Coppa Davis: dominio Francia e Serbia, maturo Kyrgios

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Coppa Davis: dominio Francia e Serbia, maturo Kyrgios

Francia e Serbia a vele spiegate: buono il ritorno di Djokovic. A Brisbane l’Australia conduce sugli USA: è Thompson la sorpresa di giornata contro Sock

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SERBIA – SPAGNA 2-0 (Giovanni Vianello)

Senza Nadal sembrava una sfida abbastanza indirizzata, è stata ancora meno in bilico di quanto ci si attendesse. Nel primo singolare Novak Djokovic non ha tremato al cospetto di Ramos Vinolas, tracciando la strada per Troicki che nel secondo singolare è stato altrettanto perfetto.

N. Djokovic (SRB) b. A. Ramos (SPA) 6-3 6-4 6-2

Il primo rubber del tie Serbia-Spagna, che si disputa sul veloce indoor di Belgrado, vede un buon Novak Djokovic prevalere su un combattivo ma troppo meno talentuoso Albert Ramos. Nel primo set il serbo parte un po’ spento, non riesce ad imprimere il suo solito ritmo da fondo ed in risposta non è pungente, tuttavia Ramos non ne approfitta e cede una volta la battuta all’avversario, in quello che è l’unico break del set, che vede Djokovic vincere per 6-3. Djokovic un po’ alla volta alza i giri del motore, ma anche lo spagnolo comincia a giocare meglio. Il secondo set vede sempre Djokovic prevalere, per 6-4, in quello che qualitativamente è il miglior set del match, con entrambi i giocatori che esprimono il meglio del proprio repertorio e quindi inevitabilmente il parziale è di marca serba. Il terzo set vede un early break da parte di Djokovic, che però sul 3-2 e servizio in suo favore, in un game molto lungo, soffre molto l’unico vero tentativo di Ramos di rientrare in partita; Djokovic concede anche l’unica palla break dell’incontro in questo sesto game del terzo set, tuttavia alla fine tiene il servizio e nel game successivo strappa un’altra volta la battuta all’avversario, chiudendo 6-3 6-4 6-2. La prima partita odierna si è svolta secondo pronostico, Djokovic, eccettuati i primi game del primo set, è apparso piuttosto centrato e Ramos non ha potuto opporre una grande resistenza.

V. Troicki (SRB) b. P. Carreno Busta (SPA) 6-3 6-4 6-3

Nel secondo match di giornata, Viktor Troicki, fortemente supportato dal pubblico di casa, vince tre set a zero una partita non molto spettacolare contro Pablo Carreno Busta. Il serbo ha vinto soprattutto grazie alla propria maggior tenuta mentale, che gli ha permesso di gestire al meglio la partita. Il match, nel complesso, è stata piuttosto brutto, prevalenti gli scambi lenti da fondo, ci sono state poche variazioni e poche accelerazioni; il più propositivo dei due giocatori è stato il più esperto Troicki, che con qualche palla corta e qualche discesa a rete ha dato un po’ di spirito ad una partita altrimenti insipida. Nel primo set si assiste a sette game di studio, poi Troicki strappa la battuta a Carreno Busta nell’ottavo gioco e poi, servendo per il set, non si fa pregare, vincendo 6-3. Nel secondo set Troicki va avanti 4-3 e servizio e qui per la prima volta sembra andare in difficoltà, subendo uno 0-40 sul suo turno di battuta, ma con cinque punti consecutivi si aggiudica il game 5-3; nel nono game del secondo parziale il serbo ha due set point sul servizio spagnolo, ma al serbo serve un altro game, il decimo, con il servizio a favore, per aggiudicarsi la frazione. Troicki spegne definitivamente le velleità di Carreno Busta nel primo game del terzo set, quando opera un break che il serbo conferma e mantiene fino al nono game, quando Troicki strappa un’altra volta la battuta a Carreno Busta e vince così 6-3 6-4 6-3. La Serbia è così avanti 2-0 nel tie contro la Spagna ed è ad un solo match dal qualificarsi per le semifinali.

