Nei tornei di tennis di Rio de Janeiro la prima domenica è stata la giornata delle sorprese. Tra gli uomini il numero uno Djokovic è stato eliminato al primo turno da un recuperato del Potro, mentre fra le donne le sorelle Williams hanno perso l’imbattibilità di coppia: dopo una serie di tre tornei di doppio olimpici sempre vincenti, sono state sconfitte all’esordio dalla coppia ceca Safarova/Strycova per 6-3, 6-4.
Sydney 2000, Pechino 2008, Londra 2012: tre tornei disputati e tre medaglie d’oro. La presenza delle sorelle Williams nella competizione del doppio era stata una costante in tutte le recenti edizioni olimpiche, con l’eccezione di Atene 2004, quando Serena aveva dovuto rinunciare alla partecipazione a causa di un infortunio al ginocchio sinistro. (In quella occasione Venus aveva giocato insieme a Chanda Rubin, uscendo al primo turno).
Come dobbiamo valutare questa sconfitta? E potrà avere un peso importante sul futuro della coppia? Per provare a rispondere credo si debba prendere le cose un po’ alla lontana, cercando di stabilire quanto vale il torneo olimpico di doppio. Non solo quanto vale per noi, ma anche, e soprattutto, per le sorelle Williams.
La questione del valore del torneo olimpico nel tennis contemporaneo è un tormentone che si trascina da molti anni, direi da quando è stato riammesso nel 1988 (dopo l’edizione dimostrativa del 1984). E’ difficile che un tennista, a parole, sminuisca la partecipazione alle Olimpiadi: non fa piacere apparire venale (il torneo non assegna direttamente denaro, e in questa edizione nemmeno punti nel ranking) e poco patriottico (tutti si dicono onoratissimi di rappresentare il proprio paese). Ma poi non tutti decidono di prendervi parte.
Tra gli appassionati i punti di vista non sono unanimi. La mia impressione è che il metro di giudizio sia influenzato da un aspetto generazionale: tende a considerare i Giochi poco rilevanti, e quasi estranei al tennis, chi si è costruito una scala di valori dei tornei nel periodo precedente all’ingresso delle Olimpiadi nel calendario ATP e WTA; invece mi pare che li apprezzino maggiormente i più giovani, che si sono formati nell’era del tennis tornato sport olimpico.
Ma penso che su un aspetto un po’ tutti possano essere d’accordo: le Olimpiadi sono l’occasione del riscatto per il doppio e il doppio misto; in un periodo di crisi del tennis di coppia, il fatto che assegnino medaglie esattamente come il singolare finisce per riavvicinare l’importanza dei tre tornei, di solito abissalmente distanti negli Slam. Per cui se in pochissimi penserebbero di paragonare una vittoria Slam in singolare con il torneo olimpico, a livello di doppio mi pare che tra Major e Olimpiadi le cose si facciano più equilibrate. E forse per il misto addirittura si rovescino, considerando il rilievo mediatico che una medaglia d’oro può regalare, in particolare nei paesi in cui il sentimento nazionalistico è particolarmente radicato.
Tenendo presente tutto questo, credo risulti più comprensibile la costante presenza delle sorelle Williams al torneo olimpico di coppia. Negli ultimi anni diverse volte hanno rinunciato ad affrontare il doppio negli Slam, ma hanno invece regolarmente giocato (e vinto) le Olimpiadi.
E siccome spesso si sente dire “quando Serena vuole, vince” (anche se gli ultimi tre-quattro Slam hanno messo in dubbio questa affermazione) l’eliminazione di un doppio straordinario e imbattuto come il loro ha suscitato particolare sorpresa.
Dunque la sconfitta è così clamorosa? L’albo d’oro indicherebbe di sì, ma non si può dire che non ci fossero state delle avvisaglie. Se infatti analizziamo nel dettaglio il rendimento della coppia dopo la vittoria di Londra 2012 troviamo il dato di undici partecipazioni a tornei di doppio (otto Slam e tre Premier WTA) e una sola vittoria, recentissima, a Wimbledon 2016. Nei dieci impegni precedenti non erano mai riuscite ad andare oltre una semifinale.
