Uno Slam non si improvvisa

Wimbledon

Uno Slam non si improvvisa

A Wimbledon dopo due giornate insolitamente tranquille sono arrivate le prime eliminazioni importanti

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A Wimbledon con l’inizio del secondo turno sono cominciate le prime eliminazioni eccellenti. Eccellenti  più per i bookmaker che per le gerarchie stabilite dalle teste di serie ufficiali, visto che per il momento tutte le top ten sono ancora in gara; ma ha perso Petra Kvitova che veniva considerata dalle agenzie come la prima o la seconda favorita del torneo.
Questo l’elenco completo delle teste di serie cadute nel terzo giorno di torneo: la numero 11 Kvitova (da Brengle), la 15 Vesnina (da Azarenka), la 17 Keys (da Giorgi), la 18 Sevastova (da Watson), la 22 Strycova (da Osaka) la 25 Suarez Navarro (da Peng).

Con l’uscita di Petra Kvitova, fra le giocatrici ancora in gara solo Venus Williams ha già vinto Wimbledon. Quindi in caso Venus non riuscisse ad aumentare il suo palmarés, avremo sicuramente un nome nuovo.

Quando ci sono questo genere di eliminazioni si parla sempre di risultati a sorpresa. Ma nel caso di Petra non credo occorresse la sfera di cristallo per giudicare preoccupante il suo match contro Johanna Larsson. La prestazione aveva sollevato molti dubbi. Senza scommettere su una sua sconfitta (e quindi non chiedo nessun merito come preveggente), avevo scritto nell’articolo di ieri che, giocando come aveva fatto all’esordio, Kvitova rischiava seriamente contro Madison Brengle. Tre fattori l’hanno condannata. Il primo: la forma deficitaria. Il secondo: un’avversaria che evidentemente patisce (era sotto 1-2 negli scontri diretti). Il terzo: una giornata più calda del solito; e si sa che Kvitova soffre con il caldo.

Dopo quello che le è successo alla mano nel dicembre scorso, in realtà Petra ha già compiuto un mezzo miracolo a partecipare sia al Roland Garros che a Wimbledon. E un miracolo quasi intero, dovuto esclusivamente al suo talento superiore, è stata la vittoria a Birmingham, avendo alle spalle due sole partite dopo mesi di inattività.
Aggiungo un altro aspetto del quadro fisico di Kvitova che si ricorda poco, ma che sicuramente ha reso le cose ancora più complicate. Prima di ferirsi seriamente alla mano sinistra, Petra aveva subito una frattura da stress al piede, in occasione della finale di Fed Cup. Le fratture da stress al piede sono incidenti infidi, e possono richiedere molto tempo per guarire. E il riposo è la terapia migliore.

Dunque, unendo a questo l’incidente alla mano, per un certo periodo non solo Kvitova non ha potuto giocare a tennis, ma non ha nemmeno potuto lavorare fisicamente per non sollecitare il piede infortunato. Una giocatrice con la sua struttura che rimane completamente ferma per diversi mesi difficilmente può costruirsi una condizione accettabile nel giro di poche settimane. Qualche volta il talento può sopperire alle lacune di preparazione, ma a lungo andare la condizione approssimativa presenta il conto. Del resto se non fosse necessario prepararsi fisicamente nessuno lo farebbe. In sintesi: il successo in uno Slam, che richiede la vittoria di sette partite consecutive, non si può improvvisare. Non lo dico con l’obiettivo di accusare qualcuno, o di trovare delle colpe; semplicemente gli eventi non hanno permesso a Petra di prepararsi per essere competitiva come nei giorni migliori.

E, anche se in misura minore, lo stesso discorso si può fare per la testa di serie numero 17, Madison Keys. Senza nulla togliere ai meriti di Camila Giorgi, una seconda operazione al polso (una pulizia per cercare di eliminare la persistenza del dolore), come quella affrontata da Keys dopo il Roland Garros non può essere il punto di partenza per fare bene in un torneo. Penso che solo il tempo e il lavoro in profondità sul fisico di Kvitova e Keys potranno riportarle stabilmente ai vertici, sperando che mano e polso non creino più problemi seri.
Questi concetti sono banali; ma l’essere concetti banali non li rende meno ineluttabili: per una sportiva professionista essere sana, potersi allenare bene, e poterlo fare con continuità è l’unico modo per ottenere risultati duraturi. Lo ha ribadito in questi giorni anche Camila Giorgi in conferenza stampa.
E le buone prestazioni di Azarenka lo confermano all’opposto: Vika non è ancora al top sul piano del puro tennis, ma si capisce che ha lavorato sulla sua condizione di base con molta serietà e impegno. E già questo le è bastato per sconfiggere la numero 16 del mondo Vesnina.

Oggi erano impegnate due giocatrici italiane. Della partita di Giorgi ho scritto altrove, qui mi limito a sintetizzare la situazione in questo modo: praticamente in tutte le aree di gioco Giorgi ha fatto meglio della sua avversaria. Datto in parole più semplici significa che in questo momento gioca a tennis meglio di Madison Keys, e se non ha chiuso il match più rapidamente secondo me lo deve al braccino che l’ha colpita nel finale di secondo set. Se Camila riesce a mantenere questo livello può dare filo da torcere a qualsiasi avversaria, inclusa Jelena Ostapenko con cui dovrà misurarsi al prossimo turno.
Ha invece concluso il suo torneo Francesca Schiavone, battuta da Elina Svitolina, e potrebbe essere l‘ultima volta in cui ha giocato a Wimbledon. Un secondo turno rimane comunque un risultato positivo.

Ma il day 3 di Wimbledon ha offerto altri spunti degni di nota, che sarebbe ingiusto trascurare. Tutti coloro che hanno assistito al match tra Konta e Vekic l’hanno raccontato come un confronto tanto appassionante quanto ben giocato. Purtroppo io ho seguito solo i game finali e quindi non me la sento di dare un giudizio approfondito ora. Spero di riuscire a recuperare la partita integralmente nei prossimi giorni, contando sul fatto che in sala stampa è possibile rivedere i match del torneo in corso. Ma sin da adesso posso dire che mi ha colpito l’abbraccio a fine match, un momento di comprensione e sostegno reciproco,  per una volta lontano dall’idea del tennis professionistico come sport governato solo dalle invidie e dagli interessi personali.

La giornata è stata complessivamente positiva per le giovani leve della WTA: come detto, Donna Vekic anche se sconfitta ha giocato bene; Naomi Osaka ha avuto la meglio su una una esperta di prati come Barbora Strycova (che nel 2014 era arrivata ai quarti di finale). Ana Konjuh ha sconfitto Irina Camelia Begu, mentre tra Abanda e Ostapenko c’è voluto il terzo set per definire chi sarebbe passato. Ma essendo un duello tra giovanissime era inevitabile che una delle due avrebbe perso.

Prima di chiudere un accenno alle partite del quarto giorno. Ce ne sono due che mi incuriosiscono di più. La prima è Pliskova contro Rybarikova. In questo match avremo  l’occasione di vedere all’opera la ormai indiscussa favorita numero uno (secondo i bookmaker) e capire come se la caverà contro Magdalena Rybarikova, una giocatrice che negli ultimi tempi sta raccogliendo ottimi risultati.
La seconda partita è Kontaveit contro Kasatkina, due giocatrici che il ranking colloca una vicina all’altra (Kontaveit è numero 38 della classifica, Kasatkina 36), e che sono considerate tra le migliori speranze della nuova generazione. Su un palcoscenico della massima importanza, avranno la possibilità di dimostrare che il “futuro” della WTA può offrire già adesso del tennis di alto livello.

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