da Parigi, il nostro inviato
Una vittoria al suo primo main draw in uno Slam, contro Mischa Zverev (finalista a Ginevra la scorsa settimana); poi la sconfitta tutto sommato prevedibile contro l’ostico argentino Schwartzman, folletto terribile che va a cento all’ora, in tre set. Stefano Napolitano ripartirà da Parigi con ottime sensazioni: in conferenza stampa arriva addirittura in anticipo, lo troviamo che si controlla il segno dell’abbronzatura sotto le maniche. Ci sorride, e si comincia.
La differenza è sembrata farla l’esperienza. Lui magari è più abituato a giocarsi le sue chance, quando arrivano.
Non sbagli. Più che altro il problema è giocare a questo livello per tanti giorni di fila. Ieri mi sono allenato per la prima volta dopo un match tre su cinque, oggi è stata la mia seconda partita di fila su questa distanza, per me è una novità. Oggi mi è mancata lucidità, più che energia fisica mi serviva quella mentale. Ho sbagliato qualche dettaglio che avrebbe potuto far girare qualche fase a mio favore. Lui veniva da un 9-7 al quinto, non era freschissimo, ma sicuramente è più abituato di me, è stato più lucido e più concreto.
Cosa ti porti via da questa esperienza?
Tante cose buone. Ho giocato cinque match ad alto livello, vincendone quattro. Oggi nonostante qualche problemino penso di aver giocato al suo livello: poi le partite si possono perdere e bisogna far meglio. Il secondo set avrei potuto vincerlo, quindi credo ci potermi confrontare con questi giocatori, ed è positivo, mi lascia una buona consapevolezza. Allo stesso tempo so che devo lavorare per poter confrontarmi con loro.
Quale pensi possa essere il particolare chiave per fare il salto di qualità? Su cosa pensi di dover maggiormente lavorare?
Come ho detto nei giorni scorsi, devo lavorare su tutto, ma questo è chiaro. Il servizio è una parte importante del mio gioco, devo fare meglio. Il dritto non è il mio colpo naturale, ci sto lavorando da tempo e lo sento meglio ma quello, la parte fisica, la parte mentale, è tutto da migliorare. Questa può anche essere una cosa positiva, vuol dire che ho margine.
Alla luce di quanto fatto qui, ti poni degli obiettivi diversi adesso?
No, i miei obiettivi non cambiano, rimangono quelli di inizio anno. Questo è stato un mese positivo per me, ho giocato tante partite. Ma devo rimanere con i piedi per terra, non pensare che adesso sarà tutto bello. Giocherò qualche qualificazione ATP in più, ho battuto un ragazzo che è 30 del mondo, quindi ho la consapevolezza di poter giocare a questo livello. Poi si può perdere con tutti, anche vincere, ma si può giocare. È un anno in cui sto imparando molto, all’inizio della stagione ho sbagliato molto, ma adesso va meglio e spero vada così fino alla fine.
Il programma adesso?
Giocherò sull’erba. Sono uscite le liste e sono fuori di 4 o 5 da vari tornei. Mi sono iscritto ad Halle e Queen’s per provare a giocare le qualificazioni, e poi a Wimbledon sempre per le qualificazioni. Poi vedrò.
Per l’esperienza che hai adesso e per il gioco che hai, un avversario come Schwartzman lo soffri di più perché non ti regala nulla. E, poi parlando con Corrado Barazzutti, lui dice che hai una grandissima personalità ma devi lavorare sulla reattività.
Schwartzman mette in difficoltà perché risponde molto bene e a ritmi molto alti, muove la palla benissimo con entrambi i colpi. È ovvio che quando non faccio molti punti diretti con il servizio come oggi, ed entro sempre nello scambio con un giocatore del genere, vado in difficoltà. Collegandomi alla parte fisica, penso di dover lavorare moltissimo: non solo sulla reattività, che è specifico, ma proprio più in generale.
Ieri abbiamo parlato con Lorenzi, che ci ha detto di averti dato consigli. Che rapporto hai con gli italiani più esperti?
Direi ottimo con tutti, Paolino, Seppio, Fogna. Bole l’ho conosciuto meglio l’ultimo mese, abbiamo giocato a Ostrava insieme, poi l’ho rivisto qui. Abbiamo un buon rapporto. Con Andreas mi alleno spesso, siamo insieme a Bordighera. Ho un buon rapporto con tutti, per fortuna.