Coppa Davis, semifinale: GBR-Argentina 2-3. Murray non basta, Mayer eroico. Argentina in finale

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Coppa Davis, semifinale: GBR-Argentina 2-3. Murray non basta, Mayer eroico. Argentina in finale

Il n.1 Brit batte Guido Pella e sigla il 2-2, ma Leonardo Mayer gioca un match perfetto e supera in 4 set Daniel Evans. Argentina in finale per la quinta volta nella sua storia, cercherà di conquistare la prima insalatiera in Croazia dal 25 al 27 novembre

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Coppa Davis 2016 Semifinale

Gran Bretagna-Argentina 2-3 (Emirates Arena, Glasgow, cemento indoor)

L. Mayer b. D. Evans 4-6 6-3 6-2 6-4
(nel seguito, la cronaca del primo singolare tra Murray e Pella)

Quella che sembrava per tutti essere la giornata dei grandi rimpianti argentini, diventa quella del trionfo del popolo sudamericano, della rivincita del già condannato da tutti (da chi scrive compreso) capitan Orsanic, della quinta occasione di vincere la Coppa Davis per una squadra che in finale ha sempre perso. Ma soprattutto, diventa la più grande impresa della carriera per un giocatore che è stato n.21 del mondo nel Giugno dell’anno scorso, prima di un brutto infortunio alla spalla che l’ha tenuto a lungo lontano dal campo. Un grande uomo, che si portava dietro l’enorme rimpianto di essere andato a un millimetro dal battere Roger Federer nel Masters 1000 di Shanghai 2014, quando fallì 5 match-point dopo aver giocato una grandissima partita. Non quella della vita, perché il match più grande della sua esistenza è questo. Un match nel quale si è caricato sulle spalle il peso di un popolo che già piangeva nel non vedere Del Potro in campo e che ora si ritrova in finale di Coppa Davis.

Dopo la dolorosissima rinuncia di Juan Martin, il capitano argentino Orsanic manda in campo nel match decisivo per l’accesso alla finale contro la Croazia Leonardo Mayer, n.114 del mondo ma autentico Davis man, dove viene da 9 vittorie consecutive (11 considerando anche i match di doppio). Dall’altra parte della rete, il capitano britannico Leon Smith schiera Daniel Evans, n. 53 ATP e reduce dall’ottimo – ma doloroso –  US Open dove ha costretto il futuro vincitore Stan Wawrinka ad annullare un match point al terzo turno.

Nel terzo game del primo set, Evans si procura le prime palle break del match (15-40), ma Mayer le annulla alla grande, la prima con un’ottima soluzione servizio e dritto e la seconda con un ace. Quattro scambi più tardi, però, l’argentino spara largo il dritto in uscita dal servizio, concedendo una terza palla break. È largo anche un suo colpo incrociato, così Evans riesce a strappare la battuta: 2-1 e servizio Gran Bretagna. Il Davis man sudamericano ha il merito, in un inizio pieno di errori, di non crollare sotto 3-1 e servizio quando annulla con sicurezza una palla break fortunosa a disposizione dell’avversario (ottenuta grazie al nastro, che fa morire la palla del tennista di Birmingham appena di là dalla rete – “Nastro britannico!”, direbbe Rino Tommasi). Evans gioca con grande serenità, nonostante la posta in palio sia altissima e non abbia quasi mai giocato match così importanti: quando serve per il primo set sul 5-4 conferma il suo sangue freddo, portando a casa il parziale al primo di due set-point con un servizio vincente. Dopo 42 minuti la Gran Bretagna è meritatamente avanti 1 set a zero (6-4): Daniel è riuscito a mettere in campo il maggior talento, essendo anche più regolare del falloso avversario.

Nel secondo set dominano i servizi, ma sul 2-1 Mayer il n. 114 del mondo strappa inaspettatamente la battuta all’avversario, fino a quel momento impeccabile, con due vincenti consecutivi. Sul lungo linea di dritto che gli dà il 3-1 Orsanic e tutto il team albiceleste si alzano in piedi, sfogando la tensione accumulata dalla sconfitta del doppio ieri. Sul 5-3, l’ex n.21 ATP serve per il secondo set: sul 30 pari, Evans ha lo spazio per il passante lungo linea di dritto che se vincente lo porterebbe alla palla del contro break, ma il suo colpo finisce in rete. Il conseguente set-point è sufficiente a Mayer, che in tutto il parziale è stato perfetto al servizio, concedendo la miseria di 4 punti all’avversario, mettendo in campo l’83% di prime e facendo il punto con la seconda 3 volte su 4 (75%).

