Sock, finale a Parigi con vista su Londra. Prima c’è Krajinovic (Cocchi). Baldi e Quinzi, Next Gen d’Italia alla sfida decisiva (Sonzogni). Avanti il prossimo (Guerrini). Il nuovo oltre la rete (Azzolini). A Milano è l’ora della Next Gen, l’ATP sperimenta il tennis del futuro (Pikler)

Rassegna stampa

Sock, finale a Parigi con vista su Londra. Prima c’è Krajinovic (Cocchi). Baldi e Quinzi, Next Gen d’Italia alla sfida decisiva (Sonzogni). Avanti il prossimo (Guerrini). Il nuovo oltre la rete (Azzolini). A Milano è l’ora della Next Gen, l’ATP sperimenta il tennis del futuro (Pikler)

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Sock, finale a Parigi con vista su Londra. Prima c’è Krajinovic (Federica Cocchi)

Finale insolita per il Masters 1000 di Parigi, ultimo della stagione che vede oggi affrontarsi per il titolo il serbo Filip Krajinovic e lo statunitense Jack Sock. Krajinovic, n. 77 Atp, arriva dalle qualificazioni ed è alla prima finale Atp in carriera. Dopo aver usufruito del forfait nei quarti di Rafa Nadal che si è fermato per non peggiorare l’infiammazione al ginocchio destro, il 25enne di Sombor ha superato in tre set il gigante John Isner, numero 14 e finalista proprio l’anno scorso a Bercy. Una sconfitta amara quella del 32enne Isner, che abbandona il sogno di accedere alle Atp Finals di Londra tra una settimana. Proprio lui, dopo aver battuto Dimitrov agli ottavi, nei quarti aveva sbarrato la strada per Londra a Juan Martin Del Potro. C’è ancora la possibilità per Jack Sock, che se dovesse riuscire a conquistare il titolo si assicurerebbe l’ultimo biglietto per le Finals. Per lo statunitense, che ha battuto Benneteau, si tratta dell’ottava finale in carriera, la terza in questa stagione nella quale ha fatto già centro ad Auckland e Delray Beach. DONNE – Julia Goerges e CoCo Vandeweghe sono in finale al Masters B sul veloce indoor del Zhuhai Hengqin International Tennis Centre della città nel sud della Cina. La tedesca Goerges, n. 18 Wta e prima classificata del Gruppo Bouganville, ha conquistato la finale superando con un doppio 6-3 la lettone Anastasija Sevastova, numero 15 del ranking mondiale, vincitrice del Gruppo Camelia.

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Baldi e Quinzi, Next Gen d’Italia alla sfida decisiva (Cristian Sonzogni, La Gazzetta dello Sport)

Gianluigi Quinzi contro Filippo Baldi. La finale delle qualificazioni italiane per le Next Gen Atp Finals (oggi alle 17.45 allo Sporting Milano 3 di Basiglio), con in palio una wild card per il main draw, sarà un ritorno al futuro per il tennis azzurro. Un futuro che pareva luminoso, poi quasi perso, ora riconquistato. L’ultimo incontro ufficiale tra i due risale ai tempi dell’under 14, poi arrivò la Davis junior vinta insieme a Barcellona nel 2012, infine gli Slam vissuti da protagonisti tra gli under 18. Con Gianluigi in trionfo a Wimbledon e Filippo in semifinale in Australia. Erano i tempi in cui Quinzi batteva Kyrgios mentre Baldi superava Medvedev e metteva paura ad Alexander Zverev. Quello stesso Zverev che, pur non giocando il torneo, a Milano sarà in scena martedì per un’esibizione contro il greco Stefanos Tsitsipas. Quinzi soffre il gioco aggressivo di Liam Caruana, 19enne romano trapiantato in Texas, ragazzo di talento che esibisce un rovescio di altissimo livello. «Ho faticato — ammette il marchigiano — ma ho cambiato marcia grazie a servizio e risposta». I quattro set (4-0 1-4 4-1 4-3) raccontano di un match rimasto in bilico fino al tie-break decisivo, finito nelle mani di quello che, sulla carta, aveva più da perdere. «Ma ormai — sottolinea Quinzi — con le pressioni ci convivo». Dall’altra parte, il vigevanese Baldi continua nella sua settimana di grazia, battendo il pugliese Andrea Pellegrino per 4-3 4-3 4-2. «Quinzi dice che mi adatto bene al veloce? Sta mentendo. Scherzi a parte, siamo amici e abbiamo fatto insieme tutta la carriera giovanile. Sarà bello ritrovarci». Per provare a vivere qualche emozione in più.

