Statistiche
Wimbledon, statistiche: la via per le semifinali
Giornata di quarti di finale maschili a Wimbledon. Cilic e Tsonga sfidano Roger Federer e Andy Murray. Berdych contro Pouille, Raonic affronta Querrey. Analizziamo i singoli match dal punto di vista statistico

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Dei 128 iscritti al tabellone principale maschile soltanto 8 sono ancora in corsa per vincere il torneo. Tra questi, soltanto due ci sono già riusciti, Federer 7 volte e Murray 1. I due sono anche gli unici ad aver disputato più di una finale (10 Federer, 2 Murray), mentre Berdych disputò la finale solo nel 2010. Tra gli altri, Tsonga ha raggiunto 2 volte le semifinali e Raonic 1. Dunque abbiamo ben tre tennisti che cercano la prima semifinale: Querrey e Pouille, al primo quarto di finale, e Cilic, al terzo quarto consecutivo (come Federer, ha perso da Djokovic negli ultimi due wimbledon). Presentiamo i singoli match analizzando le statistiche di questo Wimbledon 2016, ma guardando anche ad alcuni match del passato.
[28] Querrey vs [6] Raonic [6] (h2h 2-1, su erba 1-0)
I due nordamericani, forti di un servizio potente e di un gioco aggressivo, si sono incontrati tre volte ed in due occasioni ha avuto la meglio Sam Querrey. Quattro anni fa i due si incontrarono al secondo turno proprio a Wimbledon e la spuntò Querrey in 4 set (6-7 7-6 7-6 6-4) vincendo due dei tre tie break disputati. Il 29 giugno 2012 i due rimasero in campo 3h03’ terminando con lo stesso numero di punti (153-153) e statistiche molto simili: 80% di punti vinti con la prima per Querrey contro 78% per Raonic, 58% vinti con la seconda per Querrey e 56% per Raonic e 29% di punti vinti in risposta per entrambi. Nonostante Querrey servì una minor percentuale di prime (57% contro 71%), la differenza fu (quasi) tutta nella palla break sfruttata da Querrey nel quarto set, quando ottenne il suo secondo break su 6 opportunità, mentre Raonic si fermò ad 1 break su 5 opportunità. Nel loro precedente londinese, Raonic servì 4 ace in più (25-21) ed i due commisero lo stesso numero di doppi falli (3). Considerato che il match odierno dipenderà in larga parte dal servizio, vediamo come i due hanno servito sino a qui nei 4 turni disputati.
Ace/Doppi Falli – Querrey (97/12) Raonic (101/15)
Prime in campo – Querrey (61.6%) Raonic (70.3%)
Punti vinti con la prima – Querrey (85.0%) Raonic (82.3%)
Punti vinti con la seconda – Querrey (54.5%) Raonic (60.5%)
Break subiti/PB concesse (% annullate) – Querrey (8/26, 69.2%) Raonic (3/16, 81.2%)
Da questi numeri si evince che Raonic serve più prime, ma Querrey ottiene più punti con la prima, mentre Raonic con la seconda. Raonic ha concesso solo tre break, tutti a Goffin al quarto turno, mentre Querrey ha sempre perso il servizio almeno una volta in ciascuno dei quattro turni disputati. Altro dato interessante riguarda i tie break: Querrey ne ha vinti 3 su 5, Raonic 4 su 4. Querrey è stato in campo complessivamente 9h49’, Raonic 9h47’. Non si può certo dire che uno dei due giunga più stanco dell’altro al match di oggi.
