Il culto del ricordo: Alan Little, ex bibliotecario di Wimbledon

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Il culto del ricordo: Alan Little, ex bibliotecario di Wimbledon

Si è spento a 89 anni Alan Little, l’Honorary Librarian di Wimbledon. Un’enciclopedia vivente, vero e proprio punto di riferimento per giornalisti, storici e ricercatori

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Nonostante se ne sia andato l’11 ottobre scorso, ancora lo immaginiamo accogliere gli ospiti seduto alla sua scrivania, fra cataste di libri che conosce a menadito. Di fronte a lui, giornalisti, storici, ricercatori. Sicuri che usciranno da quella stanza con uno spunto originale, un aneddoto sconosciuto di cui scrivere o semplicemente raccontare di fronte a un bicchiere di vino. Ad Alan Little, ex bibliotecario di Wimbledon, il tempo, di cui conosceva come pochi la sfacciata indifferenza per le faccende umane, ha concesso di vivere una vita lunga e gloriosa. Ottantanove anni spesi a combattere l’inarrestabile risacca della routine, in cui oggi cancella sempre le tracce di ieri. Un giorno dopo l’altro. A meno che il ricordo, impresso sui libri, non interrompa questo cortocircuito.

Little è stato colui che ha unito i puntini della storia del tennis. Dai giorni in cui il Marylebone Cricket Club stilò il primo vero regolamento del lawn tennis – parliamo del 1875, era pre-Wimbledon – definendo i contorni di gioco aristocratico diretto discendente dei tornei cavallereschi. Fino allo sport che oggi coinvolge un’amplissima base di praticanti i cui aspetti elitari, che lo caratterizzavano non più tardi di 50 anni fa, prima della rivoluzionaria apertura al professionismo, sono stati oramai cancellati del tutto. Un lungo arco di tempo che consentì al giovane Alan, accanito collezionista di pubblicazioni di ogni sorta oltre che giornalista al seguito del circuito e dei Championships dal lontano 1946, di accumulare un tesoretto. Che gli tornò utile quando, nel 1976, il comitato organizzatore, memore di una proposta dello stesso Little di istituire una libreria a SW19, gli chiese consiglio su quali fossero i volumi di maggior valore storico da includere nel futuro Wimbledon Museum. Fu la svolta che gli permise di essere nominato Honorary Librarian dell’AELTC.

 

Il museo, universalmente definito il più grande e prestigioso del mondo a tema tennis, ha aperto ufficialmente i battenti nel 1977 (in occasione del centenario di Wimbledon) rispondendo a un’esigenza che era stata foraggiata, tra gli altri, dallo stesso Alan Little. Da allora la sua alcova è sempre stata la Kenneth Ritchie Wimbledon Library, nient’altro che la dépendance “da sfogliare” del complesso museale dell’All England Lawn Tennis Club. LA libreria del tennis. Dal 1977 alla sua scomparsa, dopo essere stato modesto giocare di tennis e ping pong, Alan ha vissuto da bibliotecario onorario di un luogo che ha formato tanti tra i migliori giornalisti e cantori di questo sport, e che ancora oggi è accessibile al pubblico tutto l’anno dal lunedì al venerdì – escluse le due settimane dei Championships – sebbene, come convenzione british impone, “upon request, for study and research“. Per preservare in qualche modo la sacralità di questo spazio un po’ fuori dallo spazio e certamente fuori dal tempo.

(c)AELTC/Javier Garcia

Nell’arco di un pomeriggio, grazie a una notevolissima cultura tennistica, Alan poteva spaziare dalle spigolature da rivista enigmistica sulla nonna di Tim Henman“la prima a battere sopra la spalla” (come cita lo scriba Gianni Clerici). Fino a pasticciacci brutti come quello che vede protagonista la moglie di un ex finalista di Wimbledon, che viaggiava in compagnia del consorte con il cadavere di una ricca signora della Costa Azzurra nella valigia.

La Treccani vivente della racchetta negli anni ha arricchito il catalogo della libreria del torneo più famoso al mondo. Che ad oggi conta più di 6000 libri. Little è famoso e celebrato anche per i suoi minuziosi Wimbledon Compendium, utilissimi vademecum destinati ai media, pubblicati per 27 anni. Opere che lo faranno sopravvivere al suo tempo, proiettandolo nell’epoca che solo apparentemente sembra sconfessare il culto della memoria che lo animò per tutta la vita. Anche perché, accanto all’ipertesto e al notizificio dei canali televisivi all news, resterà sempre l’esigenza di approfondimento che torna prepotentemente al solo fruscio delle pagine di un vecchio libro. Senza vagheggiamenti per il passato, ma con il solo obiettivo di unire i puntini che disegnano la linea del futuro.

