Statistiche
L’analisi statistica: fu Roger Federer a vincere o Marin Cilic a perdere la partita?
Lente d’ingrandimento sulla sfida tra Federer e Cilic, quarto di finale dell’ultima edizione di Wimbledon e una tra le partite più emozionanti della stagione. La rimonta dello svizzero è stata un miracolo?

Dopo aver riproposto la cronaca di uno degli incontri più emozionanti della stagione, la rimonta di Federer ai danni di Marin Cilic, ci concentriamo sulla sua analisi statistica per determinare se davvero si è trattato di un miracolo per il tennista svizzero, che sul 3-3 0-40 del terzo set si è trovato sul baratro forse più di quanto lo sia stato durante i tre match point nel finale del quarto set. Per i nostalgici, un altro match vide Federer 3-3 al terzo e 0-40, ma in quell’occasione – nonostante Federer annullò match point prima di arrivare al quinto – fu Nadal a spuntarla.
Proviamo a rispondere ad una domanda banale e forse ingenerosa: quel giorno vinse Federer o fu Cilic a perdere?Analizziamo le statistiche per trovare una risposta, mostrando che i due hanno entrambi giocato un ottimo incontro, ma l’approccio mentale e tecnico al match ha visto alcuni momenti chiave. Per prima cosa, studiamo l’evoluzione delle statistiche generali nei cinque set.
Il servizio
Il servizio è sicuramente una delle chiavi di lettura del match. I numeri peggiori di Federer sono tutti concentrati nel secondo set, l’unico perso velocemente e subendo un break. Ecco la progressione delle statistiche relative al servizio dei due giocatori:
Federer (ace/doppi falli): 7/0; 2/0; 3/0; 8/0; 7/0. Totale 27/0 (29/0 con i servizi vincenti)
Cilic (ace/doppi falli): 6/1; 6/3; 5/1; 5/1; 1/1. Totale 23/7 (28/7 con i servizi vincenti)
Federer (% prime): 68%; 54%; 63%; 60%; 70%. Media: 63%
Cilic (% prime): 51%; 69%; 52%; 54%; 62%. Media: 57%
Federer (% punti vinti con la prima): 80%; 80%; 74%; 79%; 84%. Media: 79%
Cilic (% punti vinti con la prima): 95%; 80%; 77%; 76%; 81%. Media: 81%
Federer (% punti vinti con la seconda): 58%; 46%; 64%, 63%; 63%. Media: 59%
Cilic (% punti vinti con la seconda): 61%; 67%; 50%; 57%; 30%. Media: 57%
Chi ha avuto una maggior percentuale di punti con la seconda ha vinto il set. Cilic ha vinto il primo set grazie alla straordinaria percentuale di punti con la prima, il secondo set vede il maggior gap tra i due, il quinto set mostra il servizio sicuro di Federer e la seconda morbida di Cilic, che non ha più fatto punti diretti con il servizio.
La risposta
Entrambi hanno ottenuto poco in risposta, i numeri sono chiari:
Federer (% punti vinti in risposta): 22%; 24%; 36%; 33%; 38%. Media: 30%
Cilic (% punti vinti in risposta): 27%; 36%; 30%; 28%; 22%. Media: 28%
Tuttavia, si nota chiaramente il turning point a fine secondo set: nei primi due Federer ha ottenuto circa 1 punto su 4-5 (in media dunque Cilic ha chiuso a 15 i suoi turni), dal terzo Federer ha ottenuto 1 punto ogni 3, che significa arrivare mediamente a 30 in ogni turno di risposta, costringendo l’avversario a molte situazioni delicate. Si nota anche il crollo di Cilic nell’ultimo set, mentre fino al quarto ha tenuto bene in risposta.