[3] Federer vs [9] Cilic (h2h 5-1, su erba 0-0)
Federer e Cilic non si sono mai incontrati sull’erba ed il loro ultimo match risale alla semifinale agli US Open 2014, quando un devastante Cilic costrinse Federer a giocare costantemente due metri oltre la linea di fondo, giocando moltissimi colpi piatti e profondi ed adottando ripetutamente lo schema prima di servizio, dritto vincente. Quel giorno il match terminò 6-3 6-4 6-4 per il croato, con Federer sempre all’inseguimento ad esclusione dell’avvio del terzo set, quando riuscì a strappare il servizio a Cilic. In quel match, Cilic servì soltanto 1 ace più di Federer (13-12) e meno prime (56% contro 61%) ma lasciò a Federer soltanto 6 punti quando servì la prima, con un impressionante 87% contro il 71% di Federer. Cilic vinse anche più punti con la seconda (56% contro 48%), chiuse con un saldo vincenti/non forzati buono, ma non eccezionale (43/23 contro il 28/17 di Federer), ma soprattutto sfruttò 4 palle break su 8 concedendone soltanto 2. Ma un altro dato balza all’occhio: Federer andò a rete 23 volte, ottenendo soltanto il 48% dei punti. Oggi, due anni più vecchio e con molti acciacchi in più, riuscirà a difendere meglio la rete?
Vediamo come ha giocato a rete lo svizzero e quanto ha passato il croato nei primi quattro turni. Federer è sceso a rete 143 volte, ottenendo circa 3 punti su 4 (75.5%). 29 volte ha eseguito una volée vincente, soltanto 4 i non forzati a rete, 7 i forzati. Quante volte è stato passato? 15 volte, mentre i suoi avversari hanno commesso molti forzati e non forzati (13+1) con Roger a rete. Interessante notare che Federer ha fatto più volée vincenti di rovescio (17) che di dritto (12), probabilmente in virtù del fatto che i suoi avversari – sbagliando – hanno cercato di attaccarlo su quello che a rete non è evidentemente il lato debole.
Se Federer andrà spesso a rete, troverà un Cilic abituato a passare? Stakhovsky lo ha attaccato a rete ben 63 volte, ottenendo il 60% dei punti con Cilic in grado di eseguire ben 13 passanti vincenti, ma gli altri tre avversari (2 e mezzo, visto il ritiro di Nishikori) sono scesi a rete pochissimo: 22 volte in 3 incontri. Se sommiamo i dati relativi ai quattro match, quando Cilic ha dovuto affrontare una discesa a rete, ha ottenuto soltanto il 37.6% dei punti (32/85). Questi dati sembrerebbero incoraggiare Federer a scendere spesso a rete.
Una curiosità: negli ultimi 7 slam disputati, Federer ha perso sei volte contro il futuro campione in carica (Djokovic W14, Cilic US14, Wawrinka RG15, Djokovic W15, Djokovic US15, Djokovic AUS15). Se esiste la maledizione di Nadal, forse esiste la benedizione di Federer. Cilic è avvisato: vincere oggi potrebbe significare qualcosa più della semplice semifinale.
[10] Berdych vs [32] Pouille (h2h 0-0, su erba 0-0)
Primo match tra il veterano Berdych (13 Wimbledon, 3 QF, 1 F) contro il novizio Pouille (2 Wimbledon + 1 tentativo fallito di qualificarsi, 0 match vinti prima di quest’anno).
Berdych ha affrontato match ostici: 4 set con Dodig, 3 con Becker, 4 con Zverev e 5 con Vesely. Pouille ha beneficiato di un inizio favorevole (Copil, Young) e successivamente ha affrontato due match complicati (Del Potro e Tomic). Prendiamo in esame vincenti e non forzati.
Berdych – vincenti/non forzati (di cui al servizio): 54/24 (18/6) ; 43/16 (14/3) ; 44/34 (14/2) ; 52/31 (7/3). Totale: 193/104 (+89), di cui 51/14 (+37) con il servizio e 142/90 (+52) durante gli scambi.
Pouille – vincenti/non forzati (di cui al servizio): 35/28 (16/4) ; 34/25 (12/2) ; 73/29 (21/2) ; 71/42 (30/4). Totale: 213/126 (+87), di cui 79/12 (+67) con il servizio e 144/124 (+20) durante gli scambi.
