US Open: Carreno stoppa Shapo, Schwartzman e Querrey ai quarti

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US Open: Carreno stoppa Shapo, Schwartzman e Querrey ai quarti

Le sei partite consecutive si fanno sentire per Shapovalov: passa Carreno Busta con 3 tie-break. Primi quarti Slam per Schwartzman. Mischa Zverev non può nulla contro Zio Sam

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[12] P. Carreno Busta b. [Q] D. Shapovalov 7-6(2) 7-6(4) 7-6(3) (da New York, Luca Baldissera)

Domenica di mezzo allo US Open 2017, siamo a metà torneo, si iniziano a giocare gli ottavi di finale. Domenica di pioggia, è anche il “labour day weekend” qui, lunedì è festa, l’equivalente del nostro primo maggio, e il parco di Flushing Meadows è piuttosto affollato di volenterosi appassionati di tennis, nonostante per ora si giochi solo sul campo centrale coperto dal tetto. Va in scena il match tra il canadese Denis Shapovalov (18 anni, 69 ATP) e lo spagnolo Pablo Carreno Busta (26 anni, 19 ATP), non si erano mai incontrati in precedenza. Ormai, vista la situazione della parte bassa del tabellone, in cui pressochè qualsiasi giocatore rimasto in gara può legittimamente sognare il risultato della vita, ogni partita pesa moltissimo, ed è carica di significati e aspettative.

 

Shapovalov entra in campo con la consueta incosciente faccia tosta, sorprendente se si considera che si tratta pur sempre di un diciottenne catapultato in poche settimane dalla bolgia dei Challenger ai riflettori dello stadio più grande del mondo. Il giovane canadese porta a casa con due ace il primo gioco dell’incontro e si fa subito pericoloso con la risposta, profonda e penetrante sia col dritto che col rovescio. Lo spagnolo è costretto a cancellare con la prima ben due palle break prima di tenere il servizio. Nel quinto gioco, tocca a Shapovalov annullare una palla break con un ace esterno. Il diciottenne mancino sembra comunque più lucido e in palla dell’avversario: regge molto bene lo scambio da fondo e i miglioramenti dal lato del dritto sono evidenti (sia lo sventaglio che il “toppone” liftato in manovra mettono in difficoltà l’iberico). Il break del sesto gioco è la naturale conseguenza del leggero predominio mostrato finora, meno naturale è la freddezza con la quale si porta sul 5-2. Al momento di servire per il set però un po’ di ansia si intravede: Denis mette poche prime e permette a Carreno Busta di recuperare il break di svantaggio. Per niente scosso da questo contrattempo il canadese ritorna a macinare il suo gioco, spostando l’avversario per poi chiudere lungolinea. Si procede spalla a spalla fino al dodicesimo gioco, quando Shapovalov si procura due set point consecutivi sul servizio di Carreno. Entrambi vengono annullati al termine di due lunghi scambi ( il secondo in particolare molto teso). Un nastro beffardo concede una terza chance ma lo spagnolo mette in campo tre prime vincenti e si rifugia nel tiebreak. Carreno fa valere la sua maggiore esperienza e dilaga 7-2 contro uno Shapovalov forse rimasto col pensiero alle tante occasioni mancate.

