Sharapova: "Vivo per serate come questa"

Interviste

Sharapova: “Vivo per serate come questa”

US Open, le parole di Masha dopo il successo contro Halep: “Non vinco solo per me stessa, ma per tutte le persone che mi hanno sostenuta. Pubblico elettrico. Sono orgogliosa”

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Scrivendo il libro, hai avuto modo di riflettere sulla tua carriera e sulla tua vita. In prospettiva, come consideri il tuo incredibile esordio vincente di stasera? In particolare, è paragonabile in qualche modo al tuo successo a Wimbledon, al trionfo al Roland Garros o ad altri momenti importanti?
Beh, ti dirò, quando ho ricevuto la wild card ero molto eccitata. Ho realizzato che era tanto che non giocavo qui. Poi, mi ha un po’ infastidito il fatto che il mio primo allenamento, programmato sull’Arthur Ashe, fosse stato spostato su un altro campo a causa di lavori di manutenzione. Ero seccata perché volevo davvero che il primo allenamento si svolgesse lì. Sono quelle piccole cose che dai per scontate. Dal momento che sono tornata, ho capito quanto tutto ciò contasse, essere di nuovo qui a giocare. Dopo il sorteggio, sapevo che sarebbe stato un confronto molto complicato, dell’eccitazione e dell’aspettativa che avrebbe comportato questo incontro. Il tutto è da ricollegare al fatto che in passato abbiamo dato luogo a grandi match, facendo vedere un gran tennis. Sembrava che avessi pochissime chance di vincere stasera. E invece in qualche modo ci sono riuscita. Il che mi rende davvero orgogliosa.

I primi piani della tua faccia dopo il match mostravano lacrime e gioia al tempo stesso. Cosa stavi provando?
Sentivo che io e il mio team ne avevamo passate tante. Essere lì in quel momento a competere e vederli al mio fianco. Il tennis è uno sport fortemente individuale. Senti che il più delle volte dipende solo da te. Ma da quando sono tornata, sento di essere parte di un team. Sai, non vinco solo per me stessa, ma per tutti coloro che mi hanno sostenuta. Ed è un sentimento davvero speciale.

Alla ESPN hai dichiarato che non sentivi bene la palla durante l’allenamento. Cosa è cambiato, poi, durante il match?
Beh, credo si possa ricondurre il tutto al fatto che non ho passato molto tempo sul campo. Addirittura due settimane fa non ero nemmeno sicura di poter partecipare. Ripensando al 12 agosto, quando ho fatto una risonanza a Cincinnati, non è stato affatto divertente. Avere il responso, volare a New York, chiedere un altro parere medico. Con l’idea di dover rinunciare allo US Open. Rivedendo il tutto alla luce della vittoria di stasera, beh, come dire, è sorprendente che sia stata in grado di giocare così bene. Semplicemente perché il mio livello era molto diverso nei giorni precedenti.

Considerando come hai giocato e l’avversaria che hai battuto, credi di aver rivisto le tue possibilità di andare avanti nel torneo?
Guardate, per un po’ mi godrò il momento e poi penserò ad andare avanti. Ma voglio assolutamente godermi le sensazioni del momento. Non dando per scontato il mio livello, né le emozioni che sto provando. È una grande vittoria e me la godrò appieno. Poi mi concentrerò sul prossimo turno.

Non so quanto peso tu dia al supporto degli spettatori. Che è stato notevole per tutto il match. Cosa significa per te, dopo tutto quello che hai passato?
Molto. È stato davvero speciale. Ho sentito il calore del pubblico statunitense, anche nel primo match giocato a Stanford. Atmosfera totalmente diversa, molto più intima, in uno stadio molto più piccolo. Qui ovviamente è tutto diverso, da qualunque altro impianto nel mondo. È elettrico. E per quanto voglia essere concentrata, in the zone, pensare all’esecuzione dei colpi, non posso non sentire l’energia che proviene dagli spalti. Per entrambe le giocatrici. È quello che rende queste serate magiche. La folla che applaude e tifa per entrambe le contendenti, che spera nel grande match. E che passa una serata degna di essere ricordata.

Hai accennato alla wild card ottenuta qui a Flushing Meadows. Il Roland Garros non ha ritenuto di fare altrettanto. Credi sia stata una decisione giusta?
È il passato. Ormai siamo oltre quel momento.

C’è qualcosa del gioco di Simona Halep che esalta il tuo? L’hai battuta sette volte su sette. Molte altre tenniste commettono molti errori quando ci giocano contro. Tu, invece, sembri aver trovato la chiave di volta.
Non direi che il suo gioco si adatti particolarmente al mio. Abbiamo avuto match molto duri. Credo che sia il tipo di tennista che mi avrebbe battuto diverse volte quando ero più giovane. Il prototipo di giocatrice che mi metteva parecchio in difficoltà. Con la sua tenacia e la sua capacità di rimanere attaccata al match per ore e tirare fuori grandi colpi dopo scambi estenuanti. Avete visto i vincenti lungolinea che è stata capace di  tirare alla fine dell’incontro. Voglio dire, è la numero 2, molto vicina alla numero 1. Ha perso, ma ha lottato. Ed entrambe amiamo questo modo di vivere il momento agonistico.

Traduzione di Andrea Ciocci

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