Possiamo dedurre alcune cose: i due hanno un saldo totale simile, ma Berdych ottiene un miglior saldo durante gli scambi, mentre Pouille compie moltissimi errori durante gli scambi e dunque è fondamentale che ottenga molti punti con il servizio se vuole vincere il match. Tuttavia, Pouille ha visto il proprio saldo migliorare nettamente contro giocatori propositivi (Del Potro e Tomic), quando ha giocato oltre 70 vincenti in ciascuno degli ultimi due match. Berdych è un giocatore più simile a Del Potro e Tomic (con molte differenze, sia chiaro) rispetto a Copil e Young, pertanto il ceco dovrà alzare il livello se vorrà approdare alla sua seconda semifinale a Wimbledon. Ricordiamo che Tomas Berdych nel 2010 sconfisse prima Federer e poi Djokovic, per arrendersi soltanto a Nadal in finale. Quest’anno sembra avere un tabellone meno complicato, nonostante Murray sembri essere un ostacolo insormontabile in una eventuale semifinale.
[12] Tsonga vs [2] Murray (h2h 2-12, su erba 0-5)
Il quarto di finale tecnicamente più interessante è anche quello che lascia meno spazio alle sorprese: Murray ha affrontato 5 volte Tsonga sull’erba e ha vinto in tutte le occasioni. Ecco il dettaglio delle sfide sull’erba:
Wimbledon 2010 (QF) – Murray b. Tsonga 6-7 7-6 6-2 6-2
Queen’s 2011 (F) – Murray b. Tsonga 3-6 7-6 6-4
Wimbledon 2012 (SF) – Murray b. Tsonga 6-3 6-4 3-6 7-5
Queen’s 2013 (SF) – Murray b. Tsonga 4-6 6-3 6-2
Davis 2015 – Murray b. Tsonga 7-5 7-6 6-2
Nonostante il confronto sia impietoso, ad esclusione dell’ultimo incontro in Davis Tsonga ha sempre strappato un set a Murray, ma sempre soltanto uno, non riuscendo mai ad arrivare al quinto nei due precedenti a Wimbledon. I due hanno disputato quattro tie break sull’erba ed il bilancio sorride allo scozzese (3-1).
Tra i due la chiave di volta e quasi sempre la diagonale di rovescio, con Murray troppo superiore a Tsonga. Come hanno giocato i due durante questo Wimbledon? Analizziamo i dati relativi agli scambi, escludendo i colpi giocati al volo.
Murray – dritto e rovescio (vincenti/non forzati): 46/27 (+19) e 24-42 (-18)
Tsonga – dritto e rovescio (vincenti/non forzati): 71/28 (+43) e 17-27 (-10)
Questi numeri mostrano chiaramente che Tsonga spinge molto con il dritto, tuttavia i numeri con il rovescio di Murray lasciano degli spiragli al transalpino. In particolare, Murray ha commesso ben 23 errori non forzati di rovescio (non al volo) contro Millman, contro soli 6 vincenti. Murray ha un saldo positivo di rovescio (da fondo) con con Lu e Kyrgios, negativo con Broady e Millman. Molto dipenderà da Murray, anche se Tsonga è capace di raggiungere picchi di gioco molto alti (Australian Open 2008, Wimbledon 2011, Finals 2011, Canada 2014), speriamo i due diano vita ad una grande battaglia.
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Roland Garros, record azzurro: 11 italiani al 2° turno, 7 vittoriosi contro classifica
Lo scorso anno dei 12 azzurri al via nei due tabelloni principali di singolare, 8 uomini e 4 donne, approdarono al secondo turno soltanto in 6: Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan. Nel 2023 sulle 11 affermazioni cinque sono arrivate su tds

Non era mai accaduto prima che in un’edizione del Roland Garros, approdasse al secondo turno la bellezza di 11 portacolori azzurri sommando il tabellone maschile a quello femminile: 7 ragazzi sui 9 al via nel seeding principale, e 4 donne italiche sulle 6 ai blocchi di partenza; 7 su 11 vittoriosi contro giocatori meglio classificati. A fare il loro dovere, trovandosi di fronte tennisti con una classifica peggiore, solamente Sinner, Musetti, Giorgi ed Errani. Ad esempio, per portare il confronto con un edizione passata: nel 2022 furono 12 gli azzurri in gara nel main-draw parigino, 8 uomini e 4 donne, e “soltanto” la metà raggiunse il turno successivo (Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan).