Un bel set, 22 vincenti e 24 errori Denis, 5 vincenti e 9 errori Pablo, è chiaro chi ha fatto gioco, ma l’inesperienza a questi livelli per un ragazzo così giovane ha il suo peso e si è visto. Il pubblico incoraggia il canadese, dall’altra parte lo spagnolo sta dimostrando che non è un top-20 per caso, la sua solidità e la sua lucidità tattica sono esemplari, sarà durissima per “El Shapo” oggi. Infatti, l’esperto Pablo piazza un break al quarto gioco, sale 3-1, annulla un’opportunità del controbreak (tutti errori di Denis più che vincenti di Carreno Busta questi punti decisivi), e allunga fino al 4-1. Battere giocatori come lo spagnolo, i classici “cagnacci” che non regalano nulla (in questo momento, 27 gratuiti Denis, 7 Pablo) e fanno male in accelerazione appena possono, è un esame veramente tosto per un emergente, su questo campo e a questo livello Slam, poi, serve un’impresa. Sul 5-3, quando Carreno va al servizio per chiudere il secondo set, la mini-impresa arriva, sotto forma di uno scambio spettacolare chiuso a rete da Shapovalov (gran volée in allungo, poi due smash), che gli consente di brekkare, e poi di pareggiare 5-5. Gran reazione del ragazzino, pochi fronzoli e tanta spinta, bravissimo. Poco dopo, è di nuovo tie-break, Carreno serve bene, Shapovalov commette un paio di errori di rovescio e uno di dritto (succede, se si spinge sempre ogni palla), e il canadese si trova sotto 6-3 e tre set point. La gran risposta di dritto che manda Pablo, alla prima occasione, in vantaggio 2 set a zero, 7-6 7-6, è un ottimo esempio di tennis percentuale, il rischio giusto preso nel momento giusto. E’ proprio qui il margine di miglioramento per Shapovalov, tecnicamente già altro che competitivo, che potrebbe e dovrebbe imparare molto da questa partita, comunque vada a finire.

Il primo game del terzo parziale sembra confermare le difficoltà di denis, che annulla due palle break (con bravura, spingendo lui), ma poi il canadese ha un guizzo dei suoi, molla quattro pallate, strappa il servizio a zero a Carreno, 2-0, sempre a zero tiene il suo, ed è il 3-0. La striscia per lui è di 13 punti consecutivi, vincenti a destra e a sinistra, il pubblico è rumorosissimo ed eccitato, striscia interrotta da un errore di Denis sullo 0-30 del quarto game, ma altre due palle break arrivano comunque. Sulla seconda, male a rete il canadese, e alla fine Carreno tiene la battuta, però era un’occasione per ipotecare seriamente il set, Shapovalov potrebbe pagarla più avanti. Il conto, salato, arriva invece immediatamente, sotto forma di due doppi falli che consegnano il controbreak a Pablo, sempre bravissimo a esserci quando bisogna concretizzare. Durante il cambio campo il canadese parlotta fra se e se, evidentemente infastidito, e ne ha ben donde. Un rovescio in rete di Denis gli consegna il 3-3, errore numero 42, sono tanti, ma sono esattamente tanti quanti i vincenti, il tennis di “El Shapo” è questo, fuori tutta, e una cosa è certa, gli spettatori apprezzano molto. Sul 4-4 si vede, in pochi punti, proprio questo, il meglio e il peggio (attuali) del tennis di Denis, prima tre erroracci e 0-40 e tre palle break, poi di nuovo spinta, vincenti, rimonta e 5-4 per lui. Carreno, in questa fase, come si suol dire fa lo spettatore non pagante, ma la sua bravura, affrontando tanta esplosiva discontinutà, è non disunirsi, attendendo con concentrazione e lucidità l’occasione giusta, come nei due set precedenti. Stanno giocando bene entrambi, comunque, due game dopo tocca a Pablo far venire giù l’Arthur Ashe con una fantastica difesa vincente in arretramento, per conquistare il terzo tie-break. Parecchi tifosi canadesi, con foglie d’acero sia sulle magliette che dipinte in faccia, si alzano in piedi per incitare il loro ragazzo, ma il primo punto, purtroppo per Denis, è un suo doppio fallo. Carreno allunga bene fino al 3-0, attacca con il dritto e pressa da fondo, Shapovalov sembra molto affaticato a tratti, si cambia sul 5-1, e alla fine Pablo con il servizio chiude per 7-3, meritatissimi i secondi quarti di finale in carriera dopo il Roland Garros di quest’anno.

La differenza di rendimento nei momenti delicati si è vista chiaramente, come non mai, tra un solido 19 ATP (e per classifica, primo favorito per la finale nella parte bassa del tabellone) e un ragazzo fortissimo ma ancora inevitabilmente acerbo. In tre tie-break, il canadese ha fatto 9 punti in tutto, sono aspetti che pesano. Gran torneo anche per Denis, in ogni caso, non dimentichiamo che questa era la sua settima partita, forse col senno di poi una wild-card la avrebbe meritata, e avrebbe potuto fare la differenza. Nel frattempo, Pablo attende il vincitore tra Lucas Pouille e Diego Schwartzman.