FRANCIA – GRAN BRETAGNA 2-0 (Riccardo Sozzi)

Le assenze non fermano la Francia di Yannick Noah. Non sono sufficienti le polemiche sul caso Tsonga e le altre assenze pesanti (Monfils su tutte) per minare la solidità della selezione transalpina. C’è partita solo nel primo singolare, in cui Kyle Edmund ha saputo offrire un minimo di resistenza all’ottimo Pouille. Mai in discussione la seconda sfida tra Evans e Chardy.

L. Pouille (FRA) b. K. Edmund (GBR) 7-5 7-6(6) 6-3

Chi ben comincia è a metà dell’opera. La Francia aveva bisogno di un esordio positivo per potersi liberare della pressione di esser scesi in campo con tanti rimaneggiamenti dovuti a vari infortuni e assenze da parte dei suoi migliori giocatori. Lucas Pouille in particolare doveva dimostrare non solo di meritare il posto da titolare ma anche di esser riuscito a superare il momento negativo della stagione e di aver ritrovato il gioco dei tempi migliori. Dall’altra parte Kyle Edmund, giovane campioncino britannico, chiamato a sostituire Andy Murray doveva riuscire a sovvertire un pronostico che, data la superficie, lo vedeva come sfavorito.

Non ci è riuscito il giovane britannico, Pouille ha giocato un match molto rigoroso sul piano dell’intensità, lasciando ad Edmund poche chance di poter fare lui il gioco, merito anche di una maggiore duttilità del francese, capace di mostrare un tennis più brillante rispetto al ‘picchiatore’ britannico. Il primo set comincia sotto la luce dell’incertezza, entrambi balbettano sui propri servizi, e sembrano più macchinosi del solito; un breve momento di tensione pare, perché poco a poco entrambi cominciano a macinare gioco. Momento topico del set che arriva sul 5-5, Edmund commette un paio di sciocchezze col dritto, tra cui un madornale errore a campo aperto, che portano Pouille a servire chiudendo il set. Edmund accusa il colpo, andando in svantaggio anche all’inizio del secondo parziale, anche se merito va dato a Pouille che mette a segno due vincenti da antologia. Al francese non sembra riuscire ad opporsi con efficacia il britannico, che fatica oltremodo per sfondarlo da fondo, l’unica sembra essere sperare nell’errore, che sul 4-3 arriva in malo modo con due brutti errori di Pouille che rimettono in carreggiata il britannico. È il tie-break a decidere la seconda frazione, che ben giocato ed emozionante prima sembra sorridere a Edmund che sale 5-2, poi gira a favore del francese che infila un parziale di sei punti a uno, andando a conquistare anche la seconda frazione con un dritto vincente in risposta. Edmund non sembra disposto a chiuderla qui, e a inizio terzo set continua a picchiare con tutti i fondamentali, dritto, servizio e anche rovescio; ma allo stesso modo Pouille non vuole lasciare terreno, e nel sesto gioco arriva il break definitivo che di fatto chiude la partita. Peccato per Edmund che è mancato nei momenti di maggiore importanza, ma pesante ed evidente è il ‘gap’ a livello di gioco, troppo lineari e scontate le sue scelte tattiche, con una tecnica su cui ancora c’è da lavorare.

J. Chardy (FRA) b. D. Evans (GBR) 6-2 6-3 6-3

Dopo il successo di nel primo rubber di Lucas Pouille, Jeremy Chardy non delude e consegna alla sua nazionale un preziosissimo 2-0 che conclude questa prima giornata. Daniel Evans ha mestamente dovuto cedere il passo al più esperto francese, che ha giocato una partita perfetta, sia sul piano tecnico che su quello tattico, annichilendo il tennis del britannico, che si conferma totalmente inadatto per il gioco su terra. Tuttavia nonostante il punteggio la partita è stata per lunghi tratti assai divertente, con entrambi i giocatori che non hanno disdegnato di regalare al pubblico belle giocate e punti spettacolari, pubblico che è stato altresì molto presente anche se un po’ meno partecipe.