Il gioco a rete
Sorprendentemente, Cilic è sceso a rete più volte (39 contro 27), ottenendo però una percentuale più bassa (57% contro 67%). Federer non ha cambiato approccio nei primi 4 set (rispettivamente 5, 7, 7 e 8 discese), mentre nel quinto set non è mai andato a rete, dominando da fondo lo scambio. Cilic invece ha seguito sempre gli stessi schemi, andando a rete più o meno con la stessa frequenza (9, 7, 5, 8, 10), tuttavia cercando di accorciare lo scambio più spesso nel quinto set. Interessante notare che Federer è andato a rete più spesso di Cilic solo nel terzo set.
La qualità del gioco
Entrambi hanno disputato un match di qualità: in tutti i set hanno un bilancio positivo tra vincenti e non forzati, con Federer che ha i numeri migliori nel primo set e negli ultimi due e Cilic che mostra una decrescita progressiva.
Federer (vincenti/errori non forzati): 17/5; 9/6; 9/4; 20/6; 12/3. Totale: 67/24 (+43).
Cilic (vincenti/errori non forzati): 12/6; 11/5; 12/7; 17/13; 7/5. Totale: 59/36 (+23).
Ma se analizziamo gli stessi numeri relativi agli scambi (escludiamo servizio), notiamo che Federer ha perso il primo giocando meglio gli scambi e vinto il quarto per un soffio nonostante abbia complessivamente giocato molto meglio di Cilic, diventato molto falloso (addirittura 10 non forzati con il dritto nel quarto set).
Federer (vincenti/errori non forzati negli scambi): 9/5; 7/6; 5/4; 12/6; 5/3. Tot: 38/24
Cilic (vincenti/errori non forzati negli scambi): 6/5; 5/2; 5/5; 10/12; 5/4. Tot: 31/29
Federer ha un saldo complessivo nettamente migliore durante gli scambi (+14 contro +2), ha più vincenti e meno errori non forzati: nonostante Cilic abbia ottenuto alcuni vincenti sensazionali, Federer ha giocato decisamente meglio gli scambi.
Come se la sono cavata i due con dritto, rovescio e colpi al volo? Complessivamente, da fondo Federer con il dritto ha 15-14, con il rovescio 16-10 e a rete 7-0. La chiave è stata il rovescio di Federer (5-5 nei primi due set, 11-5 dal terzo) che crescendo ha compensato il calo del dritto (8-6 nei primi due set, 7-8 dal terzo). Cilic ha un saldo positivo con il dritto (19-18) ed a rete (5-0), negativo con il rovescio (7-11). Cilic è calato sia con il dritto (9-6 nei primi tre set, 10-12 negli ultimi due) che con il rovescio (3-3 nei primi due, 4-8 negli ultimi tre) da metà terzo set. Complessivamente il dritto ha un saldo pari tra i due, il rovescio di Federer ha superato ampiamente quello di Cilic (+5 contro -4).
Chi ha spinto di più?
La seconda parte di questa analisi va oltre le normali statistiche. Abbiamo studiato chi dei due ha spinto di più e quando. Per fare questo, abbiamo considerato come punto propositivo ogni punto terminato con un vincente, un errore non forzato o un errore forzato dell’avversario. Viceversa, un punto difensivo è un punto in cui l’avversario ha dominato lo scambio, compiendo un vincente o sbagliando gratuitamente oppure costringendo all’errore forzato.
Nei primi 4 set, ha sempre spinto di più Cilic, nel quinto Federer:
Federer (punti propositivi/difensivi): 35/39; 26/31; 27/28; 43/50; 29/24. Totale: 160/172
Cilic (punti propositivi/difensivi): 39/35; 31/26; 28/27; 50/43; 24/29. Totale: 172/160.
Cilic ha spinto 172 volte, Federer 160: Federer ha costruito la sua vittoria su un gioco più conservativo durante i primi 4 set ed attaccando nel quinto, giocando meglio i punti in cui ha attaccato, mentre Cilic ha giocato all’attacco sbagliando di più ed alla fine ottenendo 8 punti meno dello svizzero.