Il game di apertura del terzo set vede un Leonardo Mayer monumentale. Sotto 40-15, centra il break con 4 punti consecutivi: sul 40 pari, un Evans stordito dalla metamorfosi radicale del suo avversario (pessimo nel primo set, ottimo nel secondo) gioca in uscita dal servizio un back tagliato dal centro del campo a uscire che termina appena largo, poi il ventinovenne di Corrientes gioca una risposta di dritto fulminante, col britannico che può solo guardare impietrito. La stessa cosa avviene sul 3-1 e servizio Evans: sul 30 pari, altra risposta perfetta con Daniel spettatore, la palla break è vanificata da un rovescio lungo (seppur di poco), ma tre punti più tardi arriva un secondo break-point: il ventiseienne di Birmingham affossa inopinatamente in rete un rovescio tutt’altro che impossibile. 5-1 Mayer, che lascia un solo 15 nel gioco successivo e chiude 6-2.

All’inizio del quarto parziale, l’argentino continua a dominare e sale di prepotenza 30-40: qui l’inglese trova un ace vitale, poco dopo arriva una seconda palla break che l’argentino spreca sbagliando un dritto, poi una terza su un dritto in cross meraviglioso, annullata da un servizio vincente. Il game è epico e si chiude dopo 22 punti (durati 15 minuti) a favore di Evans, che insiste sul rovescio dell’avversario, costringendolo all’errore e caricando se stesso e il pubblico. Un gioco vinto in questo modo è l’unica cosa che può rimettere in equilibrio un match nel quale il n.53 del mondo è in balia del n.114, che in questa partita sta giocando da top-ten, come solo in Coppa Davis può accadere (una competizione che dovrà pure essere ammodernata, ma resta unica e irrinunciabile per chi ama davvero il tennis). Purtroppo per la Gran Bretagna, Mayer è un rullo compressore e continua e esserlo. Nei due game al servizio non fa la minima fatica (Evans vince un solo punto su 9) e nel quinto gioco si prende il break costringendo all’errore di rovescio l’avversario dopo un game giocato alla perfezione, fatto di cambi di ritmo e colpi incrociati profondi e devastanti. Può il povero Daniel recuperare questo break contro un giocatore in stato di grazia e semplicemente ingiocabile al servizio? Sembra francamente inimmaginabile. È inimmaginabile: Leonardo continua a essere mostruosamente perfetto alla battuta, arriva a servire per il match sul 5-4 e chiude col dritto al volo al primo di 3 match-point.

Il capitano Orsanic, che ha origini croate e contro la Croazia si giocherà la finale, mostra il suo orgoglio: “Dietro questi ragazzi c’è un grande team, un grande pubblico. Leo aveva già giocato dei grandi match in passato e oggi ha dato dimostrazione di ciò giocando alla grande. Non ho ancora pensato alla finale in Croazia, al momento mi godo questa vittoria, questo sogno. Complimenti al pubblico britannico, ha mostrato passione e grande sportività“.

Mayer, al termine del match, scoppia in un pianto liberatorio e sportivamente bellissimo, poi dichiara ancora in campo: “Nell’ultimo periodo non ho giocato al meglio delle mie possibilità, ringrazio chi mi è stato vicino e mi ha consentito oggi di giocare a questo livello. Sono felicissimo, naturalmente (si è interrotto un paio di volte perché ancora molto commosso)”.

Felicitaciones, Leonardo!

 

A. Murray b. G. Pella 6-3 6-2 6-3        

La giornata conclusiva della semifinale di Coppa Davis tra Gran Bretagna e Argentina all’Emirates Arena di Glasgow si apre con la sfida tra Andy Murray e Guido Pella. L’olimpionico e campione di Wimbledon deve vincere per portare il confronto al quinto match, dove Daniel Evans (più in fiducia di Kyle Edmund) sarebbe prontissimo a completare la rimonta britannica contro un malconcio Del Potro oppure Leonardo Mayer, entrambi non presenti sugli spalti: evidentemente il capitano albiceleste Orsanic (che rischia di pagare caro l’errore di schierare la sua punta di diamante nel doppio di ieri invece di preservarlo nella migliore condizione possibile per l’ultimo singolare) non vuole far capire agli avversari chi giocherà.

