Tennis al rovescio: fuori Murray e Wawrinka (Clerici). Clamoroso a Montecarlo: Murray e Wawrinka sono fuori (Guidobaldi). Diavolo Nadal: lezione a Zverev. I tormenti di Nole (Crivelli). Le ambizioni di Murray restano intatte (Bertolucci). Murray a testa bassa, Djokovic invece si salva (Semeraro)

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Tennis al rovescio: fuori Murray e Wawrinka (Clerici). Clamoroso a Montecarlo: Murray e Wawrinka sono fuori (Guidobaldi). Diavolo Nadal: lezione a Zverev. I tormenti di Nole (Crivelli). Le ambizioni di Murray restano intatte (Bertolucci). Murray a testa bassa, Djokovic invece si salva (Semeraro)

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Tennis al rovescio: fuori Murray e Wawrinka (Gianni Clerici, La Repubblica)

Scusatemi se mi spingo a citarmi da solo, confortato anche dalla sicura dimenticanza dei lettori. Avevo scritto ieri che la terra rossa era bassa, difficile da scavare e nel caso del tennis, da gestire. Ed ecco che, prontamente, giungono oggi ben due conferme, da parte di Andy Murray, numero uno, battuto dallo spagnolo Albert Ramos Vinolas, numero 24 della classifica Atp. E di Stan Wawrinka, numero 3, battuto dall’uruguaiano Pablo Cuevas, numero 36. Com’è potuto accadere, domanderà il lettore. In due diversi modi, e inizio dalla prima sorpresa, che non ha colpito soltanto me, spettatore giunto alla terra rossa senza l’esperienza del cemento americano, e meno uso al tennis di un tempo. Ramos Vinolas è intorno al livello di classifica dell’anno passato, e il suo risultato migliore è stato un quarto di finale al Roland Garros 2016. Va ricordato che è un tipico mancino con un diritto arrotato e non meno lungo che veloce, mentre si difende con un rovescio bimane piuttosto comune, difettoso quando la traiettoria avversa lo costringe a impugnare con una sola mano. Conquistato il primo set nel solito mare di soliloqui per 6-2, Murray subiva il ritorno dell’avversario ma pareva poi prevalere e avviarsi al successo con un vantaggio di 4-0 al terzo. Era qui che lo spagnolo iniziava a rischiare, e, nonostante Murray arrivasse a due punti dal match, sul 5-4, trovava la creatività per imporsi 7-5. Una partita in qualche modo analoga, almeno per il risultato sorprendente, è stata quella tra Wawrinka e Pablo Cuevas. L’uruguaiano ha raggiunto la sua miglior classifica l’anno passato, in agosto, col numero 19. Anche lui, dunque, un più che onesto pallettaro, dal rovescio quasi infallibile. La sua vittoria deve peraltro una certa riconoscenza a Wawrinka, del tutto incapace, da sempre, di adottare un secondo tipo di tennis, meno brillante ma più sicuro, nelle giornate negative. Soprattutto molto negative, come quella odierna. Infine, uno Djokovic che pareva spesso un gemello malriuscito di Nole, è arrivato a tremare di fronte allo spagnolo Carreno Busta, vincitore in primo turno di Fabio Fognini. È andato molto vicino alla sconfitta, l’ex numero uno, quando tre suoi errori hanno condotto Carreno, che già aveva condotto 4-2, vicinissimo a 5-4 nel terzo. Il solo dei favoriti a non deludere è stato Nadal, che pare avvicinarsi al decimo successo in questo torneo. Ancorché il suo avversario, il giovanissimo Zverev, sia apparso immobilizzato da una vicenda alla quale dovrà abituarsi, con una maggiore esperienza. Giornata insomma inattesa quanto incredibile. A causa della terra rossa.

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Clamoroso a Montecarlo: Murray e Wawrinka sono fuori (Laura Guidobaldi, La Nazione)