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ATP

Draper salta Wimbledon per l’infortunio alla spalla patito al Roland Garros

Dopo il ritiro a match in corso nel 1° turno parigino contro Etcheverry, Jack Draper è costretto a rinunciare anche all’intera stagione sui prati

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Jack Draper - Queen's 2022 (Credit: Getty Image for LTA)

Jack Draper salterà l’ormai imminente – al via tra meno di un mese, il 3 luglio – edizione numero centotrentasei del torneo di Wimbledon a causa dell’infortunio alla spalla patito nella prima settimana del Roland Garros, precisamente durante una sessione di allenamento che ha preceduto l’incontro di esordio contro l’argentino Tomas Etcheverry.

Purtroppo per il classe 2001 di Sua Maestà, il fastidio era già piuttosto pronunciato da impedirgli anche solo di poter portare a termine il match di primo turno, dal quale si è così dovuto ritirare: dopo aver perso il primo set 6-4 e ritrovatosi sul punteggio di 1-0 nel secondo ha alzato definitivamente bandiera bianca – non prima di aver provato comunque a continuare per diversi minuti pur con uno stato fisico limitante, ben rappresentato dai numerosi servizi da sotto in cui si è esibito. Il 23enne di La Plata beneficiando di quest’occasione ha saputo farla fruttare nel migliore dei modi, compiendo un grandissimo exploit e raggiungendo un’incredibile quarto di finale sospinto dall’alto.

Un duro colpo per il 21enne britannico, dato che si tratta dell’ultimo di una lunga serie di problemi di natura fisica che ne hanno irrimediabilmente condizionato il rendimento negli ultimi mesi di Tour. Il mancino di Sutton era infatti in grande ascesa ai nastri di partenza dello US Open 2022, tuttavia purtroppo la sua corsa fu nuovamente fermata da un altro crack fisico che l’obbligò al ritiro a fine terzo set della sfida di sedicesimi, dando così la possibilità di involarsi agli ottavi al futuro semifinalista di Flushing Meadows Karen Khachanov.

 

La tormentata conclusione della scorsa annata tennistica ha rappresentato però, per la sfortuna del n. 4 di Gran Bretagna, solamente l’inizio di un calvario senza pace che lo ha tormentato a tal punto da permettergli di disputare nel 2023 la miseria di 8 eventi.

Nonostante Jack fosse estremamente sconfortato dall’ennesimo stop fisico, in seguito alla “non” partita contro il sudamericano, dal box del giocatore flirtava comunque ottimismo guardando al successivo blocco del calendario: la stagione su erba. Si pensava, difatti, che il problema non avrebbe poi intaccato così tanto il prosieguo dell’anno ma tutte le speranze sono crollate fragorosamente non appena Draper si è sottoposto agli esami clinici del caso rivolgendosi ad uno specialista del settore: il responso è stato inequivocabile, niente prati e soprattutto forfait allo Slam casalingo.

Dalle analisi è apparso chiaramente come la mia spalla necessiti di un periodo di riposo forzato, e successivamente di una fase riabilitativa per riacquistare pienamente le proprie funzioni. Io e il mio team siamo così stati costretti a dover prendere la difficile decisione di saltare la stagione su erba di quest’anno. Ho sempre saputo che in questo sport ci sono così tanti alti e bassi, ma questo momento è davvero duro da accettare. Certamente però non smetterò di perseverare” ha commentato, a margine di questo nuovo infortunio, su Instagram il diretto interessato.

Nelle parole del campione juniores 2018 di Church Road non si accenna a nessun intervento chirurgico, perché assieme al suo staff hanno optato per un percorso di recupero meno invasivo e che si basi quasi esclusivamente sulla fisioterapia. Il rientro, se tutte le tabelle di marcia verranno rispettate senza controindicazioni, alle competizioni è previsto tra la metà e la fine di luglio.

Quando ha potuto giocare con uno stato di forma non inficiato da fastidi fisici di vario genere, Jack Draper – ex n. 7 a livello junior – ha indiscutibilmente dimostrato di possedere il potenziale per spiccare il volo nell’élite ATP dei migliori al mondo ma come è facilmente intuibile questo contesto di benessere fisico è stata un’assoluta rarità: prima l’infortunio alla gamba destra a New York, poi un virus influenzale che l’ha debilitato e non poco in pre-season

La storia personale tra il ragazzo nato nel sud di Londra e SW19 ha visto finora andare in scena due soli capitoli: l’esordio assoluto nel 2021 quando è stato capace di strappare un parziale a Novak Djokovic, mentre nel 2022 è riuscito a fare un passo in più prima di soccombere – sempre in quattro set – con l’australiano Alex De Minaur. Dunque si prospetta un’altra pesante assenza per i colori britannici, dopo quella di Emma Raducanu anche lei in preda a continui infortuni di carattere fisico, ma che a differenza di Jack è stata costretta ad andare sotto i ferri.