(ha collaborato Lorenzo Colle)

[29] D. Schwartzman b. [16] L. Pouille 7-6(3) 7-5 2-6 6-2 (Andrea Ciocci)

Una prateria dove non rotolano nemmeno le balle di fieno. Così appare la metà inferiore del tabellone dello US Open. Situazione rarissima per la seconda settimana di uno slam. Proprio per questo, importava solo vincere questo ottavo di finale fra il francese Lucas Pouille e l’argentino Diego Schwartzman. E il più cinico e caparbio è stato il nativo di Buenos Aires, che avrebbe sbrigato la pratica con discreto agio se non fosse stato per un risentimento muscolare. Il resto, ossia la gamma di situazioni insolite che questa strana quanto intrigante edizione degli US Open sta offrendo, interessa pubblico e addetti ai lavori. Il duello giovani contro veterani. Il confronto fra onesti pedalatori e campionissimi. La voglia di cambiamento da opporre alla delusione per la caduta degli dei. Volendo, di paralleli ne proponevano anche loro. Il talentuoso francese dai modi gentili, con chi ha confuso la cafonaggine con l’originalità. E l’argentino, il tenace trottolino, con la sua stessa altezza, come chiunque debba rendere mediamente 15 centimetri all’avversario.

La trama è abbastanza chiara: il transalpino punta a spingere maggiormente, mentre il nativo di Buenos Aires cerca di non basare tutto sul contrattacco, tenendo bene gli scambi. Si ha l’impressione che il match si giocherà su pochi punti. Il risultato è gradevole, con alcuni picchi, fra cui un tweener di Pouille da circoletto rosso. Giusto che a decidere la prima frazione sia il tie-break. E qui è l’argentino ad essere più aggressivo. Un lob per il minibreak. E una notevole aggressività al servizio e da fondo campo. Il 7-3 finale che gli consegna il parziale è frutto anche di una certa passività di Lucas, incapace di trarre vantaggio dalle deboli seconde di Diego. Nel secondo set, gli schemi si arricchiscono di alcune belle palle corte. Il francese sembra poter sfondare il muro del contrattaccante di Buenos Aires. Ma, come nel primo parziale, non gestisce bene il vantaggio di un break e per due volte si fa rimontare. Al contrario, Schwartzman è un vero cannibale nello sfruttare le opportunità. Sul 6-5 gioca magistralmente e chiude con un passante notevole con cui incamera anche la seconda partita.

Purtroppo per Diego, il terzo set prende una piega inaspettata. Complice un risentimento alla coscia destra, che comporta un MTO con annesso antidolorifico, l’argentino non riesce che a vincere due game. Ora è tangibile come Pouille non segua più alcuno schema, centrato com’è sull’infortunio del rivale anziché sul suo gioco. In un festival della leziosità, il francese esagera con le palle corte. Diego, per contro, sembra tornato quello dei primi due set. Per l’ennesima volta, Lucas si fa rimontare il break di vantaggio e ne concede un altro. Ormai è una corsa alla doccia per il francese. Schiacciato probabilmente dal peso della grande opportunità offerta dal draw, il transalpino cede a zero l’ultimo servizio. Regalando letteralmente i quarti di finale a un raggiante Schwartzman, comunque ancora dolorante, come rivela nell’intervista post-match. Ora lo attende il coriaceo Carreno Busta. Ma, ancora per un po’, che gli sia concesso di sognare. E di scorrazzare, gamba o non gamba, per la prateria che si è conquistato.

