London Calling, Dominic Thiem: “Top 5? Non ancora”
Le ATP Finals di Londra sono alle porte: la splendida cornice della O2 Arena è pronta ad ospitare i migliori 8 giocatori del mondo, pronti a darsi battaglia per il trofeo dei Maestri. Tra questi ci sarà anche Marin Cilic, il quale ha già partecipato all’evento londinese nel 2014, vincendo solamente un set nell’ultimo incontro di round robin contro Wawrinka, perdendo invece molto nettamente da Djokovic e Berdych. Due anni fa arrivò al Master soprattutto grazie alla vittoria a New York, quest’anno invece si è guadagnato un posto tra i “Maestri” grazie a diversi risultati di grande livello, quali la vittoria a Cincinnati, quella a Basilea, la semifinale a Bercy, i quarti a Wimbledon e ad Indian Wells, oltre alle finali di Ginevra e Marsiglia. In questa stagione Marin ha vinto per la prima volta sia in un Master 1000 che in un 500, senza contare che tra tre settimane si giocherà la Coppa Davis in casa contro l’Argentina. Il 2016 non era iniziato nel migliore dei modi per lui, con la sconfitta netta a Melbourne in tre set contro Bautista e diverse battute d’arresto inaspettate. A questo si è aggiunto il problema al ginocchio destro, che ha iniziato a dargli noia a partire dalla partita di secondo turno di Miami contro Simon, tornando poi in campo solamente la settimana prima del Roland Garros. Dopo i problemi avuti sul suolo parigino e le ottime prestazioni sull’erba del Queen’s e di Wimbledon (nonostante la sconfitta con Federer sui prati dell’All England Club gridi ancora vendetta), il ragazzo di Medjugorje ha dato una svolta all’annata nel weekend di Coppa Davis contro gli USA, quando ha guidato i suoi compagni alla rimonta da 0-2. Dopo la misteriosa rottura con Ivanisevic e l’assunzione di Bjorkman, di lì a poche settimane c’è stata la vittoria nel già citato torneo di Cincinnati – che ha fatto seguito alla sconfitta agli ottavi a Rio con Monfils in tre set equilibrati – che gli ha fatto capire che la vittoria di Flushing Meadows di 23 mesi prima non era stata un caso, forse anche lanciando un messaggio al suo ex allenatore.
In questi mesi Cilic ha confermato di essere un giocatore devastante, in grado di battere chiunque, mostrando un bagaglio tecnico sempre più completo. Il tutto è stato sorretto da un fisico decisamente più prestante (secondo i dati ufficiali dell’ATP, Marin pesa 8 chili in più rispetto all’inizio del 2014), adatto a reggere lo stress e le sollecitazioni che il tennis di alto livello impone al giorno d’oggi. Il servizio è uno dei migliori del mondo, vincendo l’80% di punti con la prima e il 56% con la seconda (55% di prime palle in campo di media). Anche se i dati sono praticamente uguali a quelli del 2015, in questa stagione Marin ha aggiunto al suo repertorio alcune variazioni, usando ancora meglio il kick sulla seconda di servizio – colpo che talvolta utilizza anche per il primo servizio da sinistra – mentre il servizio sulla “T” è sempre una sentenza. A volte, soprattutto nei momenti più tesi delle partite, il croato potrebbe utilizzare maggiormente il servizio slice (in modo particolare sul deuce court), mentre la soluzione al corpo sta diventando sempre più una parte integrante dell’arsenale dell’allievo di Bjorkman, soprattutto da sinistra. In questo modo il numero 7 del mondo non dà punti di riferimento agli avversari, che hanno poi molta pressione nei loro game di servizio, temendo che un solo break possa costargli il set. Il problema più grande con questo fondamentale sembra essere solamente quello di aumentare la percentuale di prime, che quasi mai supera il 60%. In particolare, Marin tende a smarrire la prima palla di servizio nelle situazioni più tese, soprattutto quando è in vantaggio ed ha la chance di aggiudicarsi un incontro importante contro un avversario più quotato. Il problema, tuttavia, sembra essere soprattutto di natura psicologica. Molto spesso gli addetti ai lavori e gli appassionati hanno imputato al croato una mancanza di cattiveria, una tendenza ad essere troppo “buono” quando è il momento di chiudere l’incontro (come dimostra il 38% di conversione sulle palle break in suo favore). In altre parole, un difetto in killer istinct. Su questo aspetto Cilic dovrà sicuramente migliorare, e la vittoria contro Djokovic la settimana scorsa potrà certamente aiutarlo in questo senso.