In più per come affrontano il doppio Williams/Williams la superficie lenta di Rio de Janeiro sicuramente non le ha favorite. Serena e Venus sono particolarmente forti nei colpi di inizio gioco (servizio e risposta), e infatti i loro ultimi successi sono tutti arrivati sull’erba di Wimbledon. Un cemento lento non si può dire sia l’ideale: ho seguito il match perso a partire dal secondo set, e la coppia americana mi ha dato l’impressione di essere a corto di idee una volta che lo scambio si allungava. Oltre tutto Venus non mi è certo sembrata nella migliore condizione; la sconfitta in singolare contro Kirsten Flipkens era stato il segnale di un rendimento non proprio straordinario, poi confermato contro le ceche. Tanto è vero che contro Safarova/Strycova nel secondo set Venus non ha mai tenuto la battuta.
Dopo questa delusione ci sarà un futuro per la coppia americana? Se pensiamo che per Venus e Serena il torneo Olimpico costituisca un unicum, e che perfino gli Slam vadano considerati un impegno di preparazione, allora potrebbe accadere che da qui in poi decidano di non giocare più il doppio, visto che pare improbabile siano di nuovo al via tra quattro anni, a Tokio 2020. Se questa interpretazione è corretta, potrebbe essere che a Rio abbiano affrontato l’ultimo impegno ufficiale della carriera.
Se invece entrambe considerano gli Slam di doppio sufficientemente importanti di per sé, allora le potremmo rivedere ancora impegnate insieme. Compatibilmente con le loro condizioni fisiche, naturalmente, visto che Serena è nata nel settembre 1981 e Venus nel giugno 1980 e soffre di una sindrome autoimmune che non le consiglia di moltiplicare gli impegni.
Dopo l’eliminazione delle sorelle Williams chi potrebbe vincere a Rio 2016?
A me pare difficilissimo rispondere, anche perché il doppio olimpico è un torneo anomalo, ancora più complicato da valutare rispetto a quelli del resto della stagione, dato che i criteri di ammissione non sono quelli del normale circuito professionistico femminile. L’anno scorso, ad esempio, gli Slam erano stati vinti da Mattek-Sands/Safarova (Melbourne e Parigi) e da Hingis/Mirza (Londra e New York): due coppie formate però da giocatrici di Paesi diversi, e che quindi non potevano prendere parte al torneo olimpico, in cui un requisito imprescindibile è quello di essere della stessa nazionalità.
E infatti Lucie Safarova a Rio si è iscritta con Barbora Strycova (dopo la rinuncia di Karolina Pliskova), Bethanie Mattek-Sands con Coco Vandeweghe, Martina Hingis con Timea Bacsinszky e Sania Mirza con Prathana Tombare.
Questo però non significa che non ci siano casi di coppie forti composte stabilmente da connazionali: ricordo le spagnole Muguruza/Suarez Navarro, le francesi Garcia/Mladenovic, le cinesi di Taipei Chan/Chan, le ceche Hlavackova/Hradecka, le russe Makarova/Vesnina. E le italiane Errani/Vinci, protagoniste di un divorzio (e di un successivo riavvicinamento) che ha fatto molto discutere.
QUI potete ritrovare il campo completo di partecipazione a inizio torneo. E queste erano le 8 teste di serie al via:
1. Williams/Williams (USA)
2. Garcia/Mladenovic (Francia)
3. Chan/Chan (Taipei)
4. Muguruza/Suarez Navarro (Spagna)
5. Bacsinszky/Hingis (Svizzera)
6. Hlavackova/Hradecka (Repubblica Ceca)
7. Makarova/Vesnina (Russia)
8. Errani/Vinci (Italia)
Dopo gli ultimi match disputati lunedì, sono cadute le prime due teste di serie, rendendo il pronostico più aperto che mai. A questi nomi, dovendo indicare possibili protagoniste, personalmente aggiungo almeno altre due coppie: le ceche Safarova/Strycova (con però l’incognita del ritiro in singolare di Safarova per problemi di stomaco) e le russe Kuznetsova/Kasatkina.
E potrebbe sempre accadere che si scopra un’alchimia speciale tra qualche coppia improvvisata, che magari un po’ tutti sottovalutano.
Tra qualche giorno avremo le prime risposte, non dimenticando che alle Olimpiadi non conta solo vincere, ma anche prendere una medaglia: è sufficiente arrivare in finale per ottenere l’argento o vincere la “finalina” tra semifinaliste deluse per conquistare il bronzo.