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La piccola biblioteca di Ubitennis. Dieci libri da leggere in vacanza
Ubitennis spazio Summertime. Ecco la top 10 dei libri recensiti su Ubitennis da leggere sotto l’ombrellone

Siamo ormai nel pieno dell’estate e delle tanto attese vacanze. Che andiate al mare o in montagna quale occasione migliore per rilassarsi in compagnia di un buon libro? Per tutti i nostri appassionati ecco una classifica dei 10 libri a sfondo tennistico che dovete leggere almeno una volta nella vita (o anche due).
Al numero 10 un tuffo nel passato grazie al genio del giornalismo Bud Collins che racconta il Grande Slam della leggenda Rod Laver in “The education of a tennis player”. Il volume non è stato tradotto dall’inglese ma il contenuto val bene lo sforzo di leggerlo in lingua originale. La trama del libro è semplicemente la narrazione dei quattro slam vinti dall’australiano in un solo anno. Bud Collins non si limita però a descrivere ciò che accadde in quel magico 1969, si sofferma anche sulle ragioni che portarono questo piccolo grande campione a vincere i quattro tornei. Rod Laver e il magnifico ritratto che esce dalla penna di Bud Collins si possono riassumere in un’affermazione del tennista australiano: “Nel 1969 stavo ancora imparando”.
Al numero 9 una parentesi di meritato nazionalismo con l’autobiografia di Adriano Panatta, scritta in collaborazione con Daniele Azzolini, “Più dritti che rovesci”. Un divertente viaggio nella storia sportiva di uno dei più grandi tennisti italiani di tutti i tempi, raccontato con tono leggero dal protagonista stesso. Il tennis è uno sport crudele, senza possibilità di pareggio, eppure Panatta riesce a giocare e vincere con semplicità e serenità. Da non perdere il capitolo sugli incontri di Coppa Davis e i vari siparietti che si aprono via via su situazioni inedite facendo entrare il lettore nel dietro le quinte di un tennis che fu.
Al numero 8 un classico della letteratura italiana, scritto dall’indimenticabile Giorgio Bassani, “Il giardino dei Finzi-Contini”. Lo stesso Gianni Clerici sottolinea che la parola “tennis” in questo romanzo viene ripetuta ben 24 volte. La storia è ambientata a Ferrara nel periodo fascista e il gioco del tennis viene usato come espediente per narrare le vicende dei due fratelli, Alberto e Micol Finzi-Contini, e del gruppo di amici con i quali improvvisano tornei sui campi in erba della loro villa. Giorgio Bassani amava profondamente il gioco del tennis e questo suo amore traspare tra le righe del capolavoro, tanto bistrattato all’epoca della pubblicazione dai critici, ma tanto amato poi negli anni dai lettori.
Al numero 7 una doppia biografia per Joel Drucker e Jimmy Connors in “Jimmy Connors mi ha salvato la vita”. La vita dell’autore infatti cambia proprio perché il controverso campione statunitense lo fa innamorare del tennis. Il titolo, senza dubbio a effetto, viene spiegato dallo stesso Drucker in modo molto semplice: “Jimmy Connors mi ha salvato la vita. Con un ringhio, un grugnito, un rovescio e un cigolante paio di scarpe mi ha salvato: da cosa? Prevedibilità. Mediocrità. Ironia. Infelicità”. La storia inizia negli anni ’70 a Los Angeles e segue i 20 anni di carriera di Connors usando il tennis come fil rouge per creare un romanzo dalle forti sfaccettature sociologiche e umane.
Al numero 6 il libro sul tennis probabilmente più letto negli ultimo anni, ovvero “Open” di Andre Agassi. Poco da aggiungere a quanto è stato detto e scritto sulla biografia shock del campione di Las Vegas. Se vale il vecchio detto “purché se ne parli” nel bene o nel male Agassi ha raggiunto lo scopo. Dall’infanzia travagliata per via di un padre padrone ai successi sportivi internazionali, passando per amori e fallimenti, il ritratto a cuore aperto di Andre.
