Torna l’Ubirating e Federer è al comando. Ma come funziona?

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Torna l’Ubirating e Federer è al comando. Ma come funziona?

Torna l’Ubirating. Stima le prestazioni di un tennista negli ultimi 12 mesi: l’algoritmo oggi premia Roger Federer. Servirà a stilare l’Ubiranking: battere il numero 1 sarà più importante che battere il numero 100. Non conterà il turno giocato

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Il ranking ATP, oggi interamente computerizzato, ha una storia lunga, fatta di classifiche basate sull’opinione degli esperti, di algoritmi dedicati ad un particolare torneo e di successivi ritocchi fino a giungere al modello attuale.

Oggi il ranking prevede fino a 19 tornei validi, così suddivisi:

  • 4 Slam
  • 8 Masters 1000 obbligatori (è escluso Montecarlo)
  • 6 migliori risultati tra Montecarlo, ATP500 ed ATP250
  • ATP Finals (soltanto per gli 8 qualificati e le eventuali riserve)

In totale si possono ottenere 8000 punti dagli Slam, 8000 dai Masters Series obbligatori, 3500 dai cosiddetti “best six” tra gli “altri tornei” e 1500 punti dalle Finals. Dunque il massimo nell’arco dei 12 mesi è 21000 punti, numero però non realisticamente raggiungibile.

 

Vi sono però altri metodi alternativi per stilare il ranking, oppure il rating, sulla cui definizione torneremo a breve. Tra questi metodi due meritano di essere citati, il primo è noto come sistema ELO, dal cognome del fisico ungherese poi naturalizzato statunitense che lo ha ideato. Viene applicato soprattutto negli scacchi, ma non solo, disciplina in cui è diventato poi il sistema ufficiale di rating. Banalmente, questo sistema è particolarmente efficace negli sport in cui due contendenti si affrontano singolarmente e tanto più alto è il valore dell’avversario, tanti più punti verranno acquisiti da chi è in grado di batterlo, soprattutto se la differenza tra i valori in campo prima dell’incontro è considerata molto alta.

Il secondo è il cosiddetto metodo RT; anche in questo caso il nome deriva direttamente dai cognomi dei due ideatori (Rosato e Tirone). È già stato presentato da questo sito e ha preso, per l’occasione, il nome di Ubirating. Come funzionava questa vecchia versione? Maggiori dettagli possono essere trovati qui.

Anche la versione che presentiamo oggi deve essere intesa come un rating più che un ranking. Il rating valuta le prestazioni di un giocatore negli ultimi mesi ed è propedeutico alla compilazione di un ranking che tenga conto della qualità degli avversari incontrati. In pratica, battere Djokovic – che ha un rating alto – sarà più importante ai fini del ranking di quanto lo sia battere Almagro (rating basso), anche se la vittoria viene ottenuta nella stessa fascia di punti round/torneo individuata dalla classifica ATP. In senso lato, intendiamo il rating come l’indice di potenzialità ex-ante di un giocatore e il ranking come valutazione ex-post dei risultati conseguiti.

Prima di definire questo indicatore abbiamo sperimentato più parametri, finendo però per escluderne alcuni come la specializzazione su una superficie. Ciò che non è stato (ancora) considerato potrebbe esser studiato meglio in futuro. Saranno molto preziosi i vostri suggerimenti, così da poter migliorare un indicatore che non potrà mai esser perfetto, ma certamente perfettibile.

La nuova versione si basa sui match disputati nei:

  • 4 Slam
  • 9 Masters 1000 (senza esclusioni)
  • ATP Finals (per gli 8 che vi accedono secondo i criteri del ranking ATP)

Anche questo rating, come il ranking ATP, si basa sui 12 mesi precedenti. Abbiamo quindi ridotto il massimo dei tornei a 14. Attenzione, questo vale per il rating, che servirà – lo ripetiamo ancora perché è il concetto cruciale – per calcolare successivamente il ranking.

Quanto valgono le vittorie? Abbiamo introdotto il concetto di vittoria virtuale:

  • Ogni singola vittoria ottenuta in uno Slam o nelle Finals vale 2
  • Ogni singola vittoria ottenuta nei Masters 1000 vale 1

E le sconfitte? Per ogni torneo addebitiamo comunque ad ogni giocatore una sconfitta ad eccezione del vincitore per ovviare a problemi che potrebbero scaturire in caso di walk-over (non scendere in campo non deve mantenere inalterato il computo delle sconfitte).Questo vale anche per le ATP Finals, in caso contrario nel 2015 sia Djokovic che Federer avrebbero chiuso il torneo con un bilancio di 4 vittorie e una sconfitta. Tuttavia, secondo il nostro rating Nole “paga” la sconfitta guadagnando solo 8 vittorie virtuali invece delle 10 che avrebbe conseguito imponendosi anche nel match di Round Robin.

