Verdasco al contrattacco: "I talenti sprecati sono altri"

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Verdasco al contrattacco: “I talenti sprecati sono altri”

Stufo dei luoghi comuni che lo hanno perseguitato per una vita intera, “Nando” si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Ma conferma che il tennis è per il 70% testa e che Nadal “ha la testa migliore di tutti i tempi”

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Non è facile essere Nando Verdasco. Un talento almeno pari alla proverbiale incostanza e un percorso agonistico segnato indelebilmente da cori di critici che sempre lo hanno tacciato di eccessiva prodigalità, perché “i doni di madre natura così malamente sprecati sono un’offesa a chi ha i denti, ma non il pane”. Si potrebbe pensare che, a 33 anni, il tennista madrileno abbia imboccato l’ultimo rettilineo della carriera, ma sarebbe preferibile non dirglielo. “Voglio tornare quello del biennio 2009/2010“, – ha tuonato in un’interessante intervista concessa al portale El Espanol, – “sto bene, non ho dolori e mi sto allenando duramente. Sono molto contento di come procedono le cose quest’anno“. In effetti l’inizio del 2017 ha portato ottimi frutti, specialmente nel deserto mediorientale che Verdasco ha eletto a dimora. “Vivo a Doha, si sta bene, è un posto tranquillo. I paparazzi sono fuorilegge e se abbandonassi la macchina per strada aperta e con le chiavi inserite, la ritroverei dopo un’ora esattamente come l’ho lasciata“. Sensazioni positive che sul campo si sono tradotte in una semifinale proprio a Doha, con tanto di cinque match point falliti contro Novak Djokovic, e nella finale di Dubai giusto la settimana scorsa persa contro Andy Murray, mentre la classifica, che lo ha visto rientrare fra i primi trenta dopo un’assenza lunga qualche mese di troppo, è tornata a sorridergli. A Indian Wells Nando sarà anche tra la teste di serie.

Secondo una vasta parte dell’opinione pubblica, egli non avrebbe ottenuto quanto il suo talento purissimo gli avrebbe potuto consentire, ma Fernando ha colto l’occasione per puntualizzare un paio di concetti. “La gente ha sempre detto che non mi impegno abbastanza, ma il tennis è una gara di resistenza, non è una corsa sui 100 metri. Ogni tennista attraversa periodi peggiori di altri. Detto questo, sto costantemente lavorando per  essere sempre più continuo“. E se è vero che nuovi stimoli non mancano e altri obiettivi sono a portata di mano, un consuntivo sulla carriera è possibile iniziare a farlo. Il famoso talento, quello che secondo molti Verdasco avrebbe buttato alle ortiche, gli ha regalato invece grandi soddisfazioni. “Avrei sprecato le mie doti se non fossi entrato nei primi 100, o nei primi 80, ma sono stato top 10 per due anni, ho vinto tre Davis e ho battuto tutti i migliori giocatori del mondo tranne Federer, non mi sembra così male. Ho visto tantissimi giocatori con colpi incredibili avere una carriera molto peggiore della mia“. Certamente, ciò che più conta nel gioco del tennis è la testa, e anche Nando sembra approvare. “La testa conta per il 70%, il resto è tecnica e tattica. Se la tecnica fosse la cosa più importante ragazzi come Roberto Carretero e Julian Alonso sarebbero stati certamente top 10, ma non è così. Ognuno ha i propri limiti. È fin troppo semplice dire che non ho raggiunto i risultati che avrei dovuto raggiungere per colpa dei miei limiti caratteriali, perché mi sono confrontato con avversari fortissimi. Prendete Nadal: Rafa ha la testa migliore di tutti i tempi e forse persino lui avrebbe potuto fare meglio“.

Fiducia per quel che resta da giocare, insomma – “adesso ho l’esperienza dalla mia parte, mi può dare una grossa mano” – e un lucido sguardo verso ciò che è stato, del tutto privo d’amarezza o rimpianto. “Quando si è giovani e si compete a certi livelli è facile farsi prendere la mano. La realtà è che fai un po’ di soldi, stai qualche anno tra i primi trenta ma quelli che diventano milionari sono pochi. Gicherò fino a quando le motivazioni, il fisico e la classifica me lo consentiranno, ma so benissimo che quando smetterò tante persone, quelle che adesso mi danno le pacche sulle spalle, spariranno. Rimarrò certamente nel mondo del tennis, forse ad allenare i ragazzini, e voglio mettere in piedi un’accademia insieme a Feliciano Lopez“.

Per ora, tuttavia, è il presente a bussare alle porte, e l’obiettivo di Nando è ambizioso. “So che posso tornare tra i primi dieci. Del resto lottare per la trentesima, quarantesima o cinquantesima posizione non mi darebbe la spinta emotiva necessaria“.

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