Analizzando i singoli set, possiamo notare che nel primo set è sempre stato più propositivo (com’è naturale) chi ha servito. Il primo momento cruciale del match arriva al terzo gioco del secondo set: Federer al servizio spinge (4-2), ma sbaglia molto e cede un game dove ha spinto più di Cilic. L’ultimo gioco del secondo set è quello in cui, per la prima volta nel match, chi risponde spinge di più (4-2 Federer), tuttavia questo non basterà, ma sarà l’unico game perso da Federer spingendo più di Cilic.
Dal quarto al nono gioco del terzo set, chi risponde spinge almeno per due punti, addirittura Cilic spinge quanto Federer (4-4) nel settimo gioco, ma poi compromette il suo match nell’ottavo gioco, quanto cede il servizio pur avendo spinto di pù (6-2). I primi due break del match sono stati causati principalmente dagli errori di chi serve.
Nel quarto set il tie break dimostra che Cilic, soffrendo le occasioni non sfruttate, abbia deciso di spingere nella seconda parte ed abbia così perso il set. Nei primi 4 punti, i due spingono 2 volte a testa, poi Federer accelera spingendo per 4 punti e portandosi 5-3, i due si alternano nuovamente fino all’8-7 Federer (4 volte su 7 spinge Cilic), infine il croato decide di fare tutto da solo e spinge negli ultimi 5 punti, commettendo tre errori non forzati cruciali. Complessivamente, Cilic perde un tie break in cui spinge 11 volte su 20 punti, tuttavia nei primi 15 punti Federer aveva spinto di più (9-6): la straordinaria difesa nel diciannovesimo punto ha probabilmente deciso il match.
Nel quinto set, Cilic spinge nel primo game (5-3), ma lo perde, proseguendo quando inziato durante il finale del tie break del quarto set. Poi, dopo 4 turni di battuta in cui chi risponde non spinge in neppure un punto, Federer prende il sopravvento: negli ultimi 4 giochi attacca 18 volte contro le 8 di Cilic e si prende il break attaccando (5-3) ed andando a cercare la vittoria.
Conclusioni
Dunque, ha vinto Federer o ha perso Cilic? Sono vere entrambe le cose: Federer ha vinto il match perché ha giocato meglio di Cilic, ottenendo più vincenti durante gli scambi, commettendo meno errori e surclassando l’avversario con il rovescio. Ma Cilic ha perso il match perché per quattro set ha spinto di più, cercando di più il punto e sbagliando molto di più.
Lo specchio del match si trova nei primi 5 punti del tie break del primo set e gli ultimi 5 del tie del quarto. In entrambi i casi, Cilic ha spinto per 5 volte consecutive: ma se nel primo set ha ottenuto 5 punti, nel quarto ha commesso tre non forzati, consegnando la partita allo svizzero, che a fine quinto ha rotto gli indugi ed ha spinto negli ultimi 4 game andandosi a prendere la semifinale, poi persa contro Milos Raonic.
Flash
Roland Garros, record azzurro: 11 italiani al 2° turno, 7 vittoriosi contro classifica
Lo scorso anno dei 12 azzurri al via nei due tabelloni principali di singolare, 8 uomini e 4 donne, approdarono al secondo turno soltanto in 6: Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan. Nel 2023 sulle 11 affermazioni cinque sono arrivate su tds

Non era mai accaduto prima che in un’edizione del Roland Garros, approdasse al secondo turno la bellezza di 11 portacolori azzurri sommando il tabellone maschile a quello femminile: 7 ragazzi sui 9 al via nel seeding principale, e 4 donne italiche sulle 6 ai blocchi di partenza; 7 su 11 vittoriosi contro giocatori meglio classificati. A fare il loro dovere, trovandosi di fronte tennisti con una classifica peggiore, solamente Sinner, Musetti, Giorgi ed Errani. Ad esempio, per portare il confronto con un edizione passata: nel 2022 furono 12 gli azzurri in gara nel main-draw parigino, 8 uomini e 4 donne, e “soltanto” la metà raggiunse il turno successivo (Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan).