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ATP

Dominic Thiem cede la poltrona austriaca: da lunedì non sarà più n.1 del suo Paese

Sconfitto al secondo turno di Heilbronn, il ventinovenne Dominic Thiem è costretto a lasciare il primo posto del tennis austriaco a Sebastian Ofner

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Dominic Thiem - Roland Garros 2022 (foto Roberto dell'Olivo)

Dopo la sconfitta al secondo turno all’ATP Challenger di Heilbronn, Dominic Thiem è costretto a cedere il gradino più alto del tennis austriaco a Sebastian Ofner.

Moritz Thiem, fratello di Dominic che ha allenato sia lui che Ofner, ha analizzato la partita di Heilbronn senza troppi filtri: Non è stata una bella partita, fatta eccezione per il primo set. Adesso (Dominic) deve iniziare a trasformare in partita i colpi che sta già giocando in allenamento, altrimenti farà sempre fatica contro tutti”.

Si apre invece per Ofner una nuova finestra, più luminosa ma più dispendiosa. Col passaggio alla posizione n. 80 al mondo il ventisettenne stiriano avrà nuove importanti opportunità, che deve però essere bravo a sfruttare al meglio e al momento giusto: il rischio che venga superato presto da altri giocatori è dietro l’angolo. Per ora si riposa, godendo dell’attesa della gloria (ufficiale) che arriverà con l’aggiornamento della classifica della nuova settimana. Giocherà il suo primo match da n.1 austriaco sull’erba di Ilkley (Gran Bretagna, 19-25 giugno 2023).

 

Marianna Piacente

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Flash

Roland Garros, doppio femminile: la finale sarà Fernandez/Townsend contro Hsieh/Xinyu Wang

Domenica mattina l’ultimo atto del doppio femminile del Major parigino. Solo la 37enne Hsieh Su-Wei ha già vinto uno Slam tra le tenniste in campo

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Su-Wei Hsieh - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)

Nella giornata in cui l’attenzione mediatica è completamente rivolta verso le due semifinali maschili del Roland Garros, in particolare quella tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz, tra la mattinata e il primo pomeriggio di venerdì 9 giugno si è però anche definita quella che sarà la finale di doppio femminile nello Slam di Bois de Boulogne. Fernandez/Townsend e Hsieh/Xinyu Wang si contenderanno la coppa nell’atto conclusivo in programma domenica mattina.

Si tratta della prima finale in un Major per il duo composto dalla canadese Leylah Fernandez e dalla statunitense Taylor Townsend, che si presentavano a Parigi da teste di serie n° 10 e che hanno battuto in semifinale la coppia, in questo caso tutta americana, Gauff/Pegula, seconda forza, sulla carta del tabellone, nonché formazione finalista nel 2022. Il punteggio a favore di Fernandez/Townsend è stato piuttosto netto, solo 4 games concessi e un 6-0 6-4 eloquente in 1 ora e 4 minuti, condito addirittura da un bagel nel primo parziale.

Guardando individualmente all’una e all’altra giocatrice che hanno raggiunto questo prestigioso traguardo e quindi, in sostanza, separando per un attimo la coppia, per Townsend è la seconda finale a livello Slam, che si aggiunge a quella centrata allo Us Open del 2022 al fianco di Caty McNally, mentre per Fernandez, già finalista in singolare a Flushing Meadows nel 2021 nell’incontro perso con Emma Raducanu, sarà invece, quella dell’11 giugno, la primissima volta in finale in doppio in un palcoscenico tanto importante.

Traslando invece l’attenzione alle loro rivali, la taiwanese Hsieh Su-Wei e la cinese Xinyu Wang arrivano in finale da non teste di serie, anche perché stiamo parlando di un connubio tennistico recente. Dei cinque incontri disputati per ottenere il risultato, però, ben quattro successi le hanno viste estromettere delle giocatrici seeded, tra cui, proprio in semifinale, le seste favorite del tabellone Melichar-Martinez/Perez, in tre set con lo score di 6-2 3-6 6-3.

Anche in questo caso, esaminando singolarmente le due giocatrici, va rimarcato che Hsieh è rientrata nel circuito a 37 anni suonati solo all’inizio di maggio del 2023, dopo uno stop volontario di 18 mesi. I suoi tre titoli in singolare non sono nulla rispetto alle 30 coppe ottenute in doppio (ex n° 1 di specialità), tra cui il trionfo proprio a Bois de Boulogne nel 2014, quando condivideva il campo con Peng Shuai. Xinyu Wang (classe 2001), invece, può dimenticare la batosta subita in singolare da Iga Swiatek al terzo turno di questo Roland Garros con la sua prima finale in doppio in uno Slam.

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