Wimbledon uomini, verso Murray-Federer?

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Wimbledon uomini, verso Murray-Federer?

Tutto sembra portare all’incontro che tutti si aspettano, quello tra Roger Federe e Andy Murray. Ma se lo scozzese sembra pronto, sullo svizzero si addensano nubi

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Il Manic Monday, forse il giorno di tennis più interessante dell’anno, ha solo parzialmente soddisfatto le attese. Se si può essere soddisfatti dei tre incontri terminati – o che devono terminare – al quinto set,  dagli altri cinque ci aspettavamo di più. Certo non è colpa di Nishikori o di Gasquet, se non sono riusciti a terminare il loro match ma è un fatto che il pubblico, e noi con loro, ci siamo divertiti un po’ meno del solito. Ma andiamo un po’ nel dettaglio, rispettando l’ordine di tabellone.

Il primo quarto della parte alta, quella che doveva essere presidiata da Novak Djokovic prima della clamorosa sorpresa di sabato, vedrà uno scontro inedito a questi livelli: Milos Raonic contro Sam Querrey.

Raonic, che parte favorito nonostante sia in svantaggio nei confronti diretti e abbia perso l’unico confronto qui a Wimbledon, ha riacchiapato per i capelli una partita che stava perdendo male. Goffin è un avversario che forse in troppi prendono alla leggera, per via di quel fisico che sembra minutino anche se stiamo parlando di uno che è pur sempre alto 1.80, non un gigante come quelli che calcano questi campo ma insomma non proprio un mingherlino. In ogni caso Goffin aveva già battuto Raonic a Basilea e aveva perso solo al terzo a Indian Wells. Insomma Raonic non l’aveva mai travolto e invece ha fatto lo stesso l’errore di sottovalutarlo, rischiando di lasciarci le penne. Goffin si appoggia molto bene sui colpi violenti del canadese il problema ce l’ha quando deve spingere lui. Infatti il belga ha potuto tenere pochi servizi senza patemi, e via via che i riflessi si sono appannati ha sempre faticato di più sul servizio di Raonic. Chissà se ricorderà a lungo la palla break del quarto game del quarto set, che forse poteva chiudere la partita. Invece Raonic ha preso coraggio, ha brekkato nel game successivo e poi ha chiuso al quinto.

Il suo avversario non si è mostrato appagato dall’impresa contro Novak Djokovic e nonostante le due sconfitte nei precedenti contro Mahut, una proprio sull’erba di ’s-Hertogenbosch meno di venti giorni fa, Sam Querrey ha raggiunto il suo primo quarto di finale in un torneo dello Slam. Querrey arriva a questo risultato non avendo mai convinto fino in fondo, anche se questo può sembrare paradossale per uno che ha eliminato il numero 1 del mondo. Anche oggi Querrey ha beneficiato di una partita particolarmente negativa di Mahut, soprattutto in risposta. Il francese non ha mai impensierito il californiano, riuscendo nell’impresa di vincere appena due punti in tutto il match quando Sam ha messo la prima. La sfida con Raonic sarà più complessa, per fortuna Querrey non è tanto interessato ai risultati dei suoi colleghi (quando gli hanno chiesto se aveva pensato a quello che era capitato ad Anderson lo scorso anno era caduto dalle nuvole) sennò potrebbe preoccuparlo sapere che l’unica volta che Raonic arrivò in semifinale lo aveva fatto eliminando il giustiziere del vincitore del Roland Garros….

Il secondo quarto è quello tra Marin Cilic e Roger Federer. I due non si incontrano da quella famigerata semifinale di New York 2014, che Federer, a differenza di Querrey, ricorda benissimo. Il Cilic di quella settimana però non si era mai visto prima e non si vedrà mai più dopo e anche qui ha beneficiato del ritiro di Nishikori e di un tabellone non impossibile. Cilic sembra non aver mai risolto del tutto i suoi problemi con gli spostamenti laterali e soprattutto le sue difficoltà a raccattare da terra palle particolarmente basse, cose che Federer sa benissimo e che sull’erba possono diventare micidiali. Cilic è al suo terzo quarto di finale consecutivo, le due precedenti è stato battuto da Djokovic ma prima di oggi non aveva mai battuto uno dei primi 5 a Wimbledon.

