Pete Sampras è sempre stato un personaggio molto introverso e contenuto. Tuttavia, in particolare in due occasioni il 7 volte campione di Wimbledon ed ex n.1 al mondo si è lasciato sopraffare dalle emozioni. La prima in ordine cronologico e probabilmente anche la più celebre furono i quarti di finale degli Australian Open 1995. Durante il quinto set di quel match contro il connazionale Jim Courier, Sampras scoppiò improvvisamente a piangere per via del fatto che era stato diagnosticato un cancro al suo storico allenatore Tim Gullikson. Nonostante la commozione, Sampras riuscì comunque a vincere quel match in maniera eroica.
Dopo quell’episodio, per rivedere il timido campione statunitense cedere ancora all’emotività su un campo da tennis bisognerà aspettare il 15 luglio 2007. In quel giorno, Sampras viene introdotto nella Hall of Fame di Newport, Rhode Island, a quattro anni di distanza dal suo ritiro, insieme alla spagnola Arantxa Sanchez Vicario, 4 volte campionessa Slam. Il suo discorso sarebbe dovuto essere breve e conciso, come nel suo stile. E invece dura ben 25 minuti tra frasi sconnesse, pause interminabili e qualche lacrima di commozione. “È stato di gran lunga il momento più difficile che abbia mai passato su un campo di tennis”, conclude Sampras tirando finalmente fuori un sorriso. “Come il felino più freddo che abbia mai calcato il campo centrale, con il suo record di sette vittorie a Wimbledon, l’umile Pete è stato soffocato e sopraffatto dall’occasione. Il suo discorso di accettazione, scritto per durare 5 minuti, è sembrato un match di cinque e forse persino sei set come mi suggerisce il padre Sam […] Questo era Pete Sampras, con il suo portentoso dritto in corsa, esplosivo serve and volley, inciampare sulla porta d’ingresso della leggenda. Era dura senza una racchetta”, descrive quel momento come meglio non si potrebbe il celeberrimo giornalista di tennis Bud Collins sul Boston Globe.