Un primato conquistato grazie soprattutto all’en-plein della prima giornata, nella prima delle tre domeniche del torneo, con un perentorio 5 su 5 targato Musetti, Sonego, Arnaldi, Giorgi ed Errani, a cui hanno fatto seguito i tre successi colti lunedì – a fronte di altrettante sconfitte nostrane e quindi di un passivo relativo al rendimento azzurro di ieri presso Porte d’Auteuil che recita un pareggio di bilancio: 3/3 – a firma di Jannik Sinner, Fabio Fognini ed Elisabetta Cocciaretto.
Ad impreziosire poi il record agguantato dal nostro movimento, il fatto che cinque delle undici affermazioni italiane al primo turno siano arrivate al cospetto di una testa di serie (Sonego, Fognini, Cocciaretto, Paolini e Vavassori) e due ai danni di un – o di una – Top Ten. A proposito in particolare di questa statistica, si tratta proprio dell’ultimi due alfieri azzurri sopra citati. Il veterano ligure, 36 candeline spente appena sei giorni fa, che nel lontano 2011 in questo stesso evento raggiunse quello che è tutt’ora il suo miglior piazzamento in una prova Slam: quel quarto di finale che purtroppo però non poté nemmeno giocarsi contro Novak Djokovic, non riuscendo neppure a scendere in campo a causa di uno stiramento alla coscia che si procurò dopo l’infernale e drammatica battaglia vinta agli ottavi con il catalano Albert Montanés per 11-9 al quinto dopo aver annullato 5 match point, aver disputato la parte conclusiva del match da semiparalizzato e aver rimontato – tra gli innumerevoli altri – uno svantaggio di 5-2 nella quinta frazione.
Quest’anno ad arrendersi, in modo decisamente più agevole per il nativo di Arma di Taggia, a Fabio è stato Felix Auger-Aliassime: anche lui acciaccato sul piano fisico, con nuovi problemi occorsi al canadese oltre alla sempre dolorante e scricchiolante spalla ma che come abbiamo visto non possono essere un completo alibi soprattutto di fronte ad una magica versione di Fogna che ritrovata la forma fisica e ricreato lo speciale feeling con Corrado Barazzutti, è ritornato a mostrare – ai quei pochi smemorati che lo davano per morto sportivamente parlando – il proprio braccio in tutto il suo splendore.
Magnifica anche la nostra fantastica Coccia, Elisabetta ha mosso a dovizia la campionessa di due Wimbledon ma anche per due volte semifinalista a Parigi Petra Kvitova – che quest’anno è tornata a vincere un WTA 1000 a Miami – mettendo in luce ancora una volta i limiti della ceca negli spostamenti laterali ed in generale le difficoltà quando non può colpire (per merito dell’avversaria di turno) con gli appoggi ben piantati. Una bella prima volta contro le Top 10, davvero bellissima.
Ed infine, a portare il computo da 8 a 11 ci han pensato i maratoneti Andrea Vavassori, Giulio Zeppieri e Jasmine Paolini. Una menzione speciale per il serve&voller torinese che ha portato a casa un sfida da cineteca, con tanto di 5 match point cancellati come Fognini 12 anni fa, e che ci ricorderemo per tanti anni custodendo nel cuore e nella memoria visiva le emozioni che ci ha scaturito la sua gladiatoria impresa di rimonta dallo 0-2: il ricordo più bello, di questa tre giorni e non solo, una stella marina di nome “Wave” dispiegata sulla terra rossa parigina.
ATP
Holger Rune eguaglia i Big Three, Djokovic record di settimane da numero uno e di… sconfitte da numero uno
Il danese completa una striscia di sei successi contro un top 5. Alcune curiosità sulle cadute dei campioni nel periodo al vertice del ranking ATP

L’assenza di Novak Djokovic e Rafa Nadal dalle semifinali di Roma è l’ennesimo segnale del periodo di passaggio che il tennis maschile sta vivendo, sottolineata dalle prime fughe di notizie sul possibile forfait del maiorchino a Parigi.
