London Calling, Kei Nishikori: il Maestro del Sol Levante

Personaggi

London Calling, Kei Nishikori: il Maestro del Sol Levante

I profili degli otto qualificati, il n.5. Analisi della stagione e dei progressi di Kei Nishikori, giunto alla terza partecipazione consecutiva alle ATP Finals

Pubblicato

il

 

London Calling, Dominic Thiem: “Top 5? Non ancora”

London Calling, Marin Cilic: pronto per un altro exploit

London Calling, Gael Monfils: qualcosa in più di un giullare

Anche quest’anno le ATP Finals avranno tra i suoi protagonisti Kei Nishikori, giunto alla sua terza partecipazione consecutiva. Questa stagione ha visto il giapponese confermarsi ulteriormente ad alti livelli, raggiungendo la finale a Miami e a Toronto, il terzo posto alle Olimpiadi di Rio, la semifinale agli US Open, a Madrid e a Roma, i quarti di finale a Melbourne, senza contare la solita vittoria a Memphis e la finale raggiunta a Basilea. In questi mesi, però, i problemi fisici non hanno smesso di attanagliare Kei, che a Wimbledon si è dovuto ritirare durante il match di ottavi contro Cilic a causa del mal di schiena, mentre a Tokyo ha dovuto dare forfait durante l’incontro con Sousa per un problema al grande gluteo sinistro. Ciò nonostante, il giapponese ha mostrato notevoli miglioramenti in diversi settori del suo gioco, riuscendo peraltro a giocare in maniera più convincente alcune delle partite più importanti che ha disputato nel 2016 (nel 2015 le aveva giocate quasi tutte in maniera deludente, come ad esempio il quarto di finale a Parigi contro Tsonga e la semifinale di Madrid contro Murray). Anche se questo è avvenuto pure quest’anno – basti pensare alla partita in Australia contro Djokovic o a quella ad Indian Wells contro Nadal – il numero 5 del mondo ha compiuto un salto di qualità importante da questo punto di vista, come dimostra la grandissima partita contro Murray a New York o la splendida battaglia a Roma proprio contro Djokovic (nonostante abbia avuto diverse responsabilità nella parte finale del tiebreak decisivo). Ciò è avvenuto anche perché spesso il nipponico ha mostrato personalità, incitandosi nei momenti importanti e facendo sentire la sua presenza in campo in una misura decisamente superiore a prima. Nonostante ci sia da lavorare ancora in questo senso, col passare degli anni l’abitudine a disputare incontri ad alta tensione sta rendendo Nishikori sempre più un giocatore “clutch”, a dispetto dei suoi problemi di emotività, che pure non sono scomparsi.

Tecnicamente il giapponese ha continuato il proprio lavoro sul servizio, sviluppando in particolare un ottima prima centrale sulla “T” da destra. Negli anni Kei ha lavorato molto sulla posizione da assumere prima del momento dell’impatto, cercando di non inarcare troppo la schiena e di arrivare con il corpo nella cosiddetta “trophy position”, così da far risultare la racchetta il perfetto prolungamento del braccio. Oltre a questo, Nishikori è sensibilmente migliorato nel finale del movimento, nonostante il nipponico difetti ancora in potenza. Ciò è dovuto anche al suo fisico (178 cm per 75 kg), nonostante l’allievo di Michael Chang stia lavorando moltissimo per irrobustirsi, soprattutto nella parte superiore del corpo, così da acquistare maggiore potenza.

Da fondocampo, invece, Kei è un giocatore molto completo: il suo rovescio è forse il migliore del circuito (almeno tra quelli a due mani) per anticipo, fluidità e rapidità di esecuzione. Con esso trova facilmente tutti gli angoli del campo, anche se talvolta potrebbe rischiare maggiormente il lungolinea. Il dritto è il fondamentale che, nei momenti di tensione, lo tradisce più spesso. Pur essendo un colpo di ottimo livello, riuscendo a comandare benissimo il gioco prendendo il centro del campo, è quello che gli dà meno sicurezza, soprattutto quando non è in un momento di fiducia. Ciò nonostante, anche in questo senso è progredito in maniera importante, visto che il dritto ha acquistato in solidità, giocandolo anche con più topspin, fattore che ha contribuito al suo rendimento in crescendo sulla terra battuta. Quello che può fare ancora meglio è la ricerca del cambio in lungolinea, effettuando un colpo con un minor margine di errore, acquistando però in imprevedibilità. La risposta è sempre stata una delle migliori del circuito, grazie anche al suo incredibile footwork, che gli consente di aggredire la palla con dei passettini piccoli e veloci, trovando quasi sempre il punto d’impatto ideale. Già dal 2015 Nishikori ha poi aggiunto al suo repertorio il dropshot, soprattutto quello di dritto, che gioca benissimo in diagonale sia da destra che da sinistra. A ciò, nel 2016 ha aggiunto anche la soluzione dalla parte del rovescio, che ha dimostrato di saper padroneggiare estremamente bene, giocandola sia incrociata che lungolinea, nascondendo poi il colpo molto bene grazie al fatto che, quando deve eseguire lo stesso, non deve cambiare impugnatura (visto che per il rovescio la presa della mano destra è la continental, ovvero la stessa che serve per la smorzata). Il back di rovescio, invece, lo usa prevalentemente per difendersi, risultando peraltro poco efficace, con la palla che rimbalza che quasi sempre alta e con poca rotazione.

