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Wimbledon, il capo giardiniere difende i campi: “Preparati come sempre”

Murray e Federer hanno confermato che anche per loro le condizioni dei campi sono peggiori del solito. Ma Neil Stubley difende il lavoro della sua squadra

Last updated: 08/07/2017 14:38
By Luca Baldissera Published 08/07/2017
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4 Min Read

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Da queste parti, quello che noi definiamo, forse semplicisticamente, un capo-giardiniere, si chiama invece “The All England Club’s Head of Courts and Horticulture“, praticamente un titolo nobiliare. Titolo che è da qualche anno appannaggio di Neil Stubley, che coordina le squadre di manutentori che per tutto l’anno, e ovviamente durante il torneo, si occupano prima di far crescere, e poi di preservare il più possibile l’erba dei campi del torneo più prestigioso del mondo. Il terribile infortunio patito da Bethanie Mattek-Sands è stato solo l’ultima e più grave conseguenza di un andazzo per nulla rassicurante in questa edizione 2017 dei “Championships”. Parecchi, tra giocatrici e giocatori, Andy Murray su tutti, hanno criticato le condizioni della superficie, in particolare, come è ovvio, quella dei campi secondari. Già dal terzo/quarto giorno di partite, il “sentiero” spelacchiato e marroncino lungo le righe di fondo è quasi completamente privo di ciuffi verdi, e pare – a sentire anche Roger Federer – che sia proprio quel “quasi” il problema principale.

Per quanto sgradevole esteticamente, e non confortevole tecnicamente per i falsi rimbalzi, steppare e correre in una zona di campo ridotta totalmente a terriccio non è un grosso problema, ma se alternate alle buche e alla polvere ci sono zolle ancora ricche di fili d’erba, allora la faccenda può diventare pericolosa, perché se si affonda un appoggio proprio lì è come mettere il piede su una chiazza di olio, che è più o meno quello che è successo alla povera Bethanie.

Neil però respinge al mittente le accuse al suo lavoro e a quello dei suoi uomini, affermando – e non c’è motivo alcuno di non credergli – che i campi “sono stati preparati rispettando esattamente gli standard degli anni precedenti. Ci dispiace che i giocatori si sentano a disagio, il loro feedback è importantissimo, ma i dati e le analisi ci dicono che abbiamo presentato al via del torneo dei campi preparati con la stessa cura di sempre, e non c’è molto altro che possiamo fare. Abbiamo monitorato la durezza del terreno, la qualità e l’altezza dei rimbalzi, l’aderenza, secondo parametri decisi da un ente indipendente, il Sports Turf Research Institute (traducibile come Istituto di Ricerca sui manti erbosi per lo sport, si occupa anche dei principali campi di calcio della Premier League, n.d.r.). ma tra un anno e l’altro ci possono essere variazioni di temperatura e di umidità anche importanti, e ovviamente sono cose su cui non possiamo avere alcun controllo“.

È probabile che Neil abbia centrato esattamente il problema: stiamo assistendo all’edizione di Wimbledon più spostata in avanti nel calendario di sempre, con finale in programma addirittura il 16 luglio, una buona decina di giorni dopo (più o meno, a seconda degli anni) rispetto al solito. Londra è piuttosto a nord, e qui la differenza climatica tra le ultime due settimane di giugno e le prime due di luglio può essere notevole. Bisognerà pensarci in futuro, nel frattempo siamo in ballo e dobbiamo ballare, sperando ovviamente di non finire a gambe all’aria.


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TAGGED:Wimbledon 2017
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