US Open 2016: "Quiet, please."

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US Open 2016: “Quiet, please.”

L’iconica espressione usata dagli arbitri di tennis di tutto il mondo per richiedere il silenzio sulle tribune pare ormai ignorata a questi US Open 2016

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“Quiet, please.”

Queste due parole sono legate a doppio filo al gioco del tennis. Sono state usate nei testi di canzoni, stampate sulle magliette, inserite in annunci pubblicitari. Molti appassionati le hanno amate proprio come segno unico e distintivo del tennis, mentre altri le disprezzano trovandole irritanti e snob. Facendo eccezione per quel luogo sacro che è Wimbledon, nel resto del mondo si sono perse con il passare degli anni molte tradizioni, tra le quali l’obbligo per i giocatori di indossare il colore bianco, ma il silenzio assoluto è sempre parso intoccabile.

Sempre fino a questi US Open 2016. A New York in realtà i fan erano sempre apparsi più vivaci rispetto a quelli degli altri Slam, ma quest’anno con l’avvento del nuovo tetto il rumore è davvero diventato parte integrante del gioco. Quando infatti a causa della pioggia il gioco si svolge con il tetto chiuso l’acustica è davvero pessima e il vociare degli spettatori diventa un rumore di fondo difficilmente ignorabile.

Non ho sentito il pubblico in silenzio nemmeno per un secondo!” ha esclamato dopo l’eliminazione al secondo turno Garbine Muguruza, campionessa in carica del Roland Garros nonché numero 3 del mondo.

Lo stesso Andy Murray, fresco campione sull’erba sacra di Wimbledon, ha detto: “Non so cosa ne pensino appassionati e giornalisti di questo rumore, ma i giocatori dovranno abituarsi. Come atleti professionisti dobbiamo essere in grado di adattarci alle circostanze.”

Certo il rumore di fondo è una delle caratteristiche tipiche di New York. Nella città che non dorme mai infatti gli abitanti sono abituati ad avere a che fare con rumori di ogni genere a tutte le ore del giorno. Dalle sirene di un’ambulanza a un elicottero, dai clacson dei taxi ai rumori dei lavori perennemente in corso sulle strade. Il rumore è una colonna sonora per la Grande Mela e pare una conseguenze logica che lo sia diventato anche per il gioco del tennis a Flushing Meadows.

Per i nuovi fan di questo gioco sicuramente poter chiacchierare e tifare durante un incontro può rendere il tennis più appetibile, mentre per gli amanti di lungo corso della racchetta è una condizione inacettabile.

Alcuni giocatori statunitensi appartenenti alle nuove generazioni, come Ryan Harrison, non trovano difficile concentrarsi sul gioco estraniandosi dalla confusione. Al contrario le vecchie guardie del circuito trovano dissacrante non poter sentire il rumore della pallina durante il gioco. Esprime bene l’idea la veterana Venus Williams: “C’è qualcosa di speciale nel silenzio del gioco del tennis. C’è la tensione che tutti possono avvertire, il suono della pallina, il rumore dei piedi sul campo da gioco. Amo il silenzio. Soprattutto nei momenti decisivi il silenzio dice tutto. Personalmente, credo che non dovrebbe sparire.”

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