Quanto è importante il fatto che le vittorie siano recenti? Il principio è il seguente: le vittorie recenti, magari avvenute due mesi prima, devono pesare più delle vittorie più datate, magari ottenute 10 mesi prima. Abbiamo introdotto dei coefficienti studiati ad hoc per le vittorie:

  • Ultimi 2 Slam ed ultimi 3 Masters 1000: coefficiente 1.25
  • ATP Finals e 3 Masters 1000 “centrali”: coefficiente 1.00
  • I 2 Slam più “vecchi” e i 3 Masters 1000 più “vecchi”: coefficiente 0.75

Tutte le sconfitte contano indistintamente come 1: nessun coefficiente è applicato alle sconfitte, sia che risalgano a molti mesi prima, sia che risalgano a poche settimane prima. Ovviamente si tratta di parametri non oggettivi, ma pensiamo si tratti di un buon compromesso.

Per evitare che un giocatore che abbia disputato un solo evento – ottenendo magari buoni risultati – abbia un rating troppo alto, abbiamo deciso di porre una condizione necessaria: per “ottenere” il rating, il giocatore deve aver disputato almeno 10 match nei “main event” dei 12 mesi precedenti.

Facciamo un esempio pratico. Il giocatore Nomen Nescio ha ottenuto questi risultati: SF Australian Open, W a Indian Wells, SF a Miami, 1T a Montecarlo, 1T a Madrid, QF a Roma, 3T al RG, 4T a Wimbledon, assenza in Canada e Cincinnati, W agli US Open, 3T a Shanghai, assenza a Bercy, W alle Finals perdendo però un match nel Round Robin. Il rating, che verrà aggiornato dopo ogni main event, verrebbe calcolato tenendo conto di queste vittorie virtuali: 10 punti per gli AUS (5 vittorie, valore doppio perché uno Slam), 6 IW, 4 Miami, 0 punti tra Montecarlo e Madrid, 2 punti a Roma, 4 punti al RG e 6 a Wimbledon (vittorie doppie), 0 punti nei due mille estivi nordamericani, 14 punti agli US Open, 1 punto a Shanghai (bye non conta), 0 a Bercy, 8 punti alle Finals (perché ha vinto 4 partite e non 5). Queste andrebbero poi pesate dal punto di vista cronologico: Aus Open, RG, IW, Miami e MC coefficiente 0.75; Madrid, Roma, Canada e Finals coefficiente 1; Wimbledon, US, Cincinnati, Shanghai e Bercy coefficiente 1.25.

In totale Nescio Nomen potrà contare su 54.25 vittorie virtuali ai fini del rating post ATP Finals.

Le sconfitte valgono tutte 1, tranne un’unica eccezione, ovvero la vittoria delle Finals perdendo uno o più match nel Round Robin, in questo caso non conteggiamo questa/e sconfitta/e. Dunque avremmo un totale di 8 sconfitte virtuali: 9 sul campo, 1 che non conta (Finals), nessun malus per gli eventi a cui non si partecipa (3 in questo caso). Nescio Nomen avrebbe dunque un rating calcolato come il rapporto tra le vittorie virtuali (54.25) ed i match virtuali (54.25 + 8), ovvero vittorie e sconfitte virtuali. Il rapporto è 0.871, dunque il rating percentuale è 87.1%. Attenzione, non è la percentuale di vittorie (34-9, 79.1%). È un valore di tutto rispetto, diremo di più sulle categorie in seguito, quando pubblicheremo i rating degli ultimi 12 mesi nelle prossime settimane ed aggiorneremo il rating dopo il Roland Garros e dopo Wimbledon.

Ecco in dettaglio i punti ottenuti dal nostro Nescio Nomen, di nazionalità ovviamente ignota.

L’Ubirating, a cura di Guido Tirone e Jonathan Spinoni, con l’aiuto del direttore Ubaldo Scanagatta e della redazione di Ubitennis, verrà pubblicato 14 volte all’anno, dopo Slam, Masters 1000 ed ATP Finals. Successivamente verrà pubblicato l’Ubiranking, di cui vi forniremo dettagli nelle prossime settimane.

Ecco il rating aggiornato al 22 maggio 2017, dopo il termine del Masters 1000 di Roma appena concluso. Sono 88 i tennisti a cui può essere attribuito un rating.

Come possiamo notare, Roger Federer è al comando, ma la sua è un’eccezione, dato che in pratica negli ultimi 12 mesi ha perso soltanto 1 partita tra Slam e Masters 1000. Attenzione, ribadiamo che questo non è il ranking, ma il rating. Battere Federer consentirà di guadagnare più punti ai fini del ranking, ma il fatto che Roger abbia giocato meno partite degli altri lo penalizzerà nel ranking.

