Pagelle: Davis, la Coppa che scoppia

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Pagelle: Davis, la Coppa che scoppia

Puntuale come le tasse con la Coppa Davis arriva l’ondata di proposte, proteste e lamenti. Riformarla, sopprimerla, lasciarla com’è? Intanto il movimento italiano è sempre più in salute

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Passare dalle due settimane di uno slam ad un week-end in cui il momento più emozionante è la sfida tra Darcis e Thompson è come godersi Chievo-Atalanta dopo Barcellona-Real Madrid. Ma questo passa il convento, anche se una Davis così (4) non fa bene a nessuno. Ok la tradizione, l’epica dei match senza fine e degli eroi nazionali per un giorno, tipo Kukushkin (8) e Fucsovics (9) (10 a noi se siamo riusciti a scriverli bene entrambi).

Ma parlare di Campionato del Mondo a squadre non ha più senso, se i migliori giocatori del mondo preferiscono andare al mare piuttosto che mettersi la mano sul cuore e ascoltare l’inno nazionale. Modifiche? Rivoluzioni? Ne abbiamo sentite di ogni specie, secondo noi basterebbe un solo accorgimento fondamentale: Coppa ogni quattro anni (o almeno ogni due) sfalsata rispetto ai Giochi Olimpici proprio per assurgere al rango di campionato del mondo, così anche i giocatori migliori non perderebbero la possibilità di aggiudicarsi il torneo che magari non avrebbero tante altre occasioni di giocare.

E noi, povere vittime di questa settimana senza tennis che conta, ci ritroviamo costretti a dare i voti a questi eroi nazionali. Kyrgios (5,5) notoriamente il più forte di tutti quando ha voglia, evidentemente aveva voglia un giorno sì e uno no e quindi ha finito per mandare in finale il Belgio di Goffin (7,5). Lo squalo Darcis (7,5) quasi batteva il presunto fenomeno e poi nel match decisivo si è sbranato l’avversario. In finale troverà la Francia di Tsonga (7) che ha fatto il suo contro i modesti serbi privi di Djokovic, Troicki e Tipsarevic: non proprio uno squadrone e se anche gli ipernazionalisti disertano siamo a cavallo.

Notizie dal mondo italico: Matteo Berrettini (7) ha perso la finale del challenger di Istanbul ma si avvicina ai top-100. Il movimento quindi è in salute (cit.) anche se bisognerà capire come farà la FIT ad ammortizzare il ritiro dal tennis di Francisco Bahamonde, annunciato fenomeno strappato con grandi stratagemmi all’Argentina.

La federazione aveva investito molto in questo giocatore, offrendogli incentivi per gli spostamenti nel tour, la composizione di un staff e l’invito ad alcuni tornei disputati sul territorio italiano (4 wildcard nei challenger e 2 nei futures) e chissà se tutto ciò era stato formalizzato in qualche contratto o tale formalismi vengono rilevati solo alla Giorgi. Ma per carità, non parleremo ancora di Camila e della FIT se no saremo costretti a fare gli avvocati anche quando non vogliamo. La palma del peggiore della settimana va comunque a Guilherme Clezar (2) che fa il simpaticone con gli orientali e intanto becca pure una sonora sconfitta: piccoli fenomeni parastatali crescono.

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