Al femminile
Ana Ivanovic, un tentativo di valutazione storica
Ana Ivanovic si è ritirata. A carriera conclusa, come va considerata la sua figura nel tennis degli ultimi anni?

Nei dintorni di Djokovic: i perché del tiepido saluto serbo ad Ana Ivanovic
Durante l’anno per scrivere il mio articolo settimanale prendo in considerazione diverse idee, ma poi non tutte si trasformano in pezzi effettivamente pubblicati. Per i motivi più diversi, alcune idee rimangono abbozzi e finiscono nell’archivio dei materiali inutilizzati, con magari al loro interno anche una traccia per lo sviluppo.
Un caso del genere mi è capitato alla fine del 2014, quando avevo pensato a un articolo che si sarebbe dovuto intitolare all’incirca “Le grandi rivalità dell’anno”: avrebbe dovuto presentare i tre confronti che secondo me avevano particolarmente caratterizzato quella stagione, e che si erano svolti nell’arco di almeno quattro partite. Erano questi:
– Serena Williams vs Ana Ivanovic (2014)
Ivanovic def S. Williams 4-6, 6-3, 6-3 Australian Open R16
S. Williams def Ivanovic 6-1, 3-6, 6-1 Roma SF
S. Williams def Ivanovic 2-6, 6-3, 7-5 Stanford QF
S. Williams def Ivanovic 6-4, 6-1 Cincinnati Fin
S. Williams def Ivanovic 6-4, 6-4 WTA Finals RR
– Ana Ivanovic vs Maria Sharapova (2014)
Sharapova def Ivanovic 3-6, 6-4, 6-1 Stoccarda Fin
Ivanovic def Sharapova 6-1, 6-4 Roma R16
Ivanovic def Sharapova 6-2, 5-7, 7-5 Cincinnati SF
Sharapova def Ivanovic 6-0, 6-4 Pechino SF
– Serena Williams vs Caroline Wozniacki (2014)
S. Williams def Wozniacki 4-6, 7-5, 7-5 Montreal QF
S. Williams def Wozniacki 2-6, 6-2, 6-4 Cincinnati SF
S. Williams def Wozniacki 6-3, 6-3 US Open Fin
S. Williams def Wozniacki 2-6, 6-3, 7-6 WTA Finals SF
Chi avesse voglia di andare a riguardare nel dettaglio quei match troverebbe che la gran parte erano stati di alto livello, e alcuni davvero straordinari.
Di tutti gli aspetti da sottolineare, quello a mio avviso più sorprendente era la doppia presenza di Ana Ivanovic: una autentica protagonista della stagione, in grado di proporsi come rivale credibile di campionesse come Serena Williams e Maria Sharapova. Ivanovic aveva sconfitto Serena agli Australian Open; poi aveva perso nei confronti successivi, ma dando filo da torcere alla indiscussa numero uno del mondo.
https://www.youtube.com/watch?v=6MqUKOsjG0I
Contro Sharapova il confronto annuale era finito in parità, e aveva assunto anche toni polemici: a cominciare dalla finale di Stoccarda, nella quale c’erano state reciproche punzecchiature, passando per Roma, per poi sfociare nella famosa serata di Cincinnati, quel del “Check her blood pressure” (che si può ritrovare in sintesi qui).
A fine 2014 Ivanovic aveva chiuso da numero 5 del mondo, conquistato quattro tornei (arrivando a 15 complessivi in carriera), raggiunto altre due finali, e ottenuto 4820 punti nel ranking WTA. Aveva vinto 59 partite (nessun’altra quell’anno aveva vinto tanti match quanto lei), ne aveva perse 18, e aveva scalato tredici posizioni in classifica rispetto al 2013. Nove le vittorie contro le top ten.
Oggi, a ritiro avvenuto, mi rendo conto che potrebbe sembrare una scelta stravagante, per non dire insensata, provare a valutare una carriera partendo dai dati del 2014: una stagione intermedia, né la prima né l’ultima della sua attività. Eppure, secondo me, è stata fondamentale per ridefinire alcuni parametri di giudizio nei suoi confronti.
Mi spiego. Con quella annata da top 5, Ivanovic ha minato la tesi che sino ad allora pareva più attendibile, vale a dire che fosse una giocatrice che si era affermata nel circuito WTA sullo slancio degli entusiasmi dell’esordio, ma aveva poi mostrato il suo “vero” livello, quando era uscita dalle migliori dieci, attestandosi attorno al quindicesimo-ventesimo posto.
Questi i traguardi più importanti del primo periodo: numero uno ad appena vent’anni nel giugno 2008, vincitrice del Roland Garros 2008, e altre due volte finalista Slam. Sette tornei vinti in poco più di due anni tra l’agosto 2006 e l’ottobre 2008 (8 dagli esordi).