Jonathan Spinoni e Guido Tirone

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ATP

Draper salta Wimbledon per l’infortunio alla spalla patito al Roland Garros

Dopo il ritiro a match in corso nel 1° turno parigino contro Etcheverry, Jack Draper è costretto a rinunciare anche all’intera stagione sui prati

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Jack Draper - Queen's 2022 (Credit: Getty Image for LTA)

Jack Draper salterà l’ormai imminente – al via tra meno di un mese, il 3 luglio – edizione numero centotrentasei del torneo di Wimbledon a causa dell’infortunio alla spalla patito nella prima settimana del Roland Garros, precisamente durante una sessione di allenamento che ha preceduto l’incontro di esordio contro l’argentino Tomas Etcheverry.

Purtroppo per il classe 2001 di Sua Maestà, il fastidio era già piuttosto pronunciato da impedirgli anche solo di poter portare a termine il match di primo turno, dal quale si è così dovuto ritirare: dopo aver perso il primo set 6-4 e ritrovatosi sul punteggio di 1-0 nel secondo ha alzato definitivamente bandiera bianca – non prima di aver provato comunque a continuare per diversi minuti pur con uno stato fisico limitante, ben rappresentato dai numerosi servizi da sotto in cui si è esibito. Il 23enne di La Plata beneficiando di quest’occasione ha saputo farla fruttare nel migliore dei modi, compiendo un grandissimo exploit e raggiungendo un’incredibile quarto di finale sospinto dall’alto.

Un duro colpo per il 21enne britannico, dato che si tratta dell’ultimo di una lunga serie di problemi di natura fisica che ne hanno irrimediabilmente condizionato il rendimento negli ultimi mesi di Tour. Il mancino di Sutton era infatti in grande ascesa ai nastri di partenza dello US Open 2022, tuttavia purtroppo la sua corsa fu nuovamente fermata da un altro crack fisico che l’obbligò al ritiro a fine terzo set della sfida di sedicesimi, dando così la possibilità di involarsi agli ottavi al futuro semifinalista di Flushing Meadows Karen Khachanov.

 

La tormentata conclusione della scorsa annata tennistica ha rappresentato però, per la sfortuna del n. 4 di Gran Bretagna, solamente l’inizio di un calvario senza pace che lo ha tormentato a tal punto da permettergli di disputare nel 2023 la miseria di 8 eventi.

Nonostante Jack fosse estremamente sconfortato dall’ennesimo stop fisico, in seguito alla “non” partita contro il sudamericano, dal box del giocatore flirtava comunque ottimismo guardando al successivo blocco del calendario: la stagione su erba. Si pensava, difatti, che il problema non avrebbe poi intaccato così tanto il prosieguo dell’anno ma tutte le speranze sono crollate fragorosamente non appena Draper si è sottoposto agli esami clinici del caso rivolgendosi ad uno specialista del settore: il responso è stato inequivocabile, niente prati e soprattutto forfait allo Slam casalingo.

Dalle analisi è apparso chiaramente come la mia spalla necessiti di un periodo di riposo forzato, e successivamente di una fase riabilitativa per riacquistare pienamente le proprie funzioni. Io e il mio team siamo così stati costretti a dover prendere la difficile decisione di saltare la stagione su erba di quest’anno. Ho sempre saputo che in questo sport ci sono così tanti alti e bassi, ma questo momento è davvero duro da accettare. Certamente però non smetterò di perseverare” ha commentato, a margine di questo nuovo infortunio, su Instagram il diretto interessato.

Nelle parole del campione juniores 2018 di Church Road non si accenna a nessun intervento chirurgico, perché assieme al suo staff hanno optato per un percorso di recupero meno invasivo e che si basi quasi esclusivamente sulla fisioterapia. Il rientro, se tutte le tabelle di marcia verranno rispettate senza controindicazioni, alle competizioni è previsto tra la metà e la fine di luglio.

Quando ha potuto giocare con uno stato di forma non inficiato da fastidi fisici di vario genere, Jack Draper – ex n. 7 a livello junior – ha indiscutibilmente dimostrato di possedere il potenziale per spiccare il volo nell’élite ATP dei migliori al mondo ma come è facilmente intuibile questo contesto di benessere fisico è stata un’assoluta rarità: prima l’infortunio alla gamba destra a New York, poi un virus influenzale che l’ha debilitato e non poco in pre-season

La storia personale tra il ragazzo nato nel sud di Londra e SW19 ha visto finora andare in scena due soli capitoli: l’esordio assoluto nel 2021 quando è stato capace di strappare un parziale a Novak Djokovic, mentre nel 2022 è riuscito a fare un passo in più prima di soccombere – sempre in quattro set – con l’australiano Alex De Minaur. Dunque si prospetta un’altra pesante assenza per i colori britannici, dopo quella di Emma Raducanu anche lei in preda a continui infortuni di carattere fisico, ma che a differenza di Jack è stata costretta ad andare sotto i ferri.