Al numero 5 il capolavoro di John McPhee “Tennis”. Mai titolo fu più azzeccato per un libro che narra, descrive e venera il tennis a 360 gradi in due racconti da leggere e rileggere. Nel primo l’autore descrive la semifinale di Forest Hill tra Arthur Ashe e Clark Graebner del 1968. In una semplice partita di tennis ecco condensati i contrasti di una società, come quella statunitense, ancora profondamente razzista. Nel secondo l’attenzione si sposta su un personaggio unico, il sacerdote del tempio del tennis, colui che per 40 anni ha curato l’erba sacra di Wimbledon: Robert Twynam, giardiniere capo dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club.
Al numero 4 direttamente dalla Hall of Fame Gianni Clerici e i suoi “500 anni di tennis”. L’autore non necessita di presentazione alcuna e il suo libro, nato da tre anni di ricerca alla biblioteca di Londra, è semplicemente la Bibbia laica per ogni appassionato innamorato del tennis. La storia di questo sport viene narrata attraverso le parole dello “scriba” e con l’aiuto di centinaia di immagini. Non è certo un libro da leggere tutto d’un fiato, ma una vera esperienza di vita da tenere sempre a portata di mano per ogni evenienza.
Al numero 3 Marshall John Fisher con la partita di tennis più bella di tutti i tempi raccontata in “Terribile Splendore”. L’incontro, avvenuto nel 1937 in occasione della semifinale di Coppa Davis tra Germania e Stati Uniti, è quello che vede opposti Donald Budge, ovvero il primo uomo a completare il Grande Slam, e il barone von Cramm. Lo scenario è il campo centrale di Wimbledon. Dietro a un semplice match di tennis c’è la storia, quella vera. Nel confronto tra un figlio della classe media made in USA e il perfetto rappresentate della razza ariana ecco che in gioco non c’è solo la vittoria di una partita di tennis. In gioco c’è la vittoria della libertà e dell’uguaglianza.
Al numero 2 ancora il mito Gianni Clerici e i suoi racconti dal tempio del tennis in “Wimbledon”. Il libro è la raccolta dei migliori pezzi scritti da Clerici in diretta dai campi in erba più famosi del mondo tra il 1953 e il 2012. Attraverso questi articoli il lettore si ritrova catapultato all’interno dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club per vivere quasi in prima persona non solo gli incontri, ma anche i retroscena dietro a ogni singola storia di ogni singolo giocatore, campione o meno, del quale la magica penna di Gianni Clerici abbia narrato le gesta.
Al numero 1 chi se non David Foster Wallace e il suo capolavoro “Il tennis come esperienza religiosa”. Il più grande scrittore di tennis di sempre che racconta le gesta di Roger Federer (il più grande tennista di sempre?). Basta questa descrizione per spiegare come mai questo libro è un miracolo. Un miracolo perché riesce a esprimere a parole, e che parole, ciò che ogni spettatore ha sempre e solo provato davanti alle magie di Federer. “La cosa straordinaria di Federer è che è Mozart e i Metallica allo stesso tempo, e l’armonia è squisita”. Non c’è altro da poter aggiungere.
Buona lettura e buone vacanze a tutti.
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Premio “Gianni Mura”: vince Giorgia Mecca con “Serena e Venus Williams, nel nome del padre” come miglior libro sul tennis
Il libro sulle sorelle Williams si aggiudica, alla prima edizione, il premio “Gianni Mura” a Palazzo Madama e riceve la menzione speciale della giuria

Sabato 12 novembre, una settimana prima che anche il direttore Ubaldo Scanagatta varcasse la soglia di Palazzo a Madama per chiudere la rassegna stampa di 8 giorni di ATP Finals, prendeva vita la prima edizione del premio Gianni Mura. Un premio intitolato a uno dei più illustri giornalisti sportivi italiani, storica firma del giornale Repubblica, scomparso a Senigallia nel marzo del 2020.
