 2 set) contro la 108 Rogers. che gioca senza due dita di un piede per un vecchio incidente stradale.

 

Nadal, polso ko: addio al decimo Roland Garros (Valentina Clemente, Il Corriere dello Sport)

Un fulmine a ciel sereno è arrivato in uno dei pochi pomeriggi soleggiati di questo Roland Garros e a crearlo, con la voce profondamente commossa, è stato Rafael Nadal che dovrà rinviare l’appuntamento con la Coppa dei Moschettieri a causa di un infortunio al polso. Un nuovo capitolo, doloroso, per il maiorchino, che dopo le sconfitte del 2009 e del 2015 ha dovuto dire addio al suo torneo preferito per colpa del tendine del polso sinistro, giunto a una situazione limite. Un problema che si è materializzato per la prima volta durante il Masters 1000 di Madrid, ma durante la setti-mana romana le cose sembravano aver preso il verso giusto, salvo poi virare verso una deriva pericolosa in questi ultimi giorni. «Sono costretto a ritirarmi – ha commentato in maniera laconica Rafa – perché il polso non sta bene e nelle ultime due settimane il problema è andato peggiorando: sono arrivato a Parigi con un po’ di dolore, ma pensavo di poterlo tenere sotto controllo e invece il fastidio è aumentato. Abbiamo fatto di tutto per tentare di migliorare la situazione, in allenamento e con il medico, ma nulla ha funzionato. Giovedì ho giocato l’ultima partita sotto infiltrazione e anche se in campo non ho avuto problemi, la notte il dolore è aumentato, tanto che ho avuto l’impressione di non poter muovere il polso. In mattinata sono venuto al torneo e abbiamo fatto una radiografia e i risultati sono stati negativi: il tendine non è rotto ma potrebbe danneggiarsi in maniera irreparabile nel caso in cui continuassi a giocare». Dopo la sconfitta ai quarti lo scorso anno, per mano di Novak Djokovic, lo spagnolo sperava di poter tornare a battersi e tentare di conquistare qui il decimo trofeo, ma il destino gli ha giocato un nuovo colpo beffardo, andando a colpire un arto finora sano «Ho già avuto problemi al polso, ma in quell’occasione fu il destro a mettermi in difficoltà. Per ora non posso fare previsioni sulla durata della mia assenza, spero non sia troppo lunga, magari un mese. Quello che è certo è che le prossime due settimane dovrò tenere immobile il polso con il tutore, poi vedremo. Non voglio prendere rischi, perché altrimenti potrei dover rimanere fermo sei mesi, un anno o rischiare addirittura la mia carriera”. Nadal potrebbe tornare in corsa per Wimbledon, avendo escluso a priori l’operazione, ma questo addio prematuro al Roland Garros rimane per lui uno dei momenti più tristi della sua carriera. «Non è la prima volta che gioco in situazioni limite, ma il mio medico questa volta non mi ha lasciato il via libera. Fa male perché questo torneo è davvero importante per me, ma ogni volta che provo a colpire la palla il polso fa troppo male e senza il mio dritto non posso giocare. Spero sia solo un incidente di percorso e di poter far bene durante la seconda parte della stagione».

 

Il fisico di Rafa non ce la fa più (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Se ne va, Rafa Nadal, e con lui se ne va quel che resta di un Roland Garros angosciato dalla paura di attentati, scombussolato da norme di sicurezza senza capo né coda e in chiara perdita di pubblico. Se ne va, Rafa, senza nemmeno essere battuto, ma ancora una volta stropicciato dalla mala sorte. L’altra faccia di un campione che è stato l’emblema della salute, della solidità mentale e fisica. Un superman sfigato oggi, con due lacrimoni grandi così che non vogliono scendere, ma che si intuiscono, appesi al volto imbronciato e tali da inondargli l’anima. Il polso sinistro è a rischio rottura, i medici almeno su questo sono stati chiari: «Un’altra partita, altre due, e il tendine avrebbe ceduto», spiega Rafa. Quello che i medici non sanno, è quanto potrà durare la cura, quanto tempo servirà per suturare gli sfrigolii di una carriera lunga e faticosa «Una settimana, un mese, un anno…», recita Rafa, scuotendo la testa. Farà tutto quello che gli diranno di fare, «mi aspettano a Barcellona per una serie infinita di test», la speranza è di poter giocare a Wimbledon, ma non vi sono certezze. In cuor suo Rafa sa che se riuscirà a essere in campo per i Giochi a Rio, potrà dire che gli è andata bene. Racconta: «Il problema è nato a Madrid. Ho sentito dolore durante uno scambio con Sousa. Un dolore che mi ha allarmato. Sono andato avanti, i medici erano d’accordo. Anche a Roma avvertivo un leggero intorpidimento, ma niente che mi facesse pensare a un rischio serio. Ho preso degli anti infiammatori e via. È stato qui a Parigi che la situazione si complicata. Dolore sempre più forte, e tanta angoscia a farmi compagnia. Ho giocato grazie a iniezioni di anestetico, ma ieri notte, dopo il successo su Bagnis, il dolore è diventato talmente forte che non sono riuscito nemmeno a dormire. La mattina ho fatto un’ecografia, i risultati sono negativi non c’è rottura, non ancora, ma il rischio è forte. Ora sono qui, a dirvi che non posso andare avanti». Il polso è chiuso in un tutore. Rafa, mentre parla, lo guarda spesso. Il problema è alla guaina del polso, la zona più delicata. E Rafa aveva una fasciatura già a Miami, sotto il polsino. Su questo, qualche dubbio c è. Resta il fatto che la vicenda agonistica di Nadal è stata compromessa da troppi infortuni, anche agli inizi (pianta del piede, spalla, stomaco, vesciche), ma è da Wimbledon 2009 che i problemi si sono fatti più acuti, e le soste più lunghe. Perso il Roland Garros di quell’anno contro Soderling, Rafa saltò Wimbledon per la tendinite alle ginocchia. Da lì in poi la sua carriera è stata sminuzzata dai guasti fisici: ritiro a Melbourne 2010, a Miami 2012, poi l’annuncio di una seria lesione al ginocchio dopo Wimbledon di quello stesso anno (lesione al tendine e sindrome di Hoffa), e sette mesi di stop. Ancora il ginocchio, dopo Wimbledon 2014, poi l’appendicite a fine anno. Ora il polso. Quasi il suo fisico si sia ribellato alle sollecitazioni ricevute. Al suo posto va avanti Granollers, e avrebbe potuto essere Fognini. Prima Federer, poi Nadal: sotto il tennis, solo cerotti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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