Andre Agassi: dieci anni fa il suo ultimo incontro a Wimbledon

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Andre Agassi: dieci anni fa il suo ultimo incontro a Wimbledon

Dieci anni esatti dall’ultima apparizione di Andre Agassi a Church Road: fu sconfitto da un Rafael Nadal al top della forma, come in un sorta di passaggio di consegne. Il tributo che il circuito omaggiò al Kid di Las Vegas nel 2006

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È passato ormai un decennio da quando il Kid di Las Vegas calcava per l’ultima volta l’erba di Church Road: lo faceva tra l’altro non sfigurando, contro la versione brutal di Rafael Nadal, che avrebbe raggiunto poi la finale per la prima volta, nel torneo con cui lo yankee ebbe da sempre un rapporto di amore/odio, e dove per il quale, nella fase ribelle della carriera, risparmiò addirittura la sua presenza saltando di netto la stagione on grass. Impensabile ai giorni nostri, fattibile all’epoca, specie per lui, abituato a fare come gli pareva in quegli anni novanta in piena esplosione fatti di colori sgargianti, tutine aderenti e spot pubblicitari faraonici. Ma Agassi deve all’antico appuntamento londinese il primo alloro Slam in carriera, che valse doppio se si considerano tutti i dubbi che lui stesso, ma sopratutto il suo team e i media, stavano covando in quei mesi circa il suo futuro nel tennis: Andre era professionista dal 1986 ma non aveva ancora portato a casa un Major, dando già naturalmente prova di enorme talento ma anche di nervosismo, di poca elasticità di ambientamento nel circuito, finendo per procurare perplessità a chi lo aveva svezzato tennisticamente e che fremeva se sarebbero stati disattesi tutti gli investimenti elargiti su quel ragazzo fra Accademia e mantenimento per il Tour.

Chi lo aveva accolto fra le sue braccia durante i primi anni di carriera pare gli chiederà una sorta di risarcimento pecuniario quando, anni dopo, Agassi diventerà numero 1 del mondo grazie ad un altro coach con cui formò un affiatato duo, Brad Gilbert, discreto giocatore e grande allenatore di menti, ma sopratutto del suo preparatore-santone Gil Reyes, con cui Agassi innalzò il suo tennis ad una forma molto più completa. Ad Andrè stavano stretti gli obblighi, i doveri da contratto al quale ogni top player deve attenersi ripetutamente cinque o sei volte ogni giorno, con sponsor, giornalisti, organizzazione, oltre che naturalmente, la gestione di tutto il bagaglio di pressione che comincia da quando vinci il primo torneo e non si sa quando finisce. Chi ha avuto modo di sfidare la prima versione del Kid ha sempre espresso quanto fosse evidente il talento naturale nel colpire la pallina al momento giusto, gli appoggi e la pulizia dei colpi da fondo: lo stesso Massimiliano Narducci, ex Davis Man con Panatta capitano, ricorda con nostalgia il loro primo incontro, quando un Agassi ancora ad inizio carriera, ma già ambientato nel circuito, in un secondo turno degli Open di Francia del 1988 gli lasciò appena cinque giochi in tutto, dando sfoggio di un talento dirompente di cui già si iniziava a parlare anche in Europa.

Nella passerella di addio ai Championships del 2006 (si sapeva già che si sarebbe ritirato due mesi dopo agli US Open) , l’organizzazione dell’All England Club gli rese omaggio con una cerimonia a bordo campo, al fianco di Rafael Nadal, che applaudiva dopo avergli dato il congedo in tre set per 7-6 6-2 6-4. L’ammaccato Andrè usciva di scena fra gli applausi del Centrale, contro un giocatore più giovane di lui di ben sedici anni, del quale ricorda nel suo ormai famigerato libro “Open”, la grande esplosività, potenza, rapidità di gambe, durante il primo testa a testa fra i due, in una lottata finale in Canada nel 2005; non sapeva, Nadal, che esattamente un decennio dopo il vincitore di 8 Slam gli avrebbe spedito una breve lettera per augurargli “good luck” in vista di un Roland Garros nuovamente da protagonista “spero che vincerai la decima”, speranza come ben sappiamo disattesa per via dell’infortunio al polso del maiorchino: ma ci sperava l’americano, da tempo impegnato con successo nella causa di beneficenza di bambini meno fortunati di Las Vegas, come vi abbiamo raccontato quiQuando sentiamo “il tempo vola”, forse non è così per dire ma perché veramente è passato un respiro, durato dieci anni, da quando l’americano ha colpito per l’ultima volta la pallina, in un caldo e assonnato primo pomeriggio newyorkese, contro il quasi omonimo del rivale-nemico “B. Becker”. Ora, il maturo e nostalgico quarantaseienne Andrè forse proverà a rientrare nel tennis che conta, da coach: chissà se le voci sono vere, benché abbia appeso definitivamente la racchetta del senior tour al chiodo, bloccato dall’anagrafe e da un fisico malconcio.

Nelle immagini che seguono, in un video vintage dell’incontro di Wimbledon sopra citato, viene ripercorsa in una sigla un riuscito tributo alla sua lunga carriera sulle note di “Baba O’Riley” degli Who. Buona visione.

https://www.youtube.com/watch?v=JfLHP5SXRnM

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