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ATP

Dominic Thiem cede la poltrona austriaca: da lunedì non sarà più n.1 del suo Paese

Sconfitto al secondo turno di Heilbronn, il ventinovenne Dominic Thiem è costretto a lasciare il primo posto del tennis austriaco a Sebastian Ofner

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Dominic Thiem - Roland Garros 2022 (foto Roberto dell'Olivo)

Dopo la sconfitta al secondo turno all’ATP Challenger di Heilbronn, Dominic Thiem è costretto a cedere il gradino più alto del tennis austriaco a Sebastian Ofner.

Moritz Thiem, fratello di Dominic che ha allenato sia lui che Ofner, ha analizzato la partita di Heilbronn senza troppi filtri: Non è stata una bella partita, fatta eccezione per il primo set. Adesso (Dominic) deve iniziare a trasformare in partita i colpi che sta già giocando in allenamento, altrimenti farà sempre fatica contro tutti”.

Si apre invece per Ofner una nuova finestra, più luminosa ma più dispendiosa. Col passaggio alla posizione n. 80 al mondo il ventisettenne stiriano avrà nuove importanti opportunità, che deve però essere bravo a sfruttare al meglio e al momento giusto: il rischio che venga superato presto da altri giocatori è dietro l’angolo. Per ora si riposa, godendo dell’attesa della gloria (ufficiale) che arriverà con l’aggiornamento della classifica della nuova settimana. Giocherà il suo primo match da n.1 austriaco sull’erba di Ilkley (Gran Bretagna, 19-25 giugno 2023).

 

Marianna Piacente

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Flash

Roland Garros, doppio femminile: la finale sarà Fernandez/Townsend contro Hsieh/Xinyu Wang

Domenica mattina l’ultimo atto del doppio femminile del Major parigino. Solo la 37enne Hsieh Su-Wei ha già vinto uno Slam tra le tenniste in campo

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Su-Wei Hsieh - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)

Nella giornata in cui l’attenzione mediatica è completamente rivolta verso le due semifinali maschili del Roland Garros, in particolare quella tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz, tra la mattinata e il primo pomeriggio di venerdì 9 giugno si è però anche definita quella che sarà la finale di doppio femminile nello Slam di Bois de Boulogne. Fernandez/Townsend e Hsieh/Xinyu Wang si contenderanno la coppa nell’atto conclusivo in programma domenica mattina.

Si tratta della prima finale in un Major per il duo composto dalla canadese Leylah Fernandez e dalla statunitense Taylor Townsend, che si presentavano a Parigi da teste di serie n° 10 e che hanno battuto in semifinale la coppia, in questo caso tutta americana, Gauff/Pegula, seconda forza, sulla carta del tabellone, nonché formazione finalista nel 2022. Il punteggio a favore di Fernandez/Townsend è stato piuttosto netto, solo 4 games concessi e un 6-0 6-4 eloquente in 1 ora e 4 minuti, condito addirittura da un bagel nel primo parziale.

Guardando individualmente all’una e all’altra giocatrice che hanno raggiunto questo prestigioso traguardo e quindi, in sostanza, separando per un attimo la coppia, per Townsend è la seconda finale a livello Slam, che si aggiunge a quella centrata allo Us Open del 2022 al fianco di Caty McNally, mentre per Fernandez, già finalista in singolare a Flushing Meadows nel 2021 nell’incontro perso con Emma Raducanu, sarà invece, quella dell’11 giugno, la primissima volta in finale in doppio in un palcoscenico tanto importante.

Traslando invece l’attenzione alle loro rivali, la taiwanese Hsieh Su-Wei e la cinese Xinyu Wang arrivano in finale da non teste di serie, anche perché stiamo parlando di un connubio tennistico recente. Dei cinque incontri disputati per ottenere il risultato, però, ben quattro successi le hanno viste estromettere delle giocatrici seeded, tra cui, proprio in semifinale, le seste favorite del tabellone Melichar-Martinez/Perez, in tre set con lo score di 6-2 3-6 6-3.

Anche in questo caso, esaminando singolarmente le due giocatrici, va rimarcato che Hsieh è rientrata nel circuito a 37 anni suonati solo all’inizio di maggio del 2023, dopo uno stop volontario di 18 mesi. I suoi tre titoli in singolare non sono nulla rispetto alle 30 coppe ottenute in doppio (ex n° 1 di specialità), tra cui il trionfo proprio a Bois de Boulogne nel 2014, quando condivideva il campo con Peng Shuai. Xinyu Wang (classe 2001), invece, può dimenticare la batosta subita in singolare da Iga Swiatek al terzo turno di questo Roland Garros con la sua prima finale in doppio in uno Slam.

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