Gli articoli più letti dell'anno. Aprile: il caso Camila Giorgi e l’evitabile rottura con la FIT - Pagina 2 di 2

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Gli articoli più letti dell’anno. Aprile: il caso Camila Giorgi e l’evitabile rottura con la FIT

Vi riproponiamo gli articoli di maggior successo del 2016 di Ubitennis, quelli più apprezzati da voi lettori. Ad aprile, il pensiero di Ubaldo sulla rottura Giorgi-FIT. Le colpe, il contratto, i problemi con Tirrenia, il rapporto fra Camila, Barazzutti e le compagne di Fed Cup

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Che sia avviata a diventare guerra cruenta, di quelle che qualche vittima la seminano di sicuro lungo la strada, lo dimostra la straordinaria sollecitudine con la quale Corrado Barazzutti si è prestato già venerdì sera a emettere l’ordine di convocazione (Errani, Vinci, Schiavone e naturalmente… Giorgi). Di solito le convocazioni vengono tradizionalmente fatte all’ultimo momento utile (sia per cautelarsi da eventuali infortuni, sia per motivi tattici o altro), ma stavolta Binaghi ha evidentemente sentito l’esigenza di far subito braccio di ferro. Tanto per cambiare.

Da parte FIT si rimprovera (e non senza titolo, sia chiaro, anche se occorrerebbe entrare nel merito di tutti i diritti e doveri nei dettagli contrattuali) ai Giorgi la mancata riconoscenza per i diversi aiuti ricevuti: di tipo economico, logistico e tecnico. Come ad esempio il suo essersi potuta allenare a Tirrenia con vari elementi dello staff federale. Anche qui, però, ridda di notizie disparate: chi ha scritto che a Tirrenia la famiglia Giorgi, con i cani e il resto, era ospite in un alloggio pagato dalla FIT avrebbe vergato righe infondate. Se anche papà Giorgi – che ahilui ha litigato con mezzo mondo, compreso chi gli avrebbe chiesto di mettersi una pecetta di Supertennis sulla maglietta per tot euro in cambio di tot biglietti omaggio per i fans di Camila desiderosi di assistere ad un suo match sul Pietrangeli, così come con chi gli metteva a disposizione per una sola mezzora il campo per allenarsi prima di un match quando lui aveva chiesto almeno 45 minuti – ritiene di non aver goduto di privilegi particolarmente eclatanti perché c’erano tante altre realtà e club che si erano offerte di fare altrettanto pur di poter ospitare Camila, resta il fatto che è stata però la FIT a darglieli. E i contratti, salvo che anche la controparte li stracci, o non si firmano oppure se si firmano (anche quando ci siano clausole semi-vessatorie) si rispettano. Semmai c’è da chiedersi perché vi fosse la necessità di inserire in quel contratto privato l’obbligo di rispondere alla convocazione quando in realtà esistono già norme federali che lo impongono sempre e comunque (salvo la evidente discrezionalità del capitano di non procedere in taluni casi alla convocazione: secondo alcune correnti di pensiero, questa discrezionalità potrebbe trasformarsi però in arbitrio, che come tale diventerebbe inaccettabile).

Però alla fin fine questa ennesima “guerra” fra la FIT e un suo atleta, che benefici può portare? Cui prodest davvero non si sa. Forse alle casse federali. I Giorgi non ne sembrano troppo preoccupati: “Da quando mi è morta una figlia ho imparato a relativizzare, tutto il resto sono sciocchezze. Se Camila volesse smettere di giocare, e lo sa, potrebbe farlo anche domani e io non avrei nulla da ridire”. Papà Giorgi era molto più intenzionato ad arginare in qualche modo “questo periodo di m…a”, consapevole di uno stato di Camila in grave crisi di risultati, ma soprattutto dello zero feeling fra Camila e il capitano di Fed Cup Barazzutti, dai Giorgi chiaramente assai poco stimato come è emerso dalle cronache di chi era a Marsiglia ed ha assistito sia a ripetuti scontri sia alle interviste di Camila. Anche in questo caso occorre aggiungere… a torto o a ragione… ma le risposte e le non risposte di Camila a Marsiglia in occasione dell’ultima Fed Cup, a proposito dei consigli tattici ricevuti da Barazzutti, erano certo stati segnali significativi. A ciò si deve aggiungere un imbarazzante distacco empatico fra Camila e almeno una delle ragazze della squadra (Schiavone). Perfino durante i pasti attorno al lungo tavolone di Marsiglia, ho saputo, Camila preferiva stare vicino a papà Sergio piuttosto che alle compagne di squadra. Chi era presente a Marsiglia ha anche riferito di svariati, ripetuti, accesi scontri fra papà Giorgi e una volta Palmieri, un’altra Galimberti, un’altra ancora Barazzutti, e forse il più aspro di tutti con Francesca Schiavone. E anche con qualche altro personaggio di passaggio.

