Wimbledon Story: Sampras, Federer e l’impresa di Goran

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Wimbledon Story: Sampras, Federer e l’impresa di Goran

I sette trionfi di Pete Sampras e di Roger Federer, il dominio delle Williams, l’impresa di Ivanisevic, la memorabile finale del 2008

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Wimbledon: tabellone maschile – tabellone femminile

Wimbledon Story: le origini e i primi campioni
Wimbledon Story: le rivalità degli anni ’70-’80 e gli specialisti dell’erba

In questa ultima parte del nostro viaggio nella storia di Wimbledon ci soffermeremo sugli anni 90 e 2000, fino ad arrivare ai giorni nostri, dalle imprese di Pete Sampras a quelle di Roger Federer, passando per l’incredibile finale del 2001, vinta da Goran Ivanisevic contro Patrick Rafter. Ma andiamo con ordine.

 

Nel 1992, un giovane Pete Sampras, che due anni prima si era aggiudicato il primo Slam della carriera sul cemento newyorkese, si qualificò per la semifinale dei Championships dopo aver battuto il campione del 1991, Michael Stich. Talento sopraffino, dotato di un servizio eccezionale e di un gioco di volo degno dei migliori specialisti, Sampras nei primi anni di carriera non amava l’erba, preferiva il cemento, superficie che secondo lui meglio valorizzava il suo gioco. Le cose però cambiarono proprio nel 1992. Nonostante la sconfitta in semifinale contro Goran Ivanisevic, in cinque combattuti set, Pete acquisì la consapevolezza di poter vincere. Capì che il suo servizio, il suo dritto, il suo serve and volley erano fatti apposta per poter battere chiunque su erba. La conferma si ebbe l’anno seguente. Nel 1993 Sampras si presentava come testa di serie numero 1. Veniva da un buon inizio di stagione, avendo vinto già quattro tornei tra cui il Masters 1000 di Miami ed era accreditato come uno dei favoriti della vigilia. Nei quarti di finale fu protagonista di un match epico contro Andre Agassi, vinto solo al quinto set, dopo che il “Kid di Las Vegas” aveva recuperato uno svantaggio di due parziali. Quell’incontro fu il trampolino di lancio verso la gloria. In semifinale si impose in tre set sull’ex campione Boris Becker e in finale sconfisse il connazionale Jim Courier, che pochi mesi prima si era aggiudicato l’Australian Open contro Stefan Edberg.

Al quinto tentativo finalmente Pete Sampras trionfò ai Championships. Da quel momento in poi “Pistol Pete” avrebbe messo a segno una striscia impressionante di 7 trionfi. Dominando in maniera assoluta dal 1993 al 2000. L’unico passaggio a vuoto per il campione americano fu la sconfitta in tre set nel quarto di finale del 1996 contro l’olandese Richard Krajicek, che poi avrebbe trionfato in finale contro MaliVai Washington. Nelle sette finali a Wimbledon Pete sconfisse avversari del calibro di Boris Becker, Goran Ivanisevic, Pat Rafter e l’eterno rivale Andre Agassi, dimostrando una forza, una superiorità che difficilmente si era vista prima su un campo da tennis.

Nella stagione 2001, all’età di 30 anni, dopo anni di battaglie e vittorie, il campione si presentava nuovamente ai nastri di partenza. Il peso degli anni iniziava a farsi sentire, ma la voglia di vincere restava intatta. L’obiettivo era l’ottavo trionfo. Ottavi di finale, il campo centrale era gremito, Pete Sampras e Roger Federer scesero in campo nel boato della folla del Campo Centrale. Un’atmosfera strana si respirava quel giorno a Wimbledon. Il ventenne svizzero aveva giocato un gran tennis nei primi turni e il pubblico era curioso di vederlo alla prova del nove contro il più forte di tutti. Sampras, d’altro canto, non sembrava più il tennista invincibile degli anni precedenti, appariva meno brillante rispetto al passato. Il momento del passaggio di consegne era arrivato. Quel giorno il mondo del tennis scoprì un nuovo talento. Dopo quattro ore di gioco e cinque interminabili set Roger Federer mise fine al regno di Pete Sampras interrompendo la sua striscia di 31 partite vinte consecutivamente. Era nata una nuova stella che avrebbe dominato il circuito nei successivi anni.

Con l’eliminazione di Pete Sampras tanti tennisti iniziarono a nutrire speranze di vittoria. Primo fra tutti Pat Rafter che l’anno prima aveva perso la finale contro lo stesso Sampras ed era seriamente intenzionato ad aggiudicarsi il trofeo. Poi c’era Agassi, già campione nove anni prima, che, forte anche della testa di serie numero 2, aveva buone possibilità di successo. E infine Goran Ivanisevic, numero 125 del mondo, invitato grazie ad una wild card.

