Djokovic prepara un rientro alla Agassi?

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Djokovic prepara un rientro alla Agassi?

Federer nel 2017 è tornato a vincere tutto dopo i sei mesi di stop. Ma Nole ha “in casa” un altro grande esempio di comeback. Forse uno dei più clamorosi

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La decisione arrivata nella giornata di mercoledì ha sorpreso un po’ tutti, più che altro per la durata dello stop che Novak Djokovic ha deciso di prendersi. Cinque mesi, compreso dicembre già off-season, nei quali il serbo si curerà il gomito destro che, dopo mille fastidi, l’ha costretto al ritiro contro Tomas Berdych nei quarti di Wimbledon. Resterà questa la sua ultima apparizione stagionale.

Il 2017 del serbo è già una delle sue peggiori stagioni: due soli titoli a Doha – quando ci si immaginava tutt’un altro Djokovic – e Eastbourne, quest’ultimo torneo giocato proprio per ritrovare le certezze perdute. Per il resto non si registra nessuna semifinale Slam e una sola finale a livello Masters 1000. Nulla a che vedere con il cannibale delle ultime stagioni. Con lo stop Djokovic non potrà andare oltre i quarti di finale in uno Slam. L’evento non si registrava dal lontano 2006, appena il secondo anno nel quale ha giocato i tornei di quella categoria (quarti a Parigi). Aveva appena 19 anni e anche quell’anno vinceva solo due titoli modesti. Ma era appunto un ragazzino. Gli sarebbe ricapitato nel 2010, anno di preparazione alla sua successione esplosione ad altissimi livelli, ma assieme agli ATP 500 di Dubai e Pechino coglieva anche una semifinale a Wimbledon e una finale a New York.

Da lì in poi è storia recente. Dal 2011 ha vinto 11 dei 27 Slam disputati, all’interno di una striscia di Slam consecutivi inaugurata a Melbourne 2005 che si fermerà ora a quota 51. Nole perderà anche la top ten ma quello forse è il problema minore; in questa stagione Federer ha dimostrato quanto non sia un ostacolo insormontabile, a patto però che il rientro sia accompagnato da un totale superamento delle criticità (fisiche e mentali).

Le analogie con la scelta di Federer sono continue, anch’essa annunciata il 26 luglio. Cambia l’entità dell’infortunio perché Roger doveva curarsi un ginocchio comunque già operato mentre i malanni di Nole erano sì conosciuti ma nessuno li immaginava di tale portata. La conferenza stampa indetta dal pluricampione slam lascia aperte anche altre ipotesi sulla decisione di fermarsi: “Dopo un paio di mesi senza toccare la racchetta, penso che potrò ricominciare ad allenarmi. Ho intenzione di ricostruire il mio corpo e il mio gioco al meglio”. Sembra quindi arrivata l’ammissione che qualcosa non andasse oltre alle condizioni fisiche.

La scelta, a dirla tutta, sembra essere di certo costretta dal fisico ma anche motivata dalla mancanza di serenità sia in campo che fuori. Non bisogna infatti dimenticare la decisione di “licenziare” quasi interamente il suo storico staff agli inizi di maggio. Che si sia rivelata una scelta sbagliata? “Voglio ritrovare la scintilla che mi serve per vincere” aveva motivato il serbo. Quella scintilla pare non essere mai arrivata e questo lo dimostrano non solo i risultati ma anche gli atteggiamenti in campo, lontanissimi dalla rabbia agonistica che siamo abituati a vedergli dipinta in volto quando scende in campo. Negli ultimi tempi abbiamo visto Nole arrivare spesso e volentieri tardi, e scomposto, sulla palla. Può essere sempre colpa del gomito, anche se il serbo ha “confessato” che i problemi principali gleli procurava al servizio?

Le giuste motivazioni aveva provato anche a dargliele Agassi che, forse persino stranamente, aveva deciso di indossare di nuovo calzoncini e racchetta per buttarsi nel circuito. Lui che si era mostrato sempre restio a riaffacciarsi al tennis con tale quotidianità. Proprio Agassi, a patto che lo segua davvero in questi cinque mesi, potrebbe essere la chiave del ritorno. Chi può di lui sa cosa significa tornare in attività dopo un lungo stop?

Il kid di Las Vegas è stato l’autore di uno dei più grandi comeback della storia del tennis quanto nel 1998 risaliva dalla posizione 122 (dopo essere stato anche 141) alla numero 6. In quell’anno conquistava 5 titoli (San Jose, Scottsdale, Washington, Los Angeles e Ostrava) facendo altre 5 finali di prestigio (Miami, Monaco, Indianapolis, la Grand Slam Cup di Monaco e Basilea) e l’anno successivo sarebbe tornato a vincere due major – Roland Garros e Us Open. Impresa mai riuscitagli in tutta la carriera. Sempre nel 1999 tornava anche in cima al ranking mondiale. Erano tempi diversi, senza dubbio, ma questa non può essere che un’analogia favorevole al serbo.

A pensar male, inoltre, si potrebbe pensare che il gomito sia solo un pretesto per poter staccare sei mesi dal tennis. In effetti Novak non specifica con precisione la natura del suo infortunio. La mancanza di dettagli potrebbe far supporre che il serbo abbia scelto per uno stop totale nonostante potesse rientrare anche prima. Una scelta, pensandoci bene, anche ragionevole perché esclusi gli US Open, dove comunque non avrebbe potuto giocare, il calendario gli proponeva solo le Finals di Londra come “cambiale” rilevante da difendere. Non una motivazione sufficiente a rientrare presto in campo, per uno che in classifica è arrivato ad avere oltre 16000 punti tutti assieme. “Che si accapiglino gli altri” avrà pensato.

Ci perde il tennis, questa è l’unica certezza, perché nonostante le condizioni psicofisiche non ottimali Nole rappresenta un patrimonio per questo sport. Lui stesso non avrà la certezza di tornare a vincere nel 2018. L’ha fatto Federer, è vero, ma chi se lo aspettava? E chi garantisce al serbo che potrà accadergli lo stesso? Di certo aveva bisogno di ricaricare la spina, questa può essere una certezza. L’altra è che quando tornerà avrà ancora più concorrenza perché troverà Zverev con un anno (di esperienza) in più; uno tra Federer e Nadal dovrà probabilmente difendere il numero uno; Murray avrà sistemato i problemi all’anca e sarà certamente meglio di così; forse persino Kyrgios avrà capito che per uno con i suoi mezzi non stare tra i primi otto del mondo significa sprecare una carriera. Quindi: in bocca al lupo Nole! Diventa di nuovo papà, curati per bene (non solo il gomito) e poi torna, se possibile devastante come prima.

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