Un primato conquistato grazie soprattutto all’en-plein della prima giornata, nella prima delle tre domeniche del torneo, con un perentorio 5 su 5 targato Musetti, Sonego, Arnaldi, Giorgi ed Errani, a cui hanno fatto seguito i tre successi colti lunedì – a fronte di altrettante sconfitte nostrane e quindi di un passivo relativo al rendimento azzurro di ieri presso Porte d’Auteuil che recita un pareggio di bilancio: 3/3 – a firma di Jannik Sinner, Fabio Fognini ed Elisabetta Cocciaretto.
Ad impreziosire poi il record agguantato dal nostro movimento, il fatto che cinque delle undici affermazioni italiane al primo turno siano arrivate al cospetto di una testa di serie (Sonego, Fognini, Cocciaretto, Paolini e Vavassori) e due ai danni di un – o di una – Top Ten. A proposito in particolare di questa statistica, si tratta proprio dell’ultimi due alfieri azzurri sopra citati. Il veterano ligure, 36 candeline spente appena sei giorni fa, che nel lontano 2011 in questo stesso evento raggiunse quello che è tutt’ora il suo miglior piazzamento in una prova Slam: quel quarto di finale che purtroppo però non poté nemmeno giocarsi contro Novak Djokovic, non riuscendo neppure a scendere in campo a causa di uno stiramento alla coscia che si procurò dopo l’infernale e drammatica battaglia vinta agli ottavi con il catalano Albert Montanés per 11-9 al quinto dopo aver annullato 5 match point, aver disputato la parte conclusiva del match da semiparalizzato e aver rimontato – tra gli innumerevoli altri – uno svantaggio di 5-2 nella quinta frazione.
Quest’anno ad arrendersi, in modo decisamente più agevole per il nativo di Arma di Taggia, a Fabio è stato Felix Auger-Aliassime: anche lui acciaccato sul piano fisico, con nuovi problemi occorsi al canadese oltre alla sempre dolorante e scricchiolante spalla ma che come abbiamo visto non possono essere un completo alibi soprattutto di fronte ad una magica versione di Fogna che ritrovata la forma fisica e ricreato lo speciale feeling con Corrado Barazzutti, è ritornato a mostrare – ai quei pochi smemorati che lo davano per morto sportivamente parlando – il proprio braccio in tutto il suo splendore.
Magnifica anche la nostra fantastica Coccia, Elisabetta ha mosso a dovizia la campionessa di due Wimbledon ma anche per due volte semifinalista a Parigi Petra Kvitova – che quest’anno è tornata a vincere un WTA 1000 a Miami – mettendo in luce ancora una volta i limiti della ceca negli spostamenti laterali ed in generale le difficoltà quando non può colpire (per merito dell’avversaria di turno) con gli appoggi ben piantati. Una bella prima volta contro le Top 10, davvero bellissima.
Ed infine, a portare il computo da 8 a 11 ci han pensato i maratoneti Andrea Vavassori, Giulio Zeppieri e Jasmine Paolini. Una menzione speciale per il serve&voller torinese che ha portato a casa un sfida da cineteca, con tanto di 5 match point cancellati come Fognini 12 anni fa, e che ci ricorderemo per tanti anni custodendo nel cuore e nella memoria visiva le emozioni che ci ha scaturito la sua gladiatoria impresa di rimonta dallo 0-2: il ricordo più bello, di questa tre giorni e non solo, una stella marina di nome “Wave” dispiegata sulla terra rossa parigina.
ATP
Holger Rune eguaglia i Big Three, Djokovic record di settimane da numero uno e di… sconfitte da numero uno
Il danese completa una striscia di sei successi contro un top 5. Alcune curiosità sulle cadute dei campioni nel periodo al vertice del ranking ATP

L’assenza di Novak Djokovic e Rafa Nadal dalle semifinali di Roma è l’ennesimo segnale del periodo di passaggio che il tennis maschile sta vivendo, sottolineata dalle prime fughe di notizie sul possibile forfait del maiorchino a Parigi.
