Parla Tarpischev: "Se giocherà di meno, Djokovic tornerà n. 1"

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Parla Tarpischev: “Se giocherà di meno, Djokovic tornerà n. 1”

Il n.1 della Federtennis russa parla anche di Sharapova: “Le servirà parecchio tempo per ritrovare la forma”. E rivela: “Lavoro meglio con le donne, accettano più velocemente i consigli”

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Presidente della Federtennis e selezionatore delle nazionale di Coppa Davis: Shamil Anvyarovich Tarpischev è sicuramente una personaggio di primo piano del tennis mondiale. In occasione del match del primo turno del Gruppo Mondiale I di Davis tra Serbia e Russia disputatosi lo scorso weekend a Nis, in Serbia, che ha visto prevalere per 4-1 i padroni di casa, il 69enne dirigente ed allenatore russo è stato intervistato in esclusiva dal quotidiano serbo “Vecernje Novosti”.

Il primo argomento è stato ovviamente quello di maggior interesse per gli appassionati di tennis del paese balcanico: la crisi di Novak Djokovic“Non sono d’accordo con chi sostiene che Djokovic sia in crisi. Per me Novak è ancora il numero uno al mondo. Lui possiede molte qualità che altri giocatori non hanno e che gli consentono di stare davanti agli altri. Se ritrova la rapidità nei movimenti e la condizione fisica che aveva, credo che tra qualche mese tornerà ai livelli precedenti”. L’allenatore russo, che è anche membro del Comitato Esecutivo del Comitato Olimpico del suo paese e del CIO, pur avendo sottolineato che non voleva intromettersi nel lavoro del team del fuoriclasse serbo, un consiglio al tennista di Belgrado ha voluto darlo“Credo che non dovrebbe giocare troppi tornei, dovrebbe scegliere accuratamente le manifestazioni a cui partecipare. Non so come si allena e cosa succede dietro le porte chiuse del suo campo di allenamento, ma penso che debba porre attenzione sul calendario. Ripeto, non ho intenzione di dirgli come deve fare il suo mestiere, esprimo solo la mia opinione”.

Tarpischev ha poi voluto soffermarsi sull’aspetto mentale, che a suo avviso riveste una specifica importanza per il 29enne fuoriclasse serbo: praticamente il pezzo che rendeva pressoché perfetto il meccanismo del suo gioco. Un pezzo però molto delicato. “L’aspetto mentale è importante, ma lo è in particolare per Djokovic. Quando si presenta ad un torneo e scende in campo con l’obiettivo di vincerlo, lo fa. Se invece ha qualche problema – si tratti di un infortunio o di qualcosa di origine psicologica – ecco che questo crea delle grosse interferenze con quelle che sono le sue intenzioni. Ha una tecnica e uno stile di gioco davvero ottimi ed una motivazione che lo differenzia dagli altri: è per questo insieme di fattori che è da tanto tempo ai vertici del tennis mondiale”.

Considerato che a breve farà il suo ritorno nel tour anche Maria Sharapova, è stato chiesto a Tarpischev se crede possibile che a fine anno sia Djokovic che la tennista siberiana possano riconquistare il trono del tennis mondiale. Sebbene sia da evidenziare come accomunare i due in questo contesto sia un po’ forzato: Masha infatti è stata n. 1 per 21 settimane in totale e l’ultima volta nel luglio 2012, Djokovic invece lo è stato in tutto per ben 223 settimane (quinto assoluto nella classifica all-time ATP), di cui 122 consecutive prima di venir detronizzato da Murray lo scorso novembre“Maria sicuramente non può farcela. Le servirà parecchio tempo per ritrovare la forma necessaria per tornare ai vertici. Djokovic invece, indubbiamente sì. Se lo vuole, se sarà un suo obiettivo e avrà la motivazione necessaria, ha tutto quello che serve per farcela”.

Tarpischev è capitano non giocatore della squadra di Coppa Davis dal 1997, ruolo in cui ha vinto due insalatiere (2002 e 2006) e in cui detiene il record del maggior numero di tie vinti (57, ha superato lo scorso anno il primato precedente dell’australiano Neale Fraser, fermatosi a 54). E dallo stesso anno fino al 2014 è stato anche selezionatore della nazionale di Federation Cup (ora guidata da Anastasya Myskina). Logico chiedergli perciò le differenze che ha riscontrato nel seguire dalla panchina i migliori tennisti e le migliori tenniste del suo paese. “Devo ammettere che mi è più facile lavorare con le donne. Gran parte del lavoro è legato alla sfera psicologica, con le donne la comunicazione è migliore, accettano più velocemente i suggerimenti. Gli uomini invece capita che li interpretino nel modo sbagliato e magari va a finire (ride nel dirlo, ndr) che si arrabbiano”.

Nessuna dichiarazione invece sulla “bufera doping” che ha investito lo sport russo. “Non mi è permesso dire nulla. Sono membro del Comitato Esecutivo del CIO e devo rispettare le regole”.

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