Nel primo set l’equilibrio si spezza subito nel quarto gioco, quando Murray sale 15-40 e toglie la battuta all’avversario alla seconda palla break. Il n.1 di Gran Bretagna si issa sul 5-3 e va a servire per il primo parziale. Sul primo set-point, sul 40-30, Pella trova un gran rovescio lungo linea e chiude il punto con un bel colpo incrociato al volo, ma nel punto successivo mette in rete la risposta sulla prima dell’avversario. Le possibilità di rientrare nel set finiscono qua, Andy porta a casa il set in bellezza con un ace. 1 set a 0 Gran Bretagna dopo 34 minuti di partita.

Il secondo parziale vede una partenza sprint del ventinovenne di Dunblane, che strappa il servizio a zero in apertura e si porta sul 2 a 0 con un parziale di 8 punti a 1. La mattanza sembra continuare perché Murray si guadagna ben 6 palle break nel terzo game, ma il ventiseienne di Bahia Blanca le annulla tutte con la seguente successione: un rovescio incrociato lungo del britannico, un recupero di dritto di Murray che si spegne in rete su ottimo lungo linea di rovescio dell’argentino, tre servizi vincenti di Guido che cambia sempre l’angolo di direzione del servizio e un errore di dritto del n.2 del mondo. L’orgoglio di Pella, che chiude facendo buona guardia a rete, è davvero encomiabile. Il campione olimpico, però, è fisicamente mostruoso: sul 2-1 30-15 viene chiamato a rete da un’ottima palla corta dell’avversario e risponde al lob successivo con una via di mezzo tra una veronica e un gancio, giocata indietreggiando, che finisce sulla riga. Murray fa tutto questo dopo essere stato in campo 8 ore tra ieri e venerdì: c’è da aver paura. Pella non ne ha affatto, ma dall’altre parte del campo si ritrova un ossesso che corre per tre e gioca alla perfezione, così arriva il secondo break consecutivo, confermato in un attimo e siamo 6-3 5-1. L’argentino interrompe uno spaventoso parziale di 14 punti a 3 con uno smash di rabbia e recupera da 0-30 portando a casa il settimo game, ma nel gioco seguente Andy chiude al secondo set-point. Dopo un’ora e 20 minuti la Gran Bretagna è a un set dal 2 pari.

Il finalista dell’ATP 500 di Rio de Janeiro (capace in quel torneo di conquistare la prima finale ATP in carriera portandosi a casa gli scalpi di John Isner – con tre match-point salvati – e Dominic Thiem) ha però una grandissima determinazione e non molla niente: annulla una palla break in apertura di terzo set e si porta avanti 2-1, senza break. Qui c’è ancora spazio per un po’ di pathos che in Davis non manca mai: Murray accusa un dolore alla coscia destra ed esce dal campo chiedendo un medical time out. Dopo diversi minuti torna in campo, da come si muove si capisce che può proseguire senza troppi problemi, ma sa bene che chiudere prima possibile scongiurerebbe eventuali guai. Pella continua imperterrito a correre da una parte all’altra, quando può si avventura anche a rete, il suo carattere da grande guerriero consente al match di essere sempre gradevole e ogni scambio si guarda con piacere e interesse, sebbene l’esito della partita sembra inesorabile. È così, perché dal 2 pari 40-15 Pella, Murray infila un altro filotto di 11 punti a 2 e si porta avanti 4-2 15-40 su servizio dell’avversario. Finita? Non ancora, perchè l’orgoglio latino dell’autore del punto del 2-0 nella prima giornata contro Edmund è infinito: l’argentino annulla nel game tre palle break e resta vivo: 4-3. E’ però ormai solo questione di minuti, perchè l’eroe di Glasgow due game più tardi sul servizio dell’argentino trova l’allungo decisivo e chiude al primo match-point.

La semifinale si deciderà dunque al quinto match e la scelta di schierare Del Potro nel doppio si è confermata scriteriata. Ora l’Argentina all’undicesima semifinale dal 2002 in Davis rischia di perdere questa sfida dopo essere stata in vantaggio 2-0 a casa di Andy Murray. Quando ricapiterà mai un’occasione del genere? Orsanic deve solo sperare che Leonardo Mayer (designato per l’appunto a sostituire Del Potro) gli tolga le castagne dal fuoco, altrimenti si dovrà parlare di vero e proprio suicidio (in senso sportivo) sudamericano e la Davis continuerebbe a rimanere un incubo per gli argentini.

 

 

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