Novak Djokovic si appresta a cedere di nuovo lo scettro di numero uno del mondo a Carlos Alcaraz, sia pure solo per sessanta punti. Nole sta ultimando la settimana numero 387 al vertice, record che vede al secondo posto Roger Federer con 310.
Con un tale distacco sul secondo classificato non deve sorprendere il dato che lo vede perdente per ben 70 volte durante le sue settimane di regno. In questi complessivi sette anni e più ci sono sconfitte con giocatori di vertice ma anche qualche infortunio. Per due volte, per esempio, ha ceduto a Jiri Vesely: a Dubai nel 2022 e a Montecarlo nel 2016. Nella lista appaiono due italiani: Lorenzo Musetti al Country Club poche settimane fa e Lorenzo Sonego nel 2020 a Vienna.
Una sconfitta in meno per Pete Sampras, che distribuisce le sue 69 su “solo” 286 settimane. Quale gli peserà di più? il sontuoso Krajicek nel 1996 a Wimbledon oppure Ramon Delgado (orrore) nel secondo turno di Parigi 1998?
Federer ha perso 56 volte, mentre Lendl e Nadal 44 a testa con il moravo che conta 270 settimane contro le 209 di Rafa. Jimmy Connors da number one si è sentito dire per ben 41 volte bad luck alla stretta di mano (non è vero altrimenti sarebbero state altrettante risse): famosa la caduta contro Roger-Vasselin, sempre a Parigi nel 1983. Ricordiamo però anche Panatta a Houston nel 1977.
Il suo amico McEnroe ha ceduto per 35 volte in 170 settimane e la più bruciante è quella ancora nei pressi del Bois de Boulogne per mano del “cattivo” Lendl in finale nel 1984. Poi forse c’è quella dell’anno dopo a Wimbledon con Curren, 6-2 6-2 6-4 e ciao ciao Londra. Chiudono Agassi e Borg con rispettivamente 28 e 12 losses, gli ultimi due tra chi ha tenuto la cintura per oltre 100 settimane.
Tornando a Djokovic, con la vittoria ottenuta mercoledì sul Centrale del Foro Italico, Holger Rune diviene il quinto tennista che vanta un bilancio positivo negli scontri diretti con l’asso serbo. Il danese, dopo la sconfitta a New York nel 2021, aveva ripreso l’equilibrio nell’ultima finale di Bercy.
Se consideriamo un minimo di tre match, prima di lui abbiamo quattro giocatori di cui solo uno è un Gran Slam winner.
L’unico in questione è Andy Roddick. L’americano, campione allo US Open edizione 2003 l’ultima prima della cinquina di Roger, ha battuto Nole per cinque volte tra il 2007 e il 2012, perdendo solo in quattro occasioni. A livello di major i due sono 1-1 (Novak quarti di finale US Open 2008, Andy AO 2009 quarti di finale, per ritiro) e l’ultimo atto si è svolto ai giochi olimpici di Londra. Unico non disputato sul duro, vide Nole prevalere sull’uomo di Omaha per 6-2 6-1.
Poi abbiamo “Mano de Piedra” Fernando Gonzales, tennista cileno che mutuava il soprannome con il pugile panamense Roberto Duran. Con i suoi diretti ha steso Nole per due volte e lo ha portato al quinto a Parigi nel 2006. Lo ha battuto sempre sul duro, Cincinnati 2005 e Madrid 2006.
Il gigante Ivo Karlovic vanta anch’esso un 2-1 che gli fa onore. Con i suoi angoli assurdi al servizio il lunghissimo croato ha sorpreso Djokovic a Madrid 2008 e a Doha 2015, sul duro. Sulla terra di Amburgo nel 2008 l’unica gioia di Nole. Ah, ovviamente su 7 set ben cinque si sono conclusi al tie-break, con un bel 3-2 a favore del marpione di Zagabria.
Per ultimo Nick Kyrgios. Il bad guy di Canberra nel 2017 nel giro di un mese ha vinto due volte, Indian Wells e Acapulco. Probabilmente le baratterebbe con l’unica sconfitta, quella di Wimbledon 2022, durante la seconda domenica.