Insomma se i Giorgi non vedevano l’ora di liberarsi da un ambiente che non amano, i “federales” e probabilmente anche le compagne di squadra erano ben felici di liberarsi dei Giorgi. Ma se le cose sono così come le ho capite, beh, forse un po’ di “real-politik”, applicata in tanti altri frangenti, avrebbe potuto salvare capra e cavoli. A sbandierar troppo i cosiddetti principi e la presunta “onestà intellettuale”, i danni provocati sono stati in passato più seri di parecchie grandinate. Lei non ci voleva stare, loro non volevano avere più fra i piedi soprattutto papà Giorgi (più che Camila), assai critico verso i metodi di allenamento, verso la gestione fallimentare di Tirrenia che ai Giorgi, sebbene ospiti, non pare davvero aver lasciato una buona impressione. Riguardo a quest’ultimo aspetto è possibile che i Giorgi si rifacciano ai… risultati di Tirrenia che sono sotto gli occhi di tutti: in 12 anni a fronte di investimenti milionari con centinaia di ragazzi/e nessuno è riuscito lontanamente a raggiungere un risultato simile a quello ottenuto da un padre, il Giorgi, che senza essere mai stato un tennista non aveva certo potuto disporre di mezzi economici lontanamente paragonabili.

Ora, guarda caso, trapela notizia che la FIT avrebbe deciso di impedire d’ora in avanti ai coach privati di seguire gli incontri a squadre: una decisione quasi certamente ispirata ai problemi vissuti con la presenza di papà Giorgi, cui peraltro Camila non avrebbe voluto rinunciare. Se quelle voci fossero confermate mi permetto di dubitare fortemente che Pablo Lozano o Francesco Cinà possano essere stati causa di una tal inversione di indirizzo. In mezzo a tutte queste povere, tristi vicende, si intrecciano anche storie di soldi, tanti soldi, di agenti ed intermediari di dubbi valori etici, doppiogiochisti, di percentuali, di ripicche anche a mezzo stampa, per proposte di sponsorizzazioni respinte. Roba anche bruttarella che emerge qua e là, e riguardo alle quali non è facile orientarsi. Ma il nostro tennis, per chi conosce le cose dal di dentro, non è purtroppo così limpido come qualcuno vorrebbe far credere. Che peccato.

Camila forse non diventerà mai la campionessa che papà Sergio pensava diventasse quando, per aver battuto sei top-ten, giurava che sarebbe diventata top-ten anche lei. Ultimamente purtroppo ha fatto il passo del gambero. È n.43 del mondo. Tuttavia anche così resta ad oggi la n.3 del tennis italiano. E quando Roberta Vinci attaccherà la racchetta al chiodo Camila sarà quasi certamene la n.1. Sicuri che la vicenda non potesse essere gestita meglio nell’interesse generale, quella del tennis italiano? Purtroppo il caos che regna in certi ambienti, che a volte sono le famiglie degli atleti e a volte i centri di piccolo grande potere e altre volte ancora le persone che gli atleti frequentano e dove si allenano, davvero non aiuta. E con la penuria di giocatrici che l’Italia ha per almeno tre/cinque anni, con le Olimpiadi ad agosto dove certamente sarà dura brillare, con il torneo di Roma alle porte e al quale certamente Camila – che pure avrebbe rappresentato un’attrazione, e non solo come mannequin della sua nuova linea di abbigliamento “GioMila” crasi di cognome e nome – non parteciperà, poco ma sicuro!, non c’era proprio bisogno di arrivare ad uno scontro frontale di queste proporzioni. Non se ne sentiva davvero il bisogno. E dire “ma è colpa sua, no è tua” a che serve? Ma la diplomazia e il tatto non sembrano doti in possesso dei nostri dirigenti, sebbene certamente o avere a che fare con caratterini “fumantini” come quello di Sergio Giorgi sia davvero tutt’altro che semplice e facile. Per trovare un accordo (oggi improbabile considerati i personaggi coinvolti e la convocazione emanata ieri sera a bella posta da Barazzutti che si conferma “super-aziendalista”)… c’è tempo fino a lunedì. Chi potrebbe fare da… Danny Roman, in questa situazione?

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