Un’altra novità di gioco del tennista di Shimane è stata la maggiore frequenza nei pressi della rete. Dopo il match dello scorso anno al Masters contro Federer, Nishikori disse che avrebbe migliorato il gioco di volo, e così è stato. Come si è visto soprattutto a New York – dove lo ha giocato in maniera quasi sistematica durante la semifinale contro Wawrinka, forse complice anche un po’ di stanchezza – il nipponico ha dimostrato di sapersi muovere estremamente bene lungo la rete, nonostante le difficoltà dovute alle leve non troppo lunghe. Se la volée di rovescio è già di ottimo livello, per quanto riguarda quella di dritto c’è ancora da lavorare sulla sensibilità. Altra cosa che “Nishi” dovrà imparare sarà la scelta del colpo da seguire, onde evitare – come a volte gli capita – di farsi sorprendere a metà campo da un passante tra le stringhe. Ad ogni modo il lavoro compiuto sulla posizione e sui riflessi a rete – nonostante ci siano margini di miglioramento – è stato davvero eccezionale. Altro aspetto su cui il giocatore del Sol Levante avrà bisogno di crescere è lo smash, che spesso sbaglia o risulta troppo corto. Questo è dovuto soprattutto a causa della difficoltà ad affiancare la palla mentre scende, oltre all’insicurezza generale che, tendenzialmente, Nishikori ha nel giocare palle sopra l’altezza della testa. Inoltre quest’anno – e non solo – Kei è stato più volte in difficoltà è quando ha dovuto fronteggiare palle alte con tanto spin, sia sui servizi in kick (soprattutto da sinistra), sia su colpi a rimbalzo centrali ed estremamente profondi (in questo Nadal è stato bravissimo nella sfida di Indian Wells). Il motivo si spiega con i 178 cm di Nishikori, che lo portano a colpire, come si dice in gergo, dal terzo piano, accorciando o spedendo la palla in rete, senza considerare il fatto che il giapponese è abituato a colpire la palla in fase ascendente, riscontrando molta difficoltà nel fare ciò soprattutto sui campi più lenti, in primis sul rosso. Qui il numero 5 del mondo ha compiuto diversi progressi, riuscendo a comandare spesso il gioco ma avendo allo stesso tempo pazienza. A dispetto dei problemi evidenti che riscontra su questo terreno di gioco (difficoltà nel giocare in controbalzo e nel gestire i rimbalzi anomali), Nishikori è riuscito ad essere competitivo ai massimi livelli anche sul mattone tritato: questo è stato possibile soprattutto perché ha creduto di poterlo fare, acquistando fiducia in se stesso col passare degli anni, lavorando sempre in maniera continua ed intensa. I consigli di un ex campione del Roland Garros come Chang avranno sicuramente contribuito in questo senso.

Un ulteriore componente in cui sono possibili miglioramenti è quella della gestione delle partite, soprattutto dei primi turni, dove talvolta lascia per strada alcuni set contro giocatori nettamente inferiori a lui, togliendogli energie preziose per le fasi finali dei tornei. Ciò avviene soprattutto negli Slam, dove già il suo fisico tendenzialmente fragile è messo a dura prova (nonostante negli ultimi due anni abbia lavorato sulla prevenzione degli infortuni con buoni risultati). Per finire, l’aspetto psicologico – in particolare quello riguardante la convinzione nei propri mezzi per poter ambire a traguardi sempre più difficili e prestigiosi – sarà una delle chiavi di volta per capire il futuro del nipponico, il quale dovrà essere bravo nel gestire sempre meglio i momenti clou delle partite più importanti, credendo maggiormente in se stesso e nella possibilità di invertire la rotta quando la situazione non è a lui favorevole. In questo senso la partita di New York con Murray è stato un passo in avanti importante. Intanto, dopo la semifinale del 2014 e l’esperienza dell’anno passato, anche nel 2016 Nishikori sarà a Londra, e c’è da giurare che non sarà affatto uno spettatore non pagante.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement