Al femminile
Protagoniste degli ultimi AO. Nel bene e, a volte, nel male
Gli ultimi Australian Open hanno offerto molte storie differenti: tre statunitensi in semifinale, il ritorno di giocatrici che sembravano perse per il tennis, le difficoltà di quasi tutte le top ten. E altro ancora

Tre statunitensi in semifinale e un ritorno sorprendente
Serena Williams
È colpa del mio modo di vedere il tennis che tende a considerare poco gli albi d’oro delle campionesse se dopo gli ultimi Australian Open non ho dedicato molto spazio a Serena Williams. Mi spiego: personalmente giudico le grandi tenniste soprattutto in base al loro gioco, e al ruolo che hanno avuto nei confronti delle più forti avversarie della loro epoca. I record non accendono la mia fantasia, e fatico anche a tenerli a mente.
Non sto sostenendo che sia il modo giusto di valutare le giocatrici, però non riesco a correggere più di tanto questa impostazione. Faccio un esempio per spiegare quanto l’abbia connaturata: a distanza di anni, di un match fra due giocatrici mi capita di avere ancora vivi nella memoria alcuni scambi e alcuni colpi, ma di quello stesso match non ricordo più chi ha vinto e chi perso.
Con questo modo di intendere il tennis, sul piano storico valuto Serena Williams così: di gran lunga la prima giocatrice degli anni duemila, estremamente dominante rispetto a quasi tutte le avversarie. E questo indipendentemente dal torneo in più o in meno vinto, o che ancora vincerà.
D’altra parte non credo che con altri successi Serena possa aspirare a diventare la prima di tutti i tempi, per una semplice ragione: non penso sia possibile confrontare epoche diverse per arrivare a definire la numero uno in assoluto.
Però capisco che per molti esperti o appassionati i record siano fondamentali. E visto che oggi si attribuisce grande importanza al numero di Slam vinti, è veramente un traguardo significativo il fatto che Serena sia arrivata a 23 titoli, maggior numero dell’era open (Steffi Graf è ferma a 22) e a un solo Major da Margaret Smith Court, che ne ha 24 (con però 11 Australian Open, torneo che non sempre vedeva al via tutte le migliori). Dunque onore a Serena, alla sua longevità, alla capacità di gestirsi, e alla inesauribile voglia di vincere, che continua a essere il motore del suo impegno a 35 anni compiuti.
Venus Williams
Venus e Serena Williams si sono affrontate in un incontro ufficiale per la prima volta, giovanissime, al secondo turno degli Australian Open 1998. A distanza di 19 anni, e dopo 28 match, si sono incontrate per la ventinovesima volta di nuovo in Australia, addirittura per la finale. La scorsa settimana ho provato a spiegare perché secondo me non è stato positivo per il tennis femminile il fatto che una tennista classificata al numero 17 del ranking e nata nel 1980 sia in grado di arrivare di nuovo in una finale Slam a distanza di otto anni. Però una cosa vorrei fosse chiara: se le avversarie deludono non si può certo farne una colpa a Venus, che a quasi 37 anni dimostra di avere una grande classe e di saper cogliere le occasioni che si presentano per aggiungere alla sua straordinaria carriera nuovi traguardi di prestigio.
CoCo Vandeweghe
Forse CoCo Vandeweghe non è la giocatrice con più tocco e capacità di inventare raffinatezze tra le tenniste emergenti, ma sta dimostrando di sapersi migliorarsi stagione dopo stagione. A venticinque anni appena compiuti ha rafforzato le sua armi migliori (la potenza del dritto, il servizio sempre più dominante, ma anche più vario), è cresciuta nel gioco di volo, e contenuto le debolezze (una certa inaffidabilità del rovescio, le difficoltà di spostamento).
Non solo: agli Australian Open quando è stata messa sotto pressione dalla parte del rovescio ha saputo fare ricorso a uno slice difensivo che le permetteva di recuperare tempo e campo; e grazie a questa soluzione in diverse occasioni è riuscita a girare a proprio favore scambi che la vedevano in difficoltà.
Finora aveva dato il meglio sull’erba (i quarti di finale a Wimbledon 2015, i due tornei di S’Hertogenbosch); vedremo se lo Slam australiano rappresenterà un segno di crescita stabile anche sul cemento.
Mirjana Lucic-Baroni
La storia di Mirjana Lucic-Baroni è stata raccontata più volte. Purtroppo nel tennis femminile non rappresenta l’unico caso di ragazzina di talento con un padre-padrone: ricordo ad esempio le vicende di Jelena Dokic, Timea Bacsinszky, Aravane Rezai, Anna Tatishvili.
Mirjana prima si è trovata ancora minorenne a dover scappare dal padre, trasferendosi in un altro continente, e poi a dover affrontare un contenzioso legale con la IMG (la nota società di management sportivo) che le ha impedito di competere e viaggiare nel circuito dal 2004 al 2007 per mancanza di denaro.
Ha sperimentato le difficoltà fisiche, tecniche e psicologiche che possono colpire una carriera così pesantemente ostacolata da fattori esterni, ma alla fine il talento e la caparbietà si sono rivelati più forti di tutto. Come ho detto per Venus, anche lei è stata molto brava ad approfittare di una campo di avversarie in crisi o limitato, e a togliersi una soddisfazione che, almeno in parte, le ripaga di tanti momenti difficili. Seconda semifinale in carriera, dopo Wimbledon 1999: incredibile, ma vero. E nel suo caso proprio non suona come una frase fatta.
a pagina 2: le altre giocatrici recuperate. Barty, Cirstea, Barthel
Al femminile
Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane
Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.
Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.
Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.
Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.
Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.
Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.
Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.
In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.
Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.
Il febbraio delle principali tenniste italiane.
6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni
13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha
Al femminile
United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik
Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.
Grecia – Bulgaria 4-1
Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1
Sakkari – Tomova 6-3, 6-2
Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4
La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.
USA – Repubblica Ceca 4-1
Kvitova – Pegula 7-6, 6-4
Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac
Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7
Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.
Francia – Argentina 4-0
Garcia – Podoska 6-2, 6-0
Mannarino – Coria 6-1, 6-0
La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.
Australia Gran Bretagna 1-3
Dart – Inglis 6-4, 6-4
Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)
Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.
Svizzera – Kazakhistan 4-0
Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2
Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)
Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.
Al femminile
Il fallimento di FTX costa caro a Naomi Osaka
Grave perdita economica per la tennista giapponese Osaka, che aveva investito nella criptovaluta FTX

Non un gran momento per la ex numero 1 al mondo Naomi Osaka. Oltre alle sconfitte sul campo di gioco, per la pluricampionessa Slam i problemi provengono anche dalle finanze. È, infatti, una delle azioniste di FTX, un’azienda per lo scambio di criptovalute che ha dichiarato bancarotta l’11 novembre.
Non solo Osaka, ma sono tanti gli sportivi che hanno visto andare in fumo i propri proventi dal fallimento di FTX. L’azienda era riuscita ad acquistare così tanta credibilità da riuscire a mettere il proprio logo sulle vetture e le divise di Lewis Hamilton e George Russel, piloti della Mercedes in Formula 1; e anche a vedersi intitolato lo stadio NBA dei Miami Heats.
Il valore di mercato di FTX ha subìto un grave crollo negli ultimi sette giorni, passando da $22 a $1.40. Il CEO di FTX Sam Bankman-Fried – ora sotto investigazione per come ha gestito l’azienda fondata nel 2019 – ha già dichiarato fallimento a seguito dell’enorme svalutazione della criptovaluta.
Osaka aveva firmato l’accordo con FTX nel marzo 2022 mentre era negli Stati Uniti impegnata per l’Indian Wells e il Miami Open. La tennista ha acquistato delle azioni di FTX e nell’accordo era previsto che la tennista giapponese fosse ambasciatrice nel mondo dell’azienda, per influenzare quante più persone possibili a credere in loro. L’accordo di Naomi Osaka includeva anche la sua partecipazione nella creazione di contenuti multimediali per promuovere la criptovaluta. Non sono state ufficializzate le cifre riguardanti la perdita subita dalla tennista.