La svolta di Grigor Dimitrov: “Ho trovato la mia identità in campo e fuori”

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La svolta di Grigor Dimitrov: “Ho trovato la mia identità in campo e fuori”

Perso in una spirale negativa che sembrava senza fine, a Cincinnati Grigor Dimitrov ha sfiorato la sua prima finale a livello Masters 1000. Che il talentuoso bulgaro sia riuscito a liberarsi dell’etichetta di “baby Federer” e trovare una sua strada?

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Dopo un 2014 discontinuo e un 2015 disastroso, in molti si stavano ormai rassegnando ad un prematuro declino del bulgaro Grigor Dimitrov, colui che da giovane veniva spesso etichettato come il nuovo roger Federer. In questa stagione Dimitrov infatti non aveva mostrato nessuna inversione di tendenza, uscendo dalla Top 30 e distinguendosi solamente per le clamorose rimonte subite nelle due finali a Sydney (contro Viktor Troicki) e ad Istanbul (contro Diego Schwartzman, con annessa plurima rottura di racchette).

A partire da Wimbledon però il gioco di Grigor è sembrato in leggero miglioramento. Questi progressi sono stati suggellati dalla semifinale al Masters 1000 di Cincinnati (la terza in carriera a questo livello, a distanza di due anni dall’ultima), raggiunta battendo avversari del calibro di Feliciano Lopez e Stan Wawrinka. E c’è mancato poco che il 25enne tennista di Haskovo conquistasse la sua finale visto che si è arreso solo 7 a 5 al terzo set al croato Marin Cilic, poi vincitore del titolo. A cosa è dovuta questa forma ritrovata?

“La cosa sulla quale mi sono davvero concentrato è la semplicità ed essere me stesso” , ha dichiarato Dimitrov, “Ho trovato la mia identità, in campo e fuori. Ho così tanti interessi in così tanti settori che alcune volte ho bisogno di rilassarmi fare un passo indietro e lasciare che le cose vadano come devono andare. Devo anche potermi svegliare e fare quello che ho voglia di fare e vivere alla giornata”.

Non può però essere da un caso che la situazione abbia preso una piega migliore da quando è iniziata la collaborazione con il coach venezuelano Dani Vallverdu, fino a pochi mesi fa sulla panchina di Tomas Berdych. “Lavorando con Dani ho trovato una persona con la quale mi sento molto vicino e condivido molto e questo è molto bello”, ha sottolineato il bulgaro, “In generale tutto sta funzionando meglio per me. Stiamo semplificando le cose, lavorando nella maniera giusta per giocare in maniera più tranquilla e con più fiducia”. Lo stesso Vallverdu ha evidenziato come Dimitrov abbia bisogno di “semplificare il suo tennis”, utilizzando “solo le sue armi migliori quando non è in difficoltà”.

Insomma siamo di fronte ad un nuovo Grigor? “Si tratta di un nuovo capitolo per me”, ha ammesso l’attuale n.24 del ranking ATP, “Sento di non aver messo in campo tutto il mio potenziale. Certo sono stato un top 10 ma solo temporaneamente. Voglio diventare un tennista di vertice. Lo sono stato e so cosa devo fare per tornare ad esserlo. Mi sento bene, sto lavorando sodo, sto sviluppando il mio gioco e sto lavorando in palestra. Penso che la maturità arrivi anche con le esperienze negative. Ora ho bisogno solo dei risultati”. Vedremo se continueranno ad arrivare.

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