La partita inizia come meglio non si può per il francese Chardy, che dopo una ventina di minuti è già avanti 5-1; il motivo è semplice, sulla terra Evans non riesce quasi mai a fare gioco, e i suoi rovesci in slice sono fin troppo prevedibili per il francese, che non fa nessuna fatica ad appoggiarcisi per tirare il vincente. Il britannico ha il primo sussulto proprio sul finire di set quando del tutto inaspettato arriva il contro-break viziato da due macroscopici errori di Chardy col dritto, evidentemente deconcentrato dopo il buon avvio. Ma cambia poco, e l’inizio del secondo set è rimandato solo di pochi minuti. Secondo parziale che regala un equilibrio maggiore, con entrambi i giocatori che ora fanno il proprio dovere al servizio ma senza colpo ferire in risposta; potrebbe sembrare che Evans abbia trovato le giuste misure, ma è un altro fuoco di paglia e nel sesto game va sotto 0-40, una risposta vincente di Chardy (una delle molte di oggi) gli consegna il break ed il set dopo pochi minuti. La musica non cambia neanche nell’ultimo parziale, un immediato break dà a tutti la sicurezza che la partita sia ormai avviata verso la sua conclusione. È il set in cui forse proprio per questo si vedono le cose migliori, e si vivono le emozioni più forti, perchè Chardy avrebbe le occasioni per andare a chiudere velocemente ma Evans è deciso a rimanere in campo il più possibile, e in due turni di servizio riesce con successo ad annullare complessivamente cinque pale break risollevando un po il morale dei tifosi britannici. Sul 5-3 è però il momento di scrivere la parola ‘fine’, detto-fatto al secondo match point. Chardy in un’ora e cinquanta minuti regola Daniel Evans in una partita mai veramente in dubbio, merito suo che è stato perfetto sotto ogni punto di vista.

AUSTRALIA – USA 2-0 (Vanni Gibertini)

Dopo la brutta sconfitta patita con Coric nel singolare decisivo della semifinale 2016 contro la Croazia, Jack Sock conferma la sua scarsa affinità con la Coppa Davis incappando in un’altra inattesa battuta d’arresto, questa volta contro Jordan Thompson, n.75 della classifica mondiale. L’australiano è stato molto abile nel contenere gli affondi potenti di Sock da fondocampo, facendo leva sulla fallosità del rovescio dell’americano e sfruttando appieno alcuni suoi cruciali passaggi a vuoto nei game di servizio.

Nick Kyrgios nel secondo singolare regola Isner in tre set mettendo in mostra quella straordinaria condizione che il mondo ha ammirato nei tornei sul cemento americano di marzo. Dopo il break subito in apertura, Kyrgios non ha più concesso palle break, lasciando arrivare l’avversario a 40 in una sola occasione, e chiudendo i due tie-break finali con grandissima autorità.

Ora gli USA sono con le spalle al muro: nel doppio sono leggermente favoriti, ma a questo punto una chiusura in due giornate per l’Australia non è per nulla un’ipotesi fantasiosa.

J. Thompson (AUS) b. J. Sock (USA) 6-3 3-6 7-6(4) 6-4

Ad aprire le danze per il quarto di finale tra Australia e Stati Uniti, sul cemento della Pat Rafter Arena di Brisbane scendono a mezzogiorno in punto Jordan Thompson (n. 79 ATP) e Jack Sock (n.15 ATP). Il campo è ufficialmente considerato outdoor, nonostante la copertura in fibra di vetro che protegge il campo dagli agenti atmosferici pur lasciando passare la luce del sole che splende sopra la capitale del Queensland. Il tema tattico del match è come da copione, con Sock proiettato a comandare lo scambio con il dirittone e prendendo il campo e Thompson, meno potente ma più rapido, a giocare più di ritmo e velocità tentando di sfruttare le zone di campo lasciate sguarnite dall’americano quando si sposta per cercare il diritto. Thompson parte difendendo molto bene la propria battuta ed approfitta di un brutto game di Sock sul 3-4: lo statunitense commette due doppi falli, concede il break con un diritto in rete dando via libera per il 6-3 Australia in 37 minuti. La risposta ‘yankee’ non si fa però attendere: nel primo turno di battuta di Thompson, Sock si procura una palla break sul 30-40 e con una stupenda risposta d’incontro su una prima a 210 chilometri all’ora va subito in vantaggio di un break. Ci sarebbe anche una palla del 4-0, che però Thompson annulla con coraggio tenendo molto bene uno scambio prolungato chiuso da un diritto in rete di Sock. Il set finisce comunque con un 6-3 per gli USA in 36 minuti.