[17] S. Querrey b. [23] M. Zverev 6-2 6-2 6-1 (Antonio Ortu)

Con una prestazione pazzesca, Sam Querrey demolisce Mischa Zverev nell’ultimo match in programma sull’Arthur Ashe, cedendo solo cinque giochi. Centrati i quarti di finale per il secondo Slam di fila, dopo che a Church Road, eliminando Murray, si è spinto fino alla semifinale, come non accadeva dal 2009 per un giocatore degli Stati Uniti. Si tratta del suo terzo quarto di finale in uno Slam in totale, il primo allo US Open. Dal 2011 un americano non raggiungeva i quarti a New York, quando ci arrivarono Isner e Roddick. Oggi il californiano è stato autore di una prestazione che ha lasciato tutti a bocca aperta, nonostante uno Zverev sottotono, il quale ha mancato l’appuntamento al secondo quarto di finale Slam stagionale. Era, tuttavia, anche il suo esordio nella sessione serale sul centrale di Flushing Meadows. Sam, grazie a questa vittoria, raggiungerà per certo il suo best ranking di numero 15 ATP, scavalcando John Isner per diventare il nuovo numero uno USA. Supera anche Andy Murray, issandosi al settimo posto della classifica Race.

Querrey è subito sceso in campo col giusto piglio. Una partenza bruciante gli frutta un break nel secondo gioco, guadagnato con un passante di rovescio vincente. Da lì, alla battuta non lascerà più scampo al maggiore dei fratelli Zverev, che prima evita nel sesto gioco di scivolare 1-5, ma nel suo turno successivo il californiano chiude un set rapidissimo, 6-2 in 24 minuti di dominio. Tuttavia non si è limitato a mettere in campo due prime su tre e piazzare sette ace in quattro turni. Sam ha anche trovato con facilità il passante e ha così mandato in tilt il tedesco fin da subito. Inizio più equilibrato nel secondo parziale, ma solo per merito di Mischa, che serve leggermente meglio, così da coprire la rete con più facilità e tenere i primi due turni. Al termine del quinto gioco si palesano però alcuni (prevedibili) problemi fisici per il tedesco, che chiama il fisioterapista per farsi massaggiare la spalla sinistra, dolorante. Il match esiste solo in questo frangente. Con game di altissimo livello, Querrey, che gioca cinque passanti superlativi, si prende un break di vantaggio anche nel secondo. In un amen il californiano è in vantaggio due set a zero, sotto l’ora di gioco. Chiude un set da 21 vincenti e soli due errori non forzati. Da non credere. Nel primo game del terzo, va sotto 0-30 con un doppio fallo e un non forzato. Piazza però quattro ace, spazzando via ogni speranza residua in Zverev, che cede nel gioco successivo la battuta a zero, destabilizzato dalle botte giocate in risposta dell’americano. C’è un ulteriore break per ipotecare l’ottavo di finale. Querrey, con 55 vincenti e soli 8 errori non forzati, stravince, giocando 77 minuti in the zone, per andare a sfidare Kevin Anderson, contro cui ha perso in due set l’ultimo confronto diretto a Montreal (8-6 in totale per Sam). Una prestazione memorabile per lui. Conferma – se ce ne fosse ulteriore bisogno –  di essere il candidato più palpabile a raggiungere la finale nella parte bassa del tabellone, salvo la tensione di giocare “in casa” non faccia brutti scherzi.

Un giocatore statunitense non centra la finale allo US Open dal 2006, quando Federer batté Roddick, e non vince il titolo dal 2003 (vittoria proprio di Andy su Ferrero).

Risultati:

[12] P. Carreno Busta b. [Q] D. Shapovalov 7-6(2) 7-6(4) 7-6(3)
[29] D. Schwartzman b. [16] L. Pouille 7-6(3) 7-5 2-6 6-2
[28] K. Anderson b. P. Lorenzi 6-4 6-3 6-7(4) 6-4
[17] S. Querrey b. [23] M. Zverev 6-2 6-2 6-1

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Il biglietto più difficile allo US Open? Quello del raccattapalle

La strada per diventare un raccattapalle allo US Open non è per i deboli di cuore

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Raccattapalle con palla - US Open 2019 (foto Twitter @usopen)

Di Talva Minsberg, pubblicato dal NY Times il 2 settembre 2023

Trenta minuti prima dell’apertura dei cancelli dell’Arthur Ashe Stadium alle 16:00 del 22 giugno, un gruppo di persone ha iniziato a far rotolare delicatamente palline da tennis attraverso un parcheggio. Uno dopo l’altro, hanno abbassato un ginocchio fino a sfiorare il suolo, hanno esteso il braccio opposto e hanno lanciato una pallina da tennis a qualcuno a 3 metri di distanza.