Novak Djokovic si appresta a cedere di nuovo lo scettro di numero uno del mondo a Carlos Alcaraz, sia pure solo per sessanta punti. Nole sta ultimando la settimana numero 387 al vertice, record che vede al secondo posto Roger Federer con 310.
Con un tale distacco sul secondo classificato non deve sorprendere il dato che lo vede perdente per ben 70 volte durante le sue settimane di regno. In questi complessivi sette anni e più ci sono sconfitte con giocatori di vertice ma anche qualche infortunio. Per due volte, per esempio, ha ceduto a Jiri Vesely: a Dubai nel 2022 e a Montecarlo nel 2016. Nella lista appaiono due italiani: Lorenzo Musetti al Country Club poche settimane fa e Lorenzo Sonego nel 2020 a Vienna.
Una sconfitta in meno per Pete Sampras, che distribuisce le sue 69 su “solo” 286 settimane. Quale gli peserà di più? il sontuoso Krajicek nel 1996 a Wimbledon oppure Ramon Delgado (orrore) nel secondo turno di Parigi 1998?
Federer ha perso 56 volte, mentre Lendl e Nadal 44 a testa con il moravo che conta 270 settimane contro le 209 di Rafa. Jimmy Connors da number one si è sentito dire per ben 41 volte bad luck alla stretta di mano (non è vero altrimenti sarebbero state altrettante risse): famosa la caduta contro Roger-Vasselin, sempre a Parigi nel 1983. Ricordiamo però anche Panatta a Houston nel 1977.
Il suo amico McEnroe ha ceduto per 35 volte in 170 settimane e la più bruciante è quella ancora nei pressi del Bois de Boulogne per mano del “cattivo” Lendl in finale nel 1984. Poi forse c’è quella dell’anno dopo a Wimbledon con Curren, 6-2 6-2 6-4 e ciao ciao Londra. Chiudono Agassi e Borg con rispettivamente 28 e 12 losses, gli ultimi due tra chi ha tenuto la cintura per oltre 100 settimane.
Tornando a Djokovic, con la vittoria ottenuta mercoledì sul Centrale del Foro Italico, Holger Rune diviene il quinto tennista che vanta un bilancio positivo negli scontri diretti con l’asso serbo. Il danese, dopo la sconfitta a New York nel 2021, aveva ripreso l’equilibrio nell’ultima finale di Bercy.
Se consideriamo un minimo di tre match, prima di lui abbiamo quattro giocatori di cui solo uno è un Gran Slam winner.
L’unico in questione è Andy Roddick. L’americano, campione allo US Open edizione 2003 l’ultima prima della cinquina di Roger, ha battuto Nole per cinque volte tra il 2007 e il 2012, perdendo solo in quattro occasioni. A livello di major i due sono 1-1 (Novak quarti di finale US Open 2008, Andy AO 2009 quarti di finale, per ritiro) e l’ultimo atto si è svolto ai giochi olimpici di Londra. Unico non disputato sul duro, vide Nole prevalere sull’uomo di Omaha per 6-2 6-1.
Poi abbiamo “Mano de Piedra” Fernando Gonzales, tennista cileno che mutuava il soprannome con il pugile panamense Roberto Duran. Con i suoi diretti ha steso Nole per due volte e lo ha portato al quinto a Parigi nel 2006. Lo ha battuto sempre sul duro, Cincinnati 2005 e Madrid 2006.
Il gigante Ivo Karlovic vanta anch’esso un 2-1 che gli fa onore. Con i suoi angoli assurdi al servizio il lunghissimo croato ha sorpreso Djokovic a Madrid 2008 e a Doha 2015, sul duro. Sulla terra di Amburgo nel 2008 l’unica gioia di Nole. Ah, ovviamente su 7 set ben cinque si sono conclusi al tie-break, con un bel 3-2 a favore del marpione di Zagabria.