Di Roger Federer si è detto e ridetto. Tabellone troppo semplice per capirne le reali possibilità, e che rischia di rimanere così fino alla finale. Per quanto vecchio e mezzo scassato il talento dello svizzero è praticamente infinito e a meno di altre incredibili congiunzioni astrali, sembra difficile possa abbandonarlo proprio in una delle ultime occasioni della sua strepitosa carriera. A dire il vero le due volte che Federer è uscito ai quarti a Wimbledon (post prima vittoria) lo ha fatto incontrando giocatori simili: fortissimi al servizio ma con qualche problema o di mobilità (Berdych) o in un fondamentale come il rovescio (Tsonga). Però lo svizzero di quarti di finale ne ha giocati qui 13 (a proposito: con quella di mercoledì raggiungerà Connors nel numero dei quarti di finale giocati a Wimbledon) e quindi non ci ha solo perso con giocatori con queste caratteristiche ma, e più spesso, ci ha vinto. Con Johnson la partita si è messa subito bene, troppo a disagio lo statunitense col gioco vario di Federer, e di nuovo le indicazioni che possiamo trarne non sono granché.

Nella parte bassa del tabellone il primo quarto è ancora da definire, perché Tomas Berdych ha letteralmente buttato al vento, insieme a 5 match point, la vittoria, chissà se definitivamente. Vesely, che non aveva perso un set fin qui, si è dimostrato incredibilmente solido, anche se da solo non sarebbe riuscito prima a fare il break proprio quando Tomas ha servito per il match e poi a infilare un incredibile parziale di 11 punti su 12 quando Berdych si era portato sullo 0-40 e tre match point consecutivi. Vero che anche lui ha poi buttato al vento il vantaggio di 6 a 1 nel tiebrea, ma nel buio della sera alla fine è riuscito a vincere quell’infinito tiebreak. Sul set secco, e senza tiebreak, la partita rischia di andare per le lunghe, e chissà quanto sarà infuriato Berdych, che rischia di giocare per quattro giorni di fila.

Cercherà di approfittarne Lucas Pouille che non solo non era mai arrivato al terzo turno di uno slam, ma che per 7 volte su 9 era stato eliminato al primo turno; adesso Lucas si trova a giocarsi le sue carte per arrivare addirittura in semifinale a Wimbledon. Pouille è stato letteralmente graziato da quello stranissimo giocatore che è Tomic, che lo ha dominato per lunghi tratti salvo poi giocare un game disastroso (il settimo del quinto set) che ha rimesso in partita il francese, bravissimo dal canto suo a spingere ogni volta che poteva e ad approfittare delle infinite titubanze di Tomic. Anche a Roma Pouille aveva beneficiato di una discreta fortuna, ma c’è da dire che questa volta il francese la fortuna se la sta meritando tutta.

L’ultimo spicchio di tabellone è quello che vedrà protagonisti Tsonga e il favorito numero 1 del torneo, Andy Murray. Il francese ha vinto il derby per abbandono, ma non arriverà molto riposato al cospetto del numero due del mondo. Tsonga non batte un top5 a Wimbledon da quando superò Federer nel 2011 e con Murray è sotto 12-2. Dire che parte sfavorito è poco.

Dal canto suo Andy Murray ha davvero impressionato. Non ha fin qui perso un set ma a parte questo ha messo in mostra una superiorità imbarazzante che sembra addirittura aumentare via via che gli avversari diventano potenzialmente più ostici. Oggi ha ridotto alla depressione persino uno come Nick Kyrgios, che ha preso una lezione così severa da potergli magari servire per cambiare più di qualcosa. Andy sembra registrato con tutti i colpi del repertorio, che sono tantissimi, dal servizio alla risposta, dal rovescio al gioco a rete. Wimbledon è in mano sua.

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