Più vicino a una recinzione chiusa con un lucchetto, un gruppo di persone ha iniziato a fare ginnastica ritmica mentre altri spostano nervosamente il loro peso avanti e indietro, stringendo forte i loro fogli con le richieste di partecipazione.

 

Il gruppo di 500 persone – già ridotto da circa 1.200 candidati online – sarebbe stato in lizza per 120 posti di raccattapalle allo US Open. I provini sono durati un’intera settimana e si sono svolti al chiuso a causa della pioggia. Quelli selezionati si sono uniti ai circa 200 raccattapalle che stanno tornando sui campi nel Queens.

“Non credo che la gente capisca, è un lavoro molto ricercato”, dice Tiahnne Noble, il direttore dell’US Open Ball Crew.

Di età compresa tra i 14 e i 70 anni, gli aspiranti provengono da tutti gli angoli del paese. I candidati arrivano in aereo dalla California, in macchina dall’Indiana, prendono la metropolitana dal Bronx e il treno dal Connecticut. Alcuni sono appassionati di tennis, altri giocavano in passato e altri sono qui perché incuriositi dal vedere i raccattapalle in TV. Riusciranno ad essere selezionati? (Spoiler: per lo più no).

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Gli adulti sono generalmente molto più ansiosi rispetto ai loro colleghi più giovani. L’esperienza è stata descritta come un “sogno” da molti di età superiore ai 30 anni. Masami Morimoto, 59 anni, ha detto che era determinata a provare prima di compiere 60 anni. “Adoro il tennis”, ha detto la manhattanese, con un passo rimbalzante. “Non sono riuscita a dormire, ero così emozionata.”

I gruppi sono stati guidati attraverso una serie di esercitazioni durante provini di 30 minuti, in cui è stato chiesto loro di far rotolare, recuperare e lanciare rapidamente e silenziosamente le palline. I partecipanti erano molto rigidi e nervosi, comportandosi come se, da un momento all’altro, Novak Djokovic avrebbe guardato uno di loro negli occhi e fatto segno di volere una palla.

I membri del personale di supervisione sono molto in sintonia con il nervosismo. Quando un raccattapalle dimentica le istruzioni, lanciando una palla invece di farla rotolare, si affrettano a confortarlo. “Non preoccuparti!” dicono dolcemente, lanciando una pallina da tennis nella loro direzione.

Noble e il suo staff di raccattapalle veterani hanno detto di essere in grado di individuare un potenziale raccattapalle quasi immediatamente. I raccattapalle, ha detto, devono avere velocità, agilità, riflessi rapidi e capacità di mimetizzarsi con lo sfondo del campo.

Sei raccattapalle lavorano in ogni partita, comunicando in modo chiaro e silenzioso per non distrarre i tennisti o gli spettatori. Devono essere pronti ad adattarsi alle preferenze dei diversi giocatori – alcuni vogliono solo che venga lanciata loro la palla con la mano sinistra, per esempio – e agire come guardiani invisibili del gioco. Mentre i valutatori osservavano le prove di giugno, si potevano vedere molti cenni discreti di approvazione e sono stati presi molti appunti.

Le audizioni non sono per i deboli di cuore. “Sono gli US Open”, dice Aaron Mendelson, 57 anni, con un impassibile riconoscimento della posta in gioco. Arrivato in aereo da San Francisco per l’occasione, ha intenzione di andare direttamente all’aeroporto dopo aver finito.

Mendelson sapeva cosa aspettarsi. Era stato un raccattapalle allo US Open del 1992, lavorando durante la partita tra Jim Courier e Andre Agassi. Ha tirato fuori una clip di YouTube come prova. “Cerca il ragazzo dai capelli rossi”, dice.

I candidati sapranno se saranno selezionati tra una settimana, ma alcuni stanno già abbozzando con cautela piani per cercare alloggio. Sebbene lo US Open sia l’unico Grande Slam a pagare i raccattapalle – 16 dollari l’ora per la maggior parte delle persone – non forniscono alloggi. “Quale quartiere consiglieresti?” mi chiede Avani Kondragunta.