Quella Ivanovic era una giocatrice che sembrava avere davanti a sé un futuro luminosissimo. Contemporaneamente a lei si stava affermando anche Jelena Jankovic, in un rapporto di vicendevole stimolo e rivalità, malgrado Jelena fosse più anziana di due anni e mezzo. Entrambe nate a Belgrado (28 febbraio 1985 e 6 novembre 1987) è tra il 2006 e il 2008 che insieme vincono i primi grandi tornei, entrano in top ten e finiscono anche per raggiungere il primato della classifica: Ivanovic nel giugno 2008, Jankovic due mesi dopo, in agosto.
Non è un caso unico la spinta reciproca di due connazionali che scalano parallelamente le gerarchie, alla caccia di traguardi sempre più alti: era accaduto con le belghe Clijsters ed Henin (numero uno a distanza di poche settimane nel 2003) ed è successo di recente alle spagnole Suarez Navarro e Muguruza, ma anche alle svizzere Bencic e Bacsinszky (entrate in top ten nel giro di pochi mesi una dall’altra).
Entusiasmo e spirito di emulazione sono componenti fondamentali del successo della Ivanovic giovane. Per il primato in classifica l’aiutano anche alcuni fattori esterni favorevoli, con Serena Williams non al massimo della forma e soprattutto l’improvviso stop di Justine Henin, che si ritira da numero uno del mondo nel maggio 2008, fra l’altro con la richiesta di essere cancellata immediatamente dal ranking.
Tra maggio 2007 e giugno 2008 Ivanovic vince a Berlino, Los Angeles, Lussemburgo, Indian Wells. Raggiunge la finale a Tokyo, al Roland Garros 2007 (perde contro Justine Henin dopo aver battuto Kuznetsova e Sharapova), la semifinale a Wimbledon 2007 e la finale agli Australian Open 2008 (sconfitta da Sharapova dopo aver battuto Venus Williams). La vittoria nello Slam di Parigi 2008 in finale contro Dinara Safina le permette infine la conquista del numero uno del mondo.
Ma subito dopo quel momento qualcosa si rompe nel meccanismo positivo. Ana comincia ad andare incontro a sconfitte inattese (terzo turno a Wimbledon, secondo a Flushing Meadows), solo parzialmente lenite in ottobre dalla semifinale a Zurigo e dalla vittoria a Linz.
a pagina 2: Gli anni della crisi e le caratteristiche tecniche
Al femminile
Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane
Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.
Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.
Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.
Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.
Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.
Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.
Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.
In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.
Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.
Il febbraio delle principali tenniste italiane.
6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni
13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha
Al femminile
United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik
Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.
Grecia – Bulgaria 4-1
Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1
Sakkari – Tomova 6-3, 6-2
Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4
La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.
USA – Repubblica Ceca 4-1
Kvitova – Pegula 7-6, 6-4
Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac
Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7
Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.
Francia – Argentina 4-0
Garcia – Podoska 6-2, 6-0
Mannarino – Coria 6-1, 6-0
La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.
Australia Gran Bretagna 1-3
Dart – Inglis 6-4, 6-4
Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)
Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.
Svizzera – Kazakhistan 4-0
Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2
Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)
Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.
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Il fallimento di FTX costa caro a Naomi Osaka
Grave perdita economica per la tennista giapponese Osaka, che aveva investito nella criptovaluta FTX

Non un gran momento per la ex numero 1 al mondo Naomi Osaka. Oltre alle sconfitte sul campo di gioco, per la pluricampionessa Slam i problemi provengono anche dalle finanze. È, infatti, una delle azioniste di FTX, un’azienda per lo scambio di criptovalute che ha dichiarato bancarotta l’11 novembre.
Non solo Osaka, ma sono tanti gli sportivi che hanno visto andare in fumo i propri proventi dal fallimento di FTX. L’azienda era riuscita ad acquistare così tanta credibilità da riuscire a mettere il proprio logo sulle vetture e le divise di Lewis Hamilton e George Russel, piloti della Mercedes in Formula 1; e anche a vedersi intitolato lo stadio NBA dei Miami Heats.
Il valore di mercato di FTX ha subìto un grave crollo negli ultimi sette giorni, passando da $22 a $1.40. Il CEO di FTX Sam Bankman-Fried – ora sotto investigazione per come ha gestito l’azienda fondata nel 2019 – ha già dichiarato fallimento a seguito dell’enorme svalutazione della criptovaluta.
Osaka aveva firmato l’accordo con FTX nel marzo 2022 mentre era negli Stati Uniti impegnata per l’Indian Wells e il Miami Open. La tennista ha acquistato delle azioni di FTX e nell’accordo era previsto che la tennista giapponese fosse ambasciatrice nel mondo dell’azienda, per influenzare quante più persone possibili a credere in loro. L’accordo di Naomi Osaka includeva anche la sua partecipazione nella creazione di contenuti multimediali per promuovere la criptovaluta. Non sono state ufficializzate le cifre riguardanti la perdita subita dalla tennista.