AON Open Genova: Il miglior challenger del mondo? Impressioni di una calda serata di settembre

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AON Open Genova: Il miglior challenger del mondo? Impressioni di una calda serata di settembre

Il racconto di una calda sera di fine estate al Challenger di Genova. L’ingresso al buio, i VIP, Janovicz, Mager, e un pubblico un po’ troppo partigiano

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Dal nostro inviato a Genova 

La calda sera del secondo venerdì di settembre, in un’estate che non ha proprio nessuna voglia di finire, è l’occasione giusta per recarsi ai campi di Valletta Cambiaso e di vedere all’opera i campioni ancora in lizza per il titolo dell’AON Genoa Open Challenger 2016, Memorial Messina. In programma ci sono gli ultimi due quarti di finale: quello tra lo spagnolo Almagro – ex Top Ten e qui vincitore un anno fa – e l’uzbeco Istomin; e quello tra il forte polacco Janowicz – best ranking al numero 14 ATP ma precipitato a causa di numerosi infortuni oltre il 200° posto – e l’enfant du pays e speranza del tennis tricolore Gianluca Mager.

L’impatto col torneo non è dei più felici. All’ingresso dell’ampio parco che precede l’accesso al Centrale di Valletta Cambiaso c’è il buio totale. Si può proseguire solo grazie alla lucina del cellulare quando finalmente i fari dello stadio cominciano a rischiarare i vialetti di accesso. Ora c’è da trovare la biglietteria. I 5 euro richiesti per l’ingresso si spendono ancora più piacevolmente sapendo che verranno devoluti ai terremotati di Amatrice e degli altri paesi colpiti recentemente dal terremoto. Con qualche difficoltà si trova la piccola cassa e ci si può dirigere verso il campo. Può capitare di incontrare Maurizio Crozza che prova a posizionarsi in cima alle gradinate lato ovest, in piedi, dove si ha una visione perfetta del campo. Poco dopo arriva anche Stefano Messina, l’organizzatore del torneo e figlio dell’armatore a cui il torneo è dedicato. In breve si forma il capannello della crème de la crème della buona società genovese.

Nel campo intanto Almagro e Istomin si sfidano in estenuanti scambi spesso sull’incrociato. Almagro ha disposto agevolmente nel primo set dell’uzbeco ed è avanti di un break nel secondo. Ma proprio sul finire del secondo set l’uzbeco coglie l’opportunità del controbreak e impatta sul 5 pari. L’equilibrio dura poco però. Perché Istomin cade e si infortuna, provocando un commento di Crozza sottilmente dubbioso. E così, nonostante Istomin riprenda a giocare, il tie-break non ha storia. Almagro lo domina e approda in semifinale dove sfiderà il ceco Pavlasek.

Breve pausa, il tempo per una bibita fresca, e Jerzy Janowicz e Gianluca Mager sono già in campo. Questa volta Crozza e Messina si posizionano nella prima fila della tribuna lato mare. Le gradinate del centrale sono quasi piene. I pochi posti liberi sono compensati da chi sceglie di stare in piedi. La serata del resto è splendida e il costo del biglietto davvero molto popolare. Il pubblico genovese attende Mager, non tutti conoscono il polacco dall’impronunciabile cognome, non tutti sanno che una decina di giorni prima ha vinto un set a Djokovic agli US Open o che nel 2013 approdò alle semifinali di Wimbledon, quando tra l’altro sconfisse Almagro al terzo turno. C’è fiducia nel giovane sanremese, applauditissimo già alla presentazione.

Si parte con al servizio il polacco. Invece di tirare delle bombe Janowicz inizia con due prime a 160 all’ora con cui ottiene però il punto. La terza è quella buona, 220 all’ora, ma il punto lo fa Mager. Mah! Il set prosegue con entrambi i giocatori molto solidi al servizio e molto fallosi in risposta. Sembra destinato al tie-break se non fosse che Mager sul 4-5 smarrisce il servizio. Janowicz azzecca un paio di risposte, ottiene il break e si prende il primo set. Delusione tra il pubblico che aveva salutato con boati ogni punto vinto da Mager, e solo con timidi applausi quelli vinti da Janowicz.

Secondo set. Mager fatica maggiormente e al quarto gioco è già break per il polacco che si porta 3-1. Peccato, perché il 2-2 pronunciato in inglese dal giudice di sedia diventa un esilarante “ciù-ciù” tipo trenino sarebbe stato divertente risentirlo anche nel secondo set! Ora la differenza tra i due giocatori si vede tutta. Il polacco si attira ulteriormente le antipatie del pubblico chiedendo la sospensione del gioco a causa di un problema alla rete. Il giudice di sedia lo convince a riprendere, la rete verrà riparata al successivo cambio campo. Ma Janowicz non aveva tutti i torti a lamentarsi. E poi di nuovo, sul 5-2 in suo favore, quando contesta una palla di Mager data buona prima dai giudici di linea poi da quello di sedia. Ma la conclusione del match è vicina, Janowicz chiude 6-3 il secondo set e in semifinale affronterà il coriaceo argentino Berlocq.

Purtroppo oltre ai doverosi applausi, il polacco si è preso anche una certa dose di fischi, a causa di un pubblico forse un po’ troppo abituato alle atmosfere calcistiche. Janowicz, soprattutto nel secondo set, ha offerto un tennis di buonissimo livello, e dovremmo essere felici di poter ammirare tennisti del suo valore in una città che non offre molti altri eventi sportivi di livello internazionale. Che dire di Mager? Un buon servizio e un buon rovescio, sul resto, per poter entrare tra i primi 100, c’è ancora un po’ da lavorare. Intanto al termine del torneo raggiungerà il suo best ranking ed entrerà probabilmente tra i primi 300.

All’uscita, al termine di una bella serata di tennis, questa volta il parco è illuminato. Chissà se l’Open di Genova è davvero il miglior challenger del mondo (così è stato votato nel 2014), ma certamente è uno dei pochi tornei italiani dove si possono ancora ammirare dei campioni di tennis. Chissà se si riuscirà a riportarlo al rango di ATP250, come fu negli anni ’90, quando ad aggiudicarsi il torneo furono giocatori come Muster e Medvedev. Nel frattempo accontentiamoci di Almagro e Janowicz, e non è un accontentarsi da poco.

Massimo Aceti

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