Sua figlia di 21 anni, Alekhya, era stata in precedenza una raccattapalle al Western & Southern Open vicino alla loro casa a Cincinnati. Così i due hanno deciso di fare 10 ore di viaggio per i provini. Mentre le audizioni ad alto rischio volgono al termine, i potenziali raccattapalle escono dal campo sudati e alzando le spalle. Riceveranno presto un’e-mail di accettazione – o un rifiuto.

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“Non è stato troppo difficile”, ha detto Debra Gil, 14 anni, del Bronx mentre usciva dal campo. Era una delle candidate più giovani con esperienza alle spalle. Suo fratello l’anno prima era stato un raccattapalle e lei aveva lavorato al Bronx Open.

Dopo aver finito il suo provino, Mendelson si imbatte in un altro gruppo di californiani che hanno viaggiato lì per cogliere l’occasione. Il duo padre-figlia Kuangkai ed Emily Tai di San Diego hanno provato entrambi. Quando gli domando se, selezionati, sarebbero tornati per tutta la durata degli US Open, Emily Tai, 19 anni, ha risposto con un cauto: “Vedremo!”

Gli occhi di suo padre si spalancano. “Oh, certo che torneremo.” “Se paghi”, rispose Emily.

Di quelli intervistati, solo Emily Tai ha ricevuto il biglietto d’oro: ehm, la e-mail. Si è stupita di esser stata scelta al posto a suo padre. “È molto più in forma di me“, ha detto. Kuangkai Tai intende mantenere la sua parola. Anche se non presterà servizio in campo, ha intenzione di venire a vedere all’opera sua figlia.

Traduzione di Massimo Volpati

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Gli outfit dello US Open 2023

Djokovic nel blu dipinto di blu. Gauff audace come le Williams. Medvedev arlecchino. Alcaraz e Tiafoe smanicati astrattisti. Il body di Wozniacki onora Billie Jean King

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Novak Djokovic (Lacoste)

Ci risiamo: altro giro, altra felpa bianca, altro numero. E il conteggio sale a 24. Gli aggettivi si sprecano. Ma bisogna comunque trovarne alcuni per il suo outfit. E il primo che viene in mente è deludente. Polo di ordinanza Lacoste con colletto classico. La novità sono queste due strisce che vanno dal busto alle spalle e una delle due maniche a contrasto. Un disegno dinamico ma non geometrico. Contemporaneo ma che non stupisce. Passi anche la versione celeste e bianca, in stile nazionale argentina, con una scelta cromatica che almeno stacca un po’ dal colore dei campi di Flushing Meadows. Quella notturna, caratterizzata da polo blu, coordinata con pantaloncino blu e scarpe blu con dettagli verde acido, fa però un po’ effetto puffo. Ma tanto il capo più prezioso è la felpa, no? Aspettando quella col 25.

Novak Djokovic - US Open 2023 (Twitter @usopen)
Novak Djokovic – US Open 2023 (Twitter @usopen)

Daniil Medvedev (Lacoste)

 

Medvedev è uno dei giocatori più snodati del circuito. E allora questa volta Lacoste ha voluto fargli un completo che lo fa sembrare un po’ un arlecchino. La polo ha lo stesso colletto già apprezzato durante tutto l’arco della stagione ma si differenzia per la presenza di uno chevron all’altezza del busto, tipo quello nelle maglie da calcio di Brescia, tanto per capirci. Verde acqua-bordeaux-bianco i colori per la sessione diurna, bordeaux-giallo fluo-blu per quella notturna. Pantaloncini con bande di colori diversi a destra e a sinistra che vanno a richiamare i colori della polo. La versione di giorno risulta gradevole, quella serale meno. Rivedibile anche la scelta di mettere un ulteriore richiamo al marchio al di sotto del coccodrillo che toglie pulizia ed eleganza alla polo.