Giorgia Mecca, nata a Torino nel 1989, scrive per il quotidiano “Il Foglio”, per l’edizione torinese del “Corriere della Sera” e con il suo libro “Serena e Venus Williams, nel nome del padre” edito da 66thand2nd si è aggiudicata il premio con la menzione speciale della giuria come miglior libro sul tennis. Un libro che racconta la storia di due giovani tenniste di colore e del sogno di loro padre: farle diventare le più grandi.
Diciassette capitoli racchiudono in questo libro la forza, la paura, la tenacia e anche la vergogna di credere in un sogno. Un sogno che il padre di Serena e Venus aveva già in serbo per loro ancor prima che nascessero e che ha ispirato la giovane giornalista torinese a farne un libro di successo. Giorgia Mecca nei suoi capitoli ci racconta come queste due tenniste un giorno abbiano dovuto smettere di essere sorelle e siano dovute diventare avversarie. Ripercorre numerose sfide, la prima di tante nel capitolo intitolato “18 gennaio 1998 – Venus 7-6 6-1” dove racconta il giorno in cui Venus e Serena, al secondo turno degli Australian Open, hanno iniziato a giocare una contro l’altra. Ma ripercorre anche un’infanzia a tratti molto difficile e una storia di famiglia, più unica che rara. Questa la citazione più celebre del libro premiato: “Sono state nere in un mondo di bianchi, potenti in uno sport elegante, urlanti in un campo che richiede silenzio. Sempre dalla parte sbagliata. Per provocazione (loro), e per pregiudizio (altrui). Nel nome del padre due figlie sono state le prime afroamericane con la racchetta in mano, per non essere le ultime”.
Dopo aver elogiato il famoso giornalista sportivo Gianni Mura, la giornalista torinese, commossa e felice, ha chiuso così il discorso di ringraziamenti per aver ricevuto il premio: “Se anche loro si sono concesse di cadere qualche volta, forse dovremmo imparare a concedercelo tutti ogni tanto”.
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Esce oggi “Il Grande Libro di Roger Federer”, 542 pagine con il racconto (e i dati) dei giorni più memorabili del fenomeno svizzero
Stagione per stagione l’autore Remo Borgatti ripercorre tutta la sua straordinaria carriera. Tutti i suoi incontri, curiosità e statistiche, anche in rapporto alle caratteristiche tecniche degli avversari, da Nadal a Djokovic, Murray e Wawrinka, a seconda delle superfici

IL GRANDE LIBRO DI ROGER FEDERER
AUTORE: REMO BORGATTI
PAGINE: 542
EURO: 24,00
EDITORE: ULTRA SPORT

Autore del libro è Remo Borgatti, uno dei primissimi collaboratori di Ubitennis. Suo è il racconto ‘Uno contro tutti’ che ripercorre l’avvicendarsi di tutti i numeri 1 della storia del tennis, pubblicato a puntate su Ubitennis. Lo potete trovare a questo link.
Tra le sue rubriche c’è anche ‘Mercoledì da Leoni’, racconti di imprese più o meno grandi compiute da tennisti non particolarmente noti al grande pubblico. La serie la potete trovare a questo link.