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Avanti il prossimo (Piero Guerrini, Tuttosport)

Nati a tre settimane di distanza, cresciuti percorrendo la stessa strada, collezionando risultati come la Davis Cup jr e speranze che, con il passare degli anni, sembravano allontanarsi. Ma oggi è il giorno di Gianluigi Quinzi e Filippo Baldi. Certo, la classifica non conforta ancora i sogni, a 21 anni, uno è 294 Atp, l’altro 459, ma sono in finale alle qualificazioni per le Next Gen Finals riservate ai migliori Under 21 del mondo della racchetta – eccetto Sasha Zverev, che sarà comunque presente alla Fiera di Milano. È il nuovo Master giovanile che propone pure novità regolamentari in via sperimentale. Allo Sporting Milano 3 di Basiglio i due ragazzi hanno vinto lottando le semifinali nel tabellone da 8. Baldi aveva già eliminato nei quarti il favorito Matteo Berrettini (n. 122 Atp) e si è confermato contro Andrea Pellegrino 4-3 (2) 4-3 (4) 4-2 in un’ora e 10’. Quinzi ha invece piegato il romano d’America Liam Caruana 4-0 1-4 4-1 4-3(3). Anche qui si adottano le stesse regole del torneo al via martedì: il gioco si assegna con il killer point sul 30-30, il tie break per il set si disputa sul 3-3. E’ tutto più serrato e, peraltro, anche il let sul servizio è concesso, non bisogna ripetere il punto. Sia Baldi, sia Quinzi si sono adattati al meglio a queste regole. Quinzi aveva vinto Wimbledon jr nel 2013 ed era stato n. 1 giovanile, Baldi aveva conquistato l’Avvenire. «Non ci affrontiamo da quando eravamo Under 14 – ricordava ieri Filippo – ma siamo grandi amici, abbiamo vissuto assieme tutta la trafila giovanile, tante emozioni. In campo ognuno cercherà di vincere, ma nulla cambierà. Gianluigi è molto forte e vale più della classifica attuale». I due hanno impiegato un po’ per comprendere il professionismo. Baldi nel 2017 sotto la guida di Francesco Cinà e Francesco Aldi a Palermo ha vinto i primi due tornei Futures. Quinzi finora ne ha incamerati tre e ha battuto anche tre top 100. Chi avanzerà, a Milano si confronterà con ciò che potrebbe apparire ai suoi occhi un Everest, composto da 7 ragazzi tra il n. 35 (Andrey Rublev, unico 1997) e il 63 (Daniil Medvedev) del mondo; nel mezzo Karen Khachanov, Denis Shapovalov (unico 1999), Borna Coric, Jared Donaldson, Hyeon Chung. Tutti frequentavano però gli stessi campi da ragazzi. E’ un’occasione per mettersi in mostra e verificare i propri progressi. Nel frattempo l’ultimo Masters 1000 volge al termine. E se si è conclusa la favola di Julien Benneteau che inseguiva una finale alle soglie dei 36 anni, continua quella di Filip Krajinovic, precipitato oltre il n. 200 per un intervento al polso eppure capace di eliminare da Parigi e dalle finali Atp di Londra John Isner (6-4 6-7 7-6). E’ invece la grande occasione di Jack Sock perché un americano non vince un Masters 1000 dai tempi di Andy Roddick a Miami nel 2010, ma soprattutto perché vincendo, Sock toglierebbe a Carreno Busta l’ultimo biglietto per Londra.

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Il nuovo oltre la rete (Daniele Azzolini, L’Avvenire)