Coco Gauff (New Balance)

New Balance ha spesso fatto centro con i completi disegnati in esclusiva per Coco Gauff, la loro ambassador principale nel tennis. E anche questo outfit con il quale la giovane stella del tennis americano è riuscita a consacrarsi a Flushing Meadows è perfetto sia per taglio che scelta cromatica. Un top sportivo molto corto, senza scollatura e con dei tagli sui fianchi abbinato ad una minigonna altrettanto sportiva con fascia: combinazione che fa risaltare il fisico asciutto e tiratissimo della Gauff. Questa combinazione è proposta sia in rosso (scuro nella parte alta e bordeaux la gonna) e in giallo fluo: due colorazioni che donano alla tennager afroamericana e che risaltano sui campi newyorkesi. Scarpe rosse e nere con dettagli fluo. Un completo che sa di tributo a delle giovani sorelle Williams. Siamo veramente al definitivo passaggio di testimone? Staremo a vedere.

Collezione Nike

Già dall’anno scorso Nike ha inaugurato la politica di presentare gli stessi modelli in tutti gli Slam, cambiando solo le colorazioni. I toni scelti dal baffo per l’ultimo Major dell’anno sono stati: verde acqua, celeste, corallo, bordeaux e bianco. Li abbiamo visti in tinta unita come nel caso di Taylor Fritz, Jack Draper e Jannik Sinner (i primi due in corallo-bordeaux, l’altoatesino in celeste-blu). Li abbiamo visti con motivi astratti tono su tono nel grintoso abito di Aryna Sabalenka, fascia molto alta a far cominciare la gonna e parte superiore molto sportiva stile canotta. Li abbiamo visti soprattutto tutti insieme, a schizzi, come in una composizione di Kandinsky, nelle canotte di Carlos Alcaraz e Frances Tiafoe, due che di muscoli da mostrare ne hanno. Per lo spagnolo canotta di base bianca abbinata a pantaloncini bordeaux. Lo statunitense, che già aveva fatto a meno delle maniche a Melbourne, ha addirittura azzardato un completo pantaloncini tutto verde acqua. Nonostante siano connazionali, Gauff ha dato il premio di re della spiaggia ad Alcaraz. E viene da essere d’accordo. Anche se pur sempre di look da spiaggia si parla.

Carlos Alcaraz – US Open 2023 (foto Twitter @atptour)
Aryna Sabalenka – US Open 2023 (Foto Twitter @wta)

Collezione Adidas

Dopo aver inseguito Nike sulla strada dei colori sgargianti e di motivi astratti, Adidas torna alla sobrietà e al razionalismo. Il colore dominante della collezione è il blu, in tonalità chiara, la stessa delle scarpe indossate dalla mitica Billie Jean King durante la Battle of the Sexes contro Bobby Riggs, il cui 50esimo anniversario è stato celebrato durante questo US Open. Molti tennisti sponsorizzati dal colosso tedesco hanno anche indossato felpe vintage di questo colore ribadendo il proprio supporto all’uguaglianza dei sessi. C’è chi ha preso questa iniziativa molto sul serio come Caroline Wozniacki, che al primo Slam dopo la gravidanza, si è presentata con un body interamente blu elettrico. Complimenti per il coraggio e per la forma fisica. A dare un po’ di stacco in messo a questo blu c’erano delle strisce sottili come quelle bianche e nere viste nella gonna di Jessica Pegula. In questo mega tributo stilistico alla King, si è distinto guarda un po’ Alexander Zverev: maglietta nera con strisce bianche e pantaloncini bianchi. Look molto elegante, perfetto per le sessioni notturne di New York.

Caroline Wozniacki – US Open 2023 (foto: Darren Carroll/USTA)

Ben Shelton e Iga Swiatek (On)

Di On, il marchio svizzero di cui è azionista Roger Federer, abbiamo già parlato al Roland Garros, commentando l’outfit di Iga Swiatek. Ma la polacca ormai ex n.1 al mondo non è l’unica atleta sulla quale ha investito questo newcomer nel mercato dell’abbigliamento di tennis. L’altro è Ben Shelton, la cui immagine non a caso è gestita da Team 8, agenzia di marketing che fa capo a Tony Godsick, ex manager di Federer. Dopo i quarti in Australia, la nuova stella del tennis a stelle ha alzato l’asticella tra le mura di casa, issandosi fino alla semifinale, eliminando in serie i più quotati ed esperti connazionali Tommy Paul e Frances Tiafoe. Ma soprattutto ha messo nuovamente in mostra il suo servizio debordante, capace di toccare i 240 km/h. Per non ostacolarlo nel lancio di questi missili, On ha pensato di togliere anche a lui le maniche. Completo bianco per la sessione diurna, nero per quella notturna. Unico tocco di originalità è una sfumatura fucsia sulla parte sinistra sia del top che dei pantaloncini. Stesso pattern per Swiatek ma in bianco e blu scuro. On ha ancora molto da imparare.