Di Roger Federer, nel corso della sua lunga e meravigliosa carriera, si è detto e scritto di tutto. Il ritiro ufficiale, avvenuto durante lo svolgimento della Laver Cup di Londra, ha soltanto messo la parola fine a una vicenda umana e agonistica che ha cambiato per sempre la storia del tennis e più in generale dello sport. Nel volume dal titolo “IL GRANDE LIBRO DI ROGER FEDERER” (Ultra Edizioni, 542 pagine, 24 Euro), Remo Borgatti ha raccolto ed elaborato tutti i risultati e i numeri fatti registrare dal campione elvetico. Il libro è sostanzialmente diviso in due parti. Nella prima, ricca di testo, viene passata in rassegna tutta la carriera di Federer stagione per stagione e nei suoi 150 giorni più significativi. Nella seconda, vengono elencati in ordine cronologico tutti gli incontri disputati nel circuito e negli slam, con tanto di statistiche e percentuali, oltre a una serie di tabelle analitiche che vanno a sviscerare anche gli aspetti più curiosi ed inediti, come ad esempio il bilancio vinte-perse in base alla superficie e alla categoria del torneo, o in base al seeded-player degli avversari o dello stesso Federer, o ancora in base alla mano (destro o mancino) e al rovescio (una o due mani) degli avversari. Poi c’è altro, molto altro. Probabilmente c’è tutto quello che un tifoso o un appassionato vorrebbe sapere su “King Roger” e che forse nemmeno Federer conosce così bene. Certo, nell’era di internet e del web molti di questi dati (ma non tutti) si trovano anche in rete e vien da chiedersi quale sia lo scopo di un lavoro del genere. Ma pensiamo che la risposta sia semplice e venga dalla passione e dalla volontà da parte dell’autore di analizzare e svelare il fenomeno-Federer mediante le sue cifre, data l’evidente impossibilità di spiegarlo attraverso i numeri che ha fatto sui campi di tennis di tutto il mondo.
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John Lloyd, intervistato da Scanagatta, presenta l’autobiografia “Dear John” [ESCLUSIVA]
Intervistato in esclusiva per Ubitennis, l’ex-tennista britannico Lloyd si racconta tra aneddoti e ricordi. “Avrei dovuto vincere quel match” a proposito della finale all’Australian Open con Gerulaitis

L’ex tennista britannico John Lloyd, presentando la sua autobiografia “Dear John”, viene intervistato in esclusiva dal direttore Ubaldo Scanagatta e racconta tanti aneddoti relativi alla sua carriera, inclusi i faccia a faccia con l’Italia in Coppa Davis. Le principali fortune di Lloyd arrivarono in Australia dove raggiunse la finale dello Slam nel 1977: “All’epoca era un grande torneo ma non come adesso” ricorda il 67enne Lloyd. “Mancavano molti tennisti perché si disputava a dicembre attorno a Natale, ma ad ogni modo sono arrivato in finale. Avrei dovuto vincerlo quel match” – ammette con franchezza e una punta di rammarico – “ho perso in cinque set dal mio amico Vitas (Gerulaitis). Fu una grande delusione ma se dovevo perdere da qualcuno, lui era quello giusto. Era una persona fantastica”.
Respirando aria di Wimbledon, era impossibile tralasciare l’argomento. Lo Slam di casa fu tuttavia quello che diede meno soddisfazioni a Lloyd, infatti il miglior risultato è il terzo turno raggiunto tre volte. “Sentivo la pressione ma era davvero auto inflitta, da me stesso, perché giocavo bene in Davis e lì la pressione è la stessa che giocare per il tuo paese” ha spiegato l’ex marito di Chris Evert. “Ho vinto in doppio misto (con Wendy Turnbull, nel biennio ’83-’84) ed è fantastico ma sono sempre rimasto deluso dalle mie prestazioni lì. Ho ottenuto qualche bella vittoria: battei Roscoe Tunner (nel 1977) quando era testa di serie n.4 e tutti si aspettavano che avrebbe vinto il torneo. Giocammo sul campo 1. Ma era una caratteristica tipica delle mie prestazioni a Wimbledon, fare un grande exlpoit e poi perdere il giorno dopo. In quell’occasione persi contro un tennista tedesco, Karl Meiler”. In quel match di secondo turno tra i due, Lloyd si trovò due set a zero prima di perdere 2-6 3-6 6-2 6-4 9-7. Insomma cambieranno anche le tecnologie, gli stili di gioco, i nomi dei protagonisti… ma certe dinamiche nel tennis non cambieranno mai.