Può succedere di tutto nel primo torneo importante della stagione sulla terra rossa. Passare dai campi americani in cemento all’argilla non è mai semplice. Si corre e si scivola in modo diverso, il servizio è meno importante, gli scambi sono più lunghi. Ma ieri c’è mancato poco che perdessero nello stesso pomeriggio tutti i primi tre tennisti del mondo da “pelotari” di lingua ispanica. Mentre proprio quello che sembrava più a rischio, Rafa Nadal che con il “Next-Gen” Sasha Zverev un anno fa aveva vinto annullando matchpoint e in Australia, a gennaio, l’aveva spuntata soltanto al quinto set, ha dominato 6-1 6-1 il tedesco di origini russe che risiede proprio a Montecarlo. Dei top-3 si è salvato per il rotto della cuffia solo Djokovic: 6-2,4-6,6-4 a Carreno Busta, lo spagnolo che aveva eliminato Fognini e che sul 4 pari al terzo ha sbagliato un rigore di rovescio sulla palla break del 5-4. In mattinata per primo è uscito proprio il n.1 ATP. Andy Murray ha perso 2-6, 6-2, 7-5 dal coetaneo spagnolo Albert Ramos Vinolas n.24, pur essendo stato in vantaggio 4-0 nel terzo set. Si è chiaramente distratto sul più bello. Stessa sorte maligna ha subito il n.3 Stan Wawrinka, qui campione nel 2014. Si è arreso all’uruguagio Cuevas n.27 per 6-4,6-4.

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Diavolo Nadal: lezione a Zverev. I tormenti di Nole (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Questo è il loro tempio, la chiesa laica di Nadal, nove perle leggendarie (otto consecutive dal 2005 al 2012 e l’altra l’anno scorso), e di Djokovic, con due vittorie nel 2013 e nel 2015. E dunque, se anche le colonne tremano, scosse dall’eliminazione del numero uno del mondo, uno stranito Murray, e del numero tre Wawrinka, ben lontano dal gigante che qui trionfò tre anni fa, loro rimangono in piedi, occhieggiando l’appuntamento che tutti attendono, la semifinale. Certo, le strade che percorrono per approdare ai quarti sono lo specchio del momento: Nadal, tre mesi spumeggianti malgrado l’incubo Federer, ritrova il feeling con la prediletta terra e rifila una lezione memorabile a Zverev, rimandato a tempi migliori con le orecchie basse; Djokovic, invece, al solito domina prima di ricascare nei consueti tormenti mentali e tecnici che rivitalizzano Carreno Busta e lo portano una volta di più a un passo dal baratro, prima della reazione da campione. Oggi Goffin rappresenterà, per il serbo, un altro ostacolo arduo sulla via di Rafa, mentre il maiorchino non dovrebbe temere il solletico della sorpresa Schwartzman. Anche perché negli occhi resta la prestazione monstre contro Sasha il tedesco, capace nei primi due confronti diretti di issarsi fino a match point (Indian Wells 2016) e poi di portarlo al quinto set (Australia, quest’anno), ma stavolta nudo e senz’armi sulla superficie prediletta del mancino. Nadal lo porta all’università, con una concentrazione feroce che dimostra grande rispetto per le qualità del suo avversario, peraltro bastonato nel giorno del ventesimo compleanno. Lo spagnolo, che insegue la Decima e il 50° trionfo sul rosso, serve finalmente come dio comanda e controlla da subito gli scambi, ancorato a un dritto che torna a fare danni: «Cosa è cambiato rispetto alla partita precedente? Che sono stato in grado di giocare molto più dentro il campo e sono stato molto più aggressivo con il dritto. Sapevo che sarebbe stato un bel test per me: la mia intensità lungo tutto il corso della partita ha fatto la differenza». Malgrado lo schiaffo, Rafa ha parole dolci per lo sconfitto: «Non credo sia opportuno parlare della distanza che ancora separa la mia generazione dalla sua: Zverev ha i colpi e la testa per essere già un top player, gli piace il tennis e so che si impegna per migliorare. Solo che stavolta ha trovato un grande avversario». Non perde la fiducia nemmeno Djokovic, seppur Carreno abbia avuto due palle break sul 4-4 del terzo set che assomigliavano molto a una sentenza: «Ho giocato bene, contro un avversario che sta avendo una stagione molto solida». Lì, Nole si è sottratto alla sconfitta con un paio di prodezze da fenomeno, ma i troppi blackout (era sopra 6-2 2-0) segnalano che non è ancora guarito. E il diavolo di Manacor incombe.