Per chiudere un altro dato che testimonia la crescita di Rune: il classe 2003 è il sesto tennista dall’inizio del secolo ad aver vinto sei volte consecutive almeno contro un top 5. Gli altri sono: Gustavo Kuerten, Andre Agassi e i Big Three. Tanto per dire…
Flash
ATP Roma, le statistiche della vigilia: quali sono i migliori risultati dei tennisti italiani nei Masters1000?
Ad oggi l’unico titolo Masters1000 conquistato da un italiano resta l’indimenticabile Montecarlo 2019, griffato da Fabio Fognini

Gli Internazionali BNL d’Italia sono alle porte: martedì 9 maggio, si comincia con i primi turni del tabellone femminile, cui farà seguito l’esordio del main draw maschile, mercoledì 10 maggio. In questo articolo, grazie anche alla preziosa collaborazione di Nicola Gillio – che ringraziamo per i tanti e precisi dati fornitici (qui un pezzo sulle vittorie e i guadagni dei migliori 19 tennisti azzurri del momento) – ripercorriamo la storia di tutti i tennisti italiani con almeno una presenza nei tornei Masters1000, categoria nata nel 1990.
Nel corso dell’articolo verranno presi in considerazione tutti i ‘1000’ maschili, che salvo rari casi sono sempre stati nove ogni anno. Fanno eccezione le ultime stagioni, inevitabilmente condizionate dalla pandemia di Covid-19. Nel 2020, infatti, si sono giocati solamente tre Masters, mentre nel 2021 e 2022 tutti i tornei di questa categoria (a parte Shanghai, che non si gioca dal 2019) sono tornati al loro regolare svolgimento.
Dai 63 diversi azzurri che, almeno una volta, hanno fatto scrivere il loro nome nel main draw dei 293 Masters1000 tenutisi fino ad oggi, sono arrivate 538 vittorie e 826 sconfitte (ritiri inclusi). L’unico capace di arrivare fino in fondo ad uno dei tornei più importanti dopo gli Slam è stato Fabio Fognini, vincitore a Montecarlo nel 2019.
Occorre, prima di snocciolare tutti i nostri numeri, fare un’ultima precisazione. Nell’arco di oltre trent’anni alcuni tornei hanno cambiato location e superficie, sebbene sette Masters1000 siano rimasti sempre gli stessi dalla loro prima edizione nel 1990. Madrid, ad esempio, si disputa sulla terra battuta solamente dal 2009 (fino a quell’anno il suo corrispondente era stato Amburgo). Diverse altre sedi si sono avvicendate anche per quanto concerne il posto in calendario oggi occupato da Shanghai. Per comodità, nei dati che andremo a fornirvi abbiamo tenuto in considerazione Amburgo/Madrid (terra) come unico torneo. Ragionamento analogo è stato fatto anche per Stoccolma/Essen/Stoccarda/Madrid (cemento)/Shanghai, tutti analoghi tra loro.
I migliori risultati

Come già ricordato in precedenza, l’unico italiano in oltre 30 anni capace di vincere un Masters1000 è stato Fabio Fognini. In un’epoca ampiamente dominata dai Fab4 – che solo tra loro contano ben 116 titoli in questa categoria di tornei – è sicuramente un grande risultato, e chissà che in futuro non ne possano arrivare altri.
Tutte le 4 finali ‘1000’ raggiunte dal tennis italiano sono infatti arrivate nelle ultime cinque stagioni, maturate grazie a Fabio Fognini (Montecarlo 2019), Jannik Sinner (Miami 2021 e 2023) e Matteo Berrettini (Madrid 2021). Il tennista romano è anche colui che, fino a questo momento, ha ottenuto la testa di serie più alta in un main draw, essendo stato n°4 del seeding agli Internazionali BNL d’Italia 2020. L’attuale n°20 del mondo completa, da solo, il podio delle più alte teste di serie azzurre in un Master, essendo stato anche n°5 dei tabelloni di Cincinnati e Indian Wells 2021 e n°6 a Cincinnati 2020 e Indian Wells 2022.
