US Open interviste, Serena Williams: "Non voglio essere etichettata come atleta donna"

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US Open interviste, Serena Williams: “Non voglio essere etichettata come atleta donna”

US Open secondo turno, interviste: S. Williams b V. King 6-3 6-3. L’intervista del dopo partita a Serena Williams

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Hai vinto abbastanza facilmente, ma dalle tue espressioni non sembravi contenta del tuo gioco. Ce ne puoi parlare?
Sì. Il punteggio avrebbe dovuto essere diverso per me. Sento di avere fatto molti errori. Ma, capite, c’è poco che possa fare adesso. L’importante è che ho vinto. Spero di migliorare in seguito

Hai giocato nella maggior parte degli impianti del mondo. Quale è la tua impressione sul rumore con la copertura del campo?
In realtà senza copertura mi è sembrato ci fosse più rumore nel corso del primo incontro. È ancora estremamente rumoroso. Non so se è per via della copertura in sé o cosa altro. Ma c’è molto molto rumore sul campo.

È fastidioso? È più difficile giocare?
È decisamente diverso poiché qualunque altro campo è silenzioso. Qui è super rumoroso. Oggi è stato più semplice perché mi sono abituata già dal primo incontro. Spero di continuare così.

Gli errori di cui parlavi prima erano mentali o fisici?
Non ho semplicemente avuto una grande giornata oggi. Ma vincere quando sei giù è sempre buona cosa. Non ho giocato come al primo turno. Ma va bene così.

Oggi ha pareggiato Martina Navratilova nel numero di match dello slam vinti: 306. Lo sapevi e cosa te ne pare?
Sapevo che era all’orizzonte. A Wimbledon sapevo che volevo arrivarci. Sicuramente sono emozionata. Voglio fare parecchi altri passi in avanti in tal senso.

Quando raggiungi certi traguardi, pareggi tali record, siano grandi o piccoli, te ne disinteressi se non sono di grande rilievo, oppure senti comunque l’importanza del traguardo raggiunto?
A volte non so neppure che sto per mettere una pietra miliare. Ma di alcuni sono davvero orgogliosa. Per esempio questo delle 306 partite è eccitante. Davvero molto.

Come va la spalla. Ti preoccupava all’inizio del torneo. Come ti senti ora dopo due incontri?
È stabile (risate), stabile. La devo mantenere così. Ho fatto due partite e di norma vorrei farne sette. Non siamo neppure vicini alla metà. Cerco di tenerla al meglio che posso.

Cosa fai per la tua spalla?
Una montagna di trattamenti, di riabilitazione, di ghiaccio. È una cosa costante.

Ci sono così tante cose che coinvolgono la vita di un tennista. Che cosa del tennis ami di più?
Ciò che amo di più del tennis è il fatto di essere là sul campo da sola e dover risolvere problemi. È uno dei pochi sport dove sei sempre da solo, di norma. È completamente diverso da ogni altro sport, credo.

Aver pareggiato il record di Martina, la fa tornare alla memoria. Ha dato molto a questo gioco. Cosa apprezzi di più di lei?
Wow, lei è davvero un’incredibile leggenda. Per me una delle migliori giocatrici di sempre. Non avrei mai pensato che sarei stata alla sua altezza sotto il profilo dei numeri. Ecco cosa penso di lei.

Da che posizione preferisci vedere una partita di tennis dal vivo e perché?
Sicuramente non ai  lati. Da dietro affinché non debba continuamente muovere la testa.

La Nike ha svelato la campagna per Il Più Grande Atleta di Sempre. Cosa  pensi quando vedi quei tabelloni pubblicitari, l’intera campagna pubblicitaria?
Mi sento davvero apprezzata e sopraffatta dall’emozione. Penso sia una magnifica campagna perché molte atlete hanno dovuto convivere con: “oh, è una grande atleta donna” invece di “oh, è una grande atleta” Nessun atleta uomo deve conviverci. Dicono sempre solo atleti, mai atleti maschi. Mi sento quasi vendicata per il fatto che una società così importante come la Nike dica semplicemente “atleti” senza aggiungere il sesso davanti . Credo sia importante per le giovani donne in fase di maturazione. Vogliono essere un grande atleta. Il migliore. Non essere etichettata come “atleta-donna”. Penso che non ci debbano essere etichette. Capisci, io pratico sport e sono un atleta.

Hai spesso parlato dello stato di fatto dei diritti umani, dalla schiavitù ai diritti delle donne. C’è una bella intervista su US Today dove parli della tua infanzia a contatto con ragazzini Messicani, la gente Messicana. Ti disturba il fatto che un cambio in politica possa determinare il fatto che molti di loro vengano riportati in Messico? Ti preoccupa?
Non so esattamente cosa stia succedendo a tale proposito, perciò non posso esprimermi. So che il mio miglior amico è messicano ed io sono molto, molto vicina alla loro cultura. Ma, di nuovo, non conoscendo bene i fatti non posso esprimermi a tal proposito.

In altri termini. Cosa pensi che apporti la cultura Messicana a quella Americana?
È ciò che fa dell’America l’America. È un grande insieme di tanti diversi tipi di persone. Ci sono emigranti che giungono  da ogni parte del mondo, Est Europa, Africa, America Latina, Messico. Le loro seconde generazioni diventano quindi Americani. È così che l’America è nata, dall’Inghilterra e da diversi altri Paesi. Ora non so più però dove stavo andando con questo discorso, ma credo in qualche posto meraviglioso (risate). Ho parlato troppo e me ne sono scordata…

Traduzione di Roberto Ferri

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