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Le ambizioni di Murray restano intatte (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Non può essere una sconfitta in un torneo mai troppo amato e dopo cinque settimane senza tennis a cambiare i giudizi su Murray e le sue ambizioni per la stagione sulla terra, da cui l’anno scorso uscì con il successo di Roma e la finale del Roland Garros. E’ vero, Andy ha faticato come nessuno per trovare spazio nella ristretta cerchia dei primi della classe. Aggiungiamoci che battute d’arresto come quella di ieri, figlie di una certa pigrizia tecnica e di un atteggiamento troppo passivo, non contribuiscono ad accrescerne la simpatia. Tuttavia, è innegabile che l’arrivo del freddo e distaccato Lendl come coach, l’arricchimento del bagaglio tecnico e la presa di coscienza che il rosso poteva diventare un prezioso alleato e non un invincibile nemico, l’abbiano fatto uscire dal bozzolo che ne frenava l’esplosione definitiva. Si è tolto di dosso la paura per il gioco volante, frequenta con maggiore assiduità la rete e ha fatto della smorzata un valore aggiunto e del lob un marchio di fabbrica. Ora possiede un gioco solido, completo e moderno nelle soluzioni tattiche, si esalta nella corsa e nei cambi di direzione e risulta preciso nei passanti. Continuerà a non bucare il video, non avrà mai tutto il pubblico dalla sua parte, ma credo che per lui sia più importante guardare tutti gli altri dall’alto del trono mondiale. Magari stando attento ad evitare passi falsi come quello del Principato.

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Murray a testa bassa, Djokovic invece si salva (Semeraro)

È stata la giornata dei party rovinati, a Montecarlo. Alberto Ramos Vinolas, n. 24 Atp, mancino catalano, ha iniziato guastando la festa ad Andy Murray, il n.1 del mondo che puntava alla 100a vittoria sul rosso e alla quarta semifinale in questo torneo, e che invece è stato eliminato agli ottavi nonostante il primo set vinto e un cospicuo vantaggio nel secondo. Poi è toccato all’uruguaiano Pablo Cuevas, n. 27 Atp, buttare fuori dal torneo un irriconoscibile Stan Wawrinka (6-4 6-4 in poco più di un’ora e un quarto), che nel 2014 aveva trionfato qui battendo in finale Roger Federer. Nell’ultimo, freddissimo, match sul centrale è toccato infine a un Djokovic ancora tentennante spezzare il sogno di Carreno Busta. Il più crudele di tutti però era stato proprio Rafa – un Rafa trasformato rispetto a quello visto in crisi contro l’inglese Kyle Edmund – che come regalo per il 20° compleanno di Alexander Zverev gli ha recapitato un amarissimo 6-1 6-1. A Sascha hanno già tutti incollato un futuro da n. 1, ieri è stato letteralmente maltrattato. Entrato in campo già contrariato per la tensione delle corde che non gli garbava, il tedesco non è mai entrato in partita, lamentandosi come un moccioso e spaccando anche in mille pezzi una racchetta, fra i fischi del centrale. Decisamente sconcertante anche il match di Murray. Andy è ancora in fase di recupero dopo l’infortunio al gomito, e si vede soprattutto nel servizio, ieri però dopo il primo set vinto per 6-2 sembrava in pieno controllo. Evidentemente però il Masters 1000 del Principato – l’unico dove non ha mai raggiunto la finale – non si addice al baronetto scozzese, che dopo il secondo set ceduto all’avversario si è trovato avanti 4-0 ma ha subito una clamorosa rimonta, “dimenticandosi” anche sul 4-1 di chiamare l’occhio di falco su una palla di Ramos chiaramente fuori che l’avrebbe mandato al break-point. Nell’11° game si è poi definitivamente suicidato commettendo tre errori sul servizio. «In un situazione del genere la cosa normale è perdere», ha ammesso incredulo Ramos. «Invece ho tenuto duro, e ho vinto, ma non so neppure io che dire». Murray invece sa benissimo che così non va: «È frustrante, ho sbagliato tante decisioni e alla fine ho giocato malissimo. Non è una questione fisica, se il gomito non fosse a posto non sarei qui, ora devo capire se chiedere una wild card a Barcellona o Bucarest o andare subito a Madrid». Neppure Djokovic, il n. 2 del mondo, è posto. Forse è la nuova gravidanza della moglie Jelena che lo distrae, forse è vero che il tennis non è più ossessivamente al centro della sua vita. Fatto sta che anche ieri ha dovuto sudarsi tre set (salvando anche due palle break sul 4-4 del terzo) e 2 ore e 25 minuti per prendersi i quarti di finale, dove oggi affronterà Goffin che ha superato in tre set Thiem. Gli altri accoppiamenti per oggi sono Cilic-Ramos Vinolas, Cuevas-Pouille e Schwarzman-Nadal.

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