Un altro passaggio a vuoto del n.1 americano (tre errori gratuiti consecutivi) durante il suo primo turno di battuta manda l’Australia in vantaggio per 3-0 nel terzo set. Questa volta però Sock reagisce, e grazie ad un errore piuttosto banale di Thompson vicino a rete ed un potente diritto da fondo ottiene il controbreak per il 3-4. Sock avrebbe anche la chance per il break del sorpasso, sia sul 4-4 sia sul 5-5, ma in entrambe le occasioni sciupa l’occasione mettendo un rovescio in rete. Nel tie break un doppio fallo dell’americano dà il vantaggio a Thompson (3-1), uno scambio di 27 colpi chiuso da un errore di diritto del giocatore verde-oro rimette le cose in parità (3-3), ma sul rettilineo finale un rovescio in rete di Sock ed un altro suo doppio fallo siglano il 7-4 in 71 minuti. Nella quarta frazione il rappresentante a stelle e strisce sembra accusare il colpo: sull’1-1 cede la battuta dal 40-0, recupera il break subito dopo, ma il suo rovescio continua a latitare e cede il secondo turno di servizio consecutivo. Thompson non trema fino alla fine e può così regalare il primo punto alla sua squadra e raccogliere lo scalpo più pregiato della sua carriera, tenendo in campo per oltre tre ore il n.1 della squadra avversaria che dovrà giocare tre match in tre giorni.

N. Kyrgios (AUS) b. J. Isner (USA) 7-5 7-6(5) 7-6(5)

La battaglia tra due dei più devastanti servizi del circuito vede sorprendentemente due break nei primi sei games. È Isner ad uscire meglio dai blocchi, scappando subito sul 3-0, ma non ci vuole molto perché il giocatore più “caldo” del momento (ad eccezione di Roger Federer) riesca a carburare e ritorni ad impattare sul 3-3. Isner sa di essere inferiore nello scambio da fondo, quindi cerca di abbreviare i punti cercando aperture per la rete appena può. Le battute, come era lecito attendersi, dominano, fino a che all’undicesimo gioco Kyrgios mette il turbo e strappa il break a zero, chiudendo poi subito dopo il parziale per 7-5 in 35 minuti. L’australiano è quasi intrattabile nei suoi turni di servizio, nei quali cede sei punti in sei game di battuta nel secondo set. Isner, al contrario, sebbene riesca a tenere a bada Kyrgios quando mette la prima, ha molte più difficoltà quando deve affidarsi alla seconda (38% per lui alla fine del set). L’americano si salva in due occasioni da una palla break, sullo 0-0 e sul 5-5, ma riesce a trascinare il set al tie-break. È lui il primo ad andare avanti di un break con un bel diritto incrociato sul 3-3, ma il controbreak di Kyrgios è immediato per il 4-4. L’unica seconda del tie-break è fatale a Isner sul 5-6, quando Nick infila un passante di diritto incrociato per poi trotterellare sorridente verso Hewitt in panchina avanti di due set a zero.

L’americano si aggrappa alla partita che sente sfuggirgli via, rimonta un sinistro 0-40 nel quarto game con cinque punti consecutivi di servizio ed orgoglio, salva un’altra palla break due game più tardi e, complice un Kyrgios un po’ meno incisivo alla battuta, riesce ad arrivare a 40-40 sul servizio dell’avversario per la prima volta nel match. Sul 6-5 Australia, Isner si inguaia sullo 0-30 con un doppio fallo, i 5000 della Pat Rafter Arena intonano il “po-po-po” (ovvero “Seven Nation Army” di The White Stripes, resa famosa dalla Nazionale Campione del Mondo a Berlino 2006) ed Isner annulla il primo match point con una prima vincente. Il gigante del North Carolina continua a picchiare come un fabbro alla battuta e di diritto e si issa al tie-break, nel quale ottiene subito il minibreak con uno splendido schema “rovescio corto + pallonetto”. Si va avanti con i servizi fino a quando, sul 5-4, una risposta di rovescio d’incontro di Kyrgios su una prima a 228 all’ora gli apre la via per il controbreak, ed una successiva volée di diritto gli regala il match point che l’australiano chiude con un ace.

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