Per ultimo Nick Kyrgios. Il bad guy di Canberra nel 2017 nel giro di un mese ha vinto due volte, Indian Wells e Acapulco. Probabilmente le baratterebbe con l’unica sconfitta, quella di Wimbledon 2022, durante la seconda domenica.
Per chiudere un altro dato che testimonia la crescita di Rune: il classe 2003 è il sesto tennista dall’inizio del secolo ad aver vinto sei volte consecutive almeno contro un top 5. Gli altri sono: Gustavo Kuerten, Andre Agassi e i Big Three. Tanto per dire…
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ATP Roma, le statistiche della vigilia: quali sono i migliori risultati dei tennisti italiani nei Masters1000?
Ad oggi l’unico titolo Masters1000 conquistato da un italiano resta l’indimenticabile Montecarlo 2019, griffato da Fabio Fognini

Gli Internazionali BNL d’Italia sono alle porte: martedì 9 maggio, si comincia con i primi turni del tabellone femminile, cui farà seguito l’esordio del main draw maschile, mercoledì 10 maggio. In questo articolo, grazie anche alla preziosa collaborazione di Nicola Gillio – che ringraziamo per i tanti e precisi dati fornitici (qui un pezzo sulle vittorie e i guadagni dei migliori 19 tennisti azzurri del momento) – ripercorriamo la storia di tutti i tennisti italiani con almeno una presenza nei tornei Masters1000, categoria nata nel 1990.
Nel corso dell’articolo verranno presi in considerazione tutti i ‘1000’ maschili, che salvo rari casi sono sempre stati nove ogni anno. Fanno eccezione le ultime stagioni, inevitabilmente condizionate dalla pandemia di Covid-19. Nel 2020, infatti, si sono giocati solamente tre Masters, mentre nel 2021 e 2022 tutti i tornei di questa categoria (a parte Shanghai, che non si gioca dal 2019) sono tornati al loro regolare svolgimento.
Dai 63 diversi azzurri che, almeno una volta, hanno fatto scrivere il loro nome nel main draw dei 293 Masters1000 tenutisi fino ad oggi, sono arrivate 538 vittorie e 826 sconfitte (ritiri inclusi). L’unico capace di arrivare fino in fondo ad uno dei tornei più importanti dopo gli Slam è stato Fabio Fognini, vincitore a Montecarlo nel 2019.
Occorre, prima di snocciolare tutti i nostri numeri, fare un’ultima precisazione. Nell’arco di oltre trent’anni alcuni tornei hanno cambiato location e superficie, sebbene sette Masters1000 siano rimasti sempre gli stessi dalla loro prima edizione nel 1990. Madrid, ad esempio, si disputa sulla terra battuta solamente dal 2009 (fino a quell’anno il suo corrispondente era stato Amburgo). Diverse altre sedi si sono avvicendate anche per quanto concerne il posto in calendario oggi occupato da Shanghai. Per comodità, nei dati che andremo a fornirvi abbiamo tenuto in considerazione Amburgo/Madrid (terra) come unico torneo. Ragionamento analogo è stato fatto anche per Stoccolma/Essen/Stoccarda/Madrid (cemento)/Shanghai, tutti analoghi tra loro.
I migliori risultati

Come già ricordato in precedenza, l’unico italiano in oltre 30 anni capace di vincere un Masters1000 è stato Fabio Fognini. In un’epoca ampiamente dominata dai Fab4 – che solo tra loro contano ben 116 titoli in questa categoria di tornei – è sicuramente un grande risultato, e chissà che in futuro non ne possano arrivare altri.
Tutte le 4 finali ‘1000’ raggiunte dal tennis italiano sono infatti arrivate nelle ultime cinque stagioni, maturate grazie a Fabio Fognini (Montecarlo 2019), Jannik Sinner (Miami 2021 e 2023) e Matteo Berrettini (Madrid 2021). Il tennista romano è anche colui che, fino a questo momento, ha ottenuto la testa di serie più alta in un main draw, essendo stato n°4 del seeding agli Internazionali BNL d’Italia 2020. L’attuale n°20 del mondo completa, da solo, il podio delle più alte teste di serie azzurre in un Master, essendo stato anche n°5 dei tabelloni di Cincinnati e Indian Wells 2021 e n°6 a Cincinnati 2020 e Indian Wells 2022.