Scendendo alle semifinali, la prima risale al lontano 1995, quando a Montecarlo uno degli ultimi 4 fu Andrea Gaudenzi, attuale presidente dell’ATP. Si sono fermati alle porte della finale anche Filippo Volandri (Roma 2007), Andreas Seppi (Amburgo 2008), Fabio Fognini (Montecarlo 2013 e Miami 2017), Matteo Berrettini (Shanghai 2019), Lorenzo Sonego (Roma 2021) e Jannik Sinner (Indian Wells e Montecarlo 2023). Tra quelli non ancora menzionati, hanno collezionato almeno un quarto di finale anche Omar Camporese (3 volte), Cristiano Caratti, Diego Nargiso, Renzo Furlan e Lorenzo Musetti (2 volte), per un totale di 27 occasioni incui gli azzurri si sono fermati ai quarti di finale(9 volte invece quando hanno perso in semifinale).
Tra i più vincenti spicca ancora Fabio Fognini con 91 vittorie, seguito da Andreas Seppi (66), Jannik Sinner (41) e Andrea Gaudenzi (32). Loro quattro sono gli unici giocatori che, per ora, hanno scollinato quota 30 successi, sperando che presto possano raggiungerli anche Matteo Berrettini (22), Lorenzo Sonego (21) e Lorenzo Musetti (17).
Dai giocatori più presenti alle meteore
Tra i tennisti italiani con più presenze in assoluto in un Masters1000 ci sono, come prevedibile, giocatori già ritirati o sul viale del tramonto. Il leader è anche in questo caso Fabio Fognini, che con 105 apparizioni guida il movimento azzurro. Dietro di lui Andreas Seppi (92), Filippo Volandri (45) e Davide Sanguinetti (43), al momento gli unici con più di 40 gettoni nei ‘1000’.
Guardando l’altro lato della medaglia, c’è anche chi è entrato solamente una volta nel tabellone principale di un Masters1000. Alcuni di questi 20 giocatori sono già ritirati (Francesco Cancellotti, Marco Crugnola e Massimo Dell’Acqua), mentre altri sono appena all’inizio di una carriera che si prospetta ricca di soddisfazioni come Flavio Cobolli, Francesco Passaro e Giulio Zeppieri.
Dai “fortunati” ai “benedetti”: alcune curiosità
Soltanto tre giocatori possono vantare una percentuale vittorie/sconfitte superiore al 50%. Uno è Davide Scala, che nella sua carriera ha preso parte soltanto una volta ad un antico ATP Masters Series, giungendo comunque agli ottavi di finale. Si trattò di Roma 1997, quando partendo dalle qualificazioni sconfisse anche Tim Henman prima di cedere agli ottavi a Scott Draper, giustiziere al secondo turno di Thomas Muster. Oltre al suo 66.7% di rapporto vittorie/sconfitte – che comunque lascia il tempo che trova avendo lui disputato soltanto tre partite – ci sono anche il 67.2% di Jannik Sinner (41-20) e il 51.5% di Lorenzo Musetti (17-16).
È interessante, poi, notare come il numero di giocatori entrati in tabellone grazie ad una wild card sia esattamente identico a quelli che ce l’hanno fatta passando dalle qualificazioni. È infatti accaduto 149 volte che un italiano abbia ricevuto una wild card, mentre altrettante volte un azzurro è riuscito a superare le quali. Colui che ci è riuscito più volte è stato Andreas Seppi (14 qualificazioni); è stato invece Diego Nargiso a beneficiare più volte di una wild card (12).
Oltre ai 509 accessi diretti in tabellone (103 dei quali erano anche teste di serie), nella storia dei Masters1000 ci sono stati anche tre italiani che hanno sfruttato uno special exempt e 17 lucky loser. Fabio Fognini e Davide Sanguinetti sono ad oggi stati i più fortunati, venendo ripescati tre volte ciascuno.