Nelle semifinali successe l’incredibile. Ivanisevic superò in cinque set l’idolo di casa Tim Henman, testa di serie numero 6, e Rafter sconfisse Andre Agassi. Due battaglie memorabili ci regalarono la finale più inattesa. Ne venne fuori un match epico che sarebbe entrato di diritto nella leggenda. Uno spettacolo unico durato cinque interminabili set, che dopo 3 ore e 4 minuti si concluse a favore di Ivanisevic: 6-3, 3-6, 6-3, 2-6, 9-7 il punteggio finale. Il croato divenne in un colpo solo la prima wild card della storia a vincere Wimbledon, nonché il giocatore con il ranking più basso ad aggiudicarsi il trofeo.

Nel 2002 Sampras ritornò a Wimbledon, per la prima volta senza i favori del pronostico. Sarebbe stata la sua ultima apparizione da giocatore sui campi dei Championships. La sconfitta al secondo turno contro il lucky loser George Bastl, sul Campo 2, segnò la fine di una storia meravigliosa iniziata nove anni prima, nel lontano 1993. Il campione invincibile dovette cedere al peso degli anni e ai tennisti della nuova generazione che diventavano sempre più forti. Quell’anno vinse il ventunenne Lleyton Hewitt, testa di serie numero 1, e più giovane di dieci anni rispetto all’americano.

Da Pete Sampras a Roger Federer. Il 2003 fu l’anno della svolta. Il talento svizzero Roger Federer, dopo che due anni prima aveva fatto crollare le certezze di Sampras, si impose per la prima volta sui prati inglesi. Fu l’alba di una nuova era, l’inizio della favola più bella, un dominio senza eguali nella storia del torneo. 5 edizioni vinte consecutivamente dal 2003 al 2007 (sette in totale compresi i trionfi del 2009 e 2012), una striscia consecutiva di 41 vittorie, avversari battuti con una facilità disarmante, memorabile il famoso 6-0 rifilato al campione del Roland Garros, Rafael Nadal nella finale del 2006. Roger Federer, il tennista perfetto. Rapido, potente, incisivo nei colpi da fondocampo, abile nel gioco di rete, sui prati inglesi sembrava praticamente imbattibile. Il 2008 doveva essere l’anno del record, l’anno del sesto sigillo consecutivo che gli avrebbe permesso di staccare Bjorn Borg. Rafael Nadal però, dopo due finali perse, era più che mai intenzionato ad interrompere il dominio di Roger. La finale fu una partita leggendaria, cinque set di spettacolo puro, 4 ore e 48 minuti di gioco, un livello di gioco altissimo tra due grandi campioni. Il pubblico del Campo Centrale era visibilio. A causa delle varie interruzioni per pioggia il match si protrasse per oltre sette ore. Alle ore 21:15 locali Federer mise in rete un dritto d’approccio. Dopo quasi cinque ore di battaglia Wimbledon aveva un nuovo Re. Rafa Nadal poteva finalmente alzare le braccia al cielo. Il sogno, che sembrava impossibile fino a pochi anni prima, diventò realtà. A distanza di 42 anni dall’ultima volta (Manolo Santana, 1966) uno spagnolo tornò a trionfare sull’erba dei Championships.

Ad oggi la finale del 2008 è stato l’ultimo confronto a Wimbledon tra Roger Federer e Rafael Nadal. Il primo comunque avrebbe vinto altre due edizioni: l’anno seguente contro Andy Roddick e nel 2012 contro Andy Murray. Lo spagnolo, invece, avrebbe trionfato nuovamente nel 2010 battendo in finale Tomas Berdych. Tra i grandi protagonisti delle ultime stagioni, Novak Djokovic e Andy Murray hanno dominato le ultime quattro edizioni. Il serbo ha vinto il trofeo nel 2011, 2014 e 2015 battendo sia Rafael Nadal che Roger Federer, mentre lo scozzese si è aggiudicato la coppa nel 2013 e nel 2016.

L’edizione 2010 è ricordata anche per il famoso match di primo turno tra John Isner e Nicolas Mahut, disputatosi tra il 22 e il 24 giugno, e durato 11 ore e 5 minuti. Trionfò Isner con il punteggio di 6-4, 3-6, 6-7, 7-6, 70-68, nonostante il francese avesse vinto complessivamente più punti 502 a 478. La sfida Isner-Mahut ha battuto tanti record, oltre a quello della durata: maggior numero di game disputati (183), maggior numero di ace (212), set più lungo della storia (8 ore e 11 minuti), set con il maggior numero di game (138).

In campo femminile gli anni 2000 sono stati all’insegna delle sorelle Williams. Vincitrici complessivamente di 12 edizioni del singolare (5 Venus e 7 Serena) hanno dominato anche il doppio vincendo ben 6 volte. Dal 2000, anno del successo di Venus Williams contro Lindsay Davenport, solo quattro tenniste che non fossero Venus o Serena si sono aggiudicate il trofeo: Maria Sharapova (2004), Amelie Mauresmo (2006), Petra Kvitova (2011 e 2014) e Marion Bartoli (2013).

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Match fixing, in Belgio riprende il processo alla rete criminale internazionale: sospetti su centinaia di match

Sull’Equipe le cifre impressionanti che risulterebbero dalle indagini degli inquirenti: complessivamente oltre otto milioni di euro

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Sull’Equipe di lunedì 21 marzo Alban Traquet è ritornato sulla vicenda dei match truccati e del processo all’organizzazione che avrebbe gestito scommesse e pagamenti. Una rete che vede accusato principale in un processo in corso in Belgio Grigor Sargsyan, detto “il Maestro”, personaggio a capo di una rete criminale armena che avrebbe approfittato delle falle del circuito internazionale per avvicinare e corrompere giocatori francesi e non.

Una piaga che si è propagata al di sotto dei radar e dei media (la maggior parte di questi tornei non sono ripresi dalla televisione) e grazie anche all’anonimato dei gradi più bassi del tennis professionistico. L’inchiesta avrebbe permesso di identificare, secondo l’accusa, 376 incontri sospetti tra il febbraio e il 2014 e il giugno del 2018, in una rete di corruttela che implicherebbe 182 giocatori di più paesi (alcune audizioni hanno avuto luogo in Belgio, in Francia, in Germania, in Slovacchia, Bulgaria e Stati Uniti) e l’apertura di 1671 conti per l’organizzazione criminale.

Presente all’apertura del processo, il 17 marzo presso il tribunale di Audenarde, in Belgio, Sargsyan, che ha scontato 8 mesi di carcerazione preventiva dopo l’arresto, continua a negare i fatti attribuitigli. Interrogato all’uscita del Palazzo di Giustizia, ha rotto brevemente il silenzio dichiarando: “i miei demoni per i soldi facili sono morti e sepolti. Mi rimetto alla giustizia”. La ripresa del dibattito è prevista per il giorno 24 marzo.

 

La vicenda ha avuto inizio nel 2015 dopo un segnale dato da più operatori all’interno della Commissione per i giochi d’azzardo, in Belgio. Gli attori principali sono tennisti dai bassissimi guadagni, in generale sotto la duecentesima posizione del ranking.

La vita di chi bazzica i tornei Challenger o Futures costa cara (alberghi, trasporti, pranzi) e non è granché redditizia. In queste condizioni può essere forte la tentazione di perdere un set o un game in cambio di qualche centinaia o migliaia di euro. Il pubblico ministero belga nelle sue conclusioni evoca “un esercito di soldati facilmente avvicinabili proprio per motivi di premi bassi e alti costi di partecipazione ai tornei”.

Tra questi soldati deboli ci sarebbero parecchi giocatori francesi. Alcuni sono già stati puniti come Mick Lescure e Jules Okala, sospesi a vita da dicembre. La testimonianza di uno di questi, interrogato nell’ambito dell’inchiesta francese sullo stesso argomento, ben figura nel dossier battezzato “Oryan”.

Il giocatore in questione ha spiegato di aver partecipato a dei match truccati su richiesta del “Maestro”, e che sarebbe ugualmente servito come intermediario tra Sargsyan e altri giocatori, servigio per il quale avrebbe ricevuto una somma di denaro. Avrebbe infine riconosciuto di avere ugualmente truccato dei match di doppio all’insaputa del suo compagno di squadra.

Ha poi raccontato dei pagamenti In banconote alla Gare du Nord a Parigi, all’aeroporto di Roissy o a Forest, a sud di Bruxelles. Ha parlato dei messaggi attraverso Telegram, dei codici utilizzati e delle tariffe: 400 euro per un game perduto in ogni set per il singolare, 2.000 euro per un match di doppio perduto in due set.

Gli inquirenti hanno analizzato minuziosamente le entrate sospette sul suo conto, e hanno trovato 40.000 euro da aprile 2016 a giugno 2018, soldi provenienti da 9 conti correnti diversi.

Il Parquet Federal ha concluso che più di 560000 euro “sporchi” sono stati redistribuiti ai giocatori coinvolti, in cambio dei loro favori “racchetta in mano”. Se la combine per qualche motivo non poteva essere effettuata, il giocatore implicato dichiarava forfait, annullando così la scommessa. In totale più di 8 milioni di euro sono transitati tra giugno 2016 e il marzo 2018 su un conto numerico utilizzato dell’accusato numero 2 nel dossier belga, Andranik M. , presunto responsabile finanziario della rete criminale.

Secondo le conclusioni dell’inchiesta Sargsyan utilizzava diversi metodi per evitare di essere smascherato. Tra marzo e agosto 2017 avrebbe utilizzato 18 numeri di telefono e 8 cellulari diversi, consegnando ai giocatori con cui comunicava diverse schede SIM.

Si sono costituite parte civile la ITF, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e la FFT. “E’ un grosso affare, dentro il quale si possono trovare parecchie prove; ben organizzato e con tantissimo denaro circolante” – commenta il rappresentante dell’ITIA – “la punta di un iceberg, dalla quale si ha una buona vista d’assieme del fenomeno”.

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ATP

Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania

I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

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John McEnroe - Commissioner Eurosport

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.

“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.

John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.

 

Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.

Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.

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ATP

ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese

Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

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Omar Camporese - Rotterdam 1991

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinnercome abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.

All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.

 

In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.

Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.

(match completo con commento lo trovate nel video in basso)

I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.

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