Scendendo alle semifinali, la prima risale al lontano 1995, quando a Montecarlo uno degli ultimi 4 fu Andrea Gaudenzi, attuale presidente dell’ATP. Si sono fermati alle porte della finale anche Filippo Volandri (Roma 2007), Andreas Seppi (Amburgo 2008), Fabio Fognini (Montecarlo 2013 e Miami 2017), Matteo Berrettini (Shanghai 2019), Lorenzo Sonego (Roma 2021) e Jannik Sinner (Indian Wells e Montecarlo 2023). Tra quelli non ancora menzionati, hanno collezionato almeno un quarto di finale anche Omar Camporese (3 volte), Cristiano Caratti, Diego Nargiso, Renzo Furlan e Lorenzo Musetti (2 volte), per un totale di 27 occasioni incui gli azzurri si sono fermati ai quarti di finale(9 volte invece quando hanno perso in semifinale).
Tra i più vincenti spicca ancora Fabio Fognini con 91 vittorie, seguito da Andreas Seppi (66), Jannik Sinner (41) e Andrea Gaudenzi (32). Loro quattro sono gli unici giocatori che, per ora, hanno scollinato quota 30 successi, sperando che presto possano raggiungerli anche Matteo Berrettini (22), Lorenzo Sonego (21) e Lorenzo Musetti (17).
Dai giocatori più presenti alle meteore
Tra i tennisti italiani con più presenze in assoluto in un Masters1000 ci sono, come prevedibile, giocatori già ritirati o sul viale del tramonto. Il leader è anche in questo caso Fabio Fognini, che con 105 apparizioni guida il movimento azzurro. Dietro di lui Andreas Seppi (92), Filippo Volandri (45) e Davide Sanguinetti (43), al momento gli unici con più di 40 gettoni nei ‘1000’.
Guardando l’altro lato della medaglia, c’è anche chi è entrato solamente una volta nel tabellone principale di un Masters1000. Alcuni di questi 20 giocatori sono già ritirati (Francesco Cancellotti, Marco Crugnola e Massimo Dell’Acqua), mentre altri sono appena all’inizio di una carriera che si prospetta ricca di soddisfazioni come Flavio Cobolli, Francesco Passaro e Giulio Zeppieri.
Dai “fortunati” ai “benedetti”: alcune curiosità
Soltanto tre giocatori possono vantare una percentuale vittorie/sconfitte superiore al 50%. Uno è Davide Scala, che nella sua carriera ha preso parte soltanto una volta ad un antico ATP Masters Series, giungendo comunque agli ottavi di finale. Si trattò di Roma 1997, quando partendo dalle qualificazioni sconfisse anche Tim Henman prima di cedere agli ottavi a Scott Draper, giustiziere al secondo turno di Thomas Muster. Oltre al suo 66.7% di rapporto vittorie/sconfitte – che comunque lascia il tempo che trova avendo lui disputato soltanto tre partite – ci sono anche il 67.2% di Jannik Sinner (41-20) e il 51.5% di Lorenzo Musetti (17-16).
È interessante, poi, notare come il numero di giocatori entrati in tabellone grazie ad una wild card sia esattamente identico a quelli che ce l’hanno fatta passando dalle qualificazioni. È infatti accaduto 149 volte che un italiano abbia ricevuto una wild card, mentre altrettante volte un azzurro è riuscito a superare le quali. Colui che ci è riuscito più volte è stato Andreas Seppi (14 qualificazioni); è stato invece Diego Nargiso a beneficiare più volte di una wild card (12).
Oltre ai 509 accessi diretti in tabellone (103 dei quali erano anche teste di serie), nella storia dei Masters1000 ci sono stati anche tre italiani che hanno sfruttato uno special exempt e 17 lucky loser. Fabio Fognini e Davide Sanguinetti sono ad oggi stati i più fortunati, venendo ripescati tre volte ciascuno.