Iga Swiatek – US Open 2023 (foto: Pete Staples/USTA)

Matteo Arnaldi (Le Coq Sportif)

Primi ottavi di finale in uno Slam e prima meritata apparizione nella rubrica per Matteo Arnaldi, sponsorizzato dal brand transalpino Le Coq Sportif. Maglietta bianca nella parte frontale e celeste nella parte posteriore e in una macchina con scollo a v abbinata ad un pantaloncino nero. Modello già visto al Roland Garros ma con il giallo canarino al posto dell’azzurro. Semplice, pulito, essenziale, esattamente come il gioco di Arnaldi.

Andrey Rublev

Bisognava parlare dei look di Rublev di quest’anno e questa era l’ultima occasione per farlo. Scaricato da Nike, forse perché privo di sufficiente appealing, forse perché russo, forse per entrambe le ragioni, Andrey invece di farsi sponsorizzare da un altro brand (e nonostante la nazionalità stentiamo a credere che non lo avrebbe trovato essendo stabilmente top 10) ha deciso di farsi i vestiti da solo, sotto il marchio denominato “Rublo”. Nel suo sito personale, il 25enne moscovita spiega la sua decisione dicendo che “non è una questione solo di vestiti” e che Rublo rappresenta i valori che secondo lo stesso tennista dovrebbero fare del pianeta un posto migliore: uguaglianza, gentilezza, speranza. Non scopriamo certo oggi che il russo è uno che vincerebbe facilmente il premio per “nicest guy on tour”. Bene l’etica, ma qui si parla di look. Non che siano malaccio ma difettano un po’ di creatività, come il gioco di Rublev d’altronde. Colori semplice, maglietta senza colletto, motivi geometrici. A Flushing Meadows la colorazione proposta era un grigio scuro con dettagli arancioni. Provaci ancora Rublo.

Collezione Asics

Asics è nota per la ricerca nei materiali e la qualità delle calzature, tra i professionisti ma anche tra gli appassionati. Ma dal punto di vista estetico i completi hanno molte volte lasciato a desiderare e non ci siamo mai trattenuti dal dirlo. In questi US Open però il marchio giapponese si è presentato con una collezione moderna ma che strizza l’occhio al passato, vista ad esempio indosso agli elvetici Dominic Stricker e Belinda Bencic. Giochi di trame e righe sottili. Colletti ricercati. Un bel contrasto ci colori tra celeste e verde acqua. Promossa a pieni voti.

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Flash

US Open, Scanagatta: “Djokovic, 24 Slam in 36 finali, l’infinita sfida contro le leggi della natura” [VIDEO]

“Fenomeno atletico e di resilienza imita il primo Alcaraz antiMedvedev, va a rete 45 volte e fa 38 punti. Il più grande ribattitore di sempre è un grande anche nel Serve&Volley”. Il video completo nel link all’interno dell’articolo

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Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata allo US Open 2023 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

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Il direttore Ubaldo Scanagatta commenta la finale di singolare maschile vinta dal serbo in tre set sul russo. Novak Djokovic scrive un altro capitolo di storia del tennis vincendo il suo quarto US Open, che è anche il 24° titolo del Grande Slam a livello personale. Raggiunta la leggendaria Margaret Court in vetta alla classifica dei tennisti con più Major in bacheca. Il campione serbo ha sconfitto in tre set (6-3 7-6 6-3) nell’ultimo atto del torneo di New York quel Daniil Medvedev che lo aveva sconfitto in finale nel 2021, impedendogli di chiudere il Grande Slam. Sopraffina la prova di Novak, che è diventato il più longevo campione US Open di sempre: si era già garantito il ritorno al numero uno del mondo, l’ennesimo trionfo della sua carriera è il modo migliore per celebrarlo. 

 

Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata allo US Open 2023 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

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