Il numero 7 ATP ha migliorato molto anche il dritto. Con questo fondamentale già dal 2014 ha imparato a generare grande potenza e colpi vincenti, portando la testa della racchetta più in alto in fase di preparazione e semplificando notevolmente il movimento per mettere tutto il peso del corpo sulla palla. Oltre a giocarlo molto bene sia da destra che da sinistra, Cilic ha lavorato anche sulla fase difensiva, riuscendo a coprire meglio il campo – nonostante ci siano degli evidenti limiti strutturali. Inoltre Marin ha imparato a dare maggiore rotazione al suo dritto, usando molto bene il polso e rendendo la palla ancora più difficile da gestire e allontanando dal campo i suoi avversari (ci è riuscito molto bene nella finale di Basilea contro Nishikori). Dal lato del rovescio, invece, il croato ha sempre avuto grande sicurezza, eseguendo un colpo piatto e molto spesso a fil di rete. Quando si sente in fiducia tende a provare il lungolinea con più continuità, mentre – d’altra parte – quando le cose non vanno come lui vorrebbe, lo rischia con meno frequenza, perdendo campo e facendo scendere troppo la palla o, viceversa, facendola salire eccessivamente. Avere una maggiore sicurezza in se stesso ed una maggiore lucidità sarebbero sicuramente due componenti essenziali per progredire sotto questo punto di vista. Il gioco al volo è in fase di miglioramento, nonostante ci sia ancora molto lavoro da fare, soprattutto dalla parte destra, difettando in sensibilità e mostrando qualche problema nel cambiare impugnatura. Un aspetto importante in cui invece Marin ha compiuto un salto di qualità è stato quello riguardante la scelta del colpo da seguire a rete (soprattutto dopo un’accelerazione col dritto lungolinea o col medesimo colpo dal centro verso destra), riuscendo a presentarsi nei pressi del net con maggiore sicurezza ed evitando quasi sempre di rimanere sulla riga del servizio, non facendosi sorprendere da passanti non impossibili da gestire, evitando peraltro di far scendere troppo la palla.
Per quanto riguarda la risposta, invece, il campione di Cincinnati non ha compiuti progressi rilevanti. A questo proposito, le stesse statistiche dell’ATP certificano come – rispetto al 2015 – sia sempre rimasto intorno al 50% di vinti sulla seconda di servizio avversaria e di poco sotto al 30% (29) per quanto riguarda quelli sulla prima. Marin con questo colpo fatica soprattutto dalla parte del rovescio o quando si ritrova la palla indirizzata verso il proprio corpo, non riuscendo in entrambi i casi a muovere i piedi in maniera corretta, forse ostacolato dalla presa bimane. Se a ciò si aggiungono i 198 cm di altezza e la conseguente tendenza ad avere gli appoggi troppo larghi in fase di ricezione, si capisce come ci sia ancora molta strada da fare per essere competitivi ai massimi livelli sotto questo profilo. Le variazioni di gioco ancora latitano, col back di rovescio che è ancora poco fluido e il dropshot che non sembra appartenere al suo repertorio. Bjorkman gli sta sicuramente dando una mano in tutti questi settori di gioco, lavorando soprattutto sull’aggressività, che per Cilic è un elemento imprescindibile per poter essere ai massimi livelli, soprattutto sulle superfici veloci, mentre sulla terra fa più fatica, ottenendo meno dal servizio e faticando molto in fase difensiva. Per poter fare meglio sul rosso sarà fondamentale la condizione fisica, così da poter aver la forza e la freschezza fisica per comandare il gioco anche sui campi più lenti. Un altro aspetto che è emerso nelle ultime stagioni, in particolare dopo la vittoria newyorchese, è l’incapacità del croato di giocare bene con continuità. Spesso, infatti, è accaduto che – dopo un grande exploit o una prestazione particolarmente convincente – il numero 7 del mondo giocasse male il torneo successivo, se non addirittura la partita immediatamente seguente, come si è visto ad esempio a Bercy contro Isner o a New York contro Sock. In entrambe le occasioni aveva la possibilità di andare molto avanti nel torneo dopo aver ottenuto scalpi importanti. L’abitudine a giocare ad altissimo livello per diverse settimane nel corso della stagione, senza essere appagati o farsi travolgere dalla pressione, sarà dunque un altro punto cruciale su cui Cilic – nonostante sembri in fase di miglioramento – dovrà necessariamente fare ancora molta strada. In definitiva, nonostante la superficie della O2 Arena di Londra sia piuttosto lenta e tenda ad ingigantire le differenze tra gli sfidanti, il croato avrà certamente la chance di giocare un ruolo da protagonista e, visto il recente passato, nessun traguardo può essergli precluso, né nelle prossime settimane né nei prossimi anni.