Forse è vero che l’unico modo di predire il futuro è quello di inventarlo. Forse… Poi succede che il futuro arrivi tutto insieme, un po’ forzato, un po’ frettoloso, un po’ troppo stipato in un contenitore che potrebbe rivelarsi non adatto, o troppo piccolo, e allora c’è il rischio di non coglierlo appieno, di disperdere in una osservazione generale quei risvolti che meriterebbero attente valutazioni, perché più di altri potrebbero condizionarlo. Succede a Milano che il tennis abbia deciso di sollevare il velo sul suo domani, e mostrarlo apertamente così come potrebbe diventare, uomini e regole, filosofie e gesti tecnici, organizzazione e tecnologia, idee studiate a fondo di fianco ad altre appena abbozzate. Sette giorni per capire che cosa c’è oltre Federer e Nadal, per mettere alla prova qualcosa di mai visto prima. Servirà per farsene un’idea. Magari per bocciarla. Forse per far tacere chi non osa immaginare un tennis senza quei due. E allora avanti, senza filtri. Guardatelo, il futuro. Questo potrebbe essere, vi piaccia o no. Va in scena la Next Gen, torneo riservato agli Under 21 dal 7 all’11 novembre a Milano. Nuovi volti, nuove regole, nuova filosofia. E l’ora di correre un rischio grande. Quello di scoprire che la prossima generazione possa rivelarsi più simile a una degenerazione. O no. Non per i ragazzi che si affronteranno sul campo, perlomeno. Manca il più forte, Sasha Zverev, vincitore di Roma e Montreal, ma solo perché è iscritto d’ufficio anche alle altre Finals, quelle di Londra, quelle adulte. Ma gli altri già da tempo si aggirano per il circuito in cerca di confronti con i più esperti, e da qualche mese svariati indicatori rivelano come non si tratti più di confronti impari, tutt’altro. Si va dai 21 anni di Karen Khachanov, Jared Donaldson, Hyeong Chung, Daniil Medvedev, ai 20 di Borna Coric e Andrey Rublev, fino ai 18 di Denis Shapovalov. Tre russi, un americano, un coreano, un croato, un canadese. L’ottavo sarà un italiano, ma verrà fuori da un torneo di qualifica, e ancora il nome non c’è. Tennis su due colpi, quasi per tutti, chi più chi meno. Gran servizio e dritto a chiudere il punto. Niente di nuovo, ma il tutto servito con una certa voracità giovanile. E’ la prima generazione tennistica nata sotto il segno della furia, dell’impazienza. Di poco divergenti, Chung il coreano (perse Wimbledon juniores contro il nostro Quinzi, ricordate?) e Coric il croato, più attendisti. Il talentoso del club è Denis Shapovalov, nato in Israele da famiglia russa poi approdata in Canada «dove il tennis lo si insegna meglio». Ragazzino, combattivo, molto sperimentale, non ancora afflitto dall’obbligo di ripagare i genitori che gli hanno preparato la strada. La classifica dice che Andrey Rublev è il migliore del gruppo. Non altissimo, molto sanguigno, nel circuito lo giudicano un duro e non riscuote eccessive simpatie. Ha un dritto violento, talvolta sbadato, incisivo quando la palla resta fra le righe. Ma sono tutti tennisti assai vicini per qualità dei colpi e intensità nel disporli sul campo. Difficile scegliere un sicuro vincitore. Anche perché non si giocherà con le solite regole. Non sarà il solito tennis. Qui la sperimentazione entra nei massimi sistemi del nostro sport, e non è facile dire che cosa ne verrà fuori. I set milanesi si chiudono al quarto game, sul tre pari ne basta uno per intascarlo, lo stesso accadrà sul 40 pari, vince chi fa il punto senza andare ai vantaggi. Ma la distanza sarà quella dei cinque set… 42 41 34 04 43, non sarà facile abituarsi. Sembrano i voti di una brutta pagella. Dicono sia un tennis più televisivo, più tagliato per i format online. Ottimo per i telefonini. E più giovane, perché il pubblico giovane si stufa presto, e una partita di tre ore non la sopporta. Può darsi, ma non l’avremmo mai detto nell’osservare il tifo (giovane e no) che sollevano certe battaglie tennistiche nelle quali colpi, sudore e ribaltoni nel punteggio si alleano al tempo che serve per decretare l’eroe vincitore. Però, sì, forse sui telefonini un 4-2 si segue meglio che un 7-6 con tie break a 18 punti. E un 4-3 prende il tempo quasi esatto di un percorso in metropolitana. Ma poniamoci anche una domanda: se il tennis andrà a 4 game, quale sarà la risposta dei coach e delle scuole di formazione? Facile, avviare al tennis solo bambini alti un metro e ottanta a tredici anni, in modo di averli a due metri quando servirà. Logico… Se accorci le partite e togli il tempo per ottenere un break, io rafforzo il servizio e vinco con quello (entrerà in vigore anche il no-let, se la pallina durante il servizio colpisce il nastro lo scambio prosegue, come già avviene per tutti gli altri colpi). Il tennis del futuro somiglierà a un poligono di tiro? Saranno tutti alti due metri e quindici? Può darsi. Cambierà anche il modo di arbitrare le partite. A Milano ci saranno un arbitro e un computer, spariranno i giudici di linea, e gli “out” urlati come al mercato del pesce. Una voce impostata, e un po’ impastata di elettronica, dirà ai tennisti se la palla è fuori. Sul trespolo lassù, l’arbitro ne prenderà atto. È l’evoluzione dell’Occhio di Falco. Nel tennis entra in scena L’Hawk Eye Innovations, ma potete chiamarlo anche Electronic Line Calling System. C’è una cabina di regia e le chiamate giungeranno dal responso incrociato delle telecamere azionate dai computer. Molti ritengono che l’uso dell’elettronica imparenti calcio e tennis, ma la filosofia è opposta. Nella sua esigenza di sentirsi sport il tennis insegue da sempre l’idea di esautorare l’arbitro, prima moltiplicandone la presenza sul campo (un giudice di sedia, sei di linea… 14 occhi giudicano meglio di 2) ora cancellandolo. Qui si cerca di trasformare una filosofia nello spettacolo che il pubblico cerca. Maxi schermi, decisioni che tutti possono condividere. Il futuro è denaro, il punto è sempre quello.

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A Milano è l’ora della Next Gen, l’Atp sperimenta il tennis del futuro (Tiziana Pikler, Il Sole 24 Ore)

Il futuro del tennis passa per Milano. Dal 7 all’11 novembre, al polo fieristico di Rho, si tiene la prima edizione delle Next Gen Atp Finals, il torneo riservato ai migliori under 21 del circuito mondiale. Parteciperanno i primi sette della “Race to Milan”, la classifica che ha conteggiato solo i punti ottenuti nel corso della stagione, oltre a una wild card italiana per chi si aggiudicherà il torneo di qualificazione, anch’esso a otto, in programma allo Sporting Milano3 e che si conclude oggi con la finale tra Gianluigi Quinzi e Filippo Baldi. Le Next Gen Atp Finals sono una novità assoluta nel panorama tennistico, un evento fortemente voluto dall’Atp per far conoscere al grande pubblico i campioni di domani e preparare così quel cambio generazionale che, prima o poi, porterà al ritiro dei cosiddetti Fab Four: Andy Murray, Novak Djokovic ma soprattutto Rafael Nadal e Roger Federer. La formula del torneo è la stessa delle Atp World Tour Finals di Londra, evento riservato ai migliori otto della classifica mondiale: round robin con due gironi da quattro giocatori e semifinali incrociate tra i primi due classificati in ogni raggruppamento. L’occasione è stata colta dall’Atp anche per sperimentare nuove regole che potrebbero essere riprese nel circuito maggiore per velocizzare gli incontri: si gioca sulla distanza dei 3 set su 5, ci si aggiudica il set al quarto game con eventuale tie break sul tre pari, non ci sono i vantaggi sul 40 pari ma, a differenza di quanto avviene nei tornei di doppio, sarà il giocatore al servizio a scegliere da che parte servire il punto decisivo, non si ripete il servizio in caso di let e ci sarà un countdown sul campo a scandire le pause tra un punto e l’altro. La tecnologia entra sul terreno di gioco in maniera importante: non ci saranno infatti i giudici di linea e tutte le linee saranno monitorate dall’Hawk-Eye Live. La differenza rispetto al circuito è che, invece di venire utilizzato solo sulle palle dubbie, l’occhio di falco avrà un ruolo attivo e si occuperà di tutte le chiamate, fallo di piede escluso. È previsto il dialogo giocatore-allenatore e un solo time out medico a partita. Viene introdotta la libertà di movimento per gli spettatori: non occorrerà attendere la fine dei giochi dispari per accomodarsi in tribuna, tranne per coloro che sono seduti nella prima fila dei due lati corti. Novità anche tra gli sponsor. «Red Bull, all’esordio nel mondo del tennis, e Amazon. Usciamo dalla logica di prodotto per entrare in quella della comunicazione, soprattutto digitale», dice Nepi Molineris, Direttore marketing del Coni. Oltre ai due brand citati, ci sono Peugeot per la trasportation, Emirates vettore ufficiale e Lotto. «L’accordo con Next Gen ATP Finals testimonia il nostro impegno a investire sui giovani, puntando sul loro impegno e accompagnandoli con le migliori soluzioni tecnologiche. Questa la filosofia alla base della nostra costante presenza sui circuiti del tennis internazionale», afferma Andrea Tomat, Presidente dell’azienda di Montebelluna, sponsor tecnico dell’evento per i prossimi tre anni. Il cut-off del torneo si è chiuso alla 63esima posizione del ranking mondiale, con i russi a farla da padroni con tre rappresentanti (Rublev, Khachanov e Medvedev). Unica defezione quella di Alexander Zverev che, da n. 4 della classifica Atp, si è qualificato per le Atp World Tour Finals. Il tedesco sarà comunque a Milano per disputare un’esibizione nel giorno inaugurale, terzo incontro della sessione pomeridiana, anche a sostenere una prevendita dei biglietti più debole nelle prime due giornate di gara. Le novità per il tennis italiano non arrivano solo da Milano. E’ di questi giorni la notizia che il circuito Wta torna a fare tappa nello Stivale. Gli internazionali femminili (montepremi da 250.000 dollari) torneranno al Country Club di